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18/04/22

"The Gilded Age", la nuova serie di quel genio di Julian Fellowes

 


Julian Fellowes è senza dubbio uno scrittore eccezionale. Quando aveva 50 anni il maestro Robert Altman lo contattò per scrivere la sceneggiatura di uno dei suoi ultimi film più riusciti in assoluto: "Gosford Park"

Il film, con un cast tutto di mostri sacri inglesi (Maggie Smith, Kristin Scott Thomas, Alan Bates, Emily Watson, Helen Mirren, Stephen Fry), dopo il successo planetario ricevette ben 7 nominations agli Oscar 2002. 

L'unica statuetta che però il film portò a casa (su 7) fu quella conquistata da Julian Fellowes per la migliore sceneggiatura originale (che aveva firmato da solo). 

Diversi anni più tardi Fellowes, che nella vita ha fatto anche l'attore, il regista, il produttore e naturalmente lo scrittore di romanzi, è diventato universalmente noto per la serie "Downton Abbey" (6 stagioni), una delle più viste di sempre, che ha messo d'accordo tutti, pubblico popolare e platea sofisticata amante delle atmosfere e delle psicologie alla Henry James. 

Ci voleva dunque una buona dose di coraggio per Fellowes, per cimentarsi con una nuova saga originale, intitolata "The Gilded Age", ambientata stavolta nella New York di fine Ottocento, qualche decennio prima dei fatti di Downton Abbey. 

Anche stavolta Fellowes ha messo in piedi un congegno narrativo perfetto (per ora 1 stagione, 9 puntate) basato sullo scontro tra la classe sociale degli immigrati americani di prima generazione legati alla madre patria Inghilterra, e perciò assai snob e la nuova generazione di parvenu americani, fortissimamente intenzionati a prendersi soldi, potere e successo e soprattutto notorietà e riconoscimento da parte della vecchia

La scrittura e i dialoghi sono del solito alto livello, la ricostruzione è fenomenale, senza i soliti trucchi al computer, con centinaia di comparse vere, costumi e ambienti fantastici, nella più consolidata tradizione dei lavori di Fellowes. 

Però sono quasi sicuro che The Gilded Age non avrà lo stesso successo di Downton Abbey (anche se pure qui ci saranno diversi seguiti): i personaggi sono (volutamente) meno empatici, non c'è il tono ironico e leggero (e romantico/sentimentale) del british mood che piace molto in Italia. 

D'altronde Fellowes è troppo serio per non averci pensato: gli USA di fine ottocento, non erano l'Inghilterra. 

Qui il confronto, le ambizioni, la lotta sociale, le dinamiche sono molto più cruente, prive di scrupoli. 

Non mancano personaggi moralmente virtuosi, ovviamente, in primis la protagonista Marion (impersonata da Louisa Jacobson, figlia di Meryl Streep). 

Ma si respira un'aria meno lieta e consolante. La visione The Gilded Age è comunque del tutto raccomandabile: il puro grande piacere dell'intrattenimento anglosassone, sullo spartito di una scrittura sempre brillante, formidabile.

Fabrizio Falconi - 2022 

26/10/21

La storia della celebre Statua a Giordano Bruno, in Piazza Campo de' Fiori





La celebre statua di Giordano Bruno in Campo de' Fiori fu inaugurata in un caldo giorno di giugno (il 9, giorno della Pentecoste) dell'anno 1889, tre anni dopo la Statua della Libertà e soltanto tre settimane esatte dopo l'inaugurazione della Tour Eiffel a Parigi. 

Ma le peripezie che ne permisero l'erezione sono talmente complesse e lunghe che ci vollero 13 anni per ultimare il tutto. 

L'omaggio a Bruno proprio nella piazza dove il frate pagò il prezzo più alto per il coraggio e la libertà di pensiero, fu dovuto all'iniziativa politica di quella Italia liberale, laica, massona, radicale che dopo l'unità aveva cominciato a raccogliere sempre più sostenitori contro il potere clericale e papale, e ovunque si celebrava il ricordo di quell'eroe sacrificato in modo inumano. 

