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21/07/22

Il Circo Massimo (46 a.C.) diventato ormai un via vai di TIR e megapalchi da migliaia di watt. Arresi a un declino inarrestabile?

 


Scrivo una cosa completamente contro corrente rispetto al sentire contemporaneo e al sentire di questa città meticcia che ormai si è abituata - assuefatta, meglio dire - a tutto. Roma:

Ma perché l'area archeologica del Circo Massimo (il più grande anfiteatro dell'antichità - 46 a.C.) deve essere diventato a Roma l'unico spazio per qualsiasi concerto da Vasco a Ultimo con 100.000 persone a botta?
Ma possibile che anche questa giunta "progressista" sia così povera di idee e soluzioni?
Davvero bisogna sottoporre ogni santa settima estiva, o ogni due giorni il centro archeologico più famoso e prezioso del mondo intero allo strazio selvaggio, con i mega Tir sull'arena, i cessi in file chilometriche sullo sfondo della Passeggiata Archeologica, i mega amplificatori che sparano 800.000 watt addosso ai palazzi imperiali del Foro Romano, le 100.000 persone che lasciano un porcaio ogni sera in tutta la zona a 100 metri dal Colosseo ??
Lo so che sembra una figata per tutti. Ma che non si riescano ad allestire concerti in altri luoghi di Roma, meno nobili e fragili, mi sembra una vera eresia.
E la Sovrintendenza, la famosa sovrintendenza romana ai Beni Archeologici, che quando c'è da spostare un sampietrino avanza mille vincoli? Che fa, dorme? Va tutto bene? Aspettiamo i crolli definitivi?
Quod non fecerunt barbari fecerunt moderni ludus !

Fabrizio Falconi - 2022

26/04/21

Riaprono da oggi finalmente i musei a Roma !


Il Colosseo riapre le porte ai turisti. Da oggi, con le nuove disposizioni del governo, si puo' visitare il monumento italiano piu' celebre del mondo.

Il Parco archeologico del Colosseo, il Foro Romano e il Palatino, saranno aperti tutti i giorni della settimana, compreso il weekend, dalle 10.30 alle ore 19.15

Le vendite dei biglietti, con prenotazione obbligatoria della fascia oraria, saranno aperte settimanalmente, dal lunedi' alla domenica. 

Aperti anche i musei capitolini, mentre i Musei vaticani riapriranno lunedi' prossimo, 3 maggio.

14/11/18

Da domani, 15 novembre, al Colosseo, Foro Romano e Palatino una spettacolare mostra dedicata alla Dinastia dei Severi: "Roma Universalis".



L’impero e la dinastia venuta dall’Africa è la grande mostra che ripercorre la storia della dinastia dei Severi: l’ultima, rilevante famiglia imperiale, che regnò per quarant’anni, dal 193 al 235 d.C. 

Promossa dal Parco archeologico del Colosseo, la rassegna - ideata da Clementina Panella che l’ha curata con Alessandro D’Alessio e Rossella Rea - si articola tra Colosseo, Foro Romano, Palatino. 

Dal 15 novembre 2018 nei tre luoghi coinvolti dall’esposizione vengono ricordate le tappe di una dominazione che ha suggellato una straordinaria stagione di riforme: tra tutte la constitutio antoniniana. 

Emessa da Caracalla nel 212 d.C., concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell’impero. 

Un provvedimento rivoluzionario, che portava a compimento un processo plurisecolare di estensione dei diritti civili e con cui finalmente si completavano le premesse ideali di universalismo e cosmopolitismo implicite nell’istituzione imperiale, solo parzialmente realizzate da Augusto più di due secoli prima. 

La mostra, con l’organizzazione e la promozione di Electa, presenta al secondo ordine del Colosseo circa cento tra reperti archeologici e opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri. Attraverso di essi, in quattro sezioni, si illustrano gli sviluppi storico-politici e l’evoluzione artistica e architettonica a Roma e nelle regioni dell’impero. 

