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29/04/22

Libro del Giorno: "Troviamo le Parole" - Lettere (1948-1973) di Paul Celan e Ingeborg Bachmann

 



Viene finalmente stampato anche in Italia il carteggio (superstite) tra due dei più grandi protagonisti della scena letteraria europea del Novecento, Paul Celan e Ingeborg Bachmann, in un volume che ne ricostruisce la vicenda epistolare. Due spiriti difficili, provati da vite faticose e infelici, che hanno esplorato vette poetiche di difficile accesso, allo stesso penalizzati nella loro vita relazionale da un eccesso di sovrastrutture, di un pensiero contorto, avvitato, negli spazi abitati (anche) dall'ansia e dall'angoscia. 

Nella Vienna del dopoguerra si incontrano Paul Celan e Ingeborg Bachmann, lei diciottenne con un padre fervente nazista, lui ebreo fuggito dalla Romania e scampato ai campi di concentramento

A partire dal ’47 fino al suicidio di Paul nel ’70, le loro vite sono legate da un doppio filo sentimentale e poetico, e queste lettere testimoniano la lunga storia di amori e dissapori, di condivisione e di silenzio, che li ha legati per diciannove anni, sempre alla ricerca delle parole che li facessero incontrare. 

Alle loro voci si uniscono quelle dei carteggi di Paul con Max Frisch, compagno della Bachmann, e di Ingeborg con Gisèle Lestrange, moglie di Celan.

E' la parte forse più interessante di questo libro, penalizzato - almeno nella edizione e nella cura italiana - dalla mancanza di un efficace apparato contestuale, che spieghi al lettore ciò che accade - mentre le singole lettere vengono scritte - alle vite dei due protagonisti, 

Paul Celan non tenne conto di un avvertimento che Ingeborg (Bachmann) gli scrive a un certo punto, in una lettera, e cioè che loro due non potevano, non avrebbero mai potuto vivere insieme a qualcun altro (e d'altronde anche Ingeborg ci provò a lungo, con risultati egualmente disastrosi, con Max Frisch). 

Così è del tutto tragico l'epilogo di tutte e due queste vite: Celan provò una prima volta ad uccidere la moglie, Gisèle Lestrange, il 24 novembre del 1965. Fu sottoposto a ricovero coatto in diverse cliniche psichiatriche fino all'11 giugno 1966. Ci riprovò una seconda volta, il 30 gennaio 1967, senza riuscirci e tentando il suicidio. Di nuovo fu ricoverato in una clinica psichiatrica fino al 17 ottobre 1967. 

Finalmente Gisèle nell'aprile seguente, chiese la separazione, constatando l'impossibilità di vivere insieme. Il 20 aprile 1970 Celan si suicidò nelle acque della Senna, dopo aver riempito le tasche di sassi. 

Ingeborg Bachmann dall'autunno 1965 e fino al 1967 fu ricoverata in diverse cliniche, in seguito alla separazione da Max Frisch. Il 17 ottobre 1973 Ingeborg Bachmann morì in una clinica romana a seguito delle ustioni riportate nel suo appartamento di Via Giulia (si era addormentata al letto con una sigaretta accesa, stordita dalla enorme quantità di farmaci che assumeva).

E' nelle lettere finali tra Paul e Max Frisch, e soprattutto in quelle tra la Bachmann e Gisèle, che il contesto si fa più chiaro, e i due riescono forse come non erano riusciti a far prima, tra di loro, a dare parole concrete ai loro sentimenti, alle paure, al timore, al senso di colpa, ma soprattutto alla consapevolezza.

In questo non sembra un caso che mentre il tono tra i due maschi Paul e Max resti tutto sommato più freddo, distaccato - e vi si percepisca l'implicita rivalità nei confronti di Ingeborg - tra le due donne invece, l'accoglienza sia più vera, naturale, pietosa e anche sublime. Anche qui, le donne sembrano capaci di superare i contrasti, di perdonare, di comprendere, di accogliere. Molto meglio degli uomini. Anche se tutti, sembravano parlare lo stesso linguaggio, quello della poesia.