La statua era una vera e propria sfida al potere vaticano e suscitò l'indignazione delle università pontificie e dello stesso papa Leone XIII, che stigmatizzò ferocemente l'iniziativa. 

L'eco di questa battaglia asperrima varcò i confini italiani e si spanse fino a Londra e a New York, dove il pensiero di Giordano Bruno era da molto tempo studiato nelle aule di filosofia e di teologia. 

Intorno al 1880 fu costituito un comitato internazionale che si poneva come obbiettivo la realizzazione di un monumento a Roma dedicato al frate di cui furono promotori anche Victor Hugo e Ernest Renan

A gennaio del 1888 la battaglia intorno al monumento si fece talmente virulenta che una manifestazione studentesca venne brutalmente repressa dalla polizia

Solo a seguito di questi fatti il capo del governo di allora, Francesco Crispi, decise di concedere il parere favorevole alla realizzazione della statua, anche per rendere evidente e palese l'emancipazione di Roma, divenuta capitale de Regno d'Italia, dal potere dei papi. 

I lavori vennero affidati a Ettore Ferrari il quale realizzò il ritratto in bronzo di Bruno il cui volto, ricoperto dal cappuccio da frate, fu orientato proprio in direzione del Vaticano e le cui mani incrociate sui polsi (come un condannato) sorreggono con dignità un grosso volume

Il filosofo Giovanni Bovio redasse l'iscrizione da porre sul piedistallo: "A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse" 

La stata non ebbe vita facile nemmeno in seguito. Durante il fascismo, movimenti ultracattolici di destra chiesero ripetutamente al duce la rimozione del monumento

Mussolini però, consigliato dal filosofo Giovanni Gentile decise di soprassedere e la statua di Bruno ancora oggi è il punto di ritrovo di militanti del pensiero laico e anticattolico che nel giorno della morte del filosofo 17 febbraio si riuniscono a Campo de' Fiori intorno al grande ribelle per perpetuare la memoria e il sacrificio. 

19/02/21

Roma omaggia John Keats a 200 anni dalla sua morte



Sedotto dalla bellezza architettonica e paesaggistica di Roma ma soprattutto attratto dal suo clima mite, il poeta inglese John Keats scelse di vivere nella Capitale per cercare sollievo dalla tubercolosi, malattia che lo stava consumando e che aveva gia' ucciso sua madre e suo fratello. 

Trovò un appartamento al secondo piano della centralissima piazza di Spagna al civico 26, sul lato destro della scalinata di Trinita' dei Monti

Abitò quell'appartamento assieme al fedele amico e pittore Joseph Severn e ad altri artisti inglesi, tutti di passaggio durante il loro Gran Tour nel nostro Paese. 

Ma nel cuore di Roma, in quella che oggi è una casa ricca di preziose testimonianze e di tributi letterari, il giovane autore di Ode to a Nightingale scomparve prematuramente il 23 febbraio del 1821

Aveva appena 25 anni ma le sue odi e il suo talento artistico lo avevano gia' inserito tra le voci piu' autorevoli e significative del Romanticismo inglese. 

Oggi la casa-museo del poeta, dove passarono anche lord Byron e Percy Bysshe Shelley, si sta preparando a celebrare i due secoli dalla sua morte con visite guidate virtuali nell'appartamento dove Keats mori' di tubercolosi e tra le stanze che ospitano ritratti e manoscritti, mobili e cimeli di Keats e di altri grandi poeti inglesi, tutti innamorati di Roma

Oltre alle due sale espositive, della Keats-Shelley Memorial House si visitano anche la terrazza, una sala da te', un negozio di libri, una piccola stanza per la proiezione di video sui poeti romantici e soprattutto una delle piu' belle e ricche biblioteche di letteratura romantica del mondo, con oltre 8 mila volumi

Alle celebrazioni per il bicentenario si aggiunge anche una serie di video-racconti girati nella casa-museo, tra cui il filmato immersivo "The Death of Keats", con la voce narrante della rock star e attore irlandese Bob Geldof, ambasciatore dell'iniziativa Keats-Shelley200. 

La video-storia, innovativa e coinvolgente, racconta attraverso la lettura delle lettere di Keats il suo viaggio in Italia, la permanenza nell'appartamento di piazza di Spagna e la sua scomparsa. 

