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03/05/21

Ecco la nuova "Arena" del Colosseo. Un progetto rivoluzionario per uno dei monumenti più famosi al mondo

 


Un pavimento in legno dall'anima super tecnologica e green, con un sistema di pannelli dall'anima in fibra di carbonio che, muovendosi e ruotando come una sorta di super sofisticato brie soleil, garantiranno sia la vista dei sotterranei sia la loro ventilazione. 

Ecco come sara' nel 2023 la nuova arena del Colosseo, la sfida piu' ambiziosa e contestata del ministro della cultura Franceschini. 

"Una struttura estremamente leggera e completamente reversibile" assicurano i progettisti di Milan Ingegneria, la societa' veneziana che ha vinto, in gruppo con altri specialisti, il bando di gara lanciato da Invitalia per la realizzazione dell'intervento, finanziato dal 2015 con 18,5 milioni di euro. 

"Un progetto ambizioso che aiutera' la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l'immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica", lo definisce il ministro che questa idea l'ha presa a cuore dal 2014 rilanciando l'imput dell'archeologo Daniele Manacorda, per poi portarla avanti in barba alle critiche e alle polemiche arrivate anche da tanti addetti ai lavori. 

E che oggi torna sulla possibilita' di sfruttare l'arena ritrovata anche per eventi "di alto spessore" , iniziative culturali o di spettacolo di caratura internazionale. 

"So che le polemiche non mancheranno -ammette il ministro - il Colosseo e' il nostro monumento simbolo e' giusto che si discuta. Ma e' una grande sfida dell'Italia". Tant'e', quello che viene presentato oggi e' l'idea, il progetto di massima, ci vorranno altri mesi per mettere a punto quello che architetti e ingegneri definiscono "l'esecutivo" e contemporaneamente dovra' essere lanciato un altro bando di gara per individuare l'impresa che lo costruira'. 

Ma i tempi a questo punto sono abbastanza contenuti, la nuova arena del Colosseo, anticipa la direttrice del parco archeologico Alfonsina Russo, dovrebbe essere realizzata entro il 2023. 

Lo studio di ingegneria a capo del gruppo vincitore vanta un portfolio ricchissimo di progetti in tutto il mondo e collaborazioni pluridecennali con le grandi firme dell'architettura a partire da Renzo Piano col quale stanno realizzando tra l'altro l'ospedale di Emergency a in Uganda, ma anche Mario Cucinella, Von Gerkan, Marg und Partner, Arata Isozaki, Herzog & De Meuron, Matteo Thun, Bolles+Wilson, Parisotto e Formenton, Rem Koolas. Mentre il loro nome e' legato al restauro conservativo della Basilica Palladiana di Vicenza. 

A scegliere il progetto, che e' stato redatto insieme all'architetto Fabio Fumagalli di Labics e ad altri, e' stata una commissione sorteggiata da Invitalia e composta da Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli. 

Alla base c'e' l'idea di mettere insieme le ragioni della tutela con il recupero dell'immagine originaria del monumento e quella del suo funzionamento come complessa macchina scenica. 

La piattaforma, spiega l'architetto Fabio Fumagalli, e' stata collocata alla quota che aveva all'epoca dei Flavi e "riprende dal piano originario sia la forma sia le funzioni". 

Le travi "sono poggiate direttamente sulle strutture murarie senza ancoraggi meccanici" e questo proprio per rendere la struttura il meno invasiva possibile e del tutto reversibile: "Se fra dieci o cent'anni ci sara' la necessita' di rimuoverla, si potra' ripristinare lo stato di fatto di oggi", fa notare Massimiliano Milan . 

Il nuovo piano di calpestio sarà costitutito da pannelli mobili realizzati in protruso di carbonio e rivestiti in legno di Accoya, un materiale "che si ottiene attraverso un processo di acetilazione delle fibre del legno" per aumentarne la resistenza ma anche la durata. 

Alta tecnologia, dunque, ma anche sostenibilita' perche' non si dovranno abbattere essenze pregiate ed e' stato previsto tra l'altro il riciclo delle acque piovane. Un sofisticato meccanismo di "rotazione e traslazione" dei pannelli di cui si compone la piattaforma servira' a garantire sia la visuale dei sotterranei, sia la loro areazione e illuminazione, oltre a permettere di vedere il sistema scenico originario

Distribuite lungo il perimetro del monumento ci saranno poi 24 unita' di ventilazione meccanica che controlleranno l'umidita' e la temperatura degli ambienti ipogei. "In soli 30 minuti si potra' garantire il ricambio completo dell'intero volume d'aria", assicurano ancora i progettisti. Da qui anche il passo avanti sottolineato dal ministro per la tutela del monumento italiano da sempre piu' visitato: "Il nuovo piano dell'arena - spiegano i progettisti- proteggera' gli ambienti sottostanti dagli agenti atmosferici, lo scarico idrico verra' notevolmente ridotto grazie ad un sistema di raccolta dell'acqua piovana che poi verra' riutilizzata nei servizi igienici del Colosseo". 


