Visualizzazione post con etichetta necropoli vaticana. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta necropoli vaticana. Mostra tutti i post

30/07/13

Mirabilia Urbis IX. - Necropoli Vaticana







Mirabilia Urbis

IX. Necropoli Vaticana

Cammino senza cielo
pozzo senz'acqua
di mattoni allineati
e tentativi di costruzioni
indagini preghiere
gocce e pioggia
da dove,
teca di vetro, fisso
un nome, incisioni
di porpora e d'oro
rumori, grida
di bambini dopo duemila anni:
vengono a portare vita, 
a profanare di vita
il luogo del mistero.



Testi per la mostra Petrology (dipinti di Justin Bradshaw) - Chiostro del Bramante, 15 novembre/4 dicembre 2005.  Da Fabrizio Falconi, Il respiro di oggi, Terre Sommerse, Roma 2009.


02/04/13

La Necropoli Vaticana - (Dieci Luoghi dell'Anima).


       


Ieri un Papa - Papa Francesco/Bergoglio - è per la prima volta sceso all'interno della Necropoli Vaticana, e ha sostato in preghiera di fronte alla tomba dell'apostolo Pietro, nel luogo dove - secondo le acquisizioni archeologiche di M.Guarducci e altri - sono custodite da due millenni le sue ossa.  Riporto qui un brano dal capitolo che ho dedicato alla Necropoli Vaticana nel volume 'Dieci Luoghi dell'Anima'  (Cantagalli - 2009).

  L’esperienza di discendere nella Necropoli, sotto la Basilica, è una esperienza raccomandabile se si vuole capire meglio l’origine della fede cattolica, proprio perché – come scriveva Maria Zambrano – Roma non è soltanto viva e divoratrice, a Roma i morti parlano.  Ma non è impresa facile: i recenti restauri e i continui scavi hanno indotto i responsabili della Fabbrica (di S.Pietro) a limitare gli accessi a un numero di persone al giorno che non supera le poche centinaia. E considerando che le richieste arrivano da tutto il mondo, può anche capitare di aspettare mesi e mesi, prima che si offra la possibilità di visitare il sotterraneo.
           Quando accade, si è accompagnati da una guida autorizzata e da un gruppo che non supera le venti unità.  Si accede al piano degli scavi da una entrata laterale, sul fianco sinistro della basilica, proprio di fronte alla lapide interrata che ricorda il luogo esatto dove si ergeva l’obelisco neroniano, prima dello spostamento cinquecentesco.
           Per entrare nel corpo della basilica si attraversa un pertugio che fora il muro perimetrale della basilica, spesso diversi metri.   Poi si scende una ripida scala, fino ad una doppia porta a vetri elettrica che mantiene sigillato l’ambiente della necropoli. 
           Uno alla volta, in fila indiana, si entra trovandosi subito di fronte il primo dei mausolei, quello degli Aebutii.
           A questo punto ci si trova a circa 9 metri al di sotto del pavimento della Basilica Odierna, e circa 4 metri sotto il piano delle Grotte Vaticane, che è ad esso sottostante. 
           La ricostruzione delle vicende storiche che portarono alla scoperta e alla restituzione della Necropoli è – come ho già scritto – appassionante, e composta di diverse fasi. Perché se è vero che l’impulso definitivo e sistematico agli scavi venne dato nel secolo scorso da Papa Pacelli, in realtà sondaggi estemporanei al di sotto della Basilica erano stati fatti più volte nel corso dei secoli, specialmente in occasione della costruzione della nuova Basilica nel Cinquecento, che sostituì quella costantiniana.
          E in una di queste perlustrazioni, attraverso di un buco grezzo nel pavimento delle Grotte, si era intravista proprio una porzione del Mausoleo M, quello di Maximus e di sua moglie Iulia.  
            Era esattamente il 1547. E si lavorava alla realizzazione di un piccolo portico davanti all’altare maggiore dell’antica San Pietro. Da un anno architetto della Basilica era stato nominato Michelangelo Buonarroti.
            Il primo ritrovamento del sepolcro degli Iulii avvenne per opera di Tiberio Alfarano, chierico beneficiario di San Pietro, di origini calabresi, archeologo, letterato ed architetto che in undici anni realizzò una monumentale opera, il De Basilicae Vaticanae antiquissima structura, dove con certosina passione annotò minuziosamente ogni arredo, epigrafe, lapide, fregio o iscrizione contenute all’interno della Basilica, accumulate nel corso di più di un millennio di vita.
           Alfarano, dunque,  descrisse anche cosa era stato ‘visto’, mentre si scavava per trarre la fondazione di quel portico: un antichissimo sepolcro, decorato riccamente, con una epigrafe sepolcrale – oggi purtroppo perduta – che doveva trovarsi sopra la porta d’ingresso, ed era appunto proprio quella che faceva menzione dei coniugi Iulii e del loro figlio prematuramente scomparso.
           Per giungere oggi al Mausoleo M, bisogna invece seguire il percorso indicato dalla guida, che si snoda lungo la fila dei sepolcri (ciascuno contrassegnato da una lettera dell’alfabeto) ancora oggi allineati, com’erano all’origine, prospicienti un antico vicus divisorio,  che doveva essere, all’epoca del suo interramento,  lungo centinaia di metri .
           E’ bene non dimenticare infatti, la guida lo ricorda ai visitatori, che la Necropoli oggi restituita alla luce, e quindi scavata,  è soltanto una piccola porzione di quella che esisteva fino al IV secolo dopo Cristo. Originariamente, i sepolcri correvano a valle, fin quasi al Tevere, e ancora oggi molto ci sarebbe da scavare, al di sotto dell’attuale Piazza San Pietro e  di Via della Conciliazione.
           Il Mausoleo M è, come detto, il più piccolo tra quelli visitabili, e per accedervi, o meglio, per poterlo osservare da vicino, i visitatori devono entrare uno alla volta in uno stretto cunicolo, dal soffitto assai basso, che termina davanti ad una vetrata.
           Si ha modo soltanto attraverso il cristallo protettivo di ammirare il minuscolo interno, a pianta quadrata, con la decorazione disposta su due ordini, com’era consuetudine di allora.