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29/12/20

E' morto il grande Pierre Cardin

 


Di Patrizia Vacalebri per ANSA

Addio a Pierre Cardin, lo stilista italiano nato a Sant'Andrea di Barbarana, frazione del comune di San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, in Veneto, ma cresciuto in Francia, paese dove mosse i primi passi nella moda e crebbe, fino a diventare uno tra i piu' importanti couturier della seconda meta' del Novecento, un gigante della moda e del design e' morto oggi 29 dicembre. 

In realta' il cuore di Pietro Costante Cardin, nato il 2 luglio 1922, da una famiglia di facoltosi agricoltori, finiti in poverta' dopo la prima guerra mondiale, era rimasto sempre in Italia

Forse tra tutti i couturier del secolo scorso, nati in Italia e cresciuti in Francia, Cardin e' stato quello che ha rappresentato al meglio quel mix di stile tra Italia e Francia, motivo determinante del suo successo. 

La poverta' della sua famiglia diede al giovane Pietro una grande motivazione per la ricerca del riscatto. La miseria spinse infatti i suoi genitori a trasferirsi in Francia nel 1924 quando aveva solo due anni. E a soli 14 anni nel 1936, il giovane Pierre, il cui nome italiano, Pietro, era stato francesizzato, comincio' l'apprendistato da un sarto a Saint- Étienne

Dopo una breve esperienza da Manby, sarto a Vichy, nel 1945 giunse a Parigi lavorando prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli

Primo sarto della maison Christian Dior durante la sua apertura nel 1947 (dopo essere stato rifiutato da Cristobal Balenciaga) fu partecipe del successo del maestro che invento' il New Look

Nel 1950 fondo' la sua casa di moda, cimentandosi con l'alta moda nel '53

Cardin divenne celebre per il suo stile futurista, ispirato alle prime imprese dell'uomo nello spazio. 

Preferiva tagli geometrici spesso ignorando le forme femminili. 

Amava lo stile unisex e la sperimentazione di linee nuove. 

Nel 1954 introdusse il bubble dress, l'abito a bolle. 

Cardin e' stato un antesignano anche nella scelta di nuovi mercati e nel firmare nuove licenze. Nel '59 fu il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d'alta moda. Sempre in quell'anno fu espulso dalla Chambre Syndacale francese, per aver lanciato per primo a Parigi una collezione confezionata per i grandi magazzini Printemps. Ma fu presto reintegrato.

Tuttavia, Cardin e' stato membro della Chambre Syndicale de la Haute Couture et du Pret-a'-Porter e della Maison du Haute Couture dal 1953 e si dimise dalla Chambre Syndacale nel 1966. 

Le sue collezioni dal 1971 sono state mostrate nella sua sede, l'Espace Cardin, a Parigi, prima di allora nel Teatro degli Ambasciatori, vicino all'Ambasciata americana, uno spazio che il couturier ha utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti o musicisti. 

Come molti altri stilisti Cardin decise nel 1994 di mostrare la sua collezione solo ad un ristretto gruppo di clienti selezionati e giornalisti. 

Nel 1971 Cardin venne affiancato nella creazione d'abiti dal collega Andre' Oliver, che nel 1987 si assunse la responsabilita' delel collezioni d'alta moda, fino alla sua morte nel 1993. 

Lo stilista amava la mondanita', il mondo del jet set, cosi' nel 1981 acquisto' i celebri ristoranti parigini Maxim's. 

In breve tempo apri' filiali a New York, Londra e a Pechino nel 1983 e vi affianco' una catena di hotel. 

Tra le licenze della linea Maxim's c'era anche un'acqua minerale che veniva prelevata ed imbottigliata a Graviserri nel comune di Pratovecchio Stia, provincia di Arezzo. 

La passione degli immobili. Cardin era entrato in possesso delle rovine di un castello a Lacoste abitato nel passato dal Marchese de Sade. Dopo aver ristrutturato il sito, lo stilista vi organizzava dei festival teatrali. 