Paul Celan con la moglie Gisèle Celan-Lestrange


Ingeborg Bachmann

 

Ingeborg Bachmann e Paul Celan 

16/04/22

Ingeborg Bachmann e Roma, un destino tragico

 


Sto leggendo in questi giorni l'epistolario tra Paul Celan e Ingeborg Bachmann, meritoriamente pubblicato dall'editore Nottetempo, di cui parlerò più avanti, e mi torna alla mente il tragico destino della grande scrittrice austriaca, innamorata del nostro paese e di Roma, in particolare, dove finì i suoi giorni nel modo più tragico. 

Dopo diversi soggiorni, in gioventù e nell'età matura, la Bachmann era tornata nel 1965 a Roma, a trentanove anni. Era una autrice ormai affermata, anche se il suo stile raffinatissimo, le sue poesie rarefatte e i racconti e i romanzi densi e magici, non potevano essere destinati a un grande pubblico. 

In quel periodo poi, la scrittrice soffriva per la dipendenza da pillole e alcol e scriveva assai poco. 

Nel 1967 aveva lasciato il suo editore, la Piper Verlag in segno di protesta per aver incaricato l'ex leader dell'HJ (la gioventù nazista) Hans Baumann di tradurre il Requiem di Anna Achmatowa, sebbene la Bachmann avesse caldamente raccomandato l'amico Paul Celan, passando alla Suhrkamp Verlag. 

Nella sua ultima lettera a Bachmann del 30 luglio 1967, Celan la ringraziava per aver preso parte all'"Affare Achmatowa". 

Quattro anni dopo, nel 1971 la Bachmann pubblicò Malina, il romanzo considerato il primo volume di una prevista trilogia intitolata Tipi di morte

L'ultimo lavoro di Bachmann è oggi considerato un "paradigma della scrittura femminile". 

Ancora due anni dopo, la fine improvvisa di uno spirito geniale e tormentato: nella notte tra il 25 e il 26 settembre 1973, Ingeborg Bachmann subì gravi ferite nel suo appartamento romano, in Via Giulia, a causa di un incendio appiccato da una sigaretta accesa mentre si stava addormentando. 

Oggi  si sa che la sua dipendenza dalle pillole fu considerata una delle ragioni dell'incendio. 

Alfred Grisel, un amico intimo, riferì di una visita a Bachmann a Roma all'inizio di agosto 1973: “Sono rimasto profondamente scioccato dall'entità della sua dipendenza dalle pillole. Dovevano esserci circa 100 pezzi al giorno, il cestino traboccava di scatole vuote. Aveva un aspetto brutto, era pallida come la cera. E su tutto il corpo coperto di macchie. Mi chiedevo cosa potesse essere. Poi, quando ho visto la Gauloise che stava fumando scivolare dalla sua mano e bruciarsi sul braccio, l'ho capito: ustioni causate dalla caduta delle sigarette. Le tante pillole avevano reso il suo corpo insensibile al dolore.”

Dopo il grave incidente, la Bachmann fu portato all'ospedale Sant'Eugenio. La sua forte dipendenza dai sedativi (barbiturici), di cui i medici curanti inizialmente non erano a conoscenza, innescarono convulsioni simili a crisi epilettiche. 

Il 17 ottobre 1973 morì di sintomi di astinenza fatali all'età di 47 anni. 

Fu sepolta il 25 ottobre 1973 nel cimitero di Klagenfurt-Annabichl. 

Le indagini su un possibile sospetto di omicidio furono chiuse dalle autorità italiane il 15 luglio 1974. 

In un necrologio in Der Spiegel, Heinrich Böll descrisse la scrittrice come una dei pochi "intellettuali brillanti" che "non hanno perso la sensualità né trascurato l'astrazione nella loro poesia". 

Il suo patrimonio di 6.000 pagine si trova nella Biblioteca nazionale austriaca dal 1979 e può essere visualizzato nell'archivio della letteratura . Dal 2018 esiste anche un patrimonio parziale di quasi 1000 pagine con scritti e lettere dei suoi giorni da studente. 