08/05/18

Tornano a splendere dopo un anno e mezzo di restauro, i magnifici mosaici di Santa Maria in Trastevere !


E' la storia di un equilibrio ritrovato il restauro della facciata di Santa Maria in Trastevere grazie al quale torna finalmente leggibile la secolare evoluzione storico-artistica, con la sua bellezza e il suo messaggio spirituale, di uno dei luoghi simbolo di Roma.

Dopo un anno e mezzo di lavori condotti dal team di restauratori della Soprintendenza Speciale di Roma e circa 400 mila euro di fondi spesi, gli splendidi mosaici medievali che tagliano orizzontalmente la facciata della basilica, con l'oro scintillante e la Madonna che domina la scena, tornano a dialogare con le pitture ottocentesche di Silverio Capparoni, finalmente visibili nei loro colori, e, in basso, con il portico settecentesco dell'architetto Carlo Fontana.

Il restauro, proprio per la compresenza di diversi stili e materiali, e per i vari interventi subiti dalla basilica, e' risultato fin da subito complesso.


"Quando parliamo di finanziamenti su Roma tocchiamo un tasto dolente. Roma e' una citta' che ha pochissime risorse, negli ultimi 20 anni ha avuto veramente poco. Abbiamo dovuto integrare, abbiamo potuto integrare il primo finanziamento ministeriale con i fondi che adesso la soprintendenza speciale di Roma riesce stabilmente ad avere grazie al 30% degli incassi del Colosseo". Lo ha affermato il soprintendente Francesco Prosperetti, alla presentazione per la stampa del restauro della facciata della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma.

"Sono circa 13 milioni di euro ogni anno, che ci permetteranno di intervenire meglio di prima sul patrimonio monumentale romano", ha aggiunto. "Il restauro non e' costato molto, attorno ai 400.000 euro. E' durato 15 mesi, con un grande lavoro di abnegazione da parte del team al femminile delle restauratrici del consorzio Roma che hanno sfidato le intemperie su questa facciata molto esposta anche nel periodo invernale", ha sottolineato.


Fonte: ANSA e ASKANEWS

Video su askanews.it


16/04/18

Il 21 Aprile, Natale di Roma, uno straordinario concerto al Mausoleo di Santa Costanza per celebrare il restauro dell'organo monumentale.




Il lavoro di restauro, ad opera della ditta Tamburini di Crema, ha previsto la rifusione e sostituzione delle canne piegate e pericolanti, il rifacimento dei cinque mantici, la sostituzione del motore e altri lavori di sostituzione, manutenzione e pulizia. 

Con l’aiuto di tanti fedeli e amici, della parrocchia e non, il complesso monumentale di Sant’Agnese riabbraccia così uno dei suoi elementi storici: l’organo - ma non solo… ricordiamo anche il nuovo sistema di riscaldamento elettrico della basilica e la sostituzione dell’organo elettronico nel Mausoleo di Costanza. 

Il Maestro Paolo De Matthaeis - organista della Basilica e del Mausoleo - suonerà alcuni celebri brani per organo, tra cui la celebre Toccata e Fuga in re minore BWV 565 di J.S.Bach, trascrizioni e brani. 

Si aggiungeranno gli Archi della Cappella Musicale Costantina per suonare insieme all’organo altre pagine famose come l’Adagio di Albinoni nella trascrizione di Giazotto per Organo e Archi, seguirà la trascrizione dell’Ave Maria di Gounod di Ettore Bonelli e una stagione di Antonio Vivaldi - L’Estate - perché proprio nella partitura originale il violinista veneziano volle specificare la presenza dell’organo. 

L’ultima parte del concerto - oltre alla presenza dell’organo - prevede la partecipazione dei solisti, del coro e del resto dell’orchestra fino al noto Alleluja di Haendel. 

PROGRAMMA 
organo solo 
J.S.Bach Preludio e fuga in mi minore BWV 533  
D.BuxtehudeCiacona in mi minore BUXWV 160 
J.S.BachAria in re maggiore 
J.S.BachToccata e Fuga in re minore BWV 565 

con l’orchestra 
T.Albinoni Adagio in sol minore per Organo e Archi 
C.Gounod Ave Maria 
A.Vivaldi Estate con il coro e con l’orchestra 
C.Franck Domine non secundum (offertorio) 
G.Caccini Ave Maria 
W.A.Mozart Dixit 
G.F.Haendel Alleluja dal Messiah 

Il concerto è previsto alle ore 20.15, dopo la Messa delle ore 19. L’ingresso è gratuito. 

