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19/08/23

Quando l'innamoramento finisce: le orecchie del barone Karenin e Tolstoj


Come si è quando ci si innamora, l
o ha descritto meglio di tutti, il grande Stendhal nel De l'amour, sua opera di eleganza e acutezza unica.
Stendhal conia il famoso termine "cristallizzazione" per descrivere cosa succede all'immagine dell'amato/a quando l'innamorato, per l'appunto, si innamora.
Un processo in due fasi, che secondo Stendhal, suscita nell'innamorato la scoperta - con relativa meraviglia - di successive perfezioni (esteriori e interiori) del corpo, dell'immagine, del carattere dell'amato/a (che ovviamente percepisce con tale forza soltanto l'osservatore futuro amante).
Questa prima e seconda cristallizzazione durano finché dura l'amore. E' questa "prima immagine" - di perfezione - che fissandosi, fissa il sentimento e che resta come imago-riferimento.
Già Barthes poi, nei Frammenti di un Discorso, aveva, raccogliendo le teorie di Stendhal, analizzato la crisi dell'amore, che viene annunciato dallo svelamento di un dettaglio dell'amato/a che senza preavviso viene a incrinare apparentemente in modo del tutto ingiustificato e innocuo, quella immagine-cristallizzazione iniziale.

George Steiner, nel suo grande saggio/pietra miliare
Tolstoj o Dostoevskj, offre un esempio geniale della rottura dell'incantesimo descritta da Barthes, tornando alla scena di Anna Karenina, nella quale Anna, subito dopo aver incontrato per caso sul treno il fatale conte Vronskij, arriva alla stazione di San Pietroburgo dove ad attenderla c'è il marito, il barone Karenin, sulla banchina ferroviaria.
Anna, scesa dal treno gli va incontro e si accorge all'improvviso e per la prima volta, che suo marito ha "le orecchie molto grandi" e quelle cartilagini così sproporzionate le sembrano un sintomo di insopprimibile goffaggine, a cui - quasi non credendoci - non ha mai fatto attenzione.
Ma le orecchie del povero Karenin, ovviamente, sono sempre state là. Anna però le vede per la prima volta: è il segnale. L'incantesimo amoroso è rotto (forse lo è già da tempo): Anna è pronta a concedersi alle focose attenzioni del conte Vronskij.

Fabrizio Falconi - 2023

29/11/19

"Solo l'amore può salvare il pianeta" - intervista a Peter Trawney da "L'Espresso"



SOLO L'AMORE PUO' SALVARE IL PIANETA - Intervista di Stefano Vastano a Peter Trawney, da L'Espresso

«L’inizio di un amore è l’esperienza più entusiasmante che si possa vivere e, per un filosofo, la più bella su cui riflettere». Risponde così Peter Trawny, accogliendoci nel suo appartamento a Düsseldorf, alla domanda su cosa l’abbia spinto a scrivere un libro dedicato alla “Filosofia dell’amore” (in uscita in Germania per le edizioni Fischer). Fondatore e direttore del prestigioso Martin-Heidegger-Institut all’ateneo di Wuppertal, Trawny ha dedicato la carriera allo studio di Heidegger, curando l’edizione dei tristemente famosi “Quaderni neri”, da cui è emerso il feroce antisemitismo del filosofo di “Essere e Tempo”. 

Perché, ora, nell’era dell’amore digitale e degli incubi ambientali, occuparsi di Eros?

«Perché è da una lettura di Eros che è iniziata la filosofia, con Platone», spiega il 54enne Trawny: «Oggi ci tocca ritornare lì, al primo amore. Cosa, del resto, ci colpisce più a fondo dell’inizio di quell’esperienza? La nascita di un figlio, il nostro primo incontro d’amore...Momenti indimenticabili, iniziatici. Tanto più che l’amore ha la forza di stupirci sino alla fine dei nostri giorni con nuovi, imprevedibili inizi. Ogni filosofia dell’amore parte dalla radicalità di Eros sin dall’inizio».

Platone coglieva in ogni amore il desiderio di crescere. E la speranza è che con Eros - si legge nel “Simposio” - ci vengano incontro il Bello e il Bene. 

