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19/03/17

Perché il Cristo della Pietà scolpito da Michelangelo ha un dente in più ? Una scoperta inquietante che ha una risposta.




C'e' qualcosa che forse gli appassionati di arte non hanno notato guardando la Pieta' di Michelangelo, custodita nella Basilica di San Pietro a Roma

Un dettaglio per certi versi impercettibile ma intrigante. La presenza, nel volto del Cristo, di un dente in piu', il quinto incisivo centrale, che all'epoca veniva considerato il 'dente del peccato', il 'dente bastardo', ma in realta' dal punto di vista odontoiatrico ha un nome ben preciso: mediodens (presenza di denti in sovrannumero).

Perche' il Cristo viene scolpito con un incisivo in piu'? 

Sappiamo che Michelangelo non faceva mai nulla di casuale

La ragione e' che cosi' sembra assumere, prendere su di se',tutti i peccati del mondo

A evidenziarlo lo storico dell'arte Marco Bussagli, dell'Accademia di Belle Arti di Roma, in una lettura inaugurale al XVIII Congresso Internazionale su Parodontologia e Salute Orale a Rimini della SIdp (Societa' italiana di parodontologia e implantologia)

"L'idea del quinto incisivo come dente del peccato in realta' e' precedente a Michelangelo, l'esempio piu' antico e' la Pieta' di Lorenzo Salimbeni - evidenzia lo storico, che per primo ha identificato questo dettaglio dedicando al tema diversi testi, l'ultimo dei quali nel 2014 - oltre a Michelangelo, che lo utilizzo' pure in alcuni volti del Giudizio Universale, compare anche in Botticelli, nel Demonio delle illustrazioni della Divina Commedia". 

 Anche la bellissima Cleopatra di casa Buonarroti ne possiede uno, perche' considerata 'lussuriosa'. 


particolare della Bocca socchiusa del Cristo scolpito da Michelangelo con indicato il quinto incisivo.

16/11/16

Archeologia: dalla tomba dei Guinigi a Lucca spunta fuori una dentiera di 4 secoli fa.




Durante la pulizia e il restauro dei resti scheletrici rinvenuti all'interno della tomba collettiva dei Guinigi, a Lucca, e' venuta alla luce una protesi dentaria in oro di particolare interesse, sia per le modalita' di esecuzione, sia per la rarita' del ritrovamento

Lo studio del prezioso reperto e' stato effettuato da un team di paleopatologi dell'Universita' di Pisa.

"Lo studio del contesto archeologico - spiega la paleopatologa, Simona Minozzi - non ha permesso una datazione precisa per la protesi che comunque si colloca tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XVII secolo, e malgrado esistano descrizioni di apparecchi simili nei testi del periodo, non sono conosciute altre evidenze archeologiche. La protesi dentaria ritrovata nella tomba dei Guinigi e' la prima testimonianza di protesi dentale di questo periodo storico e un prezioso tassello per la storia dell'odontoiatria". 

La protesi e' formata da cinque denti mandibolari umani tenuti assieme da una lamina metallica in oro: la forma e le dimensioni la rendono adatta alla sostituzione dell'arcata anteriore mandibolare. 



I denti, canini e incisivi disposti senza rispettare la corretta sequenza anatomica, appartengono a individui diversi. 

Per la realizzazione dell'apparecchio la radice di ciascun dente e' stata limata e tagliata longitudinalmente e all'interno del taglio e' stata inserita una sottile lamina d'oro alla quale i denti sono stati assicurati attraverso piccoli perni. 

La lamina fuoriesce ai due lati della protesi con due alette piegate ad S, sulle quali sono presenti due piccoli fori che garantivano l'ancoraggio ai denti ancora in situ nella mandibola, di cui non e' pero' stata trovata traccia. 

Infatti, i tentativi di associazione con le numerose mandibole rinvenute nella tomba collettiva che raccoglieva i resti di quasi un centinaio di individui, sepolti assieme alla protesi, non hanno dato esito positivo. In ogni caso, la presenza di un deposito di tartaro sulla superficie dei denti dimostra che l'apparecchio fu portato a lungo.