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14/08/20

Arriva una scoperta eccezionale: il Nuovo Orologio al Radiocarbonio. Ecco cosa potrà rivelare.



La capacita' di datazione di oggetti antichi, risalenti fino a 55.000 anni fa, raggiunge un alto livello di precisione grazie al lavoro di un gruppo internazionale di scienziati che ha permesso di migliorare sensibilmente l'accuratezza della curva di calibrazione per le datazioni al radiocarbonio. 

Un progetto - a cui ha partecipato anche l'Universita' di Bologna - portato avanti per sette anni e realizzato grazie all'analisi di oltre 15 mila reperti. 

I risultati, pubblicati sulla rivista "Radiocarbon", compongono tre nuove curve di calibrazione del radiocarbonio: IntCal20 per i reperti rinvenuti nell'emisfero nord del pianeta, SHCal20 per l'emisfero sud e Marine20 per il mondo degli oceani. 

Per l'Universita' di Bologna ha partecipato allo studio la professoressa Sahra Talamo, docente al Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" e Principal Investigator del progetto ERC RESOLUTION, il cui obiettivo e' sviluppare set di dati di calibrazione al radiocarbonio ad alta risoluzione che permettano di ottenere datazioni in grado di fare luce sui periodi chiave della preistoria europea. 

"Queste nuove curve di calibrazione del radiocarbonio ci daranno la possibilita' di osservare il passato con un livello di dettaglio mai raggiunto prima", spiega la professoressa Talamo. "E questo ci permettera' ad esempio di ottenere nuove informazioni su un periodo cruciale della storia dell'Homo Sapiens: la dinamica del suo arrivo in Europa, le interazioni avute con l'Uomo di Neandertal e quando le popolazioni di queste due specie si sono sovrapposte in differenti regioni europee"

La tecnica del radiocarbonio - spiega l'Alma Mater - svolge un ruolo fondamentale per l'avanzamento di molti campi di ricerca. 

Non solo per gli archeologi, a cui offre la possibilita' di datare con precisione antichissimi resti (pre)storici, ma anche ad esempio per chi si occupa di geoscienze, permettendo di ricostruire le variazioni climatiche avvenute nel corso di lunghi archi temporali e offrendo cosi' informazioni utili per prepararsi ai cambiamenti climatici futuri. 

"L'avvento delle datazioni al radiocarbonio ha rivoluzionato il campo dell'archeologia e delle scienze ambientali", conferma Paula Reimer, professoressa della Queen's University Belfast (Regno Unito) che ha guidato il gruppo di ricerca internazionale. 

"Migliorare le curve di calibrazione ci permette di conoscere meglio la nostra storia: questo nuovo aggiornamento degli standard utilizzati sara' fondamentale per rispondere a domande cruciali sull'evoluzione del mondo in cui viviamo e sul ruolo svolto dell'uomo in questo processo". 

La tecnica del radiocarbonio e' stata sviluppata nel 1949 da Willard Frank Libby: una scoperta che gli valse, nel 1960, il premio Nobel per la chimica. Alla base del suo funzionamento ci sono due isotopi di carbonio: uno stabile, il Carbonio-12, e uno radioattivo, il Carbonio-14. Poiche' tutti gli esseri viventi assorbono carbonio, sotto forma di CO2, questo significa che i due isotopi di Carbonio-12 e Carbonio-14 sono presenti nel loro organismo nella stessa proporzione con cui erano presenti nell'atmosfera nel periodo in cui sono vissuti. Quando pero' un organismo muore, il processo di acquisizione di nuovo carbonio si interrompe. A quel punto, gli isotopi stabili di Carbonio-12 restano invariati, ma gli isotopi radioattivi di Carbonio-14 iniziano un processo di decadimento di cui conosciamo con precisione i tempi. In questo modo, quando misuriamo la quantita' restante di Carbonio-14 in un campione organico possiamo determinare l'eta' della morte dell'organismo a cui e' appartenuto

A complicare le cose - prosegue l'Universita' di Bologna - c'e' pero' il fatto che la quantita' di Carbonio-14 presente nell'atmosfera non e' rimasta costante nel corso della storia: questo significa che l'eta' Carbonio-14 non corrisponde a un'eta' calendario. 

Per ovviare a questo problema, si utilizza una procedura chiamata calibrazione, che permette di calibrare l'eta' Carbonio-14 con una scala di tempo assoluta: e' cosi' che nasce la curva di calibrazione conosciuta come IntCal (International Calibration Curve). 

La nuova Curva di calibrazione IntCal20 ha raggiunto un'alta precisione con l'obiettivo di sviluppare solide cronologie del cambiamento paleoambientale e una comprensione piu' dettagliata della successione degli eventi climatici. Un risultato ottenuto grazie a piu' precise analisi di Carbonio-14 dei reperti presenti nei diversi archivi che vengono utilizzati nella curva stessa. 

