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29/12/23

IL NASO SOMIGLIANTE, MA RIGIDO DI BRADLEY COOPER E' COME IL SUO FILM


Non mi ha coinvolto "Maestro" di Bradley Cooper, 2023, uscito in première mondiale sotto Natale (presumo per poter gareggiare per gli Oscar di quest'anno, e probabilmente farne man bassa).

E' un film di sforzo produttivo notevolissimo (c'è un esercito di produttori tra cui spiccano Martin Scorsese e Steven Spielberg) e tutti sappiamo - dalle molte interviste rilasciate per il lancio del film - che Bradley Cooper, anche regista, ha realizzato uno sforzo titanico, durato 5 anni, per rendere e rendersi il più somigliante possibile a Leonard Bernstein, curandone maniacalmente ogni aspetto: gestualità, voce, modo di fumare (la sigaretta è qui una sorta di protesi attaccata alla sua mano), tic, impeti durante la direzione d'orchestra, modo di sorridere, ecc..
E però, alla fine, è proprio questo il punto: è un film davvero TROPPO costruito, troppo perfetto, troppo studiato, preparato. E come è noto, dalla perfezione è raro che nasca qualcosa di realmente coinvolgente ("dai diamanti non nasce nulla, dal letame nascono i fior..." cantava Fabrizio De André).
Il simbolo di questa perfezione è il naso "alla Bernstein" che Cooper si è fatto installare sul volto. E' perfetto, è il naso "DI" Bernstein, ma è terribilmente rigido (essendo di lattice, presumibilmente): quindi quando parla, nei rari primi piani, ci si accorge del trucco, perché sembra di gesso e non fa una minima piega che segua le espressioni del volto.
Insomma, Cooper ha realizzato un ottimo e bel film, ma senza anima, come il suo naso. Perché anche la sua prestazione-monstre di attore a tutto campo, mentre dirige, fa parte di quel modo di recitare che appartiene più al tipo di recitazione da Museo delle Cere, che all'arte del Cinema.
Ricorda, fatte le debite proporzioni, il Craxi di Favino di qualche anno fa: anch'esso mostruosamente somigliante (migliaia di ore di trucco, come qui in "Maestro"), ma non una vera grande "prova d'attore", perché l'arte della recitazione non è imitazione, ma interpretazione: è inventare, rielaborare, fornire nuovi contributi per la comprensione di un essere umano o dei sentimenti umani, non pedissequa ricostruzione: quella è un'altra arte, è l'arte del documentario, del racconto biografico.
Ma il Biopic va sempre alla grande, ed è la strada più sicura, per raggiungere il massimo del plauso e dei riconoscimenti (primariamente, Oscar).
Detto questo, il pregio encomiabile del film è nella regia: qui Cooper ha cercato coraggiosamente strade originali, con l'utilizzo di molti (forse troppi) campi lunghi, molte inquadrature fisse, molti piani sequenza. Perfino nella scena madre del film, quella del litigio tra i coniugi che, potendo contare su due attori straordinari come Cooper e la Mulligan, si svolge INTERAMENTE in campo lungo, senza mai mostrare l'espressione in primo piano, del volto di uno di loro.
Tutto questo confeziona una veste di grande eleganza al film (comunque indeciso tra diversi stili, perché nella prima parte sembra orientarsi al musical, mentre nel prosieguo diventa racconto intimista), una eleganza però fredda, priva di vero coinvolgimento.
E' chiaro che a Cooper interessava soprattutto tessere l'elogio di una relazione amorosa - quella tra Bernstein e la moglie Felicia - difficile e anticonformista, basata sull'eroico senso di tolleranza di lei, che accetta di vivere con un uomo-artista diviso a metà, diviso cioè tra la moglie e i figli, e i suoi continui e sempre più importanti amori maschili.
In questo, Carey Mulligan si conferma forse la migliore attrice oggi in circolazione, e regala grazia e commozione al suo personaggio, anche se nei continui dialoghi quasi sempre circonvoluti, di cui è disseminato il film, quasi mai si riesce a cogliere il pieno senso di questo "patto" esistente tra i due e il vero, misterioso, legame che li unisce.
Ultima notazione: la musica NON è l'elemento più importante del film, e sembra rimanere piuttosto in sottofondo, con l'unica eccezione del lunghissimo piano sequenza della esecuzione in chiesa del finale della Sinfonia n. 2 di Mahler, che è anche la scena dove Cooper quasi si supera nel gioco di vero-simiglianza con il Maestro.

Fabrizio Falconi - 2023

19/07/22

In un'epoca senza maestri, un grande tributo a Philip Glass da Woody Allen, Scorsese e tanti altri


Credo sia un'epoca così sbandata perché viviamo in un'era - come dice Zagrebelsky - senza maestri.

