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17/09/16

Il mistero di Antinoo a Palazzo Altemps ! Il busto romano ritrova il suo volto da Chicago .




"Abbiamo trovato il busto!". La sorpresa deve essere stata incontenibile in quella telefonata. Una conferma ufficiale era tutta da costruire, ma l'egittologo W. Raymond Johnson, in visita a Roma, ne era convinto: il busto in marmo lunense che aveva davanti era l'altra meta' del volto riccioluto custodito al di la' dell'oceano all'Art Institute di Chicago. 

Proprio con quella telefonata, nel 2005, inizia a dipanarsi il mistero, lungo ormai secoli e ancora non del tutto risolto, intorno al celebre busto del II d.C. dedicato ad Antinoo, amatissimo pupillo dell'imperatore Adriano, fino al 15 gennaio protagonista di "Antinoo. Un ritratto in due parti", a Palazzo Altemps. 

Una mostra, promossa da Soprintendenza Speciale per ilColosseo e Museo Nazionale Romano con Electa, che ripercorre il giallo della scultura acquistata dallo Stato nel 1901 dalla Collezione Boncompagni Ludovisi e della quale gia' nel 1756 l'archeologo J.J. Winkelmann disse avere "un volto nuovo", rifatto. 

Oggi sono l'uno accanto: l'Antinoo "italiano", con l'aria piu' assorta, malinconica, i riccioli folti, i lineamenti aggraziati e rotondi; e l"'americano", creduto a lungo un bassorilievo, con lo sguardo piu' volitivo, sensuale e torbido

"Era il 2013 - racconta il direttore di Palazzo Altemps, Alessandra Capodiferro - quando Karen Manchester, del Dipartimento di arte greco-romana del'Art Institute, arrivo' portandoci una riproduzione in resina del loro frammento di volto"

Insieme agli specialisti del J. Paul Getty Museum e dell'Universita' di Chicago, "siamo andati per tentativi, seguendo quella grossa 'ferita' che segna un lato del viso che avevamo noi". 

Il risultato e' nel modello in gesso 1:1 esposto insieme agli originali, che riproduce, finalmente, come l'opera doveva apparire in eta' romana. 

"Per noi non ci sono dubbi che i due pezzi si appartengano - prosegue la Capodiferro - Ce lo dice la prova della materia e l'evidenza fisica". 

Il mistero pero' e' ancora tutto da dipanare. Se infatti il mito di Antinoo, incarnazione di bellezza e gioventu' adorato come un Dio da Adriano, si e' alimentato nei secoli, accendendo l'interesse antiquario soprattutto in eta' rinascimentale e barocca, ancora nulla si sa dell'origine dell'opera ne' della sua dolorosa mutilazione. 

Probabilmente il busto era nella Collezione del Cardinal Ludovisi esposta nella villa sul Quirinale. Nel 1641 nell'inventario compare un Busto di Antonio, forse errore di scrittura, e nel 1693 un Busto di Antino. 

Ma e' nel 1756 che Winkelmann lo vede, completamente restaurato, con quei riccioli dai volumi rinascimentali e perfettamente in linea con il gusto per l'archeologia 'perfetta' del tempo. 

Tanto che sul taccuino annota "volto nuovo". Il frammento del viso compare invece nel 1898 a Roma, quando C. L. Hutchinson, primo presidente dell'Art Institute di Chicago, lo compra dall'antiquario A. Simonetti. 

"E' possibile - ipotizza la Capodiferro - si fosse creata una frattura all'interno della testa: accade, dicono gli esperti, quando si lavora il marmo controverso. Ma e' vero anche che e' piu' facile 'portar via' un volto che un'intera statua". 

Senza contare che "a fine '800 le leggi impedivano ai privati come i Ludovisi di vendere opere del genere. Potevano farlo solo gli antiquari". Purtroppo le carte dell'archivio Ludovisi-Boncompagni in Vaticano "non dicono nulla di piu"' dell'Antinoo. "Le nostre speranze sono affidate ai documenti ancora di proprieta' della famiglia, al momento allo studio e di prossima pubblicazione".

28/12/15

Rovine - La forza delle rovine. Una mostra da non perdere a Palazzo Altemps.





Le allegorie sono, nel campo del pensiero, ciò che le rovine sono in quello delle cose. 
Walter Benjamin 

Provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, 120 opere ricostruiscono un ampio discorso sulle rovine: sentinelle del passato, luoghi di memoria, traccia di eventi bellici, ricordo di cataclismi naturali, segno di danni provocati all’ambiente. 

Tutto questo diviene monito, ma anche fonte di energia creativa per il futuro. 

La mostra La forza delle rovine, dall’ 8 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016, si snoda attraverso tutte le sale del Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps, integrando le opere della collezione permanente, che contribuiscono alla ricchezza della narrazione. 

La mostra inaugura anche nuovi spazi, che resteranno a disposizione del Museo per ampliare il suo percorso espositivo. 

Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, con Electa, la mostra nasce da un’idea di Marcello Barbanera, che insegna archeologia classica a La Sapienza. 

Lo stesso Barbanera la cura assieme al direttore del museo di Palazzo Altemps Alessandra Capodiferro, abbinando nelle nove sezioni materiali classici, come sculture, pitture, incisioni, acquerelli, antichi volumi, e testimonianze moderne come fotografie, brani musicali e cinematografici. 

Catastrofi: rovine moderne e contemporanee. Sono le catastrofi, naturali e artificiali: guerre, disastri nucleari e ambientali, terremoti. 
Torso: dal desiderio di integrità al culto del frammento. Ruota intorno al frammento di statua colossale, il cosiddetto Polifemo della collezione Altemps, e alle sculture di divinità restaurate e integrate nel Sei- e Settecento da grandi artisti come Bernini e Algardi, conservate nel museo. Paesaggi di rovine. Dove Roma è protagonista nel percorso di formazione di quegli artisti che dal XVI secolo in poi dipingono paesaggi con quanto resta dei monumenti del passato.
Paesaggi rovinati. L’occhio dei fotografi mette a nudo paesaggi violentati, sfruttati, dove in breve tempo gli uomini hanno accumulato relitti industriali e umani. 
Anatomia delle rovine. Interamente dedicato a Giambattista Piranesi. Frammento, memoria, creazione: il cammino della musica. Dove si propongono brani musicali costruiti intorno al concetto di frammento come elemento generatore.
Il canto delle rovine. Componimenti poetici che narrano storie di distruzione dal realismo all’età contemporanea. 
L’errore di Diderot: le rovine nell’antichità classica e orientale. Si propone il confronto con la percezione delle rovine nel mondo antico, nell’assenza della distanza temporale che oggi separa noi dall’antichità. (Ri)costruire le rovine. 
Un dibattito di grande attualità chiude il percorso espositivo: quello della relazione tra archeologia e modernità
Alla mostra si affianca un volume edito da Electa, ricco di contributi su storia, filosofia, letteratura, archeologia, cinema e musica per amplificare il racconto delle opere esposte.  

La forza delle rovine sede Roma,
 Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps 
 Piazza di Sant’Apollinare 46 

date al pubblico 8 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016

progetto della mostra Marcello Barbanera mostra a cura di Marcello Barbanera e Alessandra Capodiferro promossa da Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma produzione, organizzazione Electa catalogo Electa 

orari dalle 9.00 alle 19.30 - chiuso il lunedì la biglietteria chiude alle 18.30 biglietti intero 13 €, ridotto 9,50 €. Valido 8 giorni, consente l’accesso alle altre sedi e mostre del Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo, Terme di Diocleziano, Crypta Balbi) informazioni e visite guidate tel. +39 06 39967700