Ci sarà al termine la possibilità di contribuire liberamente alla raccolta di fondi per completare il pagamento dei lavori di restauro dell’organo stesso.

21/12/17

Dopo 14 anni di restauri, ritorna finalmente il Portico d'Ottavia !



E' durata 14 anni 'l'operazione di salvataggio" dei resti visibili del complesso del Portico d'Ottavia, luogo simbolo del Ghetto, il quartiere ebraico della Capitale

E per 14 anni ponteggi e impalcature hanno nascosto la bellezza del portico ricostruito da Augusto, al posto di quello piu' antico di Metello, tra il 27 ed il 23 a.C. e dedicato alla sorella Ottavia. 

Nel 203 fu restaurato e parzialmente ricostruito da Settimio Severo dopo un incendio del 191 e proprio a questo periodo appartengono la maggior parte dei resti attualmente visibili

Il quadriportico includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche, greca e latina, e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae. 

Il suo interno si configurava come una sorta di museo all'aperto poiche' ospitava una grande quantita' di opere d'arte. 

Alla cerimonia di 'restituzione' alla citta' del Portico d'Ottavia restaurato stamani c'erano la sindaca Virginia Raggi, il sovrintendente ai beni culturali di Roma Claudio Parisi Presicce, il vicesindaco Luca Bergamo e la presidente della Comunita' Ebraica Ruth Dureghello. 

L'operazione del restauro, divisa in tre fasi, e' stata "complessa", come e' stato spiegato, ed e' stata condotta attraverso un team di archeologi architetti e ingegneri con l'ausilio di alte tecnologie che ha permesso e permettera' anche in futuro un monitoraggio attento dei resti del complesso che nei secoli e' stato piu' volte danneggiato e rimaneggiato. 

In particolare durante i lavori e' stata rilevata la necessita' di un intervento di restauro specialistico della colonna poiche' in corso d'opera e' stata riscontrata una maggiore frantumazione interna, rispetto al previsto, del fusto, gia' apparentemente soggetto a diffuse micro-fessurazioni in tutta la sua lunghezza. 

E' stato, inoltre, necessario, un intervento sulla superficie a cortina in laterizio del tratto basamentale e del pilastro con pulitura e rimozione dei residui di cemento dei pregressi consolidamenti statici degli anni '60. 

L'opera di monitoraggio della colonna continuera' per altri due anni, a partire da ora, con attrezzature di alta qualita', basata sull'esecuzione di misure microsismiche ad alta frequenza, per controllare la sicurezza del manufatto, considerando anche i frequenti eventi di natura sismica. 

Per il 2018 e' prevista la quarte fase dei lavori di restauro che dureranno alcuni mesi e riguarderanno i muri interni.

Fonte: Emanuela De Crescenzo per ANSA

02/08/17

Torna a vivere finalmente il magnifico Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli.





L'inizio di un biennio dedicato al grande Imperatore Adriano, in occasione del 1900mo anniversario dalla sua ascesa al trono, e' salutato a Villa Adriana, sitoUnesco di Tivoli, con l'inaugurazione, dopo tre anni di restauro, del complesso monumentale del Teatro Marittimo e della Sala dei Filosofi

L'impegnativa opera di restauro, ha risolto i problemi di sicurezza e restituito piena leggibilita' al piu' celebre complesso monumentale della Villa che, per le sue numerose "citazioni" nell'architettura moderna, ha contribuito in maniera determinante all'iscrizione della residenza tiburtina nel Patrimonio Mondiale dell'UNESCO

 "Il Teatro Marittimo - spiega Andrea Bruciati, Direttore dell'Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d'Este - era uno spazio dedicato al pensiero, alla meditazione, alla riflessione, che riemerge ora da un restauro che ha interessato nell'ultimo triennio un'area fondamentale del complesso residenziale adrianeo. Ambiente simbolo dell'immaginario, parzialmente inaccessibile dal 2010, che ora reintegra la lettura totale del monumento, proiettando una luce nuova sul futuro prossimo della Villa".

"Questa riapertura - sottolinea Bruciati - segna un primo atto estroverso di un processo inclusivo che vedra' varie aree dispiegarsi nuovamente al pubblico in questo biennio dedicato all'Imperatore. Un'azione simbolica e concreta che si innesta dialetticamente su una frequenza preziosa ed antica, che indica in maniera attuativa il nuovo corso dell'Istituto Villa Adriana e Villa d'Este". 

"Con questo importante restauro del teatro Marittimo - dichiara Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo con delega ai siti Unesco - continua l'attenzione e la cura da parte del Mibact verso Villa Adriana, la cui centralita' nel nostro patrimonio e' ora parte della nostra identita' culturale nazionale". 