I maestri buoni sono spariti (morti, uccisi, ripudiati) e così anche quelli cattivi.
Perché nell'epoca imperante del selfness (che a quanto pare, tra l'altro, sta portando il pianeta all'autodistruzione) ciascuno - secondo la profezia di Nietzsche, ma in modo ahimé assai più radicalmente basso - vuole essere ed è maestro di se stesso.
Così, i pochi maestri che restano vivi e in giro, per chi ancora li apprezza e sa quanto siano essi fari nella notte ormai divorante, sono quanto mai importanti. Ed importante conoscerli, ascoltarli.
Una occasione è data dal magnifico documentario (purtroppo in-tradotto e in-distribuito ancora in Italia, dove Amazon preferisce fare documentari su gianluca vacchi e su wanna marchi) dedicato al maestro, "Glass: A Portrait of Philip in Twelve Parts", diretto da Scott Hicks nel 2007 e nominato agli Emmy Awards e all'AFI Award
Chi ha l'occasione di vederlo, oltre che conoscere la vita, la personalità e la spiritualità di Glass, forse il più celebre compositore vivente, cioè contemporaneo, ha la possibilità di ascoltare l'opinione (su Glass, e sulla sua opera) di Joanne Akalaitis, Woody Allen, Holly Critchlow, Errol Morris, Nico Muhly, Godfrey Reggio, Dennis Russell Davies, Martin Scorsese e Ravi Shankar.
Un meraviglioso viaggio nella musica e nell'intelligenza. Glass, una delle ultime "grandi anime".

Fabrizio Falconi - 2022

26/11/21

Ma davvero Mozart rideva in quel modo assurdo? La verità storica e le invenzioni di Forman per "Amadeus", il suo capolavoro immortale


E' un film senza tempo, che non si smette di guardare e riguardare e ammirare. 

Ma il capolavoro di Milos Forman, Amadeus, biografia cinematografica del grande Mozart, è fedele alla realtà storica? Soprattutto alla descrizione del 'vero' Mozart?

Una domanda che si fanno gli spettatori è sempre: "ma davvero Mozart rideva in quel modo equino, un po' ebete, come si vede nel film, nella grandiosa interpretazione di Tom Hulce? "

Beh, a riguardo bisogna dire che l'idea di una risata così speciale nacque dalle vere lettere dell'epoca, scritte a riguardo. 

In una la risata dell'artista è descritta come una sorta di “vertigine contagiosa”, in un'altra come “vetro graffiante di metallo”

Non molto lontano dunque da come l'ha descritta Forman. 

La cosa da premettere, però, è che questo film non va considerato come una biografia, ma come una finzione che si ispira liberamente alla storia di Mozart, il che spiega le poche differenze rispetto ai fatti. 

D'altra parte è vero che la recitazione dell'attore corrisponde ad alcuni tratti reali di Mozart: era basso (circa 1,62 m), "rimase un bambino" secondo la sorella, allegro e costantemente scherzante, piuttosto severo nei giudizi. , piccolo cortigiano e piccolo diplomatico secondo Grimm, accanito giocatore di biliardo, carte (tra cui il famoso gioco del faraone, gioco a soldi vicino al black-jack) e festaiolo.

Ciò premesso, non mancano le molte differenze con la realtà storica, che sono state trovate nel film. 

Ne citiamo qualcuna:

- Per tutto il film ci viene mostrato un Salieri (Murray Abraham) chiaramente più vecchio di almeno quindici anni rispetto a Mozart (i due attori hanno 14 anni di differenza), ma in realtà Salieri aveva solo 6 anni in più. 

- Nel film, Wolfgang e Constanze sembrano aver avuto un solo figlio quando in realtà hanno avuto sei figli su nove anni di matrimonio, l'ultimo dei quali nato a luglio 1791. Solo due ragazzi sono sopravvissuti alla loro infanzia. 

- Mozart e la sua famiglia sembrano vivere nello stesso appartamento per tutto il film, mentre Mozart si è trasferito più volte a Vienna (12 volte in dieci anni)

Nel film Mozart avrebbe perso la stima dell'imperatore Giuseppe II e della corte dopo il fallimento della sua opera Les Noces de Figaro durante la quale il sovrano sbadigliò. In realtà Giuseppe II fu molto soddisfatto dei servizi del compositore fino alla sua morte nel 1790. Alla morte di Gluck nel 1787, l'imperatore diede addirittura a Mozart l'incarico di Musicista della Camera Imperiale. E anche il suo successore, Leopoldo II , apprezzò Mozart poiché non solo lo consolidò in questo incarico ma, alla sua incoronazione, furono eseguite molte delle sue messe e concerti per pianoforte (diretti da Salieri del resto).

 - Nel film è Salieri che viene mostrato mentre commissiona il Requiem a Mozart. Sappiamo però che si tratta di un servitore inviato dal conte Franz de Walsegg

- La frase di Salieri alla fine del film "sei il più grande compositore che abbia mai conosciuto" ( "del nostro tempo" nella versione director's cut ) è stata infatti pronunciata. Tuttavia, non fu detto da Salieri a Wolfgang nel 1791, ma da Joseph Haydn a Leopold Mozart nel 1785. La vera frase è "Devo dirtelo davanti a Dio, e come un uomo onesto, tuo figlio è il più grande compositore che io conosca, di persona e nominativamente” . 

