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07/12/15

"Il giudice e il suo boia" di Friedrich Durrenmatt (RECENSIONE).



E' un piccolo grande gioiello questo breve romanzo di Friedrich Durrenmatt. 

In sole 120 pagine, il maestro de La promessa, costruisce una aspra parabola sul tessuto di un vero giallo, sul delitto perfetto, sul crimine e la punizione, sul senso morale della giustizia e del fato. 

Il personaggio al centro di questo racconto - che è stato l'esordio in prosa di Durrenmatt - è il vecchio commissario Barlach, alle soglie della pensione, cui è stato diagnosticato soltanto un anno di vita. 

Come un vero meccanismo di scatole cinesi, Durrenmatt ricostruisce l'origine della storia: un patto scellerato firmato parecchi anni prima a Istanbul tra l'allora giovane commissario Barlach  e l'avventuriero Gastmann: costui ha scommesso di poter compiere un delitto perfetto sotto gli occhi del commissario e di restare impunito. Così, ha gettato dal ponte di Galata, uno sconosciuto nel fiume davanti allo sguardo atterrito di Barlach, riuscendo poi a evitare qualsiasi coinvolgimento e qualsiasi condanna. 

I due, come pezzi sulla scacchiera, si incontrano molti anni dopo, nella piovosissima invernale Svizzera, dove un giovane ispettore, Schmied, viene trovato morto all'interno della sua auto, in una strada di montagna. 

Le indagini, condotte da Barlach e da un giovane ispettore, Tschanz, portano ben presto a Gastmann, divenuto nel frattempo un faccendiere e stabilitosi in una facoltosa villa in un paesino svizzero. 

Ma la trama - e qui non diremo altro per non sottrarre piacere ai lettori - si spezza e si frammenta in una serie di incredibili colpi di scena, tutti retti dalla penna sicura dell'autore svizzero. 

Durrenmatt racconta e analizza con la freddezza glaciale dell'entomologo, in questo molto vicino per stile a Georges Simenon, il quale quando gli capitò di leggere questo romanzo d'esordio, dichiarò: "Non so che età abbia l'autore. Se è alla sua prima prova, credo che farà strada."

E Durrenmatt di strada ne ha fatta molta, essendo considerato oggi uno dei maestri narratori - specie per il teatro - del suo tempo. 

Per capire la preziosità di questo racconto basta leggere il capitolo del funerale dell'ispettore Schmied, con una pioggia implacabile che scende sulla bara e sugli astanti, fino all'entrata in scena di una coppia di surreali guitti che cantano una volgare filastrocca (poi si scoprirà, mandati dallo stesso Gastmann).

Insomma, una lettura di alto livello: intrattenimento e intelligenza assicurati. 

Fabrizio Falconi