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17/03/19

Poesia della Domenica: "Tenendo le cose assieme" di Mark Strand.






Tenendo le cose assieme

In un campo
io sono l'assenza
di campo.
Questo è
sempre opportuno.
Dovunque sono
io sono ciò che manca.

Quando cammino
divido l'aria
e sempre
l'aria si fa avanti
per riempire gli spazi
che il mio corpo occupava.
Tutti abbiamo delle ragioni
per muoverci
io mi muovo
per tenere assieme le cose.

11/03/18

Poesia della Domenica: "Ciò che resta" di Mark Strand.


Ciò che resta
Mi svuoto del nome degli altri. Mi svuoto le tasche.
Mi svuoto le scarpe e le lascio sul ciglio della strada.
Di notte metto indietro gli orologi;
apro l’album di famiglia e mi guardo bambino.
A che giova? Le ore hanno fatto il loro dovere.
Dico il mio nome. Dico addio.
Le parole si inseguono nel vento.
Amo mia moglie ma la caccio.
I miei genitori si alzano dai troni
nelle stanze delle nuvole. Come posso cantare?
Il tempo mi dice ciò che sono. Cambio e resto lo stesso.
Mi svuoto della mia vita e rimane la mia vita.

The Remains
from “Darker”
I empty myself of the names of others. I empty my pockets.
I empty my shoes and leave them beside the road.
At night I turn back the clocks;
I open the family album and look at myself as a boy.
What good does it do? The hours have done their job.
I say my own name. I say goodbye.
The words follow each other downwind.
I love my wife but send her away.
My parents rise out of their thrones
into the milky rooms of clouds. How can I sing?
Time tells me what I am. I change and I am the same.
I empty myself of my life and my life remains.

da Mark Strand L’uomo che cammina un passo avanti al buio (Poesie 1964-2006) Oscar Mondadori, 2007, pp. 392 € 15 – traduzione di Damiano Abeni

04/10/16

Dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia.




Qualche giorno fa lo scrittore e critico Andrea Carraro ha pubblicato sul suo profilo Facebook una foto dello scrittore Michel Houellebecq - la vedete in coda a questo articolo - che ha subito suscitato - come avviene in quel socials - i più vari commenti, tra i quali quello che ricordava il celebre aforisma di Marcel Camus secondo cui Dopo una certa età ognuno è responsabile della faccia che ha. 

Fuori da ogni metafora lombrosiana, la faccia è da sempre considerata espressione della vita interiore, a partire dalla stessa etimologia, con la derivazione dal greco Ek-phài-nò, cioè mostro al di fuori.

Camus però precisa: Dopo una certa età. In questo senso accordandosi con Oscar Wilde, il quale sosteneva che la faccia fosse l'autobiografia di un uomo.

Così Cicerone secondo cui il volto è l'immagine dell'anima. 

Ma per quale motivo, bisognerebbe mantenere o lavorare per avere una buona faccia, anche e soprattutto a "una certa età" ?

La risposta ce la dà William Blake, il quale ammonisce: Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella. 

L'obiettivo dunque è quello di avere - mantenere, curare - la luce in viso. Cosa che spesso accade ancora di più - a persone veramente illuminate, anche da vecchi. 

La foto in testa riguarda un ritratto da vecchio di Mark Strand, grande poeta canadese, che dopo la morte sta conoscendo un enorme successo (si è tramutato in stella ?)
Una faccia che ha luce. 

Fabrizio Falconi