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12/06/17

Biglietto Integrato per Le meravigliose Ville di Tivoli - una bella novità in arrivo.




"Biglietto integrato a 16 euro tra Villa Adriana, Villa d'Este e, quando lo apriremo, anche il Santuario d'Ercole, uno dei piu' importanti al tempo del mondo classico". 

E poi mostre, eventi, che "rileggano l'antichita' con i nostri occhi". 

Parte da qui il progetto per le ville tiburtine del neo direttore Andrea Bruciati, che a un mese dal suo insediamento, annuncia tutte le novità per i tesori di Tivoli: 

"Oltre al biglietto integrato - racconta Bruciati all'ANSA - quest'estate vorrei iniziare le visite guidate anche alla Mensa ponderaria, altro gioiello della citta', dove nel I secolo a.C conservavano pesi e misure del mercato. Oggi e' uno dei rari esempi di archeologia romana sotto e archeologia industriale, sopra, con la cartiera". 

L'idea, "una volta messo tutto a sistema" e' di scendere per i viali di Villa d'Este e uscire direttamente a valle nell'area del complesso del Santuario. 

"Con il Comune vorrei poi istituire un pulmino che colleghi tutti e tre i siti. Cose piccole, ma importanti". Ma soprattutto, prosegue, "la mia idea e' realizzare progetti che partano dall'antichita' per arrivare fino ai giorni nostri, con esposizioni, opere site specifici

In occasione del biennio adrianeo, che si insedio' a Tivoli esattamente 1900 anni fa, per esempio, racconteremo Adriano e la sua influenza. Quello che mi interessa e' come la storia sia presente ancora oggi e come possa essere un ponte per il futuro. Penso, ad esempio, alla rilettura della Yourcenar di Villa Adriana, che e' diventata cosi' luogo contemporaneo, vivo, presente. Ecco io vorrei rileggere queste strutture meravigliose con i nostri occhi"

Primo appuntamento "in autunno: apriremo il Santuario di Ercole vincitore con una mostra che dal restauro di un nostro gruppo di Niobidi indaghera' l'idea di strage e di trasformazione attraverso il dolore. Sara' anche l'occasione per un omaggio a Ovidio" di cui si celebrano i mille anni della morte.

21/02/12

La visione di Costantino e L’Arco di Malborghetto sulla Via Flaminia - 7 - Il cigno, l'angelo e Piero.


7. Il cigno, l'angelo e Piero


Nel celebre affresco di Piero della Francesca, nel Duomo di Arezzo, ispirato alla Leggenda della Vera Croce, tratto dal racconto di Jacopo da Varagine, nell’episodio del Sogno di Costantino, Piero ha immaginato e dipinto la figura di un angelo che con intuizione  prospettica straordinariamente moderna, scende dall'alto da sinistra verso destra, con il braccio dritto verso l'imperatore dormiente nella tenda, stringendo in mano una minuscola croce.

E’ ora sorprendente notare come la figura ritratta da Piero assomigli in forma e volume alla figura del Cigno, come riprodotta in molte tavole astronomiche-zodiacali.



A seguito dei recenti restauri del ciclo di affreschi, durante i lavori del convegno Lo spazio di Piero  svoltosi a Sansepolcro nel 2003 (9), alcuni  interventi hanno approfondito i contorni della scoperta - resa possibile proprio dai nuovi restauri - che sullo sfondo dietro la tenda dell'Imperatore, Piero ha dipinto un vero cielo stellato (uno dei primi nella Storia dell'Arte).  

Il prof. Vladimiro Valerio, storico dell’architettura all’Università di Venezia, nella sua relazione in quel convegno, ha dimostrato come Piero avesse dipinto un cielo reale, con le giuste posizioni delle costellazioni, anche se invertite, probabilmente a causa dell’utilizzo di un piccolo planetario forato, con il quale l’artista o chi per lui aveva proiettato i punti delle singole stelle, al negativo,  sulla parete.

In quello stesso convegno, un altro relatore, la prof.ssa Marisa Dalai-Emiliani, dell’Università La Sapienza di Roma,  è giunto alle stesse conclusioni, peraltro già  illustrate dallo stesso studioso in una conferenza precedente (10):

"il riquadro con il Sogno di Costantino è sempre stato considerato come uno tra i primi esempi di notturno della storia della pittura moderna.      Ma il restauro ha ora rivelato che il buio della notte dietro l’accampamento imperiale è trapunto di stelle, nella luce chiara dell’alba.      L’attenzione riservata sinora a questo particolare si è limitata a sottolinearne l’aspetto lirico, quasi si trattasse soltanto di una raffigurazione impressionistica del firmamento.  Si avanza invece qui l’ipotesi che Piero della Francesca abbia per la prima volta proiettato scientificamente sulla superficie piana della parete del coro di San Francesco un settore di planisfero celeste, di cui si leggono distintamente infatti alcune costellazioni nella corretta posizione reciproca, ma invertita rispetto alla visione della realtà.  Si apre quindi il problema delle fonti astronomiche antiche che l’artista poté conoscere e di un eventuale modello visivo per la rappresentazione di una parte del globo celeste. Non meno importante, sul piano del significato iconografico, è la scelta dell’aurora come tempo del sogno profetico, secondo un’antica credenza attestata tra gli altri da Ovidio, Orazio, Cicerone, Avicenna e ripresa da Dante nel XXVI Canto dell’Inferno: Ma se presso al mattin del ver si sogna… "


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