- Alla fine del film, Mozart muore nelle prime ore del mattino poco dopo il ritorno della moglie e del figlio. Morì infatti intorno alle cinque, cinque del mattino, secondo la diagnosi del medico, e circondato dalla moglie, dalla sorella di quest'ultimo e dai suoi due studenti, tutti al suo capezzale per diversi giorni

- Salieri non era presente al momento della morte di Mozart e non lo aiutò mai a scrivere la sua messa funebre; d'altronde fu molto presente al suo funerale, prova della sua ammirazione e stima per il giovane collega, di soli sei anni più giovane. 

- Durante il suo funerale: nel film, i becchini trascinano il corpo di Mozart fuori dalla sua bara nella fossa comune. Ma nella verità, l'intera bara è stata posta in questa stessa fossa. Inoltre, piove al funerale nel film mentre nella realtà nevicava.  

Durante lo stesso funerale, vediamo nel film persone che in realtà non c'erano: in particolare Constanze e sua madre non c'erano, e nemmeno la cameriera. Costanza quindi non presenziò alla cerimonia, essendo malata e completamente allo stremo... 

In conclusione, Mozart non è mai stato un concorrente molto serio per Salieri (tranne, forse, nel campo dell'opera italiana). In ogni caso, mai il successo di Mozart, importantissimo a Vienna dal 1783 al 1787, poté in alcun modo ostacolare Salieri nella sua carriera

Ciò che è vero, e che probabilmente ha creato la fantasia e la leggenda, è che Salieri si accusò, nella sua grande vecchiaia (morì nel 1825 all'età di 75 anni), di essere "responsabile" della morte di Mozart

Gli specialisti pensano che sia piuttosto un rammarico non aver accolto e riconosciuto abbastanza rapidamente il genio di Mozart (come molti altri a Vienna) e aver indirettamente precipitato la morte di Mozart non facendo di tutto perché avesse successo e conforto, degno del suo sovrumano talento.

Oltretutto, La morte di Mozart aveva sconvolto terribilmente il mondo musicale viennese. Quando il giovane Beethoven , 22 anni, arrivato a Vienna solo sei mesi dopo, fu accolto come un secondo Mozart e approfittò di tutte le agevolazioni che questi notabili avevano rifiutato a Mozart. 

La prova di questo capovolgimento di opinione è che proprio il famoso grande protettore di Beethoven, il principe Lichnowsky , nel 1791, aveva intentato e vinto una causa contro Mozart per debiti insoluti. 

14/09/21

Quando Marta Argerich vide il paradiso: Il celebre video nel commento di Emmanuel Carrère, da "Yoga"


Ci sono prodigi che soltanto la musica riesce a compiere. Avviene per esempio con questo vecchio leggendario video - risale al 1965 - nel quale una giovanissima Marta Argerich, oggi monumento vivente dell'arte pianistica, esegue la Polonaise Eroica Op. n.53 di Fryderyk Chopin. Un video ipnotico che emana un fascino meraviglioso e sensuale.

Questo video ha ispirato anche Emmanuèl Carrère  che nel suo ultimo libro, Yoga, gli dedica pagine bellissime.  Ne riportiamo un brano (p.336), divenuto già un piccolo classico:


Quando Marta Argerich arriva a quel punto, trattieni il fiato. La pianista è in una specie di trance languida, sospesa.  

L'indicazione di Chopin per questo passaggio è smorzando, una indicazione rarissima che significa: spegnendo. Marta Argerich si spegne in diretta, snocciolando una serie di note incantate ma sa, e lo sappiamo anche noi, che tra un istante tornerà il tema principale della polacca e che questo eclatante ritorno sarà il culmine dell'opera.

Siamo a 5.15, quindici secondi prima dei 5.30 indicati da Erica, mi chiedo cosa succederà ed ecco che cosa succede: sono le ultime note della ghirlanda prima che il tema principale ritorni, grandioso e appagante, a partire dal lato destro della tastiera, dal lato sinistro dello schermo.

Martha Argerich si lascia trasportare dal tema, lo prende come un surfista prende l'onda. Ci si abbandona totalmente, l'inquadratura non la contiene più, dà un colpetto con la testa verso destra, con la sua massa di capelli neri, per un istante quasi scompare a sinistra dello schermo e quando torna nell'inquadratura, dopo il colpetto con la destra, sorride. 

Ed è allora che... Dura pochissimo, quel sorriso da ragazzina, un sorriso che viene al tempo stesso dall'infanzia e dalla musica, un sorriso di pura gioia. Dura esattamente cinque secondi, dal minuto 5.30 al minuto 5.35, ma in quei cinque secondi hai intravisto il paradiso. Lei c'è stata per cinque secondi, certo, ma cinque secondi bastano, e guardandola ci andiamo anche noi. Per procura, ma ci andiamo. Sappiamo che esiste.

Ecco il video:



Fabrizio Falconi - 2021



27/01/21

Oggi, il 27 gennaio di 264 anni fa nasceva a Salisburgo il grande genio di Wolfang Amadeus Mozart


Oggi, 27 gennaio, la data di nascita - e l'anniversario -  del grande Wolfgang Amadeus Mozart.  Lo ricordiamo con questo articolo di di Antonino Gulisano di QDC 


Wolfgang Amadeus Mozart è nato il 27 gennaio 1756 a Salisburgo ed era già considerato un genio da bambino. Fece i suoi primi tentativi di composizione alla tenera età di sei anni. Era figlio di Leopold Mozart, istruttore di violino, compositore di corte e vicedirettore musicale alla corte del principe arcivescovo di Salisburgo. 

