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18/01/14

Dieci grandi anime. 5. Jiddu Krishnamurti (2)







Dieci grandi anime. 5. Jiddu  Krishnamurti (2./)


  La svolta nella vita del bambino avvenne  dopo la morte della madre - nel 1905 – e dopo le difficoltà economiche del padre, che si decise a chiedere l’intervento di Annie Besant, colei che era la direttrice della Società Teosofica inglese, chiedendo un lavoro nella sede indiana della società, ad Adyar. La Besant declinò l’invito. Ma quando, più tardi fu inviato dalla stessa Besant,  Charles Leadbeater come emissario della società teosofica ad Adyar, fu proprio costui ad accorgersi, avendolo visto bagnarsi sulla spiaggia con il fratello più piccolo,  di quel ragazzo che aveva “la più splendida aura che lui avesse mai visto, senza un’ombra di ego all’interno.” (3)
 Charles Leadbeater era un personaggio all’epoca molto discusso. Esoterista e chiaroveggente, membro della Società Teosofica della prima ora, era stato coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale, e poi prosciolto e riammesso dalla stessa Besant.
 L’entusiasmo di Leadbeater contagiò ben presto la stessa Besant e l’originale, eccentrica compagnia dei teosofi di Inghilterra si convinse di avere tra le mani – alla fine del 1909, quando Jiddu aveva soltanto 14 anni – nientemeno che l’incarnazione del Signore Maitreya, cioè del prossimo Buddha, venuto a palesarsi nel mondo.
  Bisogna lavorare di immaginazione e pensare cosa deve essere stato per questo ragazzino essere sradicato dal suo villaggio, in balìa dei fanatici adepti della Società teosofica, essere imbarcato su una nave a Bombay, rivestito di eleganti abiti europei, dopo essere passati dalle mani di un medico che ricucì perfino i larghi fori praticati nelle orecchie come da tradizione della sua gente, e approdare alla Charing Cross Station di Londra, accolto da centinaia di entusiasti membri del neonato Ordine della Stella d’Oriente venuti ad accogliere il nuovo Maestro del Mondo.   Lui, un ragazzino indiano, di diciassette anni !
  Le foto dell’epoca lo ritraggono elegante e impacciato nei campi d’erba e nei giardini dei meravigliosi palazzi inglesi che i benestanti teosofi possedevano e frequentavano, vicino a macchine d’epoca o in sella a biciclette nuove di zecca.
   Eppure questo ragazzo, ricoperto di ogni onore e riverenza, indicato come una divinità,
cominciò a chiedersi: “Perché hanno preso proprio me ?”  Krishnamurti teneva conferenze ai membri dell`Ordine della Stella, imparava l’inglese e il francese, girava il mondo, era sottoposto – insieme al fratello Nitya -  a una serie di ‘iniziazioni’,  ma ben presto cominciò a mettere in discussione i metodi teosofici sviluppando con forza un suo pensiero indipendente. Nel 1922 a Ojai Valley, California, la svolta: il 17 agosto lo coglie una straordinaria esperienza mistica che si protrae per tre giorni,  e che poi lo  stesso Krishnamurti raccontò in questi termini:
   Ero supremamente felice, perché avevo visto. Niente poteva più essere lo stesso. Mai più potrei essere nella totale oscurità:  ho visto la Luce. Ho attinto la compassione che sana tutto il dolore e la sofferenza; questo non per me stesso ma per il mondo.  Mi sono levato sulla cima della montagna e ho contemplato i potenti Esseri.  Ho visto la Luce gloriosa e salvifica.  La fonte della Verità mi è stata rivelata e l’oscurità è stata dispersa.  L’amore in tutta la sua gloria ha inebriato il mio cuore; il mio cuore non potrà  mai essere chiuso. Ho bevuto alla fonte della gioia e dell’eterna bellezza. Sono ebbro di Dio.  (4)
   E’ l’inizio di quel processo – così lo chiamava lo stesso Krishnamurti – che accompagnerà tutta la sua vita: misteriosi stati di estasi molto dolorosa (documentati da molti e diversi testimoni) , in cui una specie di ultra-percezione si impadroniva di lui, lo spossessava dal mondo, lo attraversava in tutto il corpo. 
   La svolta mistica e il durissimo colpo – un vecchio sogno è morto, scriverà nel Taccuino – ricevuto dalla improvvisa morte dell’adorato fratello, Nitya, ammalatosi di cancro, accelerarono il contrasto con i teosofi e Krishamurti cominciò ad insistere sulla inutilità dei loro riti liturgici,  rifiutando definitivamente il ruolo di autorità con un clamoroso annuncio che arrivò nel 1929, all`Hollywood Bowl di Los Angeles davanti a sedicimila persone. 
   Krishamurti ruppe gli indugi dichiarando:
 A che serve avere dietro migliaia di persone che non ascoltano, imbalsamate nel pregiudizio, che non vogliono il nuovo, ma preferiscono adattarlo al proprio sterile, stagnante Io? Dipendete da qualcun altro per la vostra spiritualità e la vostra felicità, e dovreste cercare dentro di voi. Quindi, a che serve un`organizzazione.
  Le decisioni erano prese: il rifiuto di incarnare una qualsiasi divinità, il rifiuto di avere discepoli, il rifiuto di appartenere ad un qualsiasi Ordine,  con lo scioglimento dell`Ordine della Stella d’Oriente, proclamato dallo stesso Krishnamurti. 

(2./segue) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.

3.     M. Lutyens, La vita e la morte…, op.cit. pag. 21
4.     M. Lutyens, La vita e la morte… , op. cit. pag. 55. Nella biografia, nelle pagine precedenti, c’è anche il resoconto che di questi tre giorni cruciali nella vita di K. fece il fratello Nitya in una lettera inviata alla Beasant e a Leadbeater.