Nel febbraio 2021 è stata decisa la vendita della casa dei genitori di Ingeborg Bachmann in Henselstraße 26 a Klagenfurt, alla fondazione privata carinziana.

I beni privati ​​di Bachmann, che Heinz Bachmann, fratello di Ingeborg Bachmann, riportò qui dall'appartamento romano dopo la sua morte, sono ancora conservati nella casa. 

Si prevede di aprire la casa al pubblico sotto la direzione del Klagenfurt Musil Museum.

Fabrizio Falconi - 2022

26/03/19

Esce "Ci diciamo l'oscuro", la storia d'amore tra Paul Celan e Ingeborg Bachmann .



L'ha scritto Helmut Bottiger il primo libro che racconta la tormentatissima storia d'amore tra due giganti della poesia del Novecento, Paul Celan e Ingeborg Bachmann ed ora esce in Italia per l'editore Neri Pozza. 

I due poeti, l'una austriaca, l'altro rumeno di nascita (il suo nome era un anagramma di quello vero: "Ancel"), si erano conosciuti a Vienna nel 1948.  La Bachmann aveva 22 anni e studiava filosofia (si laureò con una tesi su Heidegger), lui aveva una storia tragica già alle spalle: sfuggito per miracolo all'Olocausto, Celan, a 22 anni, nel 1942 non era stato presente quando i suoi genitori, ebrei, furono deportati e poi uccisi.  Anche Paul fu internato in un campo di lavoro nazista, ma - non si sa esattamente come - riuscì a fuggire e a raggiungere Bucarest da dove, nel '47 se ne andò per raggiungere a piedi Vienna, nauseato dall'antisemitismo che sentiva regnare nel suo paese tra i nuovi invasori bolscevichi. 

Anche la Bachmann, più giovane di 6 anni, aveva dovuto fare i conti con la tragedia: suo padre era stato membro del partito nazista, dopo che da ragazzina, nel '38, aveva visto Klagenfurt, la città dove era nata e cresciuta, invasa dalle truppe di Hitler. 

A Vienna, nel '48 era iniziata tra i due una storia d'amore: Celan, poverissimo, esule, aveva incantato la giovane viennese con i suoi versi, le aveva riempito la stanza di papaveri, insieme avevano trascorso sei settimane bellissime, poi lui era partito, senza un soldo, per Parigi, la città dalla quale lui, ormai apolide, si sentiva inesorabilmente attratto. 

Ingeborg lo raggiunse un paio d'anni più tardi, nel '50, e la loro storia proseguì, nella difficoltà un continuo lasciarsi, riprendersi, tentare di diventare amici. 

Per entrambi la scelta della poesia era radicale: una ragione di vita. E quando due anni più tardi, nel '52, Ingeborg presentò Celan alla riunione a Niendorf del prestigioso Gruppo '47 che aveva rivoluzionato la letteratura tedesca e lanciato i più grandi intellettuali e poeti dell'epoca, l'esibizione di Celan fu un fiasco: il carattere del poeta era pieno di contrasti, tetro e allegro, insofferente e conciliante, taciturno e a volte logorroico, in più il suo modo di leggere le poesie era quasi una meditazione, con pause lunghissime e un intenso pathos, che poco piaceva agli intellettuali tedeschi dell'epoca. 

Deluso, Celan, tornò a Parigi.  Anche se il rapporto con la Bachmann, fatto di anima e di versi, proseguì: lui le dedicò anche la raccolta "Papavero e memoria" in cui si rievocavano gli incanti dei giorni del '48.  

Anche a distanza i due non smisero di scriversi, di cercarsi, di interagire. 

E quando Celan, divorato dai suoi demoni, mise fine ai suoi attacchi di follia gettandosi nelle acque della Senna (1970), per la Bachmann il dolore fu insostenibile. Solo 3 anni più tardi anche Ingeborg morì tragicamente a Roma, nel suo letto, a causa di una sigaretta che aveva tra le dita e che incendiò il letto nel quale dormiva.   