Inaugurato nel 1909, il museo dedicato a Keats e a Shelley è un viaggio nel Romanticismo inglese, un santuario dedicato a tutti quegli artisti d'Oltremanica che trovarono ispirazione nei bucolici paesaggi italiani. In realtà, i mobili e gli oggetti lasciati da Keats nella sua stanza non sono quelli originali perché tutti i suoi beni vennero bruciati subito dopo la sua morte per impedire, secondo le credenze del tempo, la diffusione della malattia. 

Eppure entrando nella camera che si affaccia sulla celebre piazza si ha la sensazione di vedere il poeta intento a leggere e a scrivere sul suo scrittoio. 

Gli unici due oggetti originali sono il camino e la maschera mortuaria di Keats posizionata accanto al letto. 

Le visite guidate virtuali nella casa-museo partono il 23 febbraio, giorno della commemorazione, e si prenotano sul sito: ksh.roma.it 

Ma gli omaggi di Roma non finiscono qui: John Keats venne sepolto nel cimitero acattolico di Testaccio, vicino alla Piramide Cestia, un luogo di pace e di grande suggestione. 

Accanto alla tomba di Keats, sulla cui lapide si legge "Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull'acqua", riposa l'amico di sempre, il pittore Joseph Severn che morì 58 anni dopo la scomparsa del poeta. 

Poco lontano una lapide ricorda che qui, nel Cimitero degli Inglesi, come viene chiamato, furono sparse le ceneri di Shelley, altro grande poeta britannico e grande amico di Keats

Quando, nel 1877, Oscar Wilde si reco' in visita alla tomba di colui che considerava il piu' grande poeta del secolo, defini' il cimitero acattolico come il posto piu' sacro di Roma

Anni dopo, nel 1881, dedico' al giovane poeta romantico il sonetto The Grave of Keats, esposto oggi nel salone nella casa-museo. 

07/12/20

L'epica impresa degli "Scariolanti romagnoli" che nel 1884 bonificarono la palude di Ostia infestata dalla Malaria.


Sono trascorsi 136 anni da quando, il 25 novembre 1884, arrivarono in 500 da Ravenna per bonificare Ostia e Fiumicino. Fuggivano dalla fame, dalla disoccupazione e dalla repressione poliziesca ma andavano incontro alla malaria.

Arrivarono in treno direttamente a Fiumicino, e a Roma quei romagnoli "anticlericali, sovversivi e accoltellatori" non li fecero neanche fermare.

Il loro primo contatto con la palude lo ebbero attraversando il Tevere sul traghetto "La Scafa" guidato da un vecchio, ribattezzato Caronte, che li mise in guardia:"Sull’altra riva c’è l’inferno".

E poi il custode del borgo di Ostia Antica, unico abitante del luogo, che giallo e febbricitante, spiegò loro:"Qui non vive nemmeno il diavolo".

Molti si spaventarono, ma vennero fermati da Baldini e Armuzzi che li esortarono:"Pensavate di andare all’osteria? Siete partiti da eroi e volete tornare da vigliacchi?".

Tanto bastò per farli rimanere e il lavoro cominciò con la costruzione del "Grande Canale dello Stagno" che oggi conosciamo come Canale dei Pescatori e con lo scavo di chilometri di canali.

Gli scariolanti romagnoli, oltre al duro lavoro di bonifica del territorio, portarono una civiltà: costruirono alloggi, l’infermeria e i locali comuni; tutti i soci prendevano una paga uguale e se uno di loro si fosse ammalato veniva pagato lo stesso.

Morirono in cento solo nel primo anno e al completamento del lavoro, dopo sette lunghi anni, il numero delle vittime della malaria salì fino a seicento.
Sono trascorsi 136 anni da quando la foce del Tevere si apriva in un delta palustre e deserto, 135 anni dall’epica impresa della bonifica di Ostia.