"Dopo un lungo periodo di chiusura - spiega il Soprintendente per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio per l'Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale, Alfonsina Russo -, sara' quindi di nuovo percorribile il suggestivo portico anulare del Teatro Marittimo, che consentiva di accedere ai due vicini Palazzi imperiali, e si potra' ammirare la minuscola domus privata accolta sull'"isola" centrale cinta dal canale". 

L'integrazione delle cortine murarie, condotta - com'e' nella tradizione dei restauri in Villa - con rigoroso metodo filologico, rispettoso della poesia delle rovine, e la pulitura delle superfici lapidee enfatizzano la bellezza delle soluzioni spaziali che si inseriscono, prediligendo spazi avvolgenti e coperture a volta, nel piu' innovativo filone della progettazione adrianea. 

Analogamente, nell'attigua Sala dei Filosofi integrazioni e consolidamenti hanno ridato nettezza di linee alle colossali strutture di quella che fu in realta' la biblioteca della Villa, espressione dell'ideale di cultura greca, assurto a vero elemento unificante dell'Impero di Adriano.

19/05/17

Straordinaria scoperta a Roma durante i restauri: l'Arco di Giano è in realtà un Arco eretto per Costantino.




Sono bastate tre lettere, Cos, venute fuori dal marmo annerito per confermare cio' che gli archeologi sospettavano da tempo. E quello che per secoli e' stato l'Arco di Giano in un colpo solo ha ritrovato la bellezza della sua facciata sul Tevere ed e' tornato a essere, come nel IV d.C., l'arco onorario dedicato all'imperatore Costantino dai suoi figli

Inizia cosi' la prima tappa del restauro di uno dei gioielli superstiti del Foro Boario, quell'area affacciata sul fiume ai piedi del Palatino, che per secoli fu cuore di commerci in arrivo da tutto il Mediterraneo

E che ora ritrova parte della sua bellezza grazie al World Monuments Fund che con AmericanExpress ha donato 215 mila dollari (dopo essere gia' intervenuti al Foro Boario per i templi di Ercole Olivario e di Portuno), in aggiunta ai 100 mila euro gia' stanziati dalla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma.

La strada per un restauro completo del monumento e' ancora tutta da scrivere (i lavori sulla prima facciata termineranno a luglio), ma per ora, raccontano Maria Grazia Filetici e Mirella Serlorenzi, direttore del restauro e direttore scientifico, "si e' potuto studiare lo stato di tutto l'arco sia dal punto di vista conservativo che strutturale, mappando tutte le 16 facciate"

Unico arco onorario a pianta quadrata, un tempo ricco di 48 statue incastonate nelle nicchie, divenuto nel Medioevo fortezza per i Frangipane (come il Colosseo) e parzialmente interrato fino al 1827, e' durante i lavori che il colosso ha mostrato quella scritta, Cos, incisa in un blocco della scala per l'attico. 

"E' il primo mito da sfatare - dice la Serlorenzi - Non era un arco per Giano. Venne chiamato cosi' da antiquari del Rinascimento" per via dei suoi quattro ingressi che ricordano la specularita' delle due facce del Dio. 

"Dai cataloghi regionali del IV secolo - dice - sapevamo che nell'area c'era un Arcus Divi Constantini. Quel marchio di cava oggi ci indica che era proprio questo". 

I problemi da risolvere sono molti, dallo scorrimento delle acque dall'attico ("costruito come una strada, con i sanpietrini") agli agenti atmosferici su cui si sta intervenendo con ultimissimi ritrovati biocompatibili o il furto nei secoli dei collegamenti in metallo tra i blocchi

Ma intanto si festeggia con una notte di Luce al Foro Boario (25 maggio) e con l'apertura eccezionale al pubblico per un Watch Day (26), tra laboratori, salite sui ponteggi e concerto. 

A seguire, una settimana di visite gratuite su prenotazione e una nuova guida Electa (www.coopculture.it). La speranza del Soprintendente Francesco Prosperetti e' ora di restituire l'Arco ai cittadini togliendo le cancellate che lo chiudono dall'attentato a S. Giorgio al Velabro del '93. "Spero - dice - riprenda al piu' presto il dialogo con il Comune per un piano presentato gia' ai tempi del Commissario Tronca", con un'apertura diurna presidiata. 

25/07/16

Grazie a misteriosi benefattori giapponesi torna a splendere il meraviglioso Ninfeo di Villa Giulia.