Una ricca sequenza di ritratti della dinastia apre il percorso, ricordando le origini della famiglia: con Settimio Severo proveniente da Leptis Magna, in Libia, e con la moglie Iulia Domna da Emesa, in Siria, nominata Augusta e donna di grande influenza politica. Tra i pezzi in mostra, anche tre rilievi di recente scoperta negli scavi della metropolitana di Napoli, appartenenti a un Arco onorario. Senza dimenticare i frammenti della Forma Urbis, mappa catastale in marmo voluta da Settimio Severo, ancora oggi fondamentale documento per lo studio dell’antica topografia di Roma e in mostra oggetto di una scenografica ricostruzione multimediale. 

Testimonianza poi della fioritura nel campo dell’artigianto artistico, i vetri finemente lavorati da Alessandria d’Egitto e da Colonia, le ceramiche dalla Tunisia o i sublimi argenti conservati al Metropolitan Museum of Art (USA). Al Palatino sono visibili per la prima volta le vestigia di uno straordinario insieme architettonico: le cosiddette Terme dell’imperatore Elagabalo, venute alla luce in un angolo delle pendici del colle lambito dalla via Sacra che racconta una lunga storia di trasformazioni edilizie. 

Un ciclo statuario scoperto proprio in questo sito, mai esposto prima d’ora e composto da ritratti e busti di marmo di pregevole qualità, è riunito nel Tempio di Romolo. 

Il percorso di visita sul Palatino prosegue attraverso i luoghi dei Severi, estesi su circa due ettari, di cui i segni più evidenti sono le imponenti arcate e le terrazze, insieme allo Stadio con la straordinaria sala dei capitelli dal soffitto a cassettoni stuccato.

Qui sono riuniti preziosi frammenti architettonici e scultorei restaurati per l’occasione. 

Nel Foro Romano viene aperto alla visita per la prima volta un tratto del vicus ad Carinas. Il vicus era tra i più antichi percorsi di Roma e collegava il popoloso quartiere “delle Carine” sul colle Esquilino. Oggi, attraverso questo accesso, ci si affaccia sul Templum Pacis, di cui, dopo un lungo restauro, è visibile il magnifico opus sectile Roma, 14 novembre 2018 3 pavimentale. Nel 192 d.C. un incendio distrusse quasi completamente il templum, ricostruito da Settimio Severo riproponendo la monumentalità della costruzione originaria. 

In questa occasione fu collocata, in una sala adiacente all’aula di culto, la Forma Urbis Romae, di cui restano sul muro di facciata della basilica dei SS. Cosma e Damiano le impronte delle lastre di marmo su cui era incisa. 

“La mostra ha il fine di far conoscere al più vasto pubblico possibile l’ultimo periodo dell’impero in cui Roma fu grande, governata da imperatori che lasciarono un’eredità forte e duratura in molti campi, pur nell’avanzare del declino”, spiega Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. Due le pubblicazioni edite da Electa. Il volume di studi, dai numerosi contributi scientifici, ripercorre la storia della dinastia dei Severi senza trascurare alcun aspetto: dall’analisi delle riforme e il loro impatto sulla società, alle novità nelle arti e in architettura a Roma e in tutta l’estensione dell’impero. I testi forniscono il quadro completo dei caratteri di un’epoca segnata dall’ultima grande famiglia imperiale. A questa pubblicazione si affianca un’agile guida, bilingue italiano e inglese, che accompagna il visitatore attraverso le varie sezioni della mostra e nel percorso tra Foro Romano e Palatino.

Dal 15 Novembre 2018 al 21 Dicembre 2018
ROMA
LUOGO: Colosseo / Foro romano / Palatino
CURATORI: Clementina Panella, Rossella Rea, Alessandro d’Alessio
ENTI PROMOTORI:
  • Parco Archeologico del Colosseo
COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 12, ridotto € 7,50. Valido due giorni, permette un accesso al Colosseo ed uno al Foro Romano-Palatino e alle mostre in corso. Gratuito cittadini sotto i 18 anni della comunità europea ed extracomunitari, personale docente italiano della scuola di ruolo o con contratto a termine dietro esibizione di idonea attestazione rilasciata dalle istituzioni scolastiche
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39.06.39967700

26/06/18

Un viaggio affascinante ed esclusivo nelle viscere di Roma: gli Horrea Vespasiani.



