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12/08/22

Quando eravamo free-lance : una parola oggi scomparsa

 

Fabrizio Falconi a ventisette anni 

Per molti anni ho fatto (o sono stato) un free-lance e solo ora mi accorgo che questa parola ormai non la usa più nessuno.

Il motivo è che l'instabilità lavorativa è diventata la norma.

Per noi che la vivevamo allora era una splendida opportunità.

La lente a ritroso di quello che allora era il futuro ci ha mostrato quanto fortunati fummo all'epoca, quando il lavoro c'era, accadeva spesso che premiasse i talentuosi, ed era anche ben retribuito.

Non pensavamo alle garanzie, alla pensione, al domani.

Ci buttavamo nella mischia, e si passava attraverso mille collaborazioni e cose ed esperienze assai diverse, che a volte stordivano e inebriavano. E che era poi bello raccontare.

Ci si innamorava anche, e non solo del lavoro.

Si imparava, più che altro, da chi era più bravo.

Poi certo anche allora era pieno di quelli che conoscevano bene e praticavano silenziosamente mille scorciatoie privilegiate e di quelli che tenevano ben serrate le porte a chi non aveva patentini di casta da esibire.

Ma anche di questo ce ne fregavamo.

La più importante medaglia da portare a casa era il lavoro che si era fatto, a tuo padre che sgobbava in officina da quando aveva 16 anni e a tua madre che hai visto piegata a cucire, in ogni giorno e ogni stagione, dalle 8 di mattina a mezzanotte, sempre.

Fabrizio Falconi 

24/01/22

E' morto Paolo Taggi - Il ricordo di un amico

 


Ho conosciuto Paolo nei meravigliosi anni della Radio-Rai, e siamo diventati molto amici.
Era uno dei pupilli di Lidia Motta, storica capostruttura di RadioDue, che l'aveva lanciato alla conduzione del programma notturno.
Paolo, novarese di nascita, si era laureato alla Cattolica di Milano, con Gianfranco Bettetitini, che era stato il maestro della generazione di talentuosi allievi di quegli anni.
Paolo era uno degli uomini più intelligenti che abbia conosciuto e uno dei più grandi conoscitori di cinema in assoluto, in Italia.
Fu per decenni la colonna portante di Segnocinema, la rivista vicentina di Mario Calderale e di Paolo Cherchi Usai, che aveva l'ambizione di essere la versione italiana dei Cahiers francesi.
Con Paolo nacque una amicizia immediata, sincera, profonda.
Era un intellettuale del tutto atipico, completamente privo di spocchia e di cinismo. Metteva prima di ogni altra cosa il cuore, nei rapporti umani, come nel lavoro. Era un sognatore e grande affabulatore, dotato perlopiù di notevole ironia e autoironia.
Passare un pomeriggio con lui era una vera festa.
Lavorò con la Videa di Degli Esposti, oltre che con la Rai, con Mediaset, ecc.. fu talent scount di giovani talenti (fu lui a segnalarmi Federica Gentile, che chiamai, appena diciottenne, a condurre Tempo Giovani, a Radiodue), e infaticabile scrittore di piccoli saggi, articoli, libri, romanzi.
Fu anche lui conquistato dal demone della televisione e divenne autore di programmi molto popolari. Anche qui, lo faceva con spirito naif, divertendosi soprattutto quando riusciva a inventare.
Mi chiese di collaborare con Segnocinema, cosa che feci per anni, con grande piacere, per il principale fatto di potermi confrontare con lui, e parlarci dei film che avevamo visto, scambiandoci pareri e piccole scoperte.
Oggi quando ho ricevuto la notizia, non potevo crederci. Paolo mi sembrava lontanissimo dall'essere associato all'idea di morte, anche se non ci vedevamo da parecchio tempo.
La sua carica vitale ne sembrava immune.
Quella umana invece persiste e persisterà in quelli che l'hanno conosciuto, in anni bellissimi. Forse davvero irripetibili.
A rivederci, carissimo Paolo.

Fabrizio

17/09/12

Radio: "Eta beta", una nuova imperdibile trasmissione.




Eta Beta come il curioso personaggio dei fumetti arrivato dal futuro, con la testa grossa e il corpo snello, metafora di tutti coloro a caccia delle idee che stanno cambiando il mondo. 

Ma anche come “età della beta”, il nome della versione di prova che gli innovatori lanciano nella rete per testare le loro idee creative. 

O come la seconda lettera dell'alfabeto greco, che segna l'avvio di un nuovo inizio. 