Cardin aveva ritrovato le sue radici italiane anche con l'acquisto del palazzo Ca' Bragadin a Venezia dove risiedeva durante i suoi frequenti soggiorni nella citta' lagunare (nella calle attigua c'e' uno spazio espositivo)

Negli anni '80 aveva acquistato il Palais Bulles (Il palazzo delle bolle) progettato dall'eccentrico architetto Lovag Antti. Tutto, dal pavimento al soffitto, era riempito da forme sferiche. Con il suo teatro da 500 posti a sedere, le piscine con vista sul Mar Mediterraneo era spesso luogo di feste ed eventi. 

L'interno era arredato con pezzi di design, le Sculptures utilitaires disegnate dallo stesso Cardin, che dal 1977 ha dato vita ad una collezione di mobili eleganti dalle forme sinuose. Nel golfo di Cannes, a The'oule-sur-Mer, a sud della Francia, quest'opera architettonica nell' 88 e' stata designata dal Ministero della Cultura quale monumento storico. 

 Anche un docu-film sulla vita di Cardin presentato al Festival del cinema di Venezia nel 2019: House of Cardin di P. David Ebersole, Todd Hughes. 

Un viaggio che esplora in ogni aspetto quello che molti definiscono l'Enigma Cardin, vista la riservatezza dell'uomo, e la capacita' dell'artista e uomo d'affari di creare un impero, dal valore che ha superato un miliardo di dollari, innovando nello stile, legando il suo nome a centinaia di prodotti e con una capacita' senza uguali di esportare haute couture all'estero.

"Tutto e' cominciato con 200mila cappotti rossi venduti negli Usa" rivelava nel biopic, mostrando i capi con cui era riuscito ad affermarsi sui mercati sovietico e cinese gia' dagli anni '70. 

Cardin "e' un imperatore totale" dice nel film Jean-Paul Gautier, intervistato fra gli altri, con Sharon Stone, Naomi Campbell, Philippe Starck. 

Sempre nel docufilm la moda e la vita privata, come i grandi amori con Andre' Oliver (morto nel 1993 di Aids) e Jeanne Moreau. 

Nel luglio 2019, anche una mostra monografica dedicata al "gigante della moda" negli Usa, nel Brooklyn Museum. 

Fonte Patrizia Vacalebri per ANSA 

01/02/16

Il Compleanno della Madre, morta (ma ancora viva).

Zoe e Micol Fontana con le ragazze del laboratorio

Non si smette mai di interrogarsi sulle vite dei nostri genitori. Specialmente quando se ne sono andati e ci hanno lasciato, almeno sotto forma di sembianze terrestri. 

Tempo fa, rovistando nel web ho trovato questa fotografia d'epoca, delle Sorelle Fontana, nel loro celebre laboratorio (che era nei pressi di Piazza di Spagna) e mi sono convinto di aver riconosciuto mia madre, ritratta sullo sfondo insieme alle altre lavoranti del laboratorio ( è la figura sulla destra della foto, con il cerchietto tra i capelli e il capo reclinato sul cucito). 

Oggi, 1 febbraio, mia madre, Ivana Cardinali, avrebbe compiuto 91 anni. 

Putroppo invece ci ha lasciato parecchi anni fa. 

Era una donna molto forte, dal grande spirito positivo e creativo. Era romana di molte generazioni (il suo cognome da nubile lo testimoniava con immediatezza). 

La ricordo sempre, particolarmente mentre lavorava. Nutriva una passione assoluta per il suo lavoro. Quando decise di smettere l'attività presso altri (era stata prima tagliatrice con Schubert (di cui lei parlava come un genio e un maestro), e poi con le Sorelle Fontana), interrompendo probabilmente una fruttuosa carriera, e mettendosi in proprio dopo la nascita dei figli, dedicò comunque la sua intera vita al lavoro di sarta, alla passione di ideare, progettare e realizzare vestiti su misura per altri. 

Sono nato e cresciuto quindi in una casa del tutto femminile, frequentata tutto il giorno (e spesso anche la sera) da mia madre, dalle sue lavoranti e dalle molte clienti che aveva, per le quali realizzava abiti da sposa, tailleur di moda, abiti estivi, cappotti, ogni tipo di vestito femminile. 

Il ricordo più vivo che ho di mia madre è quando era intenta e concentrata sulla parte creativa del lavoro, che era principalmente la fase del disegno e del taglio.