10/11/20

Juliette Récamier, la donna più bella di Francia - 14 (fine)

 



Juliette Récamier, la donna più bella di Francia - 14 (fine)

Dopo la morte di Chateaubriand e la pubblicazione delle sue Memorie dell'Oltretomba, in cui grande spazio aveva la sua relazione con Juliette, lo scrittore fu apertamente accusato da Sainte-Beuve in primis, di aver cercato di "risistemare la storia dalla tranquillità del sepolcro."
Sainte-Beuve accusò Chateaubriand con toni drastici: "E' freddo, pensa solo a se stesso, è simile a un rettile. I suoi amori sono "ardenti capricci". Quello che vuole dalle donne non è il tenero affetto che così spesso riceve, piuttosto un'occasione di tumulto interiore, di fantasie sensuali, e la cosa peggiore è che cerca di nascondere questa sensibilità erotica facendo della virginale Juliette l'unico affetto realmente elevato."
La sensibilità di Chateaubriand, scrive ancora Sainte-Beuve è ipercerebrale e troppo nervosamente anticipatoria: le sue fantasie prosciugano in anticipo l'esperienza riducendola a una specie di "grisaille" (chiaroscuro).
Oggi occorre un'ora circa per leggere le due parti delle "Memorie" dedicate a Juliette.
E oggi sappiamo che il resoconto fatto da Chateaubriand di quell'unione ha troppi punti oscuri ed elisioni.
L'opzione ad esempio di raccontare la sua infedeltà a Juliette è per lui inconcepibile.
La realtà è che il rapporto tra Chateaubriand e Juliette fu quello tra l'incantatore e l'incantata o se vogliamo tra l'ingannatore e l'ingannata e proprio questo faceva della relazione una relazione (anche) erotica.
Sicuramente con il passare degli anni, il loro legame lentamente maturò e diventò quello che la coppia aveva sempre sostenuto che fosse: la solidarietà più affettuosa e più esemplare.
Molti mesi dopo la morte della moglie Céleste, nell'inverno del 1847, Chateaubriand chiese a Juliette di sposarlo. Ella fu sopraffatta dall'emozione, tuttavia rifiutò e nessuna supplica riuscì a farla recedere. "Un matrimonio - e perché? A quale fine?", gli rispose.
Comunque sia, l'anno dopo la morte di Chateaubriand, nel 1849 anche Juliette morì, di colera all'età di settantuno anni.
Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Montmartre.

fonte: Dan Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte

06/11/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 13


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 13

Juliette dunque, partita per la Svizzera nell'estate del 1832 (ha ora 55 anni), va a stare da una vecchia amica a Castle Arenenberg; Chateaubriand (che di anni ne ha 64), lascia la moglie con un conoscente a Lucerna, poi aspetta Juliette in una locanda di Costanza.
Poco dopo Juliette arriva, ma la locanda è addobbata per un matrimonio e i preparativi nuziali colmano la coppia di malinconia.
Decidono di andare sul Bodensee, noleggiano una barca, approdano su una spiaggia di ciottoli; attraversano una siepe di salici e scoprono un viottolo di sabbia che si snoda tortuosamente tra prati molto curati e arbusti ornamentali.
Un velo di crochi di fine estate copre l'erba inducendo nell'anziano cavaliere tristi riflessioni, dalla vicina casetta del custode fluttua una melodia incantevole suonata da un'arpa e da un corno che cessa non appena si fermano ad ascoltare.
Si siedono vicino a lago ed egli legge ad alta voce una composizione che ha scritto sulla gola alpina del Passo del San Gottardo, così cara ai romantici.
Juliette lo implora di scrivere qualcosa nel suo diario. Egli osserva che la pagina è già riempita per metà da una annotazione riguardante la morte di Rousseau e sotto questo appunto scrive:
"Non desidero, come Rousseau, morire. Per molti anni ancora voglio il sole, se posso continuare a stare al vostro fianco. Spero che i miei giorni spireranno ai vostri piedi, come queste onde il cui mormorio voi amate."
Queste righe stabiliscono esattamente lo spirito nel quale egli vivrà gli anni che gli restano: in un certo senso, sarà sempre suo.
Alla trionfante Juliette ormai non rimane che un ultimo girarsi, un'ultima occhiata all'indietro verso i morti: porta Chateaubriand a Coppet, poco distante, sulla tomba di Germaine M.me de Stael.
Chateaubriand muore nel 1848.
13-segue

Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte

03/11/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)


