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21/10/14

Essere maturi - Shakespeare e "Il giovane Holden".


Fanny e Alexander (Ingmar Bergman, 1982)


Che significa essere pronti ?

Che significa essere maturi ? Significa non essere perennemente incompiuti, insoddisfatti, bisognosi, fragili, incerti, oscillanti come canne al vento. In fondo, per tutta la vita, combattiamo contro le nostre stesse debolezze, alla ricerca di qualcosa che ci dia stabilità e ci faccia crescere.

Ma che significa: 'crescere ?'

Ripeness is all scriveva William Shakespeare, in uno dei suoi drammi più efferati e più alti, King Lear.

Se i malvagi non trionfano alla fine del dramma, la bontà comunque è caduta vittima delle loro trame, sicché la sola morale che resta è quella contenuta nelle parole di Edgardo al padre cieco e disperato: Gli uomini debbono pazientare per uscir di questo mondo come per entrarvi: tutto sta d'esser pronti (Men must endure Their going hence, even as their coming hither: Ripeness is all: V, sc. 2).

Essere pronti, o più metaforicamente, essere maturi.

Ma cosa vuol dire questa maturità? Oggi molti sono convinti che essere maturi significhi essere noiosi, e che invece essere fighi,  significhi fare quel che si vuole.

Ma, in un romanzo cult di intere generazioni di ribelli veri (non come i molti sembianti di oggi, che poco o nulla hanno di ribelle), c'è la risposta assai chiara. 

E' Il Giovane Holden, di Salinger. 

Alla fine del romanzo, il professor Antolini al confuso Holden in cerca, nonostante tutto, di dialogo con gli adulti intelligenti dice:
Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa.

Fabrizio Falconi.

27/06/12

"Il matrimonio ucciso dal sesso." Un articolo di Keith Botsford.



Non mi capita spesso, debbo dire, di vedere Montaigne, uno degli uomini più saggi e spassionati, citati sui giornali. Eppure eccolo lì, su Le Figaro del 13 agosto: “il matrimonio è un legame religioso e devoto; perciò il piacere che ne traiamo dovrebbe essere un piacere limitato, serio, e in qualche misura anche severo. Dovrebbe essere una voluttà prudente e coscienziosa." 

Ho letto queste parole e, come era successo allo scrittore francese Pascal Bruckner che le citava, mi hanno dato da pensare. Perché questa non è certo la descrizione delle unioni del nostro tempo. Oggi il matrimonio – quando esiste, o per quanto dura – raramente è religioso e ancor più raramente è devoto e il piacere che ne deriva è la stessa gratificazione istantanea disponibile anche al di fuori del matrimonio. Vale a dire, pura libidine. Ed essendo solo quello, appassisce col tempo. 

La nostra cultura tradizionale, ci ricorda Bruckner, riconosceva la fragilità dell’erotismo. Per questo occorreva qualcos’altro per garantire la durata del matrimonio – la “prudenza e coscienziosità” di Montaigne. Noi invece abbiamo imboccato la strada opposta: siamo imprudenti e trascurati. Appena consumata una unione, passiamo a un’altra e a un’altra ancora. Di fatto la situazione è ancora peggiore di quanto ammetta Bruckner, perché il nostro eros oggigiorno cerca il suo oggetto senza nessuna considerazione per la durata o la continuità. E lo cerca in se stesso; nell’informe e nell’androgino; nei bambini; negli animali; nel senso della comunità, o in tutte quelle fantasie perverse che, a lungo sepolte nell’inconscio, sono ora venute alla luce sotto forma di pornografia, che illumina la coppia moderna o l’onanista solitario. 

Nulla è più peculiare del nostro tempo di questa continua ricerca di novità, di conoscenza di una funzione biologica, di “liberazione” da quei vincoli che hanno fatto dell’amoreggiare un atto umano anziché animalesco. Nel corso della mia vita – anzi, nella mia stessa vita – ho assistito a questa trasformazione chiamata eufemisticamente “liberazione”. 

Questa liberazione, osserveranno probabilmente gli storici del futuro, non è soltanto delle donne – non concepire (contraccezione), non far nascere (aborto) e non sposarsi (divorzio) – ma anche dei loro potenziali partner che ora, affrancati dal rischio e dalla responsabilità della relazione erotica (procreazione e/o matrimonio) possono andare a briglia sciolta con l’immaginazione. E lo fanno. 

I risultati, come li elenca Bruckner, dovrebbero far riflettere chiunque. Avendo la società rinunciato (con un libero voto !) a porre vincoli, nessuno è implicato nella relazione di due adulti. La prima conseguenza è abbastanza terribile: significa che “se l’unione fallisce, uno può biasimare solo se stesso. “ Ma in che cosa consiste questo fallimento ?