Tra questi ci sono ad esempio resti di alberi risalenti fino a 14.000 anni fa, stalagmiti trovate in diverse grotte, coralli rinvenuti nei mari e carotaggi di sedimenti lacustri e oceanici

In totale, per costruire le nuove curve di calibrazione il gruppo internazionale di ricerca (IntCal Working Group) ha realizzato circa 15 mila misurazioni al radiocarbonio di oggetti risalenti fino a 55.000 anni fa. "Grazie all'alto livello di risoluzione del campionamento realizzato, le nuove curve di calibrazione ci permettono di ottenere datazioni su scala decennale andando indietro nel tempo fino a 55.000 anni fa: un miglioramento significativo rispetto a quanto era possibile fare fino ad oggi", spiega la professoressa Talamo. "Questo risultato pero' e' solo il primo passo per arrivare ad un calendario preciso degli eventi che caratterizzano l'evoluzione umana. 

Per questo il progetto RESOLUTION sara' di fondamentale importanza: infatti, usando gli alberi fossili e sfruttando la sincronicita' del Berillio-10 e del Carbonio-14, (come si vede gia' in IntCal20 per il periodo di tempo tra 14,000 e 14,700 anni fa), si potra' arrivare ad una curva ancora piu' precisa e ottenere per la prima volta una risoluzione eccezionale della preistoria europea". 

12/07/14

Il mistero del numero 137, Pauli, Jung e la matematica che è in noi (e fuori di noi).



In questi giorni sto leggendo un bel saggio di Arthur J. Miller, professore emerito di storia e filosofia della scienza presso l'University  College di Londra: L'equazione dell'anima, pubblicato da Rizzoli nel 2009, che descrive e racconta l'ossessione per un numero nella vita di due geni, Carl Gustav Jung e il fisico Wolfgang Pauli.

Negli anni '30, ad appena trent'anni, Pauli è uno dei teorici più brillanti della nascente fisica quantistica.  Eppure ogni notte si ritrova a vagare nei quartieri a luci rosse in preda all'alcol e alla depressione.
Wolfgang Pauli

Ed è proprio la sua doppia vita ad indurlo a rivolgersi a Carl Gustav Jung, il discepolo eretico di Freud, divenuto in quegli anni un punto di riferimento della ricerca psichica mondiale.

Carl Gustav Jung

L'incontro tra questi due geni, tra ragione e misticismo, diviene una potente alleanza tra due giovani scienze, la psicoanalisi e la meccanica quantistica, all'insegna di quello che appare come un numero magico: il 137. 

Un numero che da un lato descrive con grande precisione il dna della luce e dall'altro è la somma dei valori numerici dei caratteri ebraici che compongono la parola Kabbalah (Cabala). 

L'ossessione che accompagna Pauli fino al letto di morte, diventa anche un terreno di indagine parallela per Jung e per le sue ricerche sulla essenza e sul Sè.

La suggestione è quella di trovare un numero alla base dell'universo, un numero primordiale, un numero da cui tutto dipende e dà conto di tutto.

E' un vecchio sogno umano, inseguito da astronomi, scienziati, alchimisti, mistici, filosofi, matematici.

Più andiamo avanti con le nostre conoscenze, più ci appare evidente che il mondo e l'universo che ci contengono si fondano su principi matematici.  E la matematica è anche alla base della nostra vita biologica. Tutto sembra ridursi a questo: anche la nostra mente sembra essere predisposta per leggere secondo criteri matematici. Ma da dove deriva tutto questo, e perché esiste ?

Ecco un brano di una intervista rilasciata poco tempo fa da Giandomenico Boffi, ordinario di algebra all'Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) e considerato uno dei migliori matematici italiani. 

Che la matematica sia pura creazione della mente è un fatto largamente condiviso. 
Desta perciò meraviglia l'eccezionale efficacia che questa scienza ha dimostrato nel consentire da un lato l'interpretazione della realtà e dall'altra l'intervento concreto, anche tecnologico, su di essa. 
La matematica è una delle poche cose universali che noi sperimentiamo, e già questo è sorprendente. 
Lo è ancora di più il fatto che l'universo risponde in qualche modo alle nostre sollecitazioni basate sugli strumenti matematici. 
Da questa attività creativa dell'uomo emerge quasi un potere predittivo nei confronti della realtà, che è alquanto sconcertante. 
Nella misura in cui non si è ancora riusciti a giustificare l'indubbia consonanza verificabile tra una creazione della nostra mente, la matematica, e una realtà data a prescindere da noi, diventa legittimo ipotizzare l'esistenza di un Ente superiore intelligente che si pone alla radice tanto della realtà che ci circonda, quanto della nostra stessa mente. 
Il dato fondamentale è che esiste in qualche modo una sintonia tra la mente e la realtà esterna alla mente, sintonia che si spiega bene con l'esistenza di qualcosa che sta sopra e unifica.

Fabrizio Falconi

27/03/13

Costantin Kavafis. 'Quando ti metterai in viaggio per Itaca'.






Ho visitato Itaca, anni fa. Ed è molto diversa da come la immaginavo. Vista da Cefalonia, all'alba, è quasi un miraggio. Quando ci arrivi ti colpisce la sua nuda semplicità. Il mistero che hai rimasticato in tanti anni di letture. 
Questi versi di Kavafis, immortali, ci parlano sempre di lei, di questo luogo profetico della nostra anima. 



Quando ti metterai in viaggio per Itaca,
devi augurarti che la strada sia lunga.

Soprattutto non affrettare il viaggio;
fa' che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco,
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.


Costantin Kavafis, da Itaca, (trad. F.M.Pontani, 1961)