Uno dei più grandi compositori di tutti i tempi. Ha creato uno stile distinto, fondendo tradizione e contemporaneità. Una musica che lo fa amare ancora oggi. 

Creatore di composizioni di straordinario valore, viene annoverato tra i più grandi geni della storia della musica per via del suo eccezionale talento, tanto raro quanto precoce. 

Incluso nei massimi esponenti del classicismo musicale settecentesco, insieme a Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven costituisce la triade alla quale, nella letteratura musicologica, alcuni autori fanno riferimento come prima scuola di Vienna. 

Mozart ha creato ventiquattro opere tra cui Il flauto magico, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, diciassette messe e oltre cinquanta sinfonie. Ma il lavoro di Mozart si è esteso a tutti gli stili e i tipi di musica. Ha saputo fondere elementi tradizionali e contemporanei per creare il proprio stile distintivo, caratterizzato da una varietà tematica e tonale, combinata con un alto grado di disciplina formale. Le composizioni di Mozart vivono dei loro contrasti melodici, ritmici e dinamici. 

Dopo la sua rottura con l’arcivescovo di Salisburgo, Mozart si trasferì a Vienna nel 1781, dove un anno dopo sposò la cantante Constanze Weber. Nel 1787 fu nominato compositore della camera di corte. Mozart morì nel 1791 mentre lavorava al suo famoso Requiem

A Salisburgo, al terzo piano di Getreidegasse n. 9, il 27 gennaio 1756, ebbe inizio una storia ricca di eventi prodigiosi: Wolfgang Amadeus Mozart emise i suoi primi… suoni. Motivo sufficiente, già nel 1880, per trasformare la Hagenauer Haus in un museo che rende omaggio ai primi anni di vita del maestro. 

A Vienna, Wolfgang Amadeus Mozart raggiunse l’apice del successo nella capitale austriaca e molti monumenti viennesi sono legati al suo mito. A iniziare dalla reggia di Schönbrunn, dove, nel 1762, i bambini Mozart furono ammessi a suonare al cospetto dell’imperatrice Maria Teresa. Dopo il concerto il piccolo Wolfgang saltò in braccio all’imperatrice, l’abbracciò e la baciò. Nel 1768 Maria Teresa concesse al dodicenne Mozart un’udienza di due ore nella Hofburg, la residenza degli Asburgo. Nello stesso luogo, nel 1781, il musicista diede un concerto in onore del duca di Württemberg e trascorse la notte di Natale dello stesso anno con l’imperatore Giuseppe II, figlio di Maria Teresa, negli appartamenti imperiali. 

In Austria sono tante le occasioni in cui godere la musica del grande genio. A iniziare ovviamente da Salisburgo. Qui, ogni anno, tra fine gennaio e inizio febbraio, il periodo intorno all’anniversario della nascita di Mozart, la Fondazione Mozarteum organizza la Settimana Mozartiana. 



16/10/20

Ramin Bahrami: "Bach per contrastare il Lockdown! Abbiamo bisogno di bellezza e libertà."



"Bach incarna perfezione, bellezza e modernità. E' un maestro di libertà, elemento oggi molto importante, da difendere a denti stretti perché stiamo vivendo un'emergenza globale che ci sta togliendo tutte le nostre liberta' di espressione e umanita'". 

Lo ha detto Ramin Bahrami, tra i maggiori interpreti di Bach a livello mondiale, a margine della presentazione del Festival della liuteria toscana a Firenze dove sara' presente una rassegna dedicata proprio al grande compositore tedesco.

In un fase dominata dalla pandemia da Covid, Bahrami ha sottolineato che "e' importante contrastare l'emergenza con l'arte, la musica, la bellezza, sono valori che vanno difesi piu' di prima e che sono necessari, come l'aria che respiriamo o l'acqua che beviamo". 

Il pianista iraniano ha aggiunto che "Bach e' il filosofo piu' grande di tutta la musica, di tutte le nazioni e di tutte le epoche". 

30/09/20

Herbert Von Karajan e l'ispirazione tra le nuvole

 


Herbert Von Karajan e l'ispirazione tra le nuvole

E' piuttosto nota la grande passione di Herbert Von Karajan per gli aerei. Era un pilota provetto.
Un episodio della sua vita è piuttosto illuminante:
Nel 1977 il grande direttore d'orchestra parte da Vienna a bordo del suo bireattore, diretto a Parigi, dove lo aspettano per un concerto di musica sinfonica dedicato a Beethoven.
L'aereo però attraversa una cellula temporalesca e tra quegli spaventosi tuoni, quei lampi, quella pioggia battente, Karajan trova l'ispirazione per eseguire la Quinta Sinfonia.
Mentre l'aereo sobbalza, il maestro tira fuori dal cruscotto il foglio delle carte aeronautiche e vi appunta sopra alcune annotazioni.
Il foglio fu poi ritrovato dall'assistenza di sala sul leggio, al termine di quella che molti descrissero come un'esecuzione straordinaria, com'è straordinario un temporale che arriva all'improvviso e sembra ingoiarti.

informazioni tratte da: Francesca Milano, Quelle vite vissute ad alta quota, Domenica - Sole 24 ore, 12 maggio 2019, p.33



18/02/19

Libro del Giorno: "Johann Sebastian Bach. Lo specchio di Dio e il segreto dell'immagine riflessa" di Mario Ruffini.