Un gruppo di misteriosi benefattori venuti dall'Oriente. Una delle piu' raffinate e preziose ville del '500. E il primo teatro d'acque di Roma, oggi tornato ai tempi in cui qui venivano Vasari, Michelangelo e piu' alti intellettuali dell'epoca

 E' il piccolo miracolo che si e' compiuto, celato e senza clamori, a Villa Giulia, massimo esempio di villa rinascimentale voluto da Papa Giulio III alla cui realizzazione tra il 1550 e il 1555 parteciparono tutti i piu' grandi artisti, oggi sede del Museo Nazionale Etrusco

Da qualche settimana la villa sorprende i visitatori con un Ninfeo, cuore dei suoi splendidi giardini con la fontana ideata e scolpita dal Vasari e dall'Ammannati, le cariatidi a sorreggere la balconata in marmo travertino e il mosaico dedicato a Tritone, tornato allo splendore di 500 anni fa

"Tutto e' iniziato nel 2014", racconta all'ANSA Alfonsina Russo, Soprintendente per l'archeologia, beni architettonici e paesaggio dell'area metropolitana di Roma, Viterbo ed Etruria meridionale, che fino a pochi mesi fa, prima della riforma del Ministero, aveva il suo quartier generale proprio a Villa Giulia. "Da tempo cercavo aiuto per il Ninfeo - spiega - Non solo era ormai grigio, infestato di muschi e muffe, ma iniziavano i primi problemi strutturali, soprattutto al mosaico. Le forze interne, purtroppo, non erano sufficienti". 

Poi una sera, un concerto con una delegazione giapponese, una visita a Villa Giulia, un colpo di fulmine e l'offerta a sorpresa: "potremmo finanziarlo noi". Contributo di 25 mila euro (senza neanche i vantaggi dell'Art Bonus essendo stranieri) e un'unica richiesta: "questo gruppo di imprenditori giapponesi, del campo dell'editoria, vuole rimanere anonimo e misterioso", dice la Soprintendente. 

Cosi' a settembre 2015 sono partiti i lavori, condotti dal Consorzio Kavalik. "La battaglia piu' difficile - racconta il restauratore Antonio Giglio, che vi ha lavorato con Alessandro Ferradini e Kristian Schneider - e' stata contro la vegetazione. Da un lato dovevamo eliminare i depositi delle alghe, con potenti biocidi in modo che non tornassero a crescere. Dall'altro, volevamo risparmiare le piante delle nicchie". 

Si e' intervenuto poi sul mosaico del Tritone, piccolo gioiello di epoca romana "probabilmente ricavato da una piu' ampia pavimentazione di un edificio, forse, termale" che per un cedimento del supporto una dopo l'altra iniziava a perdere le sue millenarie tessere bianche e nere. 

Ed ecco la sorpresa: "eravamo abituati a vedere il Ninfeo tutto di un colore con la pavimentazione ormai nera", dice la Russo. 

"Eppure qualche anziano dipendente di Villa Giulia - prosegue Giglio - raccontava di colori. E anche antichi disegni suscitavano dubbi"

Pulitura dopo pulitura, eccoli riemergere: un ventaglio di marmi policromi, dal giallo antico al verde e pavonazzetto, venati di bianco, massima espressione di raffinatezza nella moda del cinquecento, a esaltare invce la bianchissima bellezza delle otto Cariatidi erette a emiciclo.

 "Che non sono tutte uguali - sottolinea Giglio - Noi le abbiamo sempre viste molto serie. Invece le quattro in seconda fila ridono palesemente". 

Il motivo "dovremmo chiederlo a uno storico dell'arte. Forse - ipotizza la Russo - simboleggiano il dualismo della tragedia e della commedia nell'antichita' classica", tanto piu' che il Ninfeo, in origine ricco anche di decorazioni, nacque proprio come teatro d'acque per attori e musici. "Oggi - conclude la Russo - ha ripreso vita. Basta guardarlo per immaginare i banchetti di Papa Giulio III, quando qui venivano il Vasari, Michelangelo, altissimi intellettuali". E i misteriosi donatori? "Sono rimasti a bocca aperta, felicissimi. Ma, sempre avvolti nel mistero. Non hanno voluto nemmeno un'inaugurazione ufficiale perche' li ringraziassimo".

fonte ANSA

12/05/16

Dopo due anni torna a splendere la 'Galleria dei Candelabri' dei Musei Vaticani.



Dopo un intervento di restauro durato oltre due anni, torna a splendere la Galleria dei Candelabri, nel cuore dei Musei Vaticani, ogni giorno attraversata dalle migliaia di persone che si recano alla Cappella Sistina. I lavori hanno riguardato non solo il degrado delle pitture ottocentesche di questo corpo architettonico edificato gia' a partire dalla seconda meta' del nel '500, ma hanno hanno affrontato e risolto la problematica costituita dall'eterogeneita' dell'esecuzione delle pitture, al fine di riconsegnare la Galleria alla sua piena integrita' estetica.