 

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (12)

Ma Chateaubriand rispose che quella proposta aveva risvegliato in lui "dolorose memorie" e che purtroppo non poteva accettarla.
Disperata, sentendo venir meno la determinazione, Juliette lasciò Roma poco dopo Pasqua e arrivò a Parigi alla fine di maggio.
Pochi giorni dopo il suo arrivo, Chateaubriand andò a farle visita nel piccolo appartamento all'Abbaye-aux-bois. Fu un incontro decisivo.
Non si vedevano da circa 20 mesi, tutti e due erano notevolmente invecchiati e dovevano essere pieni di timori. E secondo le testimonianze, non una parola di rimprovero comunque fu pronunciata da nessuno dei due.
Questo è molto credibile. Juliette aveva sempre avuto il dono di riuscire a trasformare in amicizia l'altrui desiderio e ora, rassegnandosi alla delusione permanente, si rese conto di dover applicare lo splendido incantesimo a se stessa.
Poteva essere per lui una cara amica, fargli da confidente, essere un'ame-soeur, ma nulla più: essere qualcosa di più era impossibile.
In quanto a Chateaubriand possiamo congetturare che il suo cuore fosse turbato dalla donna contenuta che gli stava davanti. Perché Juliette era ormai divenuta quello che lui amava e aveva sempre amato di più: era diventata un rudere, una rovina.
La loro vita insieme assunse dunque la sua ultima e mitica forma.
Nel frattempo Juliette era rimasta in ottimi rapporti col marito, Jacque Récamier; egli morì nel 1830, con gran dolore di lei.
Chateaubriand continuava ad andare da lei tutti i giorni alle due e mezza per prendere il tè insieme. E nel tardo pomeriggio se ne andava per cenare con la moglie.
Solo una volta Chateaubriand e Juliette furono insieme fuori di lì, il che avvenne durante l'estate del 1832 quando, all'inizio della grande epidemia di colera che si stava diffondendo per tutta Parigi, si accordano per incontrarsi in Svizzera.
(12 - segue)

Fonte: Dan Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte

02/11/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia - 11


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (11)

Dal canto suo, Delécleuze si era infatuato in modo cupo e addirittura quasi autopunitivo di Amélie.
Nello stesso tempo Delécleuze presto inorridì perché Juliette incoraggiava avventatamente l'infatuazione del giovane Ampère.
Delécleuze si decise allora a scrivere una lettera di dura reprimenda a Juliette.
Secondo Delécleuze, quel pericoloso legame che si stava instaurando tra i due a Roma, permetteva a Ampère di mascherare il proprio desiderio fisico, mentre Juliette dissimulava il persistente accoramento per la rottura con Chateaubriand, adoperando per ripicca verso Chateaubriand, l'affetto di Ampère per il suo orgoglio ferito.
Ampère era sempre più pazzo di Juliette: inosservato dagli altri, come scoprì Delécleuze, prendeva gli abiti di Juliette strappandoli con i denti, pensando di baciarli.
La lettera di Delécleuze sortì qualche effetto: la donna chiese ad Ampère, per il suo stesso bene e anche per quello di lei, di darle un po' di respiro.
Per una apparente coincidenza, il padre di Ampère richiamò il figlio a Parigi. La partenza del giovane addolorò Juliette perché aveva bisogno dei suoi sospiri, della sua mano a sostenerla e disse poi a Delécleuze di aver provato un "terribile senso di vuoto" quando il giovane era partito.
Era terribilmente sola e, durante il secondo inverno passato a Roma, alla fine cedette alla nostalgia di Chateaubriand e lo invitò a raggiungerla.
11- segue

fonte: Dan Hofstadter - La storia d'amore come opera d'arte

30/10/20

Juliette Récamier - La Donna più bella di Francia (10)

 


Juliette Récamier - La Donna più bella di Francia (10)

A 47 anni dunque, nel 1824, Juliette faceva ritorno a Roma, dove aveva molti amici.