Qualcuno ricorderà quel meraviglioso saggio di Douglas Hofstadter, divenuto un classico, pubblicato in Italia da Adelphi e continuamente ristampato, Godel, Escher, Bach, un'eterna ghirlanda brillante in cui il grande filosofo e divulgatore scientifico intreccia l'opera del logico matematico (Godel), dell'artista (Escher) e del musicista (Bach) in un geniale trattato che esplora il senso e la significanza di sistemi complessi (logici e matematici) che sembrano obbedire a regole universali collegati allo stesso sistema neuronale umano. 

Il musicologo, direttore d'orchestra e compositore Mario Ruffini, in questo saggio pubblicato per Polistampa nel 2017, su quella scia, si inoltra nei meandri della immane produzione artistica di Johann Sebastian Bach, e dei riflessi logico-matematici, scientifici, teologici e perfino esoterici nascosti nell'opera immortale del compositore di Eisenach. 

Un libro dedicato non solo ai musicologi (alcuni capitoli sono veramente molto specialistici ed è difficile addentrarvisi senza una profonda conoscenza musicale) ma anche agli appassionati e ai neofiti. 

Ne viene fuori una incredibile cavalcata attraverso le innumerevoli tracce numeriche, giochi, acrostici musicali, riferimenti intrecciati, disseminati attraverso le opere del catalogo di Bach, da quelle meno conosciute ai capolavori come le Variazioni Goldberg, L'Arte della Fuga o il Clavicembalo ben temperato. 

Non solo: Ruffini racconta con uguale dovizia di particolari la personale biografia di Bach, la sua vita quotidiana, i malanni, i rapporti con le due mogli, i 22 figli avuti, gli spostamenti nella Germania dell'epoca tra corti, chiese e cantorie. 

Alcuni capitoli sono poi dedicati ai due misteriosi ritratti esistenti di Bach (apparentemente copie uno dell'altro, ma scopriremo che non è così) realizzati dal pittore Elias Gottlob Haussmann, i quali contengono anch'essi una quantità incredibile di misteri, criptati nello spartito che il musicista tiene nelle mani e che è rivolto all'osservatore. 

Arricchisce il volume una prefazione di uno dei più grandi esecutori di Bach contemporanei, Ramin Bahrami. 

Una lettura che affascina e fa vacillare la mente.

19/09/17

Dal 28 settembre in libreria le Lettere dal Manicomio del grande Robert Schumann.


Dal 28 settembre in libreria 

LETTERE DA ENDENICH
di 
Robert Schumann


a cura di Filippo Tuena
Traduzione di Anna Costalonga
«Nel suo Schumann Filippo Tuena recupera con intelligenza il genere epistolare, finendo per affrontare con grande finezza e passione il discorso sul genio».
Chiara Fenoglio

