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16/11/13

Anna Netrebko - Quand'è che abbiamo abdicato all'estasi ?





E' molto interessante vedere questo video. Anna Netrebko, una delle più grandi soprano di oggi, esegue live Quando m'en vo, la celebre aria dalla Bohème pucciniana. 

La musica (se è vera musica) è sempre espressione di intelligenza (un recente studio dell'Università di Yale ha stabilito che il numero di neuroni cerebrali coinvolti in un cervello normale mentre si fa musica è di circa 6-7 miliardi, il più alto dato conosciuto tra quelli monitorati in qualsiasi altra attività umana).

Ma qui c'è qualcosa in più.

Mallarmé scriveva più di cento anni fa che il bambino ha abdicato alla sua estasi.  Che sembra il vero motivo della nostra (peggiorata) condizione umana.

Quand'è che ciascuno di noi ha cominciato a farlo ? Per quale sofferenza, per quale paura ?

Qui si assiste ad un trionfo d'estasi.  La Netrebko abbandona il mezzo - freddo e tecnologico - che propaga la sua voce. In preda ad una specie di trance gioiosa, si dà in pasto all'immensa arena di Berlino ed esegue il finale dell'aria senza nessuna amplificazione, con la nudità della voce.

Pura estasi.


09/07/12

Stephane Mallarmé e l'Eternità.





Essere già in abbandono e in desiderio, quello che si sarà domani, quello che si è sempre stati ! In modo tale che in noi stessi finalmente l'eternità ci cambi.

Stephane Mallarmé (1842 - 1898)

30/05/11

Hic iacet - Le parole della soglia - 3


In qualche caso l’Epitaffio è qualcosa di ancora ulteriore. Le parole usate come iscrizione funebre sono quelle pronunciate dallo stesso morente. Questo è avvenuto, avviene ancora oggi quando quelle parole rimandano ad un segno particolare, significativo.

Sembra ad esempio che le ultime parole pronunciate da Karl Barth il 10 dicembre del 1968 poco prima di morire, e incise quindi sulla sua lapide siano state queste:

Dio non è un Dio dei morti, ma dei vivi. Essi vivono tutti per Lui. Dagli apostoli fino ai padri dell’altro ieri, e di ieri.

Straordinario. Barth cita l’evangelo di Luca ( 20,38 ): Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono per lui.

E sceglie proprio un passo cruciale: un passo dove il Cristo sembra quasi ‘penalizzare’ i morti, in favore dei vivi. Ma poi, appena si prova a rileggere la frase, a farne fermentare il senso, si capisce invece che questa frase spiega invece proprio quel senso di ‘soglia’ di cui parla anche la De Monticelli: i morti, secondo il Cristo, sono vivi, attraverso la morte sono vivi, e vivono per Dio.

I vivi diventeranno morti e devono vivere per Dio, seguendo proprio l’esempio dei morti, di coloro che hanno oltrepassato la soglia.

In questo senso l’epitaffio di Karl Barth, le ultime parole pronunciate prima di morire, rappresentano una sorta di testamento esemplare, per uno dei più grandi e tormentati teologi dell’era moderna.