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19/10/13

Dieci grandi anime - 2. Andrej Tarkovskij (3./)




Dieci grandi anime. 2. Andrej Tarkovskij (3)

Tarkovskij si sente a un bivio, e sa che sta per arrivare l’ora di una difficile scelta, che appare però inevitabile.  Sono divenute sempre più frequenti le visite, in Russia, di Tonino Guerra, uno dei maggiori sceneggiatori italiani. Guerra parla il russo, è un poeta, come il padre di Andrej.  Nasce una grande amicizia, un rapporto profondo e creativo, il progetto di lavorare insieme ad un nuovo film (7) .  Ogni nuova visita di Tonino Guerra a Mosca, rappresenta una tentazione per Tarkovskij, il quale capisce che si tratta forse dell’occasione che il destino gli ha messo davanti per abbandonare definitivamente il suo paese, e lavorare finalmente senza più pressioni, senza più censure, liberamente all’estero, dove il suo lavoro è apprezzato e pienamente riconosciuto.

Il 5 gennaio del 1979, scrive nei Diari:

Larisa (8) e io stiamo pensando molto seriamente a Tonino.  Non si può continuare così. Come farò a restituire i debiti che abbiamo ? Non so come riuscirò a consegnare Stalker. Che non accetteranno senza che io apporti cambiamenti radicali al film, cambiamenti che io, in ogni caso, mi rifiuto di introdurre. Solo un vero miracolo mi può aiutare.
       E se me ne andassi sull’onda di un grosso scandalo ? Questo significherebbe almeno due anni di tormenti: per Andrjuska a scuola, per Marina, la mamma, mio padre. Sarebbero sottoposti a continue vessazioni.   Cosa posso fare ?! Non mi resta che pregare! E avere fede.     E la cosa più importante è che questo (quello della croce) è un simbolo che non bisogna capire, ma soltanto sentire, capire…  Nonostante tutto, credere…     Siamo crocefissi in una sola dimensione, mentre il mondo è pluridimensionale. E noi questo lo sentiamo e soffriamo per l’impossibilità di conoscere la verità…. Ma non serve conoscere ! Bisogna amare. E credere. Perché la fede è conoscere tramite l’amore. (9).
      
E’ un passaggio molto importante questo, per Tarkovskij.

La fuga dalla Russia si concretizzerà prima con il permesso ottenuto nel 1979 per raggiungere Roma e contattare i dirigenti RAI per la realizzazione del progettato film italo-russo scritto con Tonino Guerra, e poi, dopo un breve intermezzo moscovita, con il definitivo distacco dell’aprile 1980, quando Tarkovskij sfrutta l’invito del premio David di Donatello -  Lo Specchio ha ottenuto il massimo riconoscimento dalla giuria - per raggiungere nuovamente l’Italia.  

Gli anni dell’esilio significano per Tarkovskij una ulteriore chiusura in se stesso. L’isolamento a cui lo costringe la lingua – non parla inglese, soltanto russo e poco francese – le difficoltà continue con le autorità del suo Paese, che negano l’espatrio con ogni pretesto a Larisa e al figlio,  la frequentazione di ambienti estranei e completamente diversi (molto più disinvolti, superficiali, mondani) da quelli che è stato abituato a frequentare nel suo paese, lo portano a intensificare le note dei suoi Diari, e a spingere la sua ricerca spirituale a una radicalità estrema.

Sono anni di viaggi continui, di esplorazioni – insieme a Tonino Guerra girano in lungo e in largo l’Italia alla ricerca di locations per Nostalghia – di partecipazioni a festival e cerimonie in suo onore, a salotti borghesi nei quali egli rappresenta l’ospite esotico, l’intellettuale russo in esilio, che lo fanno sentire sempre più un pesce fuor d’acqua.

Si fa più profondo, in quest’uomo troppo intelligente e introverso, un rifiuto delle inutili apparenze. Una continua ricerca della vera sostanza.