Eta Beta e’ il nuovo programma di Radio1, ideato e condotto da Massimo Cerofolini, in onda il sabato alle 23.35, con il podcast in mp3 sul sito www.etabeta.rai.it, dedicato ai fermenti innovativi che si stanno affermando in tutti i campi: dal web alla scienza, dall’economia alla societa’, dalla cultura al linguaggio, dal cibo alla spiritualità, dallo sport al tempo libero.

In ogni puntata, l'analisi sulle dinamiche dei mutamenti in corso, le occasioni e i chiaroscuri, le difficolta’ di gestire i ritmi con cui cambia la vita intorno a noi. 

Spazio soprattutto alle voci dei giovani creativi, alle start up che propongono servizi e modalita’ nuove del vivere, alle esperienze di condivisione e comunione, a tutti coloro che cercano di comprendere quale umanita’ stia nascendo da questa grande trasformazione. 

Nella prima puntata l’approfondimento è sulle nanotecnologie, al centro della Conferenza mondiale sulle scienze aperta domenica 16 settembre a Venezia, con i fisici Roberto Cingolani, Alessandro Patelli e Andrea Di Falco, ricercatore della “materia invisibile”. Si parla anche della “Social media week” di Torino e del nuovo social network Path, l’antifacebook che limita gli amici a un numero ristretto, con il filosofo della scienza Maurizio Ferraris.

Infine la start up in primo piano è risparmiosuper.it. Per restare informati e ricevere i file audio tutte le settimane c'è anche un profilo facebook, accessibile dal sito del programma.

02/02/12

I Dieci Comandamenti oggi, nella rilettura di Massimo Cerofolini.



Una iniziativa davvero bellissima è quella che la trasmissione di Radio1 rai, IL VIAGGIATORE, ha dedicato alla rilettura moderna, contemporanea, dei Dieci Comandamenti.   
Massimo Cerofolini, il conduttore e autore del ciclo di trasmissioni, ha intervistato nel corso delle dieci puntate, prestigiosi ospiti appartenenti ai più diversi campi del sapere. E quel che ne è venuto fuori è davvero un affresco molto suggestivo, che parla a tutti noi.  
QUI il sito ufficiale.
E per chi avesse perso le trasmissioni, di seguito la possibilità di scaricare i podcast. 

IL DECALOGO, BUSSOLA DI IERI PER LA VITA DI OGGI
                                                   

Si può credere in Dio nell’era della scienza e della modernità? Si possono santificare le feste in un tempo in cui alla domenica i centri commerciali hanno preso il posto delle chiese? Si può non desiderare la roba degli altri quando tutto intorno a noi è fatto per accenderci questo desiderio? “Il viaggiatore” di Radio 1 Rai è andato a verificare nei luoghi della nostra vita quotidiana l’efficacia odierna dei Dieci comandamenti della Bibbia. Per scoprire se dopo tremila anni queste istruzioni per l'uso della vita abbiano ancora qualcosa da dirci. Intervengono i protagonisti della cronaca, e poi studiosi della società, scrittori, economisti, giuristi, psicologi, teologi e esponenti delle grandi religioni.  

Per scaricare le singole puntate in mp3, cliccare sulla data in azzurro e poi aprire il podcast. In caso di problemi di ascolto, si consiglia l'aggiornamento gratuito del programma audio, per esempio dal sito www.real.com. 


"Io sono il Signore Dio tuo"                     (Puntata del 30 gennaio 2011)
"Non ti farai idoli"                                     (Puntata del 27 febbraio 2011)
"Non nominare il nome di Dio invano"       (Puntata del 27 marzo 2011)
"Ricordati di santificare le feste"               (Puntata del 24 aprile 2011)
"Onora il padre e la madre"                     (Puntata del 29 maggio 2011)
"Non uccidere"                                        (Puntata del 26 giugno 2011)
"Non commettere adulterio"                     (Puntata del 25 settembre 2011)
"Non rubare"                                           (Puntata del 27 novembre 2011)
"Non dire falsa testimonianza"                 (Puntata del 30 ottobre 2011)
"Non desiderare la donna e la roba d'altri"    (Puntata del 25 dicembre 2011)
 "Ama il prossimo tuo"                               (Puntata del 29 gennaio 2012)

Io sono il Signore tuo Dio

Che senso hanno i dieci comandamenti nell'era di internet e dei centri commerciali? Comincia oggi, e per ogni ultima domenica del mese, un viaggio del nostro programma lungo tre millenni per capire se ha ancora un senso il decalogo della Bibbia. Partiamo con la prima "parola" consegnata da Dio a Mosè: "Io sono il Signore tuo Dio". Intervengono il pastore valdese Paolo Ricca, il teologo Piero Coda, l'attore Moni Ovadia, gli scienziati Maurizio Porfiri e Stefano Sandrelli, il filosofo Marco Guzzi, il musicista Franco Battiato e il costituzionalista Gustavo Zagreberlsky. Come sempre gli interventi sul crimine di Cinzia Tani e le stelle di Juppiter.