Negli ultimi tempi fumava cento Gitane senza filtro al giorno e assumeva forti sonniferi da cui era diventata dipendente.

L'amore li aveva uniti forse troppo brevemente, e  non li aveva salvati.

Fabrizio Falconi


Helmut Bottiger
Ci diciamo l'oscuro 
traduz. Alessandra Luise 
Neri Pozza 2018 
pagine 273 


13/11/18

Libro del Giorno: "Sotto il tiro di presagi" di Paul Celan.



Dalla estesa produzione poetica di Paul Celan (1920-1970), Einaudi trasse qualche anno fa questo volume che contiene una parte delle quasi cinquecento poesie che dopo la morte tragica del poeta - annegatosi nelle acque della Senna -  in varie sedi furono ritrovate, in parte già pronte per essere date alla stampa, altre ricopiate più volte, corrette, datate, raccolte in cartelle. 

Una vera sorpresa che arricchisce la conoscenza di una delle voci poetiche più alte del Novecento ben oltre le celebrate raccolte di Papavero e memoria (1952), Luce Coatta (del 1970), Di soglia in soglia (1996) e Conseguito Silenzio (1998). 

Sono poesie drammatiche, terse o oscure allo stesso modo, personali ("Non ho mai scritto una riga che non abbia avuto a che fare con la mia esistenza", scriveva Celan nel 1962 all'amico Erich Einhorn) e collettive, sulla memoria, il tempo, l'incomunicabilità, il Sè e l'altro. 

Un vastissimo corpus - il volume raggiunge le 500 pagine - del tutto eterogeneo, dove si leggono poesie di un unico verso:   .... e la grandine mi colpiva dappertutto attorno a me (pag.205) e sequenze di un centinaio di liriche che si aprono con misteriose parole, neologismi criptici ed evocativi: Skat on, NONDIQUI, Gershom, Supermaestro, Rosipreti, Carriaggio Marino, Crivello, Annera, ecc...

Ad esse si aggiungono e si affiancano le poesie dove l'alta voce di Celan si leva maggiormente riconoscibile, nella luce e nei contrasti che la caratterizzano.  Nel diaframma spezzato che rimanda l'immagine di un'anima tormentata, eternamente alla ricerca di se stessa, perennemente in cerca di una (impossibile) salvezza.

Sotto il tiro di presagi, sempre.

Guardami attraverso,
eccomi, ancora una volta,
vieni 
più vicino, non mai
ero un altro 
che me stesso. 

Fabrizio Falconi

Paul Celan
Sotto il tiro di presagi
Poesie Inedite 1948-1969
Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien
Einaudi 2001 

08/03/18

Le vite incredibilmente intrecciate di Nelly Sachs e Paul Celan.


Ci sono vite che sono misteriosamente intrecciate, come quella di Nelly Sachs, nata a Berlino nel 1891, sopravvissuta alla Shoah e  quella di Paul Celan, anche lui ebreo, e uno dei massimi poeti del Novecento. 

Nelly (Leony) Sachs era riuscita a scampare ai nazisti grazie ad una lettera scritta quando aveva poco più di 15 anni a Selma Lagerlhof, grande scrittrice svedese prima donna insignita del Premio Nobel per letteratura nel 1909.  

Dopo la morte del padre di Nelly, fu proprio Selma ad aiutare Nelly e la madre, ormai cadute in miseria e con lo spettro incombente della deportazione. Selma Lagerlhof morì nel 1940, poco prima che le due donne arrivassero in Svezia, salve.  

Le condizioni di vita di Nelly a Stoccolma furono inizialmente molto precarie ma, anche lavorando come lavapiatti, le permisero di entrare nel circolo culturale svedese, come traduttrice in tedesco della grade poesia svedese. 

La fuga, promossa dalla Lagerlhof, consentì a Nelly di salvarsi, insieme alla madre, dal campo di concentramento, dove finì l'intero resto della loro famiglia. 