Il restauro e' stato presentato dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, dal curatore della Collezione d'Arte Contemporanea Micol Forti, dal responsabile del Cantiere di restauro Francesca Persegati e da Padre Mark Haydu, dei Patronsof the Arts in the Vatican Museums che hanno finanziato l'intervento. Per la precisione, i circa 700.000 euro necessari per il restauro nel suo insieme sono arrivati da Connie Frankino, dei Patrons dell'Ohio, che ha sponsorizzato l'opera in memoria del marito Sam attraverso la Fondazione di famiglia.

Il non facile intervento, ha detto Micol Forti, ha richiesto un'organizzazione in grado di portare a termine i lavori senza mai chiudere quegli ambienti sempre affollati e sopratutto la sinergia di numerose, diverse competenze. La Galleria dei Candelabri, quando venne progettata e realizzata, si presentava infatti come una loggia aperta e solo nel 1785 Pio VI la fece chiudere per preservare in modo ottimale le sculture di epoca romana li' collocate. Il corridoio, lungo oltre 70 metri, fu scandito in sei campate con l'inserimento di arcate sostenute da coppie di colonne doriche e aperture laterali, dove trovarono posto dei grandi Candelabri in marmo bianco, che diedero il nome alla Galleria. 

L'ambiente rimase invariato fino a quando papa Leone XIII (1878-1903) decise di abbellirlo con dipinti che avrebbero avuto il compito di sviluppare le linee programmatiche del suo pontificato, aperto, ha ricordato la Forti, alle trasformazioni sociali dell'epoca.

I lavori furono avviati nel 1883 con la realizzazione di un nuovo pavimento in marmo, mentre per la vasta decorazione pittorica furono chiamati artisti quali Annibale Angelini, Domenico Torti e Ludovico Seitz, che ha dipinto le splendide scene della quarta campata, la piu' grande della Galleria, nonche' i monocromi della quinta e della sesta. Sono appunto le sue pitture quelle qualitativamente piu' alte, ricche di reminiscenze raffaellesche, aggiornate pero' da un sentimento romantico e da un'accurata messa in scena. Non mancano inoltre dei veri gioielli, come il paesaggio di una Roma ideale, alle spalle delle due eleganti personificazioni dell'Arte pagana e dell'Arte cristiana. Qui, il Colosseo e il Colle Palatino, la Basilica di San Pietro e San Giovanni in Laterano, fino al Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, sono uniti da un'atmosfera morbida e crepuscolare.

La visione del pontefice che emano' l'enciclica 'Rerum Novarum', ha spiegato Micol Forti, mirava anche a definire il ruolo della Chiesa in accordo con lo sviluppo delle scienze e dell'arte. Cosi' le pitture a secco di Seitz hanno immortalato le arti maggiori e quelle minori, fra cui compare anche la fotografia, che aveva preso piede da pochi decenni. Una decorazione indubbiamente di pregio quella voluta da Leone XIII, che pero' negli ultimi decenni ha subito un forte degrado.

Gli sbalzi climatici degli ultimi tempi, ha aggiunto Francesca Persegati, la mancata impermeabilizzazione del tetto, l'esposizione continua ai raggi solari ha determinato problemi strutturali e alle pitture. Per ripulire le ampie superfici decorate a monocromi, ha proseguito la restauratrice, sono stati sperimentati molti materiali, ma la scelta e' caduta su una spugnetta per make-up, che ha consentito di non macchiare le superfici e restiuire la Galleria dei Candelabri all'antico splendore.

14/03/15

Il grande Piero della Francesca sbarca in America .



Cecilia Frosinini, direttore del Settore Restauro dipinti murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, terrà una conferenza su Piero della Francesca il prossimo 16 di marzo presso l’Ambasciata italiana a Washington D.C. 

Il tema della conferenza è la distinzione, al fine di una fondamentale e completa comprensione dell’arte di Piero, fra il significato di “disegno come progetto” e “disegno come espressione grafica” nella sua pratica pittorica. Le due parole (in inglese “design” e “drawing”) sono spesso usate come sinonimi e, soprattutto in italiano, il più delle volte riassunti nel concetto unico di “disegno”. 

Eppure, i significati dei due termini sono differenti e questa distinzione concettuale era perfettamente nota a Piero e ai suoi contemporanei. 

Nell’opera di Piero si è spesso sottolineato come il disegno potesse essere una riproduzione meccanica, testimoniato anche dall'ampio uso di spolvero nei suoi dipinti murali, anche se nessuno dei suoi cartoni è sopravvissuto fino al nostro tempo. Ricerche più recenti condotte dall'Opificio delle Pietre Dure hanno fornito evidenze per una più approfondita fase di pianificazione della tecnica artistica di Piero della Francesca. 