Scarpe comode, un cappellino per il sole, poi e' bastato lasciare che la terra raccontasse la sua storia millenaria pagina dopo pagina, come se fosse un libro: in tanti questa mattina sono diventati "archeologi per un giorno" grazie alla giornata di archeologia pubblica proposta dal Parco Archeologico del Colosseo e dal Dipartimento di Scienze dell'Antichita' dell'Universita' La Sapienza di Roma. 

L'iniziativa, dal titolo Storie dal Palatino, ha permesso a un nutrito gruppo di persone di visitare il cantiere archeologico degli Horrea Vespasiani, uno scavo ormai trentennale in cui l'ateneo capitolino ha formato i suoi archeologi migliori.

Prima tappa dell'itinerario e' lo scavo aperto, con gli operai intenti a lavorare, nel quale sono emersi i resti di un grande horreum, un magazzino per le merci databile alla fine del I secolo d.C.: scavando, gli archeologi hanno scoperto un cunicolo pieno di frammenti di marmo, un pavimento con focolari e tre sepolture di bambini, tracce di vita del VII secolo d.C. che si sono salvate perche' rimaste sotto terra

Proseguendo, si arriva in una zona gia' scavata e ora interrata, dove si puo' avere un'idea complessiva dell'intera area delle pendici settentrionali del Palatino: dalle capanne della fine del X secolo a.C. alle modifiche nell'VIII secolo a.C., con la costruzione di una fortificazione con una porta cinta da bastioni, del santuario di Vesta e di una residenza regia, fino all'allestimento della prima Via Sacra pavimentata con lastre di tufo e di nuove case lussuose, per arrivare all'incendio neroniano del 64 d.C., in seguito al quale nasce una nuova Via Sacra fiancheggiata da portici, con un quartiere residenziale in cui sorge un horreum

Il percorso si conclude poco piu' avanti, con il gruppo di 'ospiti' che ha potuto osservare il lavoro di alcuni universitari, archeologi di domani, impegnati a pulire i reperti trovati nel corso degli scavi: dopo la pulitura, gli studenti si occuperanno di siglare i reperti, dividerli in classi, trovare i tipi ceramici e poi determinare la cronologia. 

A giudicare dall'entusiasmo dei partecipanti, questo esperimento per avvicinare l'archeologia a romani e turisti e' riuscito perfettamente: in tanti hanno fatto domande, alcune a carattere piu' storico altre per soddisfare semplici curiosita', e quasi tutti hanno scattato foto. 

Fondamentale allo scopo e' stato il modo scelto dagli organizzatori per comunicare una scienza cosi' complessa, mostrando da un lato al pubblico il lavoro sul campo, dall'altro offrendo spiegazioni che hanno assunto i toni di un appassionante racconto per bocca di chi lavora in prima persona sui reperti archeologici. 

La prossima giornata con visite guidate ci sara' l'11 luglio, poi un'altra nella seconda meta' del mese, e dopo la pausa di agosto, si ripartira' a settembre, quando verra' presentato al pubblico lo scavo della Coenatio Rotunda sul Palatino

"I luoghi di Roma contengono piu' storia di quella che viene raccontata, ma spesso cio' che si vede non si capisce. Ecco perche' i luoghi devono parlare attraverso racconti che diventano storie: solo cosi' la comunicazione culturale e' efficace", dice all'ANSA il direttore dello scavo Paolo Carafa, professore di archeologia e storia dell'arte greca e romana alla Sapienza. 

23/01/18

Tornano alla luce - e tutti visibili - per il Natale di Roma, 15 grandi monumenti romani grazie al Parco Archeologico del Colosseo promosso dal MIBACT.




La gloriosa Curia del Senato al Foro Romano, le Uccelliere Farnese sul colle dei Cesari, la Domus Transitoria, la prima casa di Nerone sul Palatino, chiusa al pubblico da 60 anni ed edificata tra il 60 e il 64 d.C.: sono alcuni degli straordinari monumenti che, grazie al lavoro del nuovo Parco Archeologico del Colosseo, diretto da Alfonsina Russo, al quale il MIBACT ha concesso autonomia gestionale, saranno restituiti prossimamente alla città, già a partire dal Natale di Roma, il 21 aprile prossimo. 

Si comincerà proprio dalla Curia del Senato, luogo nevralgico della  storia di Roma, che riaprirà nelle seconda metà di febbraio, divenendo anche sala polifunzionale, per mostre temporanee, conferenze e incontri a tema.

