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31/10/22

L'incredibile storia della "Colonnina telefonica" sulla Tomba di Roberto Rossellini al cimitero del Verano a Roma

La colonnina della T.E.T.I al Verano (foto Stefania Giudice) 

Una delle curiosità più particolari - e commoventi - del Cimitero Monumentale del Verano, dove riposa il meglio della cultura e dello spettacolo italiano degli ultimi 150 anni, è la cosiddetta "Colonnina della Teti, recentemente restaurata", che si trova proprio al fianco della tomba di famiglia dove è sepolto il grande Roberto Rossellini insieme ai suoi più stretti familiari.

La colonnina della Teti o meglio della T.E.T.I. (l'allora compagnia telefonica nazionale), come si legge nella targa apposta sotto il mandato del sindaco Marino, ricorda quanto accaduto nel 1946 quando "fu installata per consentire al regista Roberto Rossellini di seguire la lavorazione del film 'Germania anno zero' mentre con la moglie Marcella de Marchis vegliava sulla tomba del primogenito romano, morto all'età di 9 anni"

La tomba della famiglia Rossellini al Verano (foto Stefania Giudice) 

La vicenda della colonnina telefonica è iniziata nel 1946. Era l'anno di '"Paisa" e Roberto Rossellini si accingeva a girare "Germania anno zero" quando una banale appendicite si portò via il figlio, Romano, di 9 anni. 

Una tragedia che ha stravolse Rossellini e la moglie Marcella de Marchis e gli fece mettere le radici su quella piccola tomba, da dove non riusciva a staccarsi

Perchè l'esigenza vitale fu, per Roberto e Marcella, vivere fino in fondo e condividere il dolore vegliando sul figlio perduto. Ma c'era il film da portare avanti e gli obblighi, che la nuova pellicola imponeva, da onorare. Per potere comunicare con il produttore e gli sceneggiatori del nuovo film, Rossellini si fece allora installare una linea telefonica della teti di fronte alla tomba di famiglia

Il telefono non esiste più, ma quella colonnina in ghisa è ancora lì, al cimitero monumentale del Verano.

Dopo 68 anni, la colonnina fu restaurata e in quella occasione il figlio di Roberto, Renzo, disse: "Le opere di mio padre le divido in quelle prima della morte di romano e in quelle successive, dove c'è una spiritualità non presente in quelle precedenti. 'Germania anno zero' mio padre l'ha organizzato da qui. Dopo i bombardamenti di San Lorenzo qui molte tombe erano aperte e io passavo ore e ore a giocare con le ossa, creavo trombette, sono stato allevato nel lutto e nel dolore dei miei genitori. Negli anni passati ho fotografato la colonnina e la tomba e l'ho mandate a tutti i sindaci di Roma, ma solo grazie alla sensibilità di Marino questo oggetto è entrato nella storia" 

Una storia che Roma fa bene a non dimenticare. 




08/11/15

Gassman, Rossellini, Moravia, Ungaretti, De Sica, Trilussa: le tombe del Cimitero del Verano.



Il cimitero del Verano 

L’ager Veranus, la zona dove sorge attualmente il cimitero monumentale di Roma, prendeva il nome anticamente dall’imperatore Lucio Vero che regnò dal 161 al 169 d.C. ed era adibita già da tempo immemore a luogo di sepolture, essendo attraversata dalla via Tiburtina, ai lati della quale, in quel punto, esistevano numerose catacombe e lo stesso san Lorenzo era stato qui sepolto nel 258 d.C. 

La zona continuò poi a essere utilizzata come ossario, ma il primo vero e proprio cimitero fu istituito dopo l’editto di Saint Cloud del 1804 che imponeva le sepolture al di fuori dei centri abitati

Il progetto iniziale fu affidato al Valadier, nel 1811, ma dopo la caduta del regime napoleonico bisognò aspettare il 1836 quando papa Gregorio XVI diede l’ordine definitivo di costruzione, affidando la realizzazione dell’ingresso monumentale a Virgilio Vespignani.

Lo stesso architetto realizzò i possenti muraglioni verso la via Tiburtina e alle spalle della basilica di San Lorenzo mentre le quattro grandi statue allegoriche poste all’entrataSperanza, Meditazione, Preghiera e Silenzio – furono scolpite dal Blasetti e dal Galletti. 