19/01/12

Bergonzoni: La pista di Atterraggio - un pensiero nuovo.



Conosco Alessandro Bergonzoni da molti anni. Mi vanto, anzi, di averlo in un certo senso "tenuto a battesimo", nei tempi lontani (1985) di una epica radio romana, della quale insieme a Giorgio Iacoboni, curavo la programmazione.

Alessandro era, all'epoca, all'inizio della sua folgorante carriera, un brillantissimo ragazzone bolognese 'in trasferta'  per presentare il suo spettacolo d'esordio (a Roma) al Teatro dell'Orologio, La saliera e l'ape Piera. 


Non era difficile, già da allora percepire la genialità di Alessandro e la sua capacità di creare - con gli apparenti nonsense e calembour dei suoi testi - una specie di pirotecnico spettacolo scenico, travolgente.

Con ancora maggior piacere dunque, riscopro oggi che Bergonzoni (ormai artista a tutto campo) si muove e percepisce quelle stesse istanze di rinnovamento personale sulle quali spesso in questo blog insistiamo e che sono l'unico presupposto - a mio avviso - per una effettiva ri-nascita globale, dopo la catastrofe delle ideologie, delle economie, delle filosofie, a cui stiamo assistendo in questi anni.

Non è un caso che questo magnifico monologo di Alessandro sia stato pubblicato sul sito di Beppe Grillo suscitando molti commenti acidi e di totale dissenso. Naturale, visto che i contenuti che qui propone Bergonzoni sono in totale anti-tesi con il pensiero massimalista, superficialmente omogeneo che oggi sembra aver depredato le menti.

Buona visione e ascolto.


04/10/11

Corrado Guerzoni - "Il valore della parola" - Un ricordo.


A proposito di Corrado Guerzoni, scomparso l'altro ieri, a Roma, vorrei riportare qui un ricordo personale che risale al 1987.

Guerzoni era allora direttore di Radiodue, la seconda rete radiofonica della Radiorai - allora seguitissima - (incarico che ricoprì per 12 anni consecutivi) e conduttore in primis di quella fortunata trasmissione che si chiamava "Radiodue 3131".

"Radiodue 3131" era l'erede di quella trasmissione, "Chiamate Roma 3131", condotta all'inizio da Gianni Boncompagni e Franco Moccagatta (prima trasmissione il 7 gennaio 1969) che rivoluzionò completamente il mezzo radiofonico, con l'introduzione delle telefonate degli ascoltatori  (tutta l'epopea del 3131 dal 1969 al 1995, che ha attraversato l'arco di trent'anni cruciali nella storia italiana, è ricostruita in un prezioso volume scritto da Raffaele Vincenti, La prima volta del telefono, edito dalla RaiEri, con dvd, nel 2009).

Guerzoni - con la determinante partecipazione di Lidia Motta, geniale capostruttura della Rai di allora, e suo "braccio destro" - prese in mano la trasmissione nel 1982, cambiandone completamente l'identità.   Da trasmissione 'confidenziale', dal tono tutto sommato 'leggero',  3131, sotto la guida di Guerzoni si trasformò in un vero strumento di ricerca giornalistica.  Ogni argomento veniva affrontato da diversi punti di vista, con l'ausilio di tecnologie allora del tutto sperimentali - lo studio mobile, le radio-macchine, i collegamenti dagli angoli più remoti d'Italia - e con la ricerca di un dialogo con gli ascoltatori basato sul "valore della parola", come strumento creativo, di crescita personale (non di chiacchiera), di conoscenza e consapevolezza, in una parola di responsabilità.

Guerzoni era un giornalista.  Che veniva da una esperienza drammatica: quella di aver esercitato per diversi anni il ruolo di portavoce dell'on. Aldo Moro.  Dopo la sua barbara esecuzione da parte delle BR, Guerzoni lasciò la politica. Tornò al giornalismo e decise di farlo in un modo tutto suo: non gli interessavano tanto le notizie - gli interessavano anzi assai poco - quanto il nostro modo di osservare il mondo e di farne parte.  Era convinto che la parola fosse immedesimazione nell'altro, condivisione, possibilità e capacità delle anime di farsi dia-logo, di partecipare ad una comunità allargata, che si interroga e interroga le proprie ansie e le proprie questioni cruciali.