Adorava visitare le rovine e le pinacoteche e si entusiasmava nel seguire la messa in chiese che erano grandi opere d'arte. Non passò molto tempo che il suo morale si sollevò e decise di prolungare la permanenza per tutto l'inverno seguente.
Sotto il sole di Roma si potevano vedere le striature grigie nei suoi capelli, ma con il viso dolce e gentile e gli occhi espressivi era ancora deliziosa. Era in viaggio con la nipote Amélie che aveva sedici anni.
Erano due donne molto desiderabili e presto trovarono due gentiluomini che si misero al loro servizio. Non erano italiani, come si potrebbe pensare, ma francesi e anche interessanti.
Il più anziano, allora vicino ai cinquanta, era il pittore e scrittore Etienne Delécleuze. Il più giovane, venuto a Roma al seguito di Juliette, era Jean-Jacques Ampère, il figlio del grande fisico, da parte suo appassionato studente di materie umanistiche e ventiquattrenne.
Ci potremmo aspettare che l'età matura sia attratta dall'età matura e la giovinezza dalla giovinezza; ma come in una cinica opera buffa, fu Delécleuze a provare una passione per Amélie, mentre Ampère fu attratto - in modo violento, disperato e, man mano che il tempo passava, imbarazzante - dal dolce splendore materno di Juliette.
Imberbe e penosamente goffo, Ampère era anche versatile, spontaneo, emotivo. E Madame Récamier divenne la sua materia di studio, a giudicare dalla profusione di pagine che le dedicò.
Le faceva quotidianamente visita nelle sue stanze in Via del Babuino e scortava lei e Amélie a Villa Pamphilj e a Villa d'Este.
La maggior parte del tempo, sentendo di essere indifferente a Juliette, Ampère aggrottava la fronte, si passava le mani fra i capelli e camminava stizzosamente avanti e indietro.
10 - segue

Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte

26/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (8)

 


Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (8)

Juliette ammise con un confidente che "era impossibile che qualcuno avesse la mente così completamente sconvolta come la mia lo era da Monsieur de Chateaubriand e io piangevo tutto il giorno."
Sicuramente Juliette lo ricevette spesso, anche se non sappiamo "quanto" spesso. E dopo un po', con i nervi logorati da emozioni contrastanti, trovò riparo a Dieppe e poi a Aix-la-Chapelle per fare la cura delle acque.
Quando fu terminata, non tornò ad Aulany, ma comprò una residenza più piccola a Rue d'Anjou, una strada alla moda nel Faubourg Saint-Honoré; e nel suo piccolo giardino lei e Chateaubriand celebrarono, nell'autunno del 1818 (Juliette aveva 41 anni), la prima pienezza del loro amore.
Dovevano formare una coppia curiosa, il dongiovanni dalle gambe arcuate e la vergine quarantunenne.
Lei scrive in un biglietto indirizzato a Chateaubriand:
"Amarvi di meno?" Voi non lo credete amico. Ci incontreremo questa sera alle otto. Non è più in mio potere né nel vostro né in quello di alcuno impedirmi di amarvi: il mio amore, la mia vita, il mio cuore - sono tutti vostri."
Nell'iniziare una relazione amorosa i due infrangevano i voti matrimoniali - lei per la prima volta, lui per l'ennesima.
Per tutto questo tempo le relazioni di Juliette con il marito erano rimaste serene ma distanti.
Jacques Récamier aveva ormai perso il tocco fortunato in Borsa e ora Juliette fece l'errore di affidargli la maggior parte della modesta fortuna che aveva ereditato dalla madre.
Récamier provvide quasi immediatamente a perdere tutto il denaro che gli aveva dato.
Juliette si ritirò allora in convento, all'Abbaye-aux-Boix, sentendosi autorizzata a vivere separata dal marito ridotto in povertà, ma assicurandogli che poteva contare su di lei per una piccola somma di denaro.
La sua maggior consolazione erano le gioie dell'amore con Chateaubriand, genuinamente commosso dalla sua devozione: "Voi sola riempite la mia vita, e quando entro nella vostra piccola stanza, dimentico tutto quello che ho sofferto."
Per due anni - successivamente Juliette avrebbe sostenuto che furono i soli felici della sua vita - fu totalmente monopolizzata da lui.
(8- segue)

Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte

23/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (7)

 



Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (7)

