Visualizzazione post con etichetta passioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta passioni. Mostra tutti i post

27/10/20

Juliette de Récamier, la Donna più bella di Francia (9)


 Juliette de Récamier, la Donna più bella di Francia - 9

L'idillio di Juliette durò ben poco.
Gli amici di Juliette sapevano che in quel periodo l'amante di Juliette, Monsieur de Chateaubriand, si recava assiduamente in visita presso una certa casa padronale normanna abitata da una giovane e graziosa signora.
E nel gennaio del 1820 un rapporto di polizia (che lo teneva costantemente sotto controllo) rilevava che Chateaubriand "ha scritto tutti i giorni alla moglie del musicista Lafont".
In giro insomma tutti parlavano della sua infedeltà e inevitabilmente le dicerie raggiunsero Juliette.
Quello che per gli altri è l'argenteria di famiglia, per Juliette era stata la verginità. Era ormai sparita e, nella sua piccola stanza, deve aver sofferto terribilmente.
Cominciò dunque a cercare di tenerlo a distanza, cominciando a diffidare della natura incostante di lui, cercando di soffocare il proprio amore.
"Non si riesce a trovare di vivere con una persona che manca di sincerità," scrisse a un'amica, "e io sono assolutamente decisa a non espormi più a una tale, terribile, infelicità."
All'inizio del 1824, Juliette decise di cercare rifugio in Italia.
L'afflizione di Juliette, per la quale essa cercava la panacea come se fosse un male nordico di molti suoi contemporanei, era il mal d'amour.
Le solenni dichiarazioni di dolore da parte di Chateaubriand la seguirono per tutta la strada e la sua infelicità era probabilmente genuina perché le era profondamente affezionato anche se non in modo esclusivo.
Ma in realtà non la seguì mai a Roma e l'intermezzo italiano potrebbe essere tranquillamente trascurato se non fosse per un intrigo secondario che rivelò molto della natura di Juliette.
9 - segue

Fonte: Dan Hofstadter, La storia d'amore come opera d'arte

23/01/15

L'Ammirazione: la prima di tutte le passioni. (Descartes)


Quando il primo incontro con un qualche oggetto (o soggetto ndr) ci sorprende, e lo giudichiamo nuovo o molto differente da quel che ne conoscevamo prima oppure da quel che noi supponevamo che dovesse essere, ciò fa sì che noi l'ammiriamo e che ne restiamo stupiti.

E siccome ciò può capitare prima che noi conosciamo per niente se quest'oggetto (o soggetto ndr) ci sia o no conveniente, mi sembra che l'ammirazione sia la prima di tutte le passioni.

Essa non ha il suo contrario, perché, se l'oggetto che si presenta non ha in sé niente per sorprenderci, non non se siamo per niente commossi e lo consideriamo senza passione (...)

La stima o il disprezzo sono congiunti all'ammirazione, a seconda che ammiriamo la grandezza o la piccolezza di un oggetto. Possiamo anche disprezzare noi stessi; di qui vengono le possiani e poi le abitudini della Magnanimità e dell'Orgoglio, dell'Umiltà e della Bassezza.

R. Decartes, Passione sive effectus animae II, 53-54.

Per Cartesio, insomma, l'ammirazione è uno dei pochi (sei, insieme a amore, odio, desiderio, gioia e tristezza), stati originari dell'uomo.