L'8 marzo toccherà invece alla Uccelliere Farnese, i due padiglioni gemelli incastonati tra le rovine, e al Ninfeo della Pioggia, anch'esso opera del genio dei Farnese, realizzati tra il XVI e XVII secolo.

Per il 21 aprile, poi, l'apertura di 11 luoghi segreti del Parco: nel giorno del Natale di Roma rivedranno finalmente la luce, oltre alla Curia, il Tempio di Romolo, Santa Maria Antiqua con l'Oratorio dei Quaranta Martiri e la Rampa Domizianea, il Criptoportico neroniano, il Museo Palatino, le case di Augusto e di Livia, l'Aula Isiaca e la Loggia Mattei. 

Inoltre tra maggio e giugno verrà aperta un camminata paesaggistica-archeologica lungo il versante sud-occidentale del Palatino, particolarmente spettacolare per l'affaccio sul Circo Massimo. 

Infine, in autunno, riaprirà anche la Domus Transitoria, nel ventre del Palatino, la prima casa di Nerone, forse ancora più leggendaria della Domus Aurea,  con il ninfeo-teatro, il padiglione con le colonne di porfido, e gli ambienti impreziositi da tarsie marmoree, e volte ricoperte da foglie d'oro, lapislazzuli e paste vitree.




14/03/16

Spiegare il Nuovo Testamento passeggiando per il Palatino e il Foro Romano - un grande antologico lavoro di Andrea Lonardo.



L'ultima fatica di Andrea Lonardo e del suo meraviglioso sito Gli Scritti, è una guida ragionata (e minuziosissima di dettagli, informazioni, notizie storiche) alla scoperta del Palatino e dei Fori Romani come compendio al racconto biblico del Nuovo Testamento. 

Sul sito dunque, una guida al Palatino ed ai Fori Imperiali di cui riportiamo qui le prime righe

San Paolo entrò probabilmente in Roma da Porta Capena, accompagnato dal gruppo dei cristiani che gli erano andati incontro, oltre che dai soldati romani che lo conducevano nell’urbe

Porta Capena è la porta ormai scomparsa aperta lungo le antiche Mura Serviane: è localizzata dagli archeologi al di sotto dell’attuale piazza di Porta Capena

Prendeva il suo nome dalla città di Capua, perché, attraversandola, si imboccava la strada che portava a quella città.

L’ingresso in Roma venne spostato più a sud già in età romana con la costruzione di Porta Appia - oggi Porta San Sebastiano – appartenente al nuovo recinto delle Mura Aureliane. 

Oggi è Porta San Sebastiano a segnare l’inizio del cammino verso il sud della penisola, quello che si snoda, appunto, sulla via Appia, ma al tempo di Paolo le mura Aureliane non erano ancora state costruite, per cui egli entrò nell’urbe proprio in quel punto che oggi è riconoscibile solamente da un incrocio semaforico. 

Vale la pena fermarsi ad immaginare l’antica porta, mentre Paolo la attraversa. Un buon punto per fermarsi a riflettere su questo evento così importante è la strada bianca, all’interno della zona archeologica del Palatino, che passa al fianco dei resti dell’acquedotto subito dopo essere entrati da via di San Gregorio. 

Paolo giunse a Porta Capena percorrendo la via. Il Colle Palatino è oggi uno dei luoghi più belli di Roma perché su di esso si possono visitare le rovine del palazzo imperiale e godere dei migliori panorami sul centro della città

Il legame fra il colle ed il Palazzo è così forte che proprio l’attuale termine “palazzo” deriva da “Palatino”, il colle sul quale sorgeva appunto il “palatium” per eccellenza, la residenza imperiale. I resti ancora visibili permettono di ricostruire le diverse fasi della residenza che venne eretta dall’imperatore Augusto, negli anni quindi della nascita e della vita nascosta di Gesù. 