Nel mondo si possono riscontrare in assoluto un numero assai maggiore di squarci verso l’Assoluto di quanto possa sembrare a prima vista. Solo che non li sappiamo vedere e riconoscere, scrive nel luglio del 1981, la nostra conoscenza non è che sudore, secrezione organica, prodotto delle funzioni naturali dell’organismo inseparabili dall’esistenza, che non ha nessun rapporto con la Verità.  L’unica funzione della nostra coscienza è quelle di creare finzioni, mentre la conoscenza è data dal cuore, dall’anima. (10) 

(segue -3./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 


1.   Sarà Nostalghia, che uscirà quattro anni dopo, nel 1983, verrà scritto a quattro mani da Guerra e Tarkovskij e sarà girato interamente in Italia, prodotto dalla RAI.
2.   Larisa Pavlova Egorkina è la moglie di Tarkovskij, sposata in seconde nozze nel 1969 e da cui l’anno seguente il regista ha il suo secondo figlio, Andrej Andreevic. Larisa resterà fedelmente  – nonostante i sette anni di forzata separazione – al fianco di Tarkovskij fino all’ultimo giorno della sua vita.
3.   Op.cit. pag.237
4.   Op.cit. pag. 400

18/10/13

Dieci grandi anime - 2. Andrej Tarkovskij (2./)





2. (Dieci grandi anime) - Andrej Tarkovskij (2) 

Il fatto di scegliere come titolo Martirologio, per questi diari, è già un segnale molto chiaro: per Tarkovskij la vita è un percorso di conoscenza che non  può essere disgiunto dal percorso terreno dell’uomo, tormentato tra la carne e lo spirito, la vita e la morte.  Ed è lo stesso figlio Andrej, curatore oggi dei Diari,  a riferire una frase che il padre gli ripeteva spesso: l’uomo non è stato creato per essere felice, vi sono cose ben più importanti della felicità. (2)

Per capire quali fossero queste cose, basta sfogliare le tormentate pagine dei diari, composte di vere illuminazioni, riflessioni profondissime, citazioni dei libri e dei maestri preferiti, preghiere, promemoria, sottolineature,  progetti, invocazioni, confessioni.  Un cahier umano, molto umano, che documenta il prezzo pagato alla creazione artistica, e soprattutto all’auto-conoscenza.

Ciò che interessa Tarkovskij è principalmente lo scopo della vita, che non può essere soltanto il soddisfacimento dei bisogni. Per l’uomo, scrive il 5 settembre del 1970, perché possa vivere senza tormentare gli altri, deve esistere un ideale.  L’ideale in quanto concezione spirituale e morale della legge.  La moralità è dentro l’uomo.  Là dove non c’è moralità, regna una misera e insignificante legge morale. Dove c’è morale, la legge morale non è più necessaria. (3)

Ma quel che vede intorno Tarkovskij, specie nella notte senza fine in cui il suo Paese appare precipitato, è un rifiuto di dare voce a questa moralità che è dentro l’uomo, e che ha a che fare con lo spirito.    Iddio a che punto arriveremo ! - scrive pochi giorni dopo, il 20 settembre del 1970 -  Mai prima d’ora l’incultura aveva raggiunto un tale livello. Questo rifiuto di ciò che è spirituale può solo generare dei mostri. Oggi come non mai bisogna difendere tutto ciò che ha anche un solo minimo rapporto con il mondo spirituale ! Quanto rapidamente l’uomo rinuncia all’immortalità, possibile che la sua condizione naturale sia quella della bestia ? (4).

Difendere tutto ciò che è spirituale. E’ quello che Tarkovskij cercherà di fare strenuamente, con i suoi film.  Il più misterioso dei quali, forse resta proprio Lo Specchio (titolo originale Zerkalo), girato nel 1975, e infarcito di immagini simboliche e di citazioni di versi del padre del regista, il poeta Arsenij. Nei Diari del periodo, Tarkovskij, riferisce anche delle critiche e degli insulti ricevuti e commenta: Lo specchio è un film antiborghese e perciò non può non avere una gran quantità di nemici.  Lo specchio è un film religioso. Naturalmente quindi, incomprensibile per la massa, abituata al cinema da quattro soldi e incapace di leggere libri, di ascoltare musica, di osservare un dipinto.  Alle masse in genere serve qualcosa di divertente, di distensivo, di spettacolare, sullo sfondo di una “storiella” edificante… il mio compito è di occuparmi di quello che Dio mi ha dato senza badare alla invettive di chicchessia. Non è che io pensi di me cose molto esaltanti, è solo che ognuno deve portare la sua croce.  E sarà il tempo a dire se è stata una meritata beffa, o se avevo ragione io.  Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj.  (5).

