Visualizzazione post con etichetta reatino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta reatino. Mostra tutti i post

27/06/17

Dal 29 giugno al 2 luglio a Leonessa, il tradizionale, antichissimo Palio del Velluto.




“Ora iniziava l’ascesa dell’alta catena di monti, che limita da un lato la valle reatina, e che è nota in tutta la Campagna di Roma col nome di Montagna di Lionessa, in quanto prende il suo nome dal territorio del piccolo centro.
Salendo lentamente a zig-zag sulla montagna, la magnificenza della vista cresce ad ogni passo: l’intera valle di Rieti, con gli innumerevoli laghi, la gola di Terni e, ancora più su, le colline di Spoleto e le pianure al di là di esse.
C’è una soddisfazione doppia nel percorrere una terra, che per tanto tempo hai visto solo da lontano (infatti io avevo disegnato spesso le montagne di Leonessa dalla Campagna Romana e da anni non vedevo l’ora di visitarle), e nello scoprire, passo dopo passo, le reali fattezze di una conoscenza tanto vecchia.”
Edward Lear,
in La Sabina Reatina di Edward Lear, Vincenzo Di Flavio.

Era il 1844 quando Edward Lear, il disegnatore grand turista inglese, arrivava a Leonessa. Come lui, dovremo ogni qual volta guardare in alto e dalla capitale scoprire che ci sono molti mondi che uno non immagina e che in qualche modo sono legati a Roma. 

Da Leonessa sono partiti molti dei pastori che poi si sono istallati a Roma e hanno aperto bottega nei quartieri storici di Pantheon, Piazza Navona o Campo de Fiori. 

La storia di questa cittadina, nascosta dietro al Monte Terminillo sull’omonimo altopiano, ha le sue radici nel 1278, quando Carlo d’Angiò stava operando una ristrutturazione del confine tra Regno di Napoli, Ducato di Spoleto e Stato della Chiesa

In quei anni si operava una autentica rivoluzione industriale. Fino ad allora, la pratica corrente era stata di “macchiare” le montagne, ovvero guadagnare spazi per l’agricoltura anche in terreni poco produttivi, ma rendendosi conto del fallimento di questa operazione, i grandi signori che possedevano i territori montani del Lazio, così come avvenne in tutta Europa, decisero di abbandonare le macchie (al punto che oggi macchia ha il significato opposto di quello che aveva allora) e di dedicare quelle aree all’allevamento pastorale. 

Così, oltre all’industria della carne e del latte, la salumeria e la produzione casearia, ci si trovò a poter gestire immense quantità di lana.

Leonessa, così come Firenze, Perugia, Mantova e come le grandi città delle Fiandre e della Champagne, diventò, seppur piccola, un centro di produzione di lana e stoffe. La pianta della città, con i suoi viali spaziosi, serviva proprio a facilitare la logistica di questa industria medievale. Con sbocchi naturali nei mercati di Ascoli, Farfa e Roma, questo fu un periodo di particolare prosperità per la città. 

E’ di questo periodo che data il Palio del Velluto,  allora chiamato “Palium Sancti Petri”, l’antica fiera franca in onore di San Pietro, istituita nel 1464 e abolita nel 1557 dal Governatore dell’Abruzzo don Alessandro Oliva in seguito alla morte di quattro abitanti durante gli scontri tra sesti. Il Palio, infatti, che durava una settimana e eccezionalmente permetteva ai mercanti di non pagare le tasse sulle merci che vendevano, vedeva i rappresentanti dei sei rioni di Leonessa, i “sesti”, competere in gare di vario genere. 

Oggi la manifestazione è stata collegata anche alla tradizione della tessitura locale (il velluto) e all’ingresso solenne in città di Margherita d’Austria, detta “Madama” (da lei prende nome anche Palazzo Madama a Roma), che fu figlia naturale dell’imperatore Carlo V e governatrice di Leonessa nel Cinquecento.

Se volete assistere oggi alla corsa all’anello e le altre gare d’epoca, al corteo dei sesti con le madonne, le dame e cavalier, i tamburini e gli sbandieratori, bisogna recarsi a Leonessa dal 29 giugno al 2 luglio. A voi il programma:

12/06/12

La linea d'ombra di Leonessa - Fabrizio Falconi per LatitudesLife.



Leonessa/ Lazio. La linea d’ombra di Leonessa 
Categorie: Italia - 
Reportages 
PICCOLEITALIE 

Tempo fa, lessi un libro di Fabrizio Falconi, Dieci luoghi dell’anima, e ne rimasi folgorata. Che un luogo abbia altro da raccontare, oltre le cordinate geografiche e le notizie storiche, è alla base della letteratura di viaggio, ma che solo uno scrittore con il suo sguardo potesse svelarne l’anima è un’idea che da allora non mi abbandonò più. Così quando con Lucio Rossi di Latitudes cominciammo a ragionare su Piccole Italie, l’idea si aprì alle nuove possibilità offerte dalla Rete. Ora, con questo magnifico pezzo su Leonessa, «gioiello mediovale» del nostro Appennino, il cerchio si chiude. Poeta, romanziere, blogger, giornalista, Falconi è molte cose insieme, ma è soprattutto una persona ricca di vera umanità. Ed è proprio grazie a questo «sentire» che le sue parole sanno regalarci la bellezza della realtà e la realtà, anche quella più segreta, riesce sempre a fluire in autentica narratività. 
A cura di Manuela La Ferla 

La linea d’ombra di Leonessa 

Per raggiungere Leonessa, gioiello medievale incastonato in un vasto altopiano tra i contrafforti dei monti dell’Appennino, tra Umbria, Lazio e Abruzzo, bisogna seguire tortuosi saliscendi di una strada di montagna, attraversando i fitti boschi della valle santa percorsa a piedi da San Francesco ottocento anni fa, fino al pianoro fertile contro cui si staglia il campanile di San Pietro, avamposto del paese fondato da Carlo I d’Angiò nel 1278. Ci sono posti che puoi riconoscere soltanto dall’odore, quello di questi luoghi è di neve e freddo e di coltri di lana polverose d’inverno; di fieno e more e d’aria carica di letame nei sentieri tra i campi, d’estate.