Le lettere inedite scritte tra il 1854 e il 1855 dall'ospedale psichiatrico di Endenich da Robert Schumann alla moglie Clara, alle figlie Marie ed Elise, agli amici Brahms e Joachim, per la prima volta tradotte in Italia.
Collana: Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile
pp 96 • f.to 11,8x18,5
brossura con bandelle – fogli intonsi
€ 12,00
Gli eventi che portarono Schumann a chiedere egli stesso il ricovero in una clinica per alienati non sono riconducibili a una sola patologia, a un solo caso. Vi è un probabile tentativo di suicidio (non comprovato); una serie ripetuta di allucinazioni auditive; una forma di malinconia piuttosto grave che tuttavia non gli impediva la frequentazione degli amici o dei conoscenti. Quanto alle cause di questa instabilità emotiva: una malattia venerea contratta in gioventù; l’alcolismo; un probabile bipolarismo in una fase acuta e senza ritorno. Ancora frammenti, ciascuno con una sua verità.
Le lettere dal manicomio di Endenich, qui tradotte e raccolte nel loro insieme per la prima volta in italiano, sono semplicemente uno dei frammenti di quell’immagine distrutta.
“Che gioia, amata Clara, mi hai portato con la tua lettera e con il ritratto. La mia fantasia è stata molto scombussolata nelle molte notti insonni; solo ora ti rivedo nei tuoi tratti nobili e veri. E che tu scriva dei nostri parenti e dell’attitudine musicale di Julie mi ha reso felicissimo di cuore. E così anche per quello che scrivi di Brahms e Joachim e delle composizioni di entrambi.”
Robert Alexander Schumann è nato a Zwickau nel 1810 e morto a Endenich nel 1856. Pianista e compositore, è stato tra i massimi esponenti del romanticismo musicale tedesco.
Filippo Tuena è nato a Roma nel 1953. A Schumann ha dedicato una pièce teatraleFantasmi di Schumann a Manhattan e un romanzo Memoriali sul caso Schumann (Il Saggiatore, 2015).
Anna Costalonga, nata a Milano, vive a Berlino e Lipsia. Oltre che traduttrice, è giornalista musicale.
LA COLLANA - PICCOLA BIBLIOTECA DI LETTERATURA INUTILE
L’energia intellettuale che da sempre caratterizza la città di Svevo, Saba, Bazlen e Stuparich, per una nuova editoria di cultura, intel­ligente e attenta alle esigenze dei lettori più raffinati.
La Italosvevo rinasce con una nuova collana di volumetti intelligenti e anticonvenzionali per contenere quel­la letteratura, di grande tradizione italiana, che non appartiene alla narrativa e difficilmente trova spazio nelle case editrici. Volumi di piccolo formato molto cura­ti nella veste grafica, copertina in brossura su carta di pregio con lunghe bandelle, ri­legatura filo refe, tagli laterali in tonso. Con questo nuovo progetto editoriale Italosvevo vuole catalizzare l’energia culturale che nasce dalla storica tradizione letteraria di Trieste e che tuttora ne fa una delle città più attive e ferventi, per esportarla in tutto il Paese. Il progetto della Italosvevo, rilevata Alberto Gaffi, la cui direzione editoriale è affidata a Giovanni Nucci, è di andare a cogliere questo fermento là dove storicamente è sempre, con una produzione letteraria particolarmente vivida, colta, intelligente e raffinata. Con un occhio di riguardo alla realtà triestina, pubblicando però indistintamente autori italiani e, se necessario, stranieri.
La collana «Piccola biblioteca di letteratura inutile» si muoverà negli spazi del reportage, delle divagazioni letterarie, divertissement, pamphlet, testi di letteratura filosofica o di saggistica dissacrante, brevi scritti morali. Nel segno della riflessione e della critica, dall’attenzione e dell’intelligenza, del sarcasmo e dell’ironia. La grafica curata da Maurizio Ceccato è moderna pur seguendo i dettami della grafica editoriale di più chiara tradizione.  I volumi finora usciti sono: Trittico di Hans Tuzzi, Piccolo dizionario delle malattie letterarie di Marco Rossari, Un ossimoro in lambretta. Labirinti segreti di Giorgio Manganelli di Patrizia Carrano, Sulla Poesia di Giorgio Caproni a cura di Roberto Mosena, Editori vicini e lontani di Cesare De Michelis, E due uova molto sode di Giovanni Nucci, Non è una questione politica di Alfonso Berardinelli, Il carteggio Bellosguardo di Valerio Aiolli, Il trequartista non sarà mai un giocatore completo di Gianvittorio Randaccio.


www.gaffi.it                                            www.italo-svevo.it

10/09/17

Poesia della Domenica: "E il mondo e il sogno", di Gustav Mahler.






Gustav Mahler, nato nel 1860, fu oltreché sensibile direttore d'orchestra, l'autore di uno dei più imponenti, anche per struttura e durata, cicli sinfonici dell'età post-wagneriana: dieci sinfonie scritte tra il 1888 e il 1910, l'ultima delle quali incompiute.
Di straordinario fascino i suoi cicli liederistici, tratti da raccolte poetiche della tradizione; ma alcune volte, scritti da lui stesso, con inquietante sensibilità.
La lirica che segue è appunto di suo pugno. 

E il mondo e il sogno

I due occhi azzurri del mio tesoro
m'obbligarono a partire per il vasto mondo. 
Dal mio angolo prediletto dovetti congedarmi !
Oh, occhi azzurri! Perché mi guardaste ?
Ora, per sempre, patirò ansia e dolore !

Me ne partii nella notte silente,
nella notte silente per l'oscura brughiera.
E nessuno mi disse addio, addio !
I miei compagni eran amore e doglia !
Lungo il cammino s'ergeva un tiglio,
e là soltanto nel sonno riposai!

Sotto il tiglio, che i suoi fiori
ha nevicato su di me,
più non sapevo quanto duole la vita,
perché tutto, oh tutto nel bene s'era mutato ! 
Tutto! Tutto! Amore e dolore!
E il mondo e il sogno!


Gustav Mahler, Lieder eines fahrenden Gesellen (1883-1884), (traduz. di Guido Davico Bonino)



13/08/15

La vita di Sviatoslav Richter in un nuovo libro, appena uscito.





Esce finalmente in Italia, 17 anni dopo la sua pubblicazione in Francia, l'autobiografia di Sviatoslav Richter, uno dei piu' grandi pianisti di tutti i tempi, la cui figura e' sempre stata avvolta dal mistero e poco conosciuta nella sua eccezionale dimensione artistica e umana. 

Richter, uomo schivo e insofferente a qualsiasi forma di esibizione e potere - nato in Russia nel 1915 (oggi Ucraina) da genitori russi (e nonno tedesco) e morto a Mosca nel 1997 - benché allergico al regime, fu eletto anche "artista del popolo sovietico".

Fu lui a volere Bruno Monsaingeon, violinista, regista e scrittore (classe 1943), per scrivere la sua biografia dal sapore autobiografico: "Scritti e conversazioni", il titolo delvolume uscito ora, nel centenario della nascita del pianista,presso il Saggiatore (579 pagine, 39 euro).