La sindrome del sopravvissuto colpì Nelly nei suoi decenni in Svezia, dopo la fine della guerra, esattamente come accadde a Paul Celan - il quale, di origini rumene, visse direttamente le deportazioni che condussero gli ebrei di tutta Europa all'Olocausto, riuscendo a sfuggire, pur spedito  in diversi campi di lavoro in Romania; al contrario dei genitori catturati dai nazisti e fucilati nel campo di concentramento di Michajlovka, in Ucraina.  

Per Nelly, come per Celan, la poesia divenne il luogo in cui sublimare una parabola di dolore infinito, con l'interrogazione incessante sul senso del destino tragico umano. 

Era forse inevitabile che i due prima o poi si incrociassero. 

Nel 1954 la Sachs infatti inizia una lunga corrispondenza epistolare con Celan. 

Lettere bellissime e accorate che testimoniano di un comune sentire e di una stessa profonda sensibilità, oltre che di una immensa stima reciproca. 

In una di queste lettere Celan scrive alla Sachs: Penso a te, Nelly, sempre, pensiamo sempre a te e ciò che vive grazie a te! Ricordi ancora quando abbiamo parlato di Dio per la seconda volta, a casa nostra, del tuo Dio, il Dio che ti attende, ricordi che c'era il riflesso dorato sulla tua parete ? Sei tu, è la tua vicinanza, che permette di vedere il riflesso, c'è bisogno dite, anche in nome di coloro ai quali tu sei e ti pensi tanto vicino, c'è bisogno della tua presenza qui e tra gli uomini, c'è bisogno di te ancora e a lungo, c'è chi cerca il tuo sguardo; mandalo, quello sguardo, mandalo ancora all'aperto, consegnagli le tue parole vere, le tue parole liberatrici, affidati a lui, affida a noi, tuoi compagni di vita, della tua vita, questo sguardo, fai in modo che noi, già liberi, diventiamo i più liberi in assoluto, facci stare ritti, con te, nella luce! 

Qualche anno dopo, nel 1966, Nelly Sachs veniva insignita del Premio Nobel per la Letteratura. 

Al termine di anni molto duri, con grandi sofferenze psichiatriche e crolli fisici e psichici, Nelly mori il 12 maggio 1970, lo stesso giorno esatto in cui a Parigi si stava celebrando il funerale di Paul Celan, suicidatosi pochi giorni prima, gettandosi nelle acque della Senna.


Fabrizio Falconi
2018 - riproduzione riservata

notizie tratte da: Elena Buia Rutt, La scrittura come unico appiglio, in Donne Chiesa Mondo, numero 66, marzo 2018, pag. 36 e seguenti. 

14/05/17

Poesia della domenica : "Stretta" di Paul Celan.






Stretta

Trasportato
nella landa
dalla traccia che non inganna:

Erba, scritta separatamente. Le pietre,
bianche, con l’ombra degli steli:
Non leggere più - guarda!
Non guardare più - va’!

Va’, la tua ora
non ha sorelle, sei -
sei a casa.
Una ruota, adagio,
gira da sé, i raggi
rampicano,
rampicano su un campo nerastro,
la notte non ha bisogno di stelle,
da nessuna parte si chiede di te.


Engführung

Verbracht ins
Gelände
mit untrüglichen Spur:

Gras, auseinandergeschrieben. Die Steine, weiβ,
mit den Schatten der Halme:
Lies nicht mehr -schau!
Schau nicht mehr-geh!

Geh, deine Stunde
hat keine Schwestern, du bist –
bist zuhause. Ein Rad, langsam,
rollt aus sich selber, die Speichen
klettern,
klettern auf Schwärzlichem Feld, die Nacht
braucht keine Sterne, nirgends
fragt es nach dir.


Paul Celan

24/04/16

"L'indicibile tenerezza - in cammino con Simone Weil" di Eugenio Borgna (RECENSIONE).



Eugenio Borgna, il decano degli psichiatri italiani, torna su Simone Weil, che così fortemente ha influenzato il suo lavoro e i suoi libri. 