L’anno dopo, nell’ottobre, al ritorno dalle acque di Aix-la-Chapelle, Madame Récamier divenne tutta di Chateabriand.
Era stato per lei un anno e mezzo d’inferno: non voleva cedere, era tormentata da crisi nervose, confessava di aver perso completamente la testa. Gli amici, specie il severo Mentore brontolone, Montmorency, la rimproveravano e tentavano di scongiurare la tempesta. Ma la povera colomba trentottenne era stanca della sua eterna veste candida, anche se cercava disperatamente di salvare le apparenze della sua leggenda, di avvolgere tutto nel mistero.
Non sappiamo, infatti, dove e quando François-René e Juiette si amarono.
Forse, come ha supposto Levaillant, in una casa della Foresta di Chantilly, dove Madame Récamier fece in quegli anni molte soste.
“Non dimenticate Chantilly.”,le scriveva l’amico.

E lei più tardi, al tempo di certe sue avventure londinesi, gli rimproverava di aver dimenticato Chantilly.
Chateaubriand, infatti, non le fu fedele a lungo, specie quando, nel 1820, tornò in auge politica, come ambasciatore e ministro di Stato.
Juliette soffriva come una donna qualunque, non trovava più le sue antiche armi di vergine civetta.
Scelse l’unica degna della sua natura schiva: nel tardo 1823, d’un tratto, scomparve dall’Abbaye-aux-Bois, e partì per l’Italia, trascinandosi dietro la figlia adottiva, il vecchio e fedele Ballanche, e il giovanissimo Jean Jacques Ampère, figlio di un amico di Lione, futuro inventore dell’elettricità dinamica: un nuovo spasimante da tormentare e deludere, alla maniera antica, pre-Chantilly.
Al suo ritorno a Parigi, nel maggio del 1825, i due amanti si ritrovarono muti e commossi: non una parola di rimprovero fu pronunciata.
Deposti gli antichi ardori, iniziava, per Juliette, quel ruolo di consolatrice, che si accentuò dopo il 1830, quando, con la rivoluzione di luglio e il passaggio del trono dai Borboni a Luigi Filippo d’Orléans, il legittimista Chateaubriand si ritirò clamorosamente dalla vita politica, per dedicarsi tutto al completamento delle memorie, pubblicate postume.
Storia della sua vita, le Mémoires d’Outre-Tombe divennero, a poco a poco, un altare eretto per la cara figura di Juliette, ormai nobilmente idealizzata.
Non vi si parlava, beninteso, della danza dello scialle né dei bigliettini galanti della piccola posta di Coppet né di Chantilly.

Juliette, che qualcuno tra il 1820 e il 1830 osava ancora chiamare la Circe dell’Abbaye-aux-Bois, alludendo al traffico di nomine e portafogli del suo nuovo salotto, era consacrata ormai come Madonna dell’Abbaye, come ange fatal della sua epoca.

22/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (6)


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (6)

Il primo incontro tra René de Chateaubriand e Juliet Récamier avvenne durante il Direttorio, nel 1802: Chateaubriand si presentò all'improvviso nella favolosa casa di Juliette, rimanendo impietrito .
"Stavo ancora uscendo dalla cupa foresta della mia oscurità," scrisse nelle sue memorie, "e fui scontrosamente timido. Non osavo alzare gli occhi verso una donna circondata di adoratori e così lontana da me per fama e gloria."
Si rincontrarono qualche settimana più tardi in casa di M.me de Stael. Quando Juliette fece il suo ingresso nella stanza, Chateaubriand non udì più il suono della voce di Germaine (de Stael).
Neppure nei sogni più sfrenati avrebbe potuto immaginare una donna pura e tuttavia voluttuosa come Juliette e in quel momento sentì di non avere speranza di affascinarla. Dentro di sé maledì la propria piccola statura e l'espressione cupa da celtico. Qualche minuto dopo era uscita dalla sua vita.
Ben dodici anni dopo quell'incontro, nel 1814, Juliette decise di organizzare una lettura di brani tratti dall'opera di Chateaubriand.
Nel frattempo il marito di Juliette era caduto in disgrazia economica, e i due vivevano in una residenza molto meno lussuosa, anche se una folla illustre continuava ad affollare il salotto di Juliette.
Juliette, cattolica credente, si riavvicinò a Chateaubriand, perché in quegli anni aveva concepito una profonda ammirazione per le capacità letterarie di lui per l'impiego che ne faceva.
Juliette coltivava assiduamente la moglie di Chateaubriand ("il cui carattere è aspro e difficile") con l'unico scopo di conquistare l'amicizia e la fiducia dello scrittore.
L'amicizia interessava molto anche Chateaubriand, che era precipitato dal punto di vista della reputazione politica: Juliette divenne il suo "angelo custode", adoperando la sua influenza a corte, in favore dello scrittore.
Il rapporto tra i due si fece più intimo alla morte di M.me de Stael, nel luglio del 1817 (Juliette aveva ora 40 anni).