Il nucleo storico, più antico del cimitero, è costituito dalla sua porzione israelitica, che fu denominata negli anni Pincetto Vecchio, per la sua caratteristica di essere leggermente sopraelevata, rispetto al resto del piano cimiteriale. 

Al Verano furono sepolti personaggi noti e meno noti delle vicende romane, e anche quelli che incapparono nelle maglie della giustizia in modo del tutto inconsapevole, come quel Cesare Lucatelli che venne decapitato nel 1861 accusato di aver ucciso una guardia pontificia, mentre soltanto qualche anno più tardi si scoprirono le prove della sua innocenza. 

Nel cimitero monumentale poi furono sepolti Giuseppe Gioacchino Belli e Cesare Maccari, Edoardo Perino, il creatore del Rugantino e Guido Baccelli, ma aggirandosi oggi per i grandi viali alberati si ha soltanto l’imbarazzo della scelta nello scoprire le tombe di personaggi popolari amatissimi, attori, uomini politici, benefattori, scienziati, artisti: tra gli altri Maria Montessori, Alberto Moravia, Pietro Nenni, Nino Manfredi, Giuseppe Ungaretti, Alberto Sordi, Eduardo Peppino e Titina De Filippo, Bruno Buozzi, Vittorio De Sica e Aldo Fabrizi, Luciano Lama e Ugo La Malfa, Gabriella Ferri e Clara Petacci, Gianni Rodari, Vittorio Gassmann e Roberto Rossellini, George Santayana e il grande Trilussa, vera e propria voce della città

Un museo all’aperto, insomma – molte di queste tombe sono state scolpite da grandi artisti – purtroppo seriamente danneggiato dai bombardamenti degli alleati che colpirono Roma e il quartiere di San Lorenzo il 19 luglio del 1943.

estratto dal Libro Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Fabrizio Falconi, Newton Compton, Roma, 2013. 

21/10/15

"Io e Ingrid", il bellissimo documentario nelle sale, nel centenario della nascita di Ingrid Bergman.




Cercatelo, se potete.  Al cinema è difficile - è stato un evento simultaneo solo per due giorni - ma il dvd sarà presto reperibile.

Ieri ho visto il documentario Io e Ingrid, realizzato da Stig Björkman, con preziose immagini di repertorio, ricordi privati e l’immensa mole di pensieri contenuti nel diario che l’attrice teneva giornalmente come ha raccontato la figlia Isabella Rossellini, la cui voce è il fil rouge di questo memoir.

Sto cominciando a tenere un diario e lo aggiornerò sempre. Ho 14 anni, 2 mesi, 3 giorni. Sono nata il 25 agosto 1915. Sono vivace, indisponente, cocciuta e selvaggia. Sono Ingrid Bergman. Anno 1929.

Sono le prime parole del diario, cui Ingrid manterrà fede per tutta la vita.

E' l'omaggio alla diva svedese nel centenario della sua nascita. Un collage di ricordi, interviste, lettere e filmati di famiglia inediti, provenienti dall’archivio privato della diva (che amava girare sempre con la sua inseparabile cinepresa super 8), con le testimonianze di amici e artisti che hanno avuto il privilegio di conoscerla e di lavorare con lei.

Ma è molto più di questo.

Il docu-film è un ritratto autentico senza nessun intento oleografico.  Le testimonianze dei figli non trascurano le ombre di una donna autentica, che fece scelte molto coraggiose nella sua vita, accettandone le conseguenze. 

«Mia madre era una delle prime donne veramente indipendenti...diventare attrice è stato come rispondere a una vocazione. Diceva sempre che non era stata lei a scegliere la recitazione, ma tutto il contrario», racconta Isabella.

Sono molte le immagini che non si dimenticano di questo film.  In particolare quelle del primo provino per David O. Selznick, che la chiamò ad Hollywood - senza trucco e senza rossetto, veramente stabiliante (per capire cosa significa possedere un'aura).

I frammenti di un mondo perduto, ma rimasti impressi nella memoria collettiva - forse per intere generazioni future. 

Fabrizio Falconi

10/10/15

Il ricordo di Ingrid Bergman all'Auditorium di Roma: "Era una donna coraggiosa e libera".





Una donna coraggiosa e libera, che amava profondamente la vita, "con un grande senso dell'umorismo. Robert Capa le scriveva di essere innamorato della sua natura gioiosa". 