Lo fa con un volume che sin dal titolo, L'indicibile tenerezza, mostra l'intenzione di rivolgersi a quel connotato profondamente umano che ha caratterizzato la breve esistenza di Simone, morta ad appena 34 anni a Londra, lasciandosi probabilmente morire di fame, il 24 agosto del 1943, per l'incapacità di sopportare l'inferno di morte e distruzione che la Seconda Guerra Mondiale stava scatenando sull'Europa, e in particolare sulla amata Francia. 

Borgna nel suo libro (ogni capitolo è preceduto da una stupenda poesia di Paul Celan)  riannoda i temi della vita di Simone Weil, dall'infanzia nella colta borghesia ebraica parigina, alla vicinanza con alcuni grandi irregolari della cultura di quel tempo, dall'esperienza traumatica e traumatizzante del lavoro in fabbrica volontario, in condizioni completamente disumane, all'arruolamento come volontario nella guerra civile spagnola, dalla compilazione delle opere più celebri e complesse, fino agli ultimi messi di malattia  e di inedia, nella capitale britannica dove si è spenta. 

La vicenda di Simone Weil è esemplare sotto molti versi: Borgna sostiene che vi è una grande vicinanza tra la disumana coercizione del lavoro in fabbrica negli anni '20 e la realtà concentrazionaria degli ospedali psichiatrici, dove Borgna ha lavorato per vent'anni. 

Anche nelle condizioni più estreme e - anzi - PROPRIO nelle condizioni più estreme, Simone Weil ha saputo alimentare il fuoco della speranza, dell'amicizia, dell'anima femminile come contrapposizione all'orrore, Nelle lettere alle allieve, nelle poesie, nei trattati filosofici, nelle pagine dei quaderni, nell'unica tragedia scritta, Venezia Salva, mostra i contorni di un'anima veramente eccezionale e grande, capace di illuminare, senza rifiutare l'attraversamento dell'abisso più oscuro. 

Le considerazioni di Borgna funzionano più che altro come raccordo, punteggiatura, delle moltissime citazioni folgoranti della Weil contenute nel libro, e affiancate a quelle di altre grandi anime, da Etty Hillesum (che della Weil appare una sorta di gemella spirituale) a Dietrich Bonhoeffer, da Rainer Maria Rilke a Giacomo Leopardi a Freidrich Nietzsche. 

Tutti questi grandi uomini hanno attraversato la propria ombra, hanno assunto su di loro il dolore e la sofferenza della condizione umana, e del male gratuito. 

Simone non si stanca di fare appello alla attenzione, perché "Ogni  errore umano, poetico, spirituale, non è,  in essenza, se non disattenzione" (pag. 153).

Non si stanca mai di rinnovare la speranza, di infondere luce sullo scenario scarno e livido a volte dell'esistenza: "Dopo mesi di tenebre interiori, all'improvviso e per sempre ho avuto la certezza che qualsiasi essere umano, anche se le sue qualità naturali sono quasi nulle, penetra nel regno della verità riservata solo al genio, se solo desidera la verità e fa un perpetuo sforzo d'attenzione per attingerla. Così diventa anch'egli un genio, benché per mancanza di talento questo genio non traspaia all'esterno." (p.125). 

Insomma è un libro che fa bene leggere, anche quando attraversa crudelmente le zone più buie dell'esistenza. 





17/04/16

Poesia della Domenica: da 'Conseguito silenzio' di Paul Celan.





Anche noi vogliamo essere,
dove il tempo dice la parola di soglia
il millennio giovane si alza dalla neve,
l'occhio errante
si calma nella propria sorpresa
e capanna e stella
stanno nel blu da vicini di casa,
come se la strada fosse già percorsa.


Paul Celan, Conseguito silenzio

11/05/15

Paul Celan e Gisèle, un amore tormentato.