In quel momento, noi lo sapevamo, andava lasciata tranquilla, non poteva e doveva essere disturbata. Allora disponeva la stoffa srotolata sul grande tavolo lungo e, in piedi, come se fosse in trance, cominciava a disegnare con il gesso bianco sulla stoffa, il vestito da tagliare.  Poi, iniziava la fase del taglio, anche quella eseguita minuziosamente e in piena concentrazione. 

Io vedevo nei suoi occhi la gioia della creazione delle sue mani, quando l'abito era finito, quando l'ultima prova - davanti al grande specchio intero a tre ante - era andata bene. Quando bisognava solo piegare il vestito e confezionarlo nella busta di carta marrone.

Questo mi ha insegnato, tra le molte altre cose, mia madre.  La fatica e la gioia di essere artefici del proprio lavoro, della mente e delle mani. Il piacere estetico, insieme al piacere artigiano della realizzazione.  E poi, il metodo. La capacità di credere in se stessi, e di disporre il tempo e il talento nel migliore dei modi.

Anche per questo non finirò mai di ringraziarla. Anche per questo la sento ancora viva ogni giorno.

Fabrizio Falconi

Ivana Cardinali a diciassette anni - fronte e retro del biglietto
con dedica, scritta al fratello Franco Cardinali, arruolato nell'esercito. 

24/09/08

Il rischio della Religione Fai-da-Te, oggi.


Conosco sempre più persone - amici, colleghi di lavoro, semplici conoscenti - battezzati e di famiglia cattolica, che ormai si sono costruiti una specie di Religione-fai-da-te, pescando un po' di qua e un po' di là. Di fondo, si sentono ancora cattolici, e probabilmente - se qualcuno li andasse ad intervistare per un sondaggio - alla domanda: "religione cattolica ?" risponderebbero sì, ma soltanto per evitare di dover spiegare quello che magari non è del tutto chiaro neanche a loro.

Queste persone, in perfetta buona fede, e con spesso con le migliori intenzioni, sentendosi deluse da alcuni aspetti del cattolicesimo - in gran parte la qualità delle liturgie (messe noiose, prediche melense), ma anche la posizione della Chiesa e del Vaticano su alcune questioni del vivere comune - cominciano a rivolgersi altrove, in cerca di 'integratori' spirituali d'altra natura.

Così accade che alcuni di loro comincino a frequentare i circoli buddhisti del Soka Gakkai, dove si recita il Sutra del Loto, il namu myoho renge kyo che "fa sentire meglio, perchè libera l'energia che c'è in te." Il Soka Gakkai, come altre discipline buddhiste, è di 'facile approccio': si comincia con la conoscenza di una persona che ti introduce in un circolo di 'praticanti', la prima volta si va per curiosare, e poi si comincia a ... provare.

Non è soltanto il Soka Gakkai, ovviamente. Oramai va di moda 'pescare' anche da altre religioni, dal Tai-chi (che non è una religione, ma un'arte marziale che si usa a scopi meditativi e di conoscenza interiore), allo Zen, magari a un pizzico di Zoroastrismo o di Scintoismo, o di Confucianesimo e magari, perchè no, di new age ?

Credo che la nostra chiesa cattolica, specie in Italia, sottovaluti parecchio il rischio della trasformazione di un cattolicesimo che ormai - come avverte anche Benedetto XVI - rischia di essere percepito come "un insieme di no", di fronte al quale si cerca la consolazione di più facili "sì". E sottovaluti questa 'moda' di fabbricarsi religioni personali pret-a-porter anche da parte di coloro che si professano cattolici.

Il rischio è, secondo me, che si annacqui ancora di più lo spirito originario del cristianesimo, che non si voglia o non si sia più capaci di viverlo nella sua bellezza radicale, nel suo messaggio forte, originale.

Il rischio è che le persone che 'mischiano' tradizione e professioni di fede magari non completamente 'scelte', ma 'trovate lungo la strada' creino ancora più confusione nei cuori, e smarrimento di fronte a ciò che succede nel mondo.

Perchè la Chiesa non prova ad interrogarsi a fondo su questo, e a cercare di ribadire, di ritrovare e riaffermare lo spirito originario del cristianesimo, cioè Cristo, che non avrebbe e non ha bisogno di nessun integratore per affermarsi come Senso nel Mondo ?