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29/06/09

Il Vangelo che fa piangere di gioia.


Penso che i cristiani cattolici non si rendano troppo spesso conto di quale fortuna dispongano, con la frequentazione della messa domenicale, di ascoltare la Parola dei Vangeli.

La messa spesso viene recepita come un rito un po’ stantio, nel quale – a volte anche, certo per una qualche corresponsabilità dei celebranti che non fanno molto per valorizzarlo – le parole, anche ‘quella’ Parola ci scivola addosso, quasi fosse scontata.

Ma capita anche, io spero che capiti spesso, che capiti a tutti, che quella Parola invece ti colpisca come una freccia, che ti provochi, nell’ascoltarla, un vero sconquasso emotivo.

A me è successo anche ieri sera, durante la messa domenicale. Erano le 19, faceva molto caldo, i fedeli come al solito arrivavano alla spicciolata, in gran numero a messa iniziata. Nonostante però la piccola confusione, quando il sacerdote – era un co-celebrante – ha letto, con partecipazione sobria, con solennità semplice, senza enfasi, senza toni carichi, ma con tutta l’evidenza nuda di quella ‘Parola’ la pagina del Vangeloera l’episodio in Marco della guarigione della figlia di Giàiro e dell’emorroissa – io ho provato una emozione fortissima.

Non so spiegarmi nemmeno io bene, perché. Era qualcosa che andava oltre le parole e oltre il significato. Era come se quella Parola fosse qualcosa di vivente e di evidente, ogni oltre misura. Qualcosa di luminoso e numinoso, qualcosa che mi prendeva e mi scuoteva, qualcosa che pur manifestandosi, restava sufficientemente misteriosa. Eppure, vi sentivo, con grande chiarezza, il soffio della Verità. Così chiaro, che ogni altra cosa appariva secondaria e tralasciabile.

L’emozione è stata così forte, che alla fine della lettura mi sono ritrovato con gli occhi lucidi, pieni di lacrime di gioia.

Penso sia il dono più grande che noi, ogni domenica, abbiamo questa possibilità di ri-nascere, di ri-generarci, di ri-trovare il senso, la direzione. Di aprire il cuore e affidarne finalmente il suo contenuto a Chi, solo lui, può trasformarlo.

Spero davvero di condividere ancora e ancora, e finché avrò il dono di vivere, questa pienezza.

Per completezza, riporto qui di sotto il testo della Lettura di ieri.


Mc 5, 21-43

Dal Vangelo secondo Marco‡


In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male». Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
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