A prima vista le lettere che si scambiarono Paul Celan e la moglie, la pittrice francese Gisèle Lestrange, durante quasi vent' anni, dal 1951 al 1970, riflettono la storia di una unione solida, apparentemente senza incrinature, cementata da un' intesa sentimentale e artistica che sembra indistruttibile. 

Lui è uno dei maggiori poeti in lingua tedesca del Novecento che elegge la Francia sua patria adottiva e che attinge forza e ispirazione dalla compagna della sua vita; lei è una parigina di famiglia aristocratica, rigidamente cattolica, e un' artista dotata e sensibile che con le sue opere grafiche influenza non poco la produzione poetica del marito - la raccolta Fiato di cristallo non sarebbe pensabile senza le incisioni astratte che Gisèle crea negli anni Sessanta e da cui Paul trae ispirazione. 

Straordinario è il sentimento intenso e profondo che li lega fino alla morte. 

Poesie e incisioni vanno a braccetto in mostre dedicate alla produzione dei coniugi Celan, in volumi di versi illustrati dalle creazioni astratte di Gisèle. In effetti la parola poetica di Paul Celan, che negli anni diventa sempre più essenziale, magnetica, indelebile, dà l' impressione di essere incisa su una lastra di rame. 

Da noi Einaudi ha pubblicato l' intera raccolta delle poesie di Celan, che vanno dal 1948 al 1969, con il titolo Sotto il tiro di presagi (pagg. 500, euro 18,59). 

Ma mano a mano che si va avanti nella lettura di questo prezioso carteggio pubblicato in Germania dalla Suhrkamp e contemporaneamente in Francia da Seuil (Paul Celan - Gisèle Celan Lestrange: Briefwechsel, in 2 volumi a cura di B. Badiou), cresce l' apprensione per i protagonisti di questa storia d' amore solo apparentemente felice. 

Non solo perché conosciamo in precedenza la tragica fine del poeta, morto suicida nell' aprile del 1970 ad appena 50 anni, ma perché l' accuratissima cronologia che accompagna le lettere e documenta giorno per giorno la vita di Celan, rivela puntualmente i drammatici retroscena di un legame tormentato e tormentoso che solo la forza morale di Gisèle riesce in parte a salvare. 

Dietro a queste scene da un matrimonio c' è sempre la tragedia dei genitori di Paul deportati e morti a Auschwitz che il poeta non può e non vuole dimenticare, c' è la tragedia di un ebreo sopravvissuto che vuole combattere, armato solo della sua parola poetica, l' oblio e l' indifferenza dei suoi connazionali

C' è la fragilità di un' anima di artista che l' amore della moglie e del figlio Eric non può sanare. 

Amare una donna bella e coraggiosa, scrivere poesie che fanno sognare e meditare è una terapia che nei primi tempi funziona, che al poeta ebreo originario di Cernowitz e approdato a Parigi nel 1948 dopo Bucarest e Vienna, dà l' illusione di una vita «normale», appiana il suo eterno contrasto con la realtà. 

Nel dicembre 1952 Paul sposa la bella Gisèle; nello stesso mese esce Papavero e memoria, la prima raccolta di poesie di Celan: poesie d' amore, poesie dolenti in ricordo della madre uccisa da un colpo di pistola alla nuca, poesie che diventeranno celebri come Todesfuge (Fuga di morte). 

Segue, nel ' 55, l' uscita del volume Di soglia in soglia con una bellissima dedica del poeta alla moglie, alla sua «anima vivente». 

Ma la malattia nervosa che porterà Celan alla depressione e in seguito ad una serie di crisi gravissime e ad un tentato suicidio (nel gennaio 1967 tenta di suicidarsi ficcandosi un coltello nel petto ed è salvato solo all' ultimo momento dalla moglie), è latente sin dai primi tempi della sua relazione con Gisèle, sin da quando le scrive lettere appassionate. 

«Ti scrivo per dirTi che mi accompagni ovunque io vada, che tu sei questo mondo, Tu sola, e che il mondo è diventato più grande attraverso di Te, che ha trovato attraverso di Te una nuova dimensione», le scrive il 28 gennaio 1952. 

