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04/05/12

Gli obelischi di Roma - 7.Obelisco Agonale.



Settima puntata (nell'ordine in cui furono rieretti) del nostro excursus sui 13 obelischi egizi esistenti a Roma. (Qui le precedenti puntate). E' oggi la volta del celebre e celebrato monolite che troneggia al centro di Piazza Navona, l'obelisco dei Pamphilj o Obelisco Agonale. 


7. Obelisco domiziano in Piazza Navona o Agonale 

Rieretto nel 1651 
altezza - m.16,53 (solo il fusto. Con basamento circa m.30) 

Geroglifici estesi. 

Provenienza egizia sconosciuta. 

Innalzato dall'imperatore Domiziano ( 81-96 d.C.) come ornamento centrale dell’Iseum et Serapeum, il tempio dedicato alle due divinità egizie costruito a Roma nella seconda metà del I sec. d.c. nella zona attuale del Rione Pigna. 

Geroglifici fatti scolpire a Roma dallo stesso Domiziano, in onore dello stesso imperatore, definito Signore delle due terre

Spostato nel grande circo a lui (massenzio) dedicato ( a poca distanza dalla tomba di Cecilia Metella, sulla via Appia ) nel 309 dall’imperatore Massenzio per eternare la memoria del figlio Romolo morto a nove anni. 

Abbattuto forse dal Re dei Goti Vitige nel 535 o da Totila nel 547. Rimasto nella memoria orale e negli scritti, viene ritrovato e dissepolto in cinque pezzi sotto Innocenzo X (Pamphilj) nell’aprile del 1647

Trasportato in Piazza Navona l’anno seguente (l’obelisco torna in un luogo domiziano, per straordinaria coincidenza visto che i geroglifici sull’obelisco, di epoca romana, che indicavano la dedicazione all'imperatore Domiziano, non erano stati ancora decifrati ), viene eretto (su probabile decisione di P. Athanasius Kircher), al centro della fontana dei fiumi del Bernini nell’agosto del 1649. Nel novembre dello stesso anno viene sovrapposta la colomba di bronzo (alta m.1,70) simbolo di pace e della famiglia Pamphilj.






21/01/12

La visione di Costantino e l'Arco di Malborghetto - 1.



La visione di Costantino e L’Arco di Malborghetto sulla Via Flaminia.

 1. Le vie consolari e l’età di Costantino.

Nella loro lunghissima storia le vie consolari di Roma sono state  teatro di misteriosi  eventi, celebri  visioni, alcune di esse fondamentali per la Storia del Cristianesimo.

Vale la pena ricordarne soltanto alcune:  la visione di San Pietro sulla Via Appia (64 d.C.)- del Domine Quo Vadis,  riferita da molte fonti, pagane e cristiane (a seguito della quale la quale l’apostolo Pietro avrebbe deciso di tornare per accettare il martirio a Roma); la visione dell’Imperatore Costantino sulla Via Flaminia (312 d.C.) prima della Battaglia di Ponte Milvio; la visione di Sant’Ignazio di Loyola sulla Via Cassia, in zona La storta, nel 1537, prima di entrare a Roma e fondare la Compagnia di Gesù.

Della prima e della terza esistono memorie in luoghi venerati a lungo e poi caduti nell’oblio. Riscoperti soltanto negli ultimi tempi da un certo turismo, non solo religioso.  Per quanto riguarda la seconda, invece, sembrerebbe quasi che l’episodio storico, tramandatoci dalla tradizione e dalle varie fonti che vedremo, sia stato completamente dimenticato.  Eppure, chi abita a Roma e si trova a passare nel popoloso quartiere denominato “Labaro” dovrebbe sapere che l’etimologia di quel nome è legata strettamente ad uno dei più celebri episodi della vita dell’Imperatore Costantino il Grande, e al misterioso segno che egli dichiarò di aver visto nel cielo prima della definitiva battaglia contro Massenzio.

Ma prima di addentrarci nella Visione della Via Flaminia, descriviamo più succintamente che si può la complicatissima situazione che vigeva nell'Impero prima dell'avvento di Costantino.

Il potere, all''inizio del 300 d.C., era incredibilmente frazionato.  Il declino di Diocleziano lasciò l'impero in mano alla tetrarchia , cioè in mano a quattro persone:  due Augusti (Diocleziano e Massimiano, i quali avevano scelto come sedi del potere rispettivamente Nicomedia, in Asia Minore, e Milano), che a loro volta avevano scelto due Cesari (il primo Galerio, il quale  pose la sua capitale a Mitrovizza, nell'attuale Croazia; il secondo Costanzo Cloro, padre di Costantino, che scelse Treviri, in Germania).

Roma, perciò, era apparentemente fuori dai giochi, sempre più periferica.

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