«Platone vede questi aspetti nell’Eros perché la sua filosofia prova ad addomesticare nel Logos la tragicità con cui l’amore si presenta ad Euripide e Sofocle. Per i tragici Eros è un tiranno. Nei suoi testi Platone ricorre a tutti i mezzi, poetici e mitici, pur di instillare l’idea dell’“amore filosofico“, l’interscambiabilità fra l’amore e la virtù. È da questo scambio che inizia la storia della filosofia occidentale».

Oggi sono le soap opera, o le star di Hollywood, a dirci cos’è Amore. Non si sente smarrito in mezzo a tanto kitsch?

«Persino nelle sue forme più banali o commerciali si intuisce la carica esistenziale, e filosofica, dell’amore nella vita. Una love story al cinema commuove perché ci ricorda una passione reale. E ogni amore è uno shock, qualcosa che ci rapisce ed espone nudi a un altro. In tv o al cinema le storie d’amore saranno kitsch e a lieto fine, ma ci attraggono perché rimettono il dito in una profonda ferita».

In “Frammenti di un discorso amoroso” Roland Barthes definisce “mostruosa” la pretesa dei filosofi di spiegarci l’amore...

«E ha ragione: ogni “ars amatoria” renderebbe oggi ridicolo il suo autore. Io restituirei la parola ai poeti: nei versi di Rilke o nelle pagine di Tolstoj apprendiamo di più sull’amore. E questo perché nell’Eros il filosofo si confronta con l’assoluta contingenza di ogni amore. Persino nell’era globale e digitale, l’arrivo di Eros abbatte il nostro Io e ne straccia le difese narcisistiche. Questo ha poco a che fare con la chiarezza gnoseologica a cui la filosofia aspira».

Tutti i filosofi del postmoderno decretano, per citare Byung-Chul Han, “L’agonia dell’amore”, annegato in Internet e nella pornografia.

«Il 21° secolo ci affoga in un surplus di autonomia, di pretese abnormi della soggettività. Da Alain Badiou a Byung-Chul Han, i filosofi diagnosticano l’agonia di Eros per sovraesposizione mediatica. Nell’era neoliberale ci crediamo ultra-autonomi, soggetti ipermobili e superconnessi a reti digitali. E, al tempo di Tinder, si scambia l’amore con la “fuckability” dell’altro».

Cosa accade quando Eros ci afferra? Lei parla di perdita di autonomia e di libertà, i due pilastri su cui si basa la moderna soggettività, da Cartesio a Kant ed Hegel.

«È la schizofrenia della soggettività occidentale. In ognuno di noi, insieme ad autonomia e libertà opera l’impulso opposto, la forza del desiderio e la capacità di perdersi in un Altro. Mai come oggi questa schizofrenia esplode sulle piattaforme digitali che offrono in cambio dell’amore, impegno troppo grave, la volatilità di contatti on line».

Il Werther di Goethe è il kamikaze che si uccide per l’amata. La frase shock di ogni amore è quella rivolta a Lotte: «Ich kann nicht ohne dich leben», non posso vivere senza di te. 

«L’amante è pazzo d’amore. Eros è sempre un’offesa al nostro Io, una ferita e rischio mortale per la nostra autonomia. Ma è anche un Dio alato, capace di donarci il massimo dell’entusiasmo liberando energie represse. L’estasi amorosa è in questa dirompente ambiguità con cui Eros ci sconvolge».

Continua a leggere qui:

SOLO L'AMORE PUO' SALVARE IL PIANETA - Intervista di Stefano Vastano a Peter Trawney, da L'Espresso


07/02/17

E' morto Tzvetan Todorov.



Il filosofo e antropologo bulgaro naturalizzato francese Tzvetan Todorov, allievo di Roland Barthes, e' morto nella notte a Parigi.

Aveva 78 anni.

Era nato in Bulgaria nel marzo 1939.

Lo ha annunciato il suo agente francese a tutti gli editori internazionali.

In Italia l'ultimo suo libro 'Resistenti' era uscito per Garzanti nel 2016.

E dal 9 febbraio, annuncia la casa editrice, era previsto il ritorno in libreria, in