Per Isabella Rossellini, sono fra gli aspetti della madre, che emergono in 'The Ingrid Bergmantribute', del quale sara' voce narrante, insieme a Christian De Sica, domani alle 21 nella Sala Sinopoli dell'Auditorium Parcodella Musica di Roma. 

Un omaggio teatrale, in occasione dei 100 anni dalla nascita dell'attrice, che unisce letture, ricordi, lettere, decine di foto e filmati, molti dei quali girati da Ingrid stessa, provenienti dall'archivio di famiglia

Un viaggio, coprodotto da Ponderosa Music & Art con Fondazione Musica per Roma, e in collaborazione con Fondazione Cinema per Roma, ideato e scritto da Ludovica Damiani e Guido Torlonia (anche regista), insieme ad Isabella Rossellini, che arriva nella capitale dopo le due tappe con Jeremy Irons, a Londra il 6 settembre e a New York, il 12, e quella a Parigi il 5 ottobre con Fanny Ardant e Gerard Depardieu. 

"Avevo visto gli spettacoli di Ludovica e Guido su Fellini e Visconti e gli ho chiesto se fosse possibile pensarne uno su mamma - spiega Isabella, sorridente e in splendida forma, caschetto nero e piumino crema -. Quest'anno per lei ci sono state tante iniziative. Come a Cannes, che le ha dedicato il poster; quando l'ho vista gigantesca, sulla Croisette, ho detto a Thierry Fremaux 'Ora mamma non mi manca piu".

Poi ci sono stati il libro per Schirmer/Mosel (Ingrid Bergman - A life in pictures), per cui abbiamo selezionato 600 foto tra oltre 6000, varie retrospettive e il bel documentario di Stig Bjorkman, Io sono Ingrid (in uscita il 19 e 20 ottobre, con Bim, ndr). 

Sono contentissima di poterla ricordare, ma il senso e' anche rendere omaggio al cinema, che insieme al rock e' stata l'arte piu' amata nell'ultimo secolo". 

Che strada segue lo spettacolo? "Siamo stati tanto perseguitati sulla nostra vita privata, che mi sentivo male a parlare della Ingrid più intima. Più che rispondere a domande come 'Perche' si separo' da mio padre', che magari sono curiosità vostre ma non mie, si parla della sua vocazione e integrita' d'artista, degli incontri che ha fatto, da Hitchcock a Hemingway" sottolinea Isabella Rossellini. 

Liv Ullmann "definisce mamma una della prime donne indipendenti in quest'ambiente. Infatti ha lavorato in cinque lingue, ha saputo affermarsi sia in Europa che in America, ed e' riuscita a riprendere la carriera piu' volte anche dopo forzati stop, come quello piu' grave, negli anni '50 negli Stati Uniti dopo la denuncia pubblica di un senatore, per la relazione di mamma con papà (Roberto Rossellini, all'epoca erano entrambi sposati, ndr) e l'essere rimasta incinta prima di avere ottenuto il divorzio". 

Filo rosso del racconto e' l'autobiografia della Bergman, uscita nel 1980, due anni prima della morte. 

"Quando si scopri' la sua malattia, nel 1978, mio fratello le ha consigliato di scrivere la sua storia, perche' dopo in tanti avrebbero scritto cose false". 

 Rispetto alle versioni dello spettacolo di Londra e New York "con lo splendido contrasto tra le voci di Jeremy e Isabella" e Parigi "dove il coro tra Isabella, la Ardant e Depardieu e' stato sentimentale e introspettivo", dicono Ludovica Damiani e Guido Torlonia, "questa di Roma e' la versione piu' di famiglia - sottolinea Isabella Rossellini - anche perche' Christian e' l'unico fra gli interpreti ad aver conosciuto mamma". 

"Perche' sono piu' vecchio - scherza De Sica -. Con Isabella ci siamo incontrati da ragazzi, a Santa Marinella, e poi a 18 anni ci siamo fidanzati. Quando sono andato a conoscere la madre in Francia per me e' stato come vedere la Madonna, era una donna straordinaria e simpaticissima". Isabella Rossellini, che vedremo presto sul grande schermo con Jennifer Lawrence in Joy di David O. Russell ("sto anche per iniziare a scrivere un nuovo monologo, dedicato agli animali" dice), ritrova con la madre "soprattutto una somiglianza fisica. A volte anch'io confondo le nostre foto".