Ma in quello stesso anno il viaggio in Germania dove tiene una serie di letture dei suoi versi nelle principali città tedesche, gli causa un' angoscia indicibile

Per lui, che in Francia è assolutamente sconosciuto come poeta e che deve tenere i contatti con gli editori e il pubblico tedesco, questi viaggi sono una necessità professionale, ma ogni volta gli procurano un disagio, un malessere che gli è impossibile superare: in realtà la Germania del dopoguerra, protesa nello sforzo della ricostruzione materiale e morale Paul la sente irrimediabilmente estranea, addirittura ostile, nonostante i numerosi riconoscimenti che gli verranno conferiti

Le sue tappe nelle città tedesche sono un calvario, come testimoniano le lettere a Gisèle, sua unica confidente.

Il 31 maggio del 1952 Paul le racconta la sua lettura tenuta a Niendorf di fronte ai membri dell' autorevole Gruppo 47 dove era stato invitato su consiglio di Ingeborg Bachmann. 

La serata si rivela disastrosa per il poeta il cui modo di leggere viene deriso, viene definito «patetico».

Decisamente un feeling con la sua patria linguistica, con la terra degli assassini dei suoi genitori, Paul non lo proverà mai; si sente a casa solo a Parigi, a fianco della sua adorata Gisèle. 

Ma una tempesta rompe anche il precario equilibrio della sua vita parigina, lo fa sentire uno straniero in Francia, perseguitato da un' accusa insensata di plagio dietro alla quale egli vede un antisemitismo che inesorabilmente riaffiora, che lo vuole distruggere.

 E' «l' affare Goll» che lo tormenterà fino agli ultimi giorni. La vedova del poeta Yvan Goll inizia una campagna diffamatoria senza precedenti contro Celan che ha tradotto le opere del marito e che, secondo le sue accuse, ha copiato da lui metafore e immagini poetiche.

 E' una prova terribile per il poeta che dal '65 comincia a dare segni di squilibrio, che deve sottoporsi a massicce cure psichiatriche e che, due anni dopo, deve separarsi dalla moglie, su desiderio della stessa Gisèle: la convivenza diventa impossibile nonostante l' affetto che ancora la lega a Paul. 

Nella sua ultima lettera del 20 marzo 1970, Gisèle, questa donna straordinariamente forte e dolce al tempo stesso, ringrazia Paul per i tulipani rossi e la poesia Ci sarà qualcosa, più tardi, accompagnata dalla traduzione francese, che lui le ha mandato per il suo compleanno. 

Lei ha appena compiuto 43 anni. Lui, appena un mese più tardi, dopo un ultimo viaggio in Germania, mette fine alla sua vita buttandosi nella Senna. 

«L' ondeggiante parola / la possiede / il buio», aveva scritto in una delle poesie della raccolta Luce coatta.

07/04/13

La poesia della Domenica - 'La china' di Paul Celan.




La china


Tu vivi presso di me, uguale a me:
come un sasso
nella guancia scavata dalla notte.

Oh questa china, amore,
dove senza posa, pei rigagnoli,
come sassi,
rotoliamo.
Più e più rotondi.
Più simili. Più estranei.

Oh quest'occhio ebbro,
che in questi stessi luoghi va errando
e su di noi insieme posa
talvolta lo sguardo e si stupisce.



Paul Celan,  da Di soglia in soglia,  Einaudi 1996, traduz. di Giuseppe Bevilacqua, pag. 66.


Die Halde                                                                                       
   

      Neben mir lebst du, gleich mir:
      als ein Stein
      in der eingesunkenen Wange der Nacht.
      O diese Halde, Geliebte,
  5  wo wir pausenlos rollen,
      wir Steine, von Rinnsal zu Rinnsal.
      Runder von Mal zu Mal.
      Ähnlicher. Fremder.
10 O dieses trunkene Aug,
      das hier umherirrt wie wir
      und uns zuweilen
      staunend in eins anschaut.


Paul Celan(1920 – 1970)