Guerzoni era un accanito lettore: pur essendo come egli si definiva "incompetente" teoricamente, amava leggere di tutto, poesia e prosa, filosofia e teologia, i classici.

Così, nell'estate del 1987, Guerzoni, insieme a Maurizio Ciampa - filosofo e conduttore del 3131 notte (altro luogo deputato alla sperimentazione comunicativa)  - pensò di provare a scrivere un testo, insieme a colleghi molto più giovani di lui.

Fummo "convocati" in 5: oltre a Ciampa, Francesco Malgaroli, Gabriella Mangia, Stefano Rizzelli ed io.

L'idea era quella di un "work in progress": non avevamo un canovaccio pre-stabilito. Non più di tanto. Guerzoni pensò di realizzare una serie di incontri nel suo ufficio di Viale Mazzini. Incontri nei quali noi lo avremmo sollecitato su questi temi - cosa vuol dire parlare con qualcuno, esiste una coscienza o una verità delle parole, come si può guardare nel cuore del prossimo, che cosa comporta che il mondo ormai sia un enorme luogo dove tutti parlano e quasi nessuno ascolta - e lui avrebbe risposto "a ruota libera"; come una specie di confessione, interrogandosi - lui per primo - sul senso del lavoro che faceva tutte le mattine, quando si accendevano i microfoni nella R7 di Via Asiago.

Ho un ricordo personale fortissimo di quegli incontri. Noi eravamo molto giovani, freschi di studi, e con la presunzione di sapere molte più cose di quelle che in effetti conoscevamo.  Guerzoni però si fidava ciecamente di noi.  Voleva darci questa chance di fare il libro insieme a lui, di vederlo crescere insieme.  Di firmarlo perfino insieme a lui.

Realizzammo parecchi incontri - non ricordo se sei, sette - e furono ore meravigliose.  Il Guerzoni che ricordo durante quegli incontri era per me piuttosto stupefacente. Pur parlando "a braccio" non fu mai, nemmeno una volta, banale.  Le sue riflessioni erano meditate e pacate, ma dimostravano i frutti di una ricerca personale colta e approfondita, sollevavano questioni primarie, per noi che iniziavamo a fare quel lavoro di 'interrogazione della realtà' che è e dovrebbe sempre essere il giornalismo.   Ci offriva, ci offrì la sua visione di quel mondo, che doveva essere prima di tutto 'morale', cioè rispondere ad un senso di responsabilità profonda: quello della in-violabilità del mistero dell'altro, che è sempre di fronte a noi, e che anche quando sceglie di aprire se stesso, la sua anima, i suoi pensieri, resta altro.

Confidava però molto nella capacità della parola di "cambiare gli uomini", e in definitiva di cambiare anzi il mondo. Era questa la speranza - o la fede, o tutte e due le cose insieme - che agitava il suo lavoro e la sua ricerca personale, sempre inquieta, alle prese con la apparente e angosciosa "irremediabilità" del mondo.

Il libro uscì l'anno seguente, pubblicato dalla SEI di Torino, intitolato "Il valore della Parola".

Aveva faticato molto a congedarsi dal libro, concedendo il "visto si stampi".  Nelle conclusioni finali, rendendosi conto che c'era già qualcosa che premeva urgentemente "oltre" il libro,  scriveva: Del resto è la vita che butta per aria i libri, è l'esperienza che facciamo ogni giorno e ogni sera che scompiglia le nostre idee, che soffia nei nostri sentimenti, nelle nostre azioni, nelle nostre reazioni, che ci espone al rischio insito nel vivere stesso."

Vivere, rischiare, esporsi, assumersi "la grave responsabilità" del parlare con la gente, con milioni di persone ogni giorno. L'intera esperienza di vita di Guerzoni - e l'eredità grande che ci ha lasciato a noi che abbiamo avuto la notevole fortuna di lavorare con lui - si è giocata tutta tra questi due apparenti estremi: vita e parola. 

Fabrizio Falconi



02/10/11

E' morto Corrado Guerzoni. Un maestro.



E' scomparso stanotte Corrado Guerzoni, storico direttore di Radiodue e conduttore di una delle più popolari trasmissioni della Radio (Radiodue 3131).

A quello che considero un vero maestro (un Direttore vero, sperimentatore, giornalista, valorizzatore di giovani, persona profondamente umana), dedico questo ricordo, sicuro di condividerlo con molti che gli sono oggi, in un modo o nell'altro, debitori.