E' il racconto, affidato al microfono di Monsaingeon, della sua vita e della carriera di un genio che sfugge a qualsiasi catalogazione: dall'infanzia alla formazione musicale, dai maestri avuti alla lunghissima galleria di compositori di cui fu interprete e amico (esegui' le prime assolute di opere di Sciostakovic e Prokoviev). 

 Con grazia e umiltà, l'autore - cui riusci' poi anche di fare un documentario sul pianista (di lui altri film su grandi della musica come David Oistrach, Glen Gould, Yehudi Menuhin) - offre un ritratto vibrante e vicinissimo di Richter che si legge con la leggerezza di un romanzo. 

Ne emerge un uomo, e un artista, non assimilabile ad alcun modello, un fuoriclasse solitario e controcorrente, umanissimo e 'innocente' nelle sue scelte e nel suo approccio musicale

Di tanti artisti famosi del suo tempo, si può sentire, dalla sua voce, un giudizio stupefacente non solo di natura strettamente musicale, ma umana. 

Ad esempio quando Richter dice che non avrebbe mai potuto - nonostante lo avesse fatto - fare il direttore d'orchestra perchè per farlo bisogna amare il potere

E lui, l'artista silenzioso, il potere lo rifuggiva. Il suo direttore preferito era comunque Carlos Kleiber.

Il libro, corredato anche da belle foto scattate in un arco di decenni accanto agli artisti, e nei teatri, di mezzo mondo, e' diviso in due parti: la prima e' la biografia, la seconda sono i taccuini dove Richter, in forma sintetica di diario, annotava meticolosamente ricordi e impressioni di concerti e incontri fatti. 

Una miniera di appunti e giudizi di un grande musicista anticonformista, dotato di straordinaria sensibilità, nonche' di impressionante cultura e memoria. 

Dietro al libro, come si evince dall'introduzione di Monsaingeon, c'e' peraltro la mano discreta di un angelo custode che ha accompagnato Richter negli ultimi cinque anni della sua vita, l'assistente Milena Borromeo, che tuttora gestisce il suo lascito artistico e che nel 2000 passo' alla Scala come assistente del direttore musicale Riccardo Muti, per il quale peraltro tuttora lavora. 

SVJATOSLAV RICHTER, BRUNO MONSAINGEON: 'SCRITTI E CONVERSAZIONI' (IL SAGGIATORE, pp. 579 - 39 euro)

fonte: Flaminia Bussotti per ANSA/ Libro del giorno: Richter, Scritti e conversazioni Esce in Italia la biografia del grande pianista russo.


30/10/14

I numeri come archetipi e l'Anima. 7. Il numero 25 e il Quadrato Magico (Conferenza Riva del Garda, L'arte di Essere, 19 ottobre 2014).


7. IL NUMERO 25 E IL QUADRATO MAGICO.


E ora nel nostro viaggio tra i numeri, ne affrontiamo un altro, legato ad uno dei più singolari enigmi dell’antichità.  Il numero 25, che è strettamente legato al cosiddetto ‘Quadrato magico’, o  ‘Quadrato Sator’, o ‘Latercolo pompeiano’ sul quale sono stati versati veri e propri fiumi di inchiostro.
Il Quadrato è conosciuto fin dai tempi dell’antichità, perché esemplari di esso sono stati rinvenuti in luoghi di culto e in luoghi di sepoltura di mezza Europa.
Si tratta di cinque parole, disposte in 25 caselle, leggibili sia da sinistra a destra, che da destra a sinistra, ovvero cinque palindromi, che però, è questa la particolarità, possono essere lette anche verticalmente, dall’alto in basso e dal basso in alto:



Le parole centrali, i due TENET incrociantesi, e palindromi, formano fra l’altro una perfetta croce.
Su questo Quadrato dal significato misterioso – le cinque parole latine formano una frase apparentemente priva di senso – sono fiorite le teorie più bizzarre nel corso dei secoli, e non è ovviamente il caso qui di darne conto. 
Il Quadrato, per alcuni è solo un gioco enigmistico, per altri una formula alchemica, per altri ancora nientemeno che il lasciapassare, la parola d’ordine degli appartenenti all’Ordine dei Templari.
Fra l’altro il Quadrato è stato rinvenuto in diverse versioni. Con, ad esempio la prima parola SATOR, anziché ROTAS.  La difficoltà nella traduzione dipende dal termine AREPO  che non esiste in latino. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che si tratta di un nome proprio. In questo caso la frase suonerebbe più o meno: “ il contadino Arepo conduce l’aratro nei campi.“ 


Questo secondo alcuni studiosi, come Margherita Guarducci, proverebbe l’origine pagana del quadrato: un semplice gioco enigmistico.
Qualcun altro ha sottolineato che leggendo invece il Quadrato in modo bustrofedico, cioè a serpentina, cambiando direzione ad ogni riga, si otterrebbe: Sator opera tenet – tenet opera Sator. Cioè: “ Il Seminatore possiede le Opere, “ ovvero “ Dio è il signore del Creato. “    Significato religioso, ispirato.
Comunque sia il  gioco delle interpretazioni si può continuare all’infinito.
Quel che ci interessa accennare è la svolta avvenuta nel 1936 a Pompei, quando, durante gli scavi,  un esemplare del Quadrato fu rinvenuto su una delle colonne della Palestra Grande.