 Prima di visitare le rovine vale la pena dare uno sguardo globale alla cronologia del periodo imperiale, per poterla comparare con gli eventi neotestamentari: questo aiuterà a situare poi gli eventi della vita di Gesù e degli apostoli nel contesto degli eventi politici del tempo, in relazione alle rovine che via via si visiteranno – soffermarsi sui resti di alcuni edifici permette di soffermarsi anche visivamente nella scuola e nella catechesi sulle origini e sui primi secoli del cristianesimo

 I primi cinque imperatori appartennero ad un’unica dinastia, quella giulio-claudia. In realtà già Giulio Cesare governò da solo e con lui venne ad essere utilizzato il termine “imperator” in un senso nuovo, mentre prima con esso si indicava la figura di un generale delle truppe. 

02/10/15

Il frate artista di San Bonaventura al Foro Romano: Sidival Fila.

Fabrizio Falconi e Sidival Fila

Qualche giorno fa mi sono spinto fino alla piccola e fascinosissima chiesa di San Bonaventura, nel cuore del Palatino e del Foro Romano, da cui si accede unicamente attraverso la Via Sacra. 

La chiesa è tenuta dall'Ordine dei Frati Minori francescani, che vivono nell'attiguo convento, ispirandosi al Vangelo, cercano di seguire le orme di Gesù Cristo nello stile di San Francesco d’Assisi (nel servizio di Pastorale Giovanile e Vocazionale, offrono anche ai giovani spazi di formazione, preghiera e condivisione).

Tra loro, c'è un frate particolare.  
Un vero artista.

Si chiama Sidival Fila, ed è brasiliano, nato nello Stato del Paranà nel 1962. 

Già da adolescente, Sidival comincia ad appassionarsi alle arti plastiche, prediligendo la pittura. Trasferitosi a San Paolo per gli studi, frequenta spesso i musei di questa citta’, e dipinge guardando soprattutto ai movimenti artistici del primo Novecento europeo. 

Dal 1985, alla ricerca della sua identità artistica e personale, Sidival si trasferisce in Italia per approfondire la sua conoscenza della pittura e della scultura. 

Dopo qualche anno dal suo arrivo e varie esperienze lavorative, decide di ascoltare la sua vocazione alla vita religiosa, abbandonando cosi’ tutti i suoi progetti personali, ed entrando nell’Ordine dei Frati Minori di San Francesco d’Assisi. 

Nel 1999 è ordinato sacerdote a Roma, dove esercita il suo ministero al Policlinico Agostino Gemelli, al carcere di Rebibbia come volontario, in seguito nel convento di Vitorchiano e in quello di Frascati. 

Per diciotto anni non si dedica più all’rte, ma gradualmente, attraverso piccoli lavori di restauro, si riavvicina alla creazione artistica. 

Nel 2006 ricomincia a dipingere, guardando specialmente l’ Action Painting di J. Pollock, e sentendo affinità con l’arte Informale europea e con lo Spazialismo. 

In questi primi anni di “vita nuova artistica”, crea opere di grande intensità e rigore formale, tutte realizzate grazie al recupero di materiali poveri o obsoleti: carta, legno, tele, vecchie tele e stoffe, svariati metalli, materassi consunti, gesso. Nello stesso 2006 realizza la sua prima mostra personale nel convento di S. Bonaventura di Frascati e da lì il suo lavoro viene sempre più apprezzato e considerato, con molte mostre collettive e personali, in Italia e all'estero

Oggi le opere di Sidival Fila, realizzate con tecnica mista e cuciture ad ago e filo, fanno parte di importanti collezioni private in Francia, nel Principato di Monaco, in Svizzera, in Brasile e a New York. In Italia sue opere sono presenti, ad esempio, nella collezione della Fondazione Puglisi Cosentino di Catania e nella Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.


Opera di Sidival Fila

Visitare lo studio di Sidival Fila è una vera e propria esperienza totale.  Il suo luogo di lavoro infatti, il Convento di San Bonaventura, è già di per sé un'opera d'arte. Dalle finestre del suo laboratorio, si gode una vista impareggiabile a 360 gradi su Roma.

Sidival alterna il lavoro continuo, alla celebrazione delle messe e devolve le somme delle vendite delle sue opere alle missioni francescane nel mondo.

Sidival è anche poeta, e uno sguardo al suo lavoro può essere dato visitando il sito: 

Ho trascorso un pomeriggio memorabile in sua compagnia.  E spero si ripeta presto l'occasione. 

Fabrizio Falconi 



L'atelier francescano di Sidival Fila