Temi che torneranno anche nel film seguente, Stalker,  nel 1979, a proposito del quale Tarkovskij scrive: Il film parla della presenza di Dio nell’uomo e della rinuncia alla spiritualità per l’acquisizione di una falsa conoscenza. (6)

E’ abbastanza semplice intuire quanto questi argomenti potessero sembrare sospetti alle autorità sovietiche dello spettacolo e ai produttori della Mosfilm.  Tarkovskij è riconosciuto come un grande regista di talento. Ma perché, invece che ad astratti sofismi di natura spirituale, non dedica il suo genio a raccontare storie di gente comune, magari esaltando il modello di vita e i sani valori della civiltà sovietica ? 

(segue -2./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

note 
2.     E’ quanto scrive il figlio di Tarkovskij, Andrej A. , nella prefazione al volume stesso, intitolata Il Martirologio (op. cit. pag.5).
3.      Op. Cit. p.37
4.      Op. cit.  pag.52
5.     Op. cit. pag. 191
6.     Op. cit. pag. 232. 

23/12/12

Andrej Tarkovskij - "Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj".



Difendere tutto ciò che è spirituale. 

E’ il compito che Andrej Tarkovskij si era dato e che cercò di fare strenuamente, finché fu in grado, con i suoi film. 

Il più misterioso dei quali, forse resta proprio Lo Specchio (titolo originale Zerkalo), girato nel 1975, e infarcito di immagini simboliche e di citazioni di versi del padre del regista, il poeta Arsenij.

Nei Diari del periodo, Tarkovskij, riferisce anche delle critiche e degli insulti ricevuti (come gli capitava spesso per ogni nuovo film) e commenta: 

Lo specchio è un film antiborghese e perciò non può non avere una gran quantità di nemici. Lo specchio è un film religioso. Naturalmente quindi, incomprensibile per la massa, abituata al cinema da quattro soldi e incapace di leggere libri, di ascoltare musica, di osservare un dipinto. Alle masse in genere serve qualcosa di divertente, di distensivo, di spettacolare, sullo sfondo di una “storiella” edificante… il mio compito è di occuparmi di quello che Dio mi ha dato senza badare alla invettive di chicchessia. Non è che io pensi di me cose molto esaltanti, è solo che ognuno deve portare la sua croce. E sarà il tempo a dire se è stata una meritata beffa, o se avevo ragione io. Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj.


(In testa: video elaborazione di alcune immagini del film Lo Specchio). 

13/03/11

La poesia della Domenica - Arsenij Tarkovskij, poesie da 'Lo Specchio''


3.

Nei presentimenti non credo,
e i presagi non temo.
Non fuggo la calunnia né il veleno,
non esiste la morte:
immortali siamo tutti, e tutto è immortale.
Non si deve temere la morte,
né a diciassette né a settant'anni.
Esistono solo realtà e luce:
le tenebre e la morte non esistono.
Siamo tutti ormai del mare su la riva,
e io sono tra quelli che traggono le reti,
mentre l'immortalità passa di sghembo.
Se nella casa vivrete,
la casa non crollerà.
Un secolo qualsiasi richiamerò,
e una casa vi costruirò.
Ecco perché, con me, i vostri figli
e le vostre donne siederanno
alla stessa tavola
la stessa per l'avo ed il nipote.
Si compie ora, il futuro.
E se io una mano levo
i suoi cinque raggi rimarranno a voi.
Del passato ogni giorno,
come una fortezza,
io con le spalle ho retto.
Da agrimensore ho misurato il tempo,
e attraversato io l'ho
come gli Urali.
Il mio secolo l'ho scelto a mia misura.
Andavamo a Sud,
sostenendo la polvere della steppa,
il fumo delle erbacce.
Scherzavano i grilli
sfiorando i ferri dei cavalli con le loro antenne,
come monaci profeti di sventura.
Ma il mio destino fissato avevo alla mia sella,
e ancora adesso,
nei tempi futuri,
come un fanciullo sulle staffe
io mi sollevo.
La mia immortalità mi basta,
ché da secolo in secolo scorre
il mio sangue...
Per un angolo sicuro di tepore
darei la vita di mia volontà
qualora la sua cruna alata
non mi svolgesse più,
come un filo,
per le strade del mondo.


Arsenij Tarkovskij (Elisavetgrad,25 giugno 1907 – Mosca, 27 maggio 1989) 'Poesie da 'Lo Specchio'.