La scoperta, vero e proprio evento per gli archeologi, ha retrodatato l’invenzione del Quadrato Magico almeno al 79 dopo Cristo, e ha rinforzato una serie di teorie riguardante la controversa presenza dei cristiani a Pompei, nell’anno dell’eruzione.
Questo perché al Quadrato si è attribuito da più parti una sicura rilevanza di simbolo cristiano, legato al culto dei morti  e alla Risurrezione.
Incredibile a credersi infatti, il Quadrato misterioso contiene al suo interno, come una fantastica scatola cinese, un ulteriore piccolo prodigio.
Tutte le parole del Quadrato, messe insieme – anagrammate - formano due Paternoster incrociati con due lettere alle estremità della croce, due A e due O, che rappresenterebbero due Alfa e Omega.



 (Esemplari del Quadrato Magico sono stati ritrovati :
-          a Verona, nell’Oratorio di Santa Maria Maddalena di Campomarzio.
-          In Gran Bretagna su in intonaco di rovine romane risalenti al III sec. a Cirencester ( l’antica Corinium ), dove fu rinvenuta anche una gran quantità di tombe.
-          A Pescarolo, in provincia di Cremona, sul pavimento della bellissima chiesa di S. Giovanni Decollato.
-          A Siena, nel Duomo di S. Maria Assunta.
-          A Fabriano, nella chiesa di S. Maria in plebis flexiae.
-          A Roma, nei locali catacombali sotto la Basilica di Santa Maria Maggiore – il quadrato fu rinvenuto durante gli scavi archeologici del 1960.
-          A Santiago de Compostela, in Spagna.
-          In Austria, nell’attuale Altofen, l’antica Buda.
-           In Ungheria, graffito su una tegola, negli scavi  dell’antica Aquincum, graffito databile al 107, 108 d.c.)

In realtà il Quadrato è molto più antico. E oggi quasi tutti gli studiosi sono concordi nel ritenerlo un’espressione ingegnosa della prima comunità cristiana stabilitasi in Italia alla fine del I secolo dopo Cristo.
In realtà ciò che appare evidente è il legame che nel tempo si è instaurato tra il Quadrato, il  rito della sepoltura e il culto dei morti.  Forse l’origine di questo legame, l’aver associato il Quadrato alla sepoltura, deriva proprio da Pompei.
Il simbolo della croce è infatti inserito due volte nel Quadrato. Con i due Paternoster incrociati come abbiamo visto, e con le due parole TENET che si intersecano formando una croce, nella lettera N che secondo alcuni starebbe appunto per NAZARENUS.
Il Quadrato Magico ‘SATOR’ è  fra l’altro inciso sulla lapide di un uomo famoso. Il compositore austriaco Anton von Webern, l’erede di Schomberg, da molti considerato l’inventore della dodecafonia.
( a.v.webern. ( 1883 – 1945 )).
 Anton von Webern ebbe, in vita, una specie di vera e propria ossessione per il Quadrato Magico. Al punto che scrisse anche un’opera musicale ispirata al Quadrato: II CANTATA OPERA 31, che fra l’altro è l’ultima opera del suo catalogo.
Webern, affascinato, ossessionato per tutta la sua vita dalle possibilità geometriche, matematiche della musica, dalla serialità e dagli enigmi, non poteva non trovare nel Quadrato una specie di ‘summa’ del suo credo filosofico, prima che musicale.
Webern, che aveva fatto della razionalità un dogma, anche in musica, finì i suoi giorni in un modo quasi incredibile. Venne ucciso per sbaglio nel 1945 da un soldato americano durante un coprifuoco. Massima irruzione del caso in una vita dominata dal calcolo.
Sulla sua casa a Mittersill figura un Quadrato posto in mezzo alle sue date di nascita e di morte. La stessa cosa sulla sua lapide.



Webern, a proposito del Quadrato scriveva:
“Variazioni sopra un tema. Questa è la forma primordiale che sta alla base di tutto. Due cose che sembrano completamente diverse fra di loro in realtà sono la stessa cosa. E così si genera la più larga coerenza."
“ Due cose che sembrano completamente diverse tra di loro e che in realtà sono la stessa cosa “: non è che Webern si sta riferendo alla croce e al quadrato ? Beh sì. Webern parla proprio del Quadrato magico: una STESSA COSA che contiene due cose completamente diverse: la Croce e il Quadrato.
Il Quadrato, simbolo della razionalità, della geometria, della costruzione, della casa, delle fondamenta.
La Croce, simbolo della spiritualità, dell’idea, dell’innalzamento verso l’alto, verso il trascendente, il divino.
Ma perché il 25 ?? 25 il numero delle caselle del Quadrato ?
Beh, non è affatto sorprendente forse scoprire che il 25 è quello che in matematica si chiama  un NUMERO QUADRATO CENTRATO, e per l’esattezza il QUARTO. Un numero quadrato centrato è infatti un numero poligonale centrato, che rappresenta un quadrato, con un punto al centro e gli altri intorno a raggiera.
I primi numeri quadrati centrati sono: 1,5,13 e 25 e possono essere rappresentati nel seguente modo.

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata (7./ segue)