Juliette che si sentiva instabile per l'improvvisa assenza della cara amica, e per il vuoto che le si spalancava davanti, in quel momento cominciò a sentirsi particolarmente attratta dall'incantatore bretone.
6 - segue

Fonti: Dan Hofstaedter - La storia d'amore come opera d'arte

20/10/20

Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (5)


 Juliette Récamier, la Donna più bella di Francia (5)

L'ossessione erotica di Benjamin Constant nacque durante un incontro privato che Juliette (la quale nel frattempo aveva 37 anni ed era ancora vergine) organizzò il 31 agosto del 1814.
Juliette sapeva che le avventure amorose di Benjamin, il quale era stato compagno di Madame de Stael, "gli infiammavano la testa più di quanto gli toccassero il cuore" e che egli ricercava un "perenne stato di agitazione" ovunque potesse trovarlo, anche al tavolo da gioco.
Sia come sia, anche Benjamin in poco tempo si infatuò violentemente di Juliette. Il giorno successivo l'incontro le manda una dichiarazione d'amore, poi la subissa di lettere, adulandola in modo spudorato, la morde e la graffia con le parole, chiede di essere "guarito", impiega tutto il suo senso del tragico nel disperato tentativo di capirla.
Non sappiamo esattamente quale fu l'atteggiamento di Juliette nei suoi confronti: ormai quasi quarantenne, può essersi rivolta a Benjamin con una vivacità particolare solo per misurare con esattezza la propria capacità seduttiva verso gli uomini.
Constant intanto annota nel suo diario ogni più piccolo particolare della sua passione straboccante e dolorosa.
Nonostante ogni sforzo infatti, quella donna "è inesplicabile", e lui la immagina sadicamente crudele.
Benjamin pensa anche al suicidio (sperando che la sua sparizione la commuoverà) e la sua ossessione per Juliette va avanti per quasi tutto un anno.
Ma a un certo punto, all'improvviso, come era arrivata, svanì.
Alla fine del gennaio 1815 si mise seduto e cercò brevemente con carta e penna di capire cosa aveva appreso dalla opinione che Juliette aveva di lui.
Decise di aver parlato troppo - un'intuizione ormai inutile.
Le infinite chiacchiere, gli sembrò, lo avevano reso caustico e arido; gli avevano reso impossibile distinguere il giusto dallo sbagliato. Parlava soltanto di emozioni, ma non ne aveva nessuna o ne aveva troppe, il che era la stessa cosa. La parola era stata la grande corruttrice!
Juliette aveva paura di Benjamin ed era affascinata da Benjamin.
Sembra essere stata afflitta dall'equivalente psichico di quello che i neurologi chiamano "anestesia dolorosa", o torpore doloroso. Avvertiva la propria mancanza di sentimento - "soffrivo per la mia stessa indifferenza" - e nella sua solitudine forse sperò di affezionarsi di più a lui; ma non può averlo sperato a lungo.
Le risposte alle lettere di lui si fanno sempre più rare. Juliette non trova esaltante essere desiderata da una persona che lei non ama e gli scrive solo quando lui la implora.
L'uomo che un giorno avrebbe risolto l'enigma di Juliette era di nove anni più vecchio di lei: un bretone basso dalla carnagione bruna, con occhi tristemente pensierosi e sopracciglia telegrafiche.

5- segue

Fonte: Dan Hofstaedter, La storia d'amore come opera d'arte