Una progettazione così meticolosa delle sue composizioni, al punto di renderlo quasi ossessivo nell'uso dei cartoni, accuratamente progettati e anche riutilizzati, anche attraverso scalature geometriche. 

Piero non utilizzava quindi i cartoni per economizzare il tempo di realizzazione delle sue opere, ma come mezzo di controllo dello spazio pittorico e per l'inserimento degli elementi figurativi in esso. La conferenza di Washington illustrerà molti esempi dei risultati di questa ricerca, dalle pitture murali alle opere su tavola. 

I dati sono stati raccolti con l’ausilio di attrezzature scientifiche avanzate e sono, altresì, contestualizzati in una cornice storico-artistica più ampia e circostanziata. 

A New York, il 18 di marzo, presso l’Istituto Italiano di Cultura, l’assessore alla Cultura del Comune di Sansepolcro, Chiara Andreini, e in collaborazione con Toscana Promozione, assieme a Cecilia Frosinini presenteranno ancora il progetto del restauro della Resurrezione di Piero della Francesca. 

L’operazione newyorchese nasce nell’ambito delle attività di promozione della Regione Toscana, che ha trovato nel restauro in essere della Resurrezione di Piero un evento di sicuro rilievo per il lancio, anche su piano internazionale del progetto: “Una Toscana sempre nuova da scoprire nell’anno dell’Expo”. 

Di questo progetto, il restauro della Resurrezione, è parte sostanziale. L’appuntamento di New York vede anche la volontà, da parte del Comune di Sansepolcro, del suo Museo Civico e delle Istituzioni regionali, di promuovere oltreoceano l’esperienza più vera e profonda che si può vivere a Sansepolcro sulle tracce di Piero. 

La città dove Piero della Francesca è nato, ha vissuto, e dove ha concluso la sua vita è, ancora oggi, un gioiello fra i borghi della Toscana più bella e antica, qui si respira quell’atmosfera che fu parte sostanziale della vita di Piero della Francesca. 

Proprio qui si possono calpestare ancora le strade che Piero stesso ha percorso e penetrare quell’aria di cultura e d’arte che resero grande fra i grandi il borghigiano d’eccellenza, pittore e matematico fra i più importanti della sua epoca e di tutta la storia. 

Sansepolcro è una cittadina viva e attiva, i suoi palazzi offrono una visione di architetture, dal passato al presente, che ben compenetrano la storia e la contemporaneità. E’ un luogo dove il turista, attento e raffinato, può trovare la bellezza, la cultura e il piacere di vivere un’esperienza unica che resta nel tempo. 

Il Museo Civico di Sansepolcro, da sempre meta turistica del viaggiatore colto offre tesori di inestimabile valore, dalla Resurrezione di Piero, oggi in restauro, ma straordinariamente visibile anche in questo periodo, al Polittico della Madonna della Misericordia, al San Giuliano. Piero della Francesca è qui. 

E qui si incontrano anche le opere di Andrea della Robbia, del Pontormo, di Santi di Tito, di Raffaelino del Colle, e di molti altri artisti del passato che hanno lavorato nel segno di Piero e contribuito alla cultura e alla bellezza della Val Tiberina. 

Il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca si presenta a Washington e New York 

Comune di Sansepolcro Museo Civico Opificio delle Pietre Dure di Firenze Washington DC, 16 marzo 2015, Ambasciata d’Italia New York, 18 marzo 2015, Istituto Italiano di Cultura.

05/02/15

'La mia vita con Leonardo'. (Electa)



Electa pubblica La mia vita con Leonardo, il libro attraverso il quale Pinin Brambilla Barcilon racconta i vent’anni di lavoro appassionato per il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo. 

Nel 1977 venne chiesto a Pinin Brambilla Barcilon, che aveva alle spalle un’esperienza pluridecennale nel restauro delle pitture murali, di avvicinarsi alla parete dell’Ultima Cena, il capolavoro di Leonardo da Vinci nuovamente minacciato da problemi di conservazione. 

Da quell’incontro prese avvio uno dei più intriganti e controversi cantieri di restauro del Novecento, un’impresa durata oltre vent’anni e destinata a restituire, per la prima volta dopo secoli, la pittura di Leonardo. 

Per circa vent’anni L’Ultima Cena di Leonardo è stata una sorta di compagno di vita per la restauratrice, un compagno che esigeva tutta la passione e la dedizione di cui era capace. 

Sin dall’inizio l’avvio del restauro ebbe grande risonanza sui principali giornali del mondo e Pinin Brambilla Barcilon – schiva per natura e abituata a lavorare con discrezione – si trovò improvvisamente a essere un personaggio da copertina, anche perché all’epoca c’era molta curiosità intorno alla figura di una restauratrice donna. 

