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14/09/21

Quando Marta Argerich vide il paradiso: Il celebre video nel commento di Emmanuel Carrère, da "Yoga"


Ci sono prodigi che soltanto la musica riesce a compiere. Avviene per esempio con questo vecchio leggendario video - risale al 1965 - nel quale una giovanissima Marta Argerich, oggi monumento vivente dell'arte pianistica, esegue la Polonaise Eroica Op. n.53 di Fryderyk Chopin. Un video ipnotico che emana un fascino meraviglioso e sensuale.

Questo video ha ispirato anche Emmanuèl Carrère  che nel suo ultimo libro, Yoga, gli dedica pagine bellissime.  Ne riportiamo un brano (p.336), divenuto già un piccolo classico:


Quando Marta Argerich arriva a quel punto, trattieni il fiato. La pianista è in una specie di trance languida, sospesa.  

L'indicazione di Chopin per questo passaggio è smorzando, una indicazione rarissima che significa: spegnendo. Marta Argerich si spegne in diretta, snocciolando una serie di note incantate ma sa, e lo sappiamo anche noi, che tra un istante tornerà il tema principale della polacca e che questo eclatante ritorno sarà il culmine dell'opera.

Siamo a 5.15, quindici secondi prima dei 5.30 indicati da Erica, mi chiedo cosa succederà ed ecco che cosa succede: sono le ultime note della ghirlanda prima che il tema principale ritorni, grandioso e appagante, a partire dal lato destro della tastiera, dal lato sinistro dello schermo.

Martha Argerich si lascia trasportare dal tema, lo prende come un surfista prende l'onda. Ci si abbandona totalmente, l'inquadratura non la contiene più, dà un colpetto con la testa verso destra, con la sua massa di capelli neri, per un istante quasi scompare a sinistra dello schermo e quando torna nell'inquadratura, dopo il colpetto con la destra, sorride. 

Ed è allora che... Dura pochissimo, quel sorriso da ragazzina, un sorriso che viene al tempo stesso dall'infanzia e dalla musica, un sorriso di pura gioia. Dura esattamente cinque secondi, dal minuto 5.30 al minuto 5.35, ma in quei cinque secondi hai intravisto il paradiso. Lei c'è stata per cinque secondi, certo, ma cinque secondi bastano, e guardandola ci andiamo anche noi. Per procura, ma ci andiamo. Sappiamo che esiste.

Ecco il video:



Fabrizio Falconi - 2021



13/08/15

La vita di Sviatoslav Richter in un nuovo libro, appena uscito.





Esce finalmente in Italia, 17 anni dopo la sua pubblicazione in Francia, l'autobiografia di Sviatoslav Richter, uno dei piu' grandi pianisti di tutti i tempi, la cui figura e' sempre stata avvolta dal mistero e poco conosciuta nella sua eccezionale dimensione artistica e umana. 

Richter, uomo schivo e insofferente a qualsiasi forma di esibizione e potere - nato in Russia nel 1915 (oggi Ucraina) da genitori russi (e nonno tedesco) e morto a Mosca nel 1997 - benché allergico al regime, fu eletto anche "artista del popolo sovietico".

Fu lui a volere Bruno Monsaingeon, violinista, regista e scrittore (classe 1943), per scrivere la sua biografia dal sapore autobiografico: "Scritti e conversazioni", il titolo delvolume uscito ora, nel centenario della nascita del pianista,presso il Saggiatore (579 pagine, 39 euro).

E' il racconto, affidato al microfono di Monsaingeon, della sua vita e della carriera di un genio che sfugge a qualsiasi catalogazione: dall'infanzia alla formazione musicale, dai maestri avuti alla lunghissima galleria di compositori di cui fu interprete e amico (esegui' le prime assolute di opere di Sciostakovic e Prokoviev). 

 Con grazia e umiltà, l'autore - cui riusci' poi anche di fare un documentario sul pianista (di lui altri film su grandi della musica come David Oistrach, Glen Gould, Yehudi Menuhin) - offre un ritratto vibrante e vicinissimo di Richter che si legge con la leggerezza di un romanzo. 

Ne emerge un uomo, e un artista, non assimilabile ad alcun modello, un fuoriclasse solitario e controcorrente, umanissimo e 'innocente' nelle sue scelte e nel suo approccio musicale

Di tanti artisti famosi del suo tempo, si può sentire, dalla sua voce, un giudizio stupefacente non solo di natura strettamente musicale, ma umana. 

Ad esempio quando Richter dice che non avrebbe mai potuto - nonostante lo avesse fatto - fare il direttore d'orchestra perchè per farlo bisogna amare il potere

E lui, l'artista silenzioso, il potere lo rifuggiva. Il suo direttore preferito era comunque Carlos Kleiber.

Il libro, corredato anche da belle foto scattate in un arco di decenni accanto agli artisti, e nei teatri, di mezzo mondo, e' diviso in due parti: la prima e' la biografia, la seconda sono i taccuini dove Richter, in forma sintetica di diario, annotava meticolosamente ricordi e impressioni di concerti e incontri fatti. 

Una miniera di appunti e giudizi di un grande musicista anticonformista, dotato di straordinaria sensibilità, nonche' di impressionante cultura e memoria. 

Dietro al libro, come si evince dall'introduzione di Monsaingeon, c'e' peraltro la mano discreta di un angelo custode che ha accompagnato Richter negli ultimi cinque anni della sua vita, l'assistente Milena Borromeo, che tuttora gestisce il suo lascito artistico e che nel 2000 passo' alla Scala come assistente del direttore musicale Riccardo Muti, per il quale peraltro tuttora lavora. 

SVJATOSLAV RICHTER, BRUNO MONSAINGEON: 'SCRITTI E CONVERSAZIONI' (IL SAGGIATORE, pp. 579 - 39 euro)

fonte: Flaminia Bussotti per ANSA/ Libro del giorno: Richter, Scritti e conversazioni Esce in Italia la biografia del grande pianista russo.