Dichiarò in un’intervista: “Che figlio è Leonardo? È un figlio fuori del tempo, di enorme inventiva, alla perenne ricerca della perfezione. È un figlio difficile che mi dà delle preoccupazioni, chissà se mi sarà grato... 
Non so se gli piaccia che si mettano le mani sulle sue opere”. 

Nel libro l’autrice racconta i ricordi personali, le emozioni, le difficoltà incontrate, i momenti salienti – come l’intervento di Olivetti a sostegno del restauro –, ma anche i dettagli tecnici del lavoro. Gravi eventi storici avevano compromesso nei secoli la sopravvivenza del Cenacolo: nel 1796 i soldati francesi trasformarono per tre anni il Refettorio in una stalla, nel 1848 l’esercito austriaco utilizzò l’ambiente per l’acquartieramento delle truppe, ma l’evento più drammatico si verificò nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943, quando un ordigno caduto nel mezzo del chiostro grande provocò il crollo del muro e della volta del Refettorio. 

Con cura meticolosa, sui ponteggi, spesso sotto gli occhi dei visitatori, la restauratrice porta a termine il restauro del capolavoro che il 27 maggio 1999 con l’inaugurazione del dipinto restaurato, tornava a essere visibile nel massimo della sua leggibilità, lasciando emergere quella “verità” degli animi, degli oggetti, della natura che è ancora oggi all’origine dello stupore che la restauratrice conserva intatta. 

Conclude il libro un capitolo nel quale l’autrice ripercorre la parete vinciana ricordando gli aspetti dell’iconografia riemersa che la colpirono di più. “Avvicinarsi al genio universale di Leonardo costituisce nella carriera di un restauratore un’occasione unica, irripetibile... dovevo vincolare la mia emotività a una disciplina ferrea, dovevo raccogliere tutta la mia concentrazione e tenere a portata di mano, perfettamente schierati, tutti gli strumenti del mestiere.” (Pinin Brambilla Barcilon) 

LA MIA VITA CON LEONARDO autore: Pinin Brambilla Barcilon pagine: 128 illustrazioni 12 editore: Electa prezzo: 19,90 euro in libreria: 24 febbraio 2015.



15/10/12

Louise Favreau, una poetessa 17enne delle indie occidentali ispirò una delle più belle tombe di Santa Croce a Firenze. Ora il restauro.



Il mecenatismo americano a Firenze, organizzato nell'Advancing Women Artists Foundation, restaura il monumento sepolcrale in marmo della poetessa Louise Favreau, realizzato dalla scultrice francese ottocentesca Felicie De Fauveau nella basilica di Santa Croce. 

L'iniziativa sara' illustrata oggi alle ore 12, nella Sala del Cenacolo di SantaCroce, dove interverranno le autrici del volume "L'arte delle donne a Firenze: una guida attraverso cinque secoli", Jane Fortune, presidente e fondatrice della Awa Foundation, e Linda Falcone, direttrice della stessa Awa. 

Conduce l'incontro Alessio Assonitis, direttore del Medici Archives Project. Per l'occasione sara' possibile visitare il cantiere dell'ultimo intervento tuttora in corso della Advancing Women Artists Foundation: il mantenimento del monumento eseguito da Felicie De Fauveau. 

Il monumento sepolcrale De Fauveau a Santa Croce commemora Louise Favreau, una poetessa diciassettenne delle Indie occidentali, ed e' stato ispirato da una poesia scritta da quest'ultima. Originariamente creato per la Cappella Medicea della basilica nel 1854, il monumento si fregia di elaborate tecniche di incisione e i suoi motivi decorativi in altorilievo ricordano l'opera di un maestro orafo. 

Il progetto di manutenzione, sponsorizzato dalla Advancing WomenArtists Foundation e dalla sua fondatrice Jane Fortune, e' stato programmato e realizzato da Nike Restauro Opere d'Arte utilizzando trattamenti protettivi e di pulizia volti a migliorare l'equilibrio cromatico e l'appeal estetico della scultura. 

Il volume "Art by Women in Florence: A Guide through Five Hundred Years" (L'arte delle donne a Firenze: una guida attraverso cinque secoli) aspira a illuminare le figure di numerose artiste dall'eccezionale quanto misconosciuto valore, le cui vite e opere continuano a essere una parte non rivelata e dell'identità culturale di Firenze. 

I proventi del libro, pubblicato in inglese da The FlorentinePress, saranno impiegati per sostenere i progetti di restauro a favore delle opere di donne artiste a Firenze organizzati e patrocinati dalla Advancing Women Artists Foundation, operante dal 2006. Il volume sara' disponibile nelle librerie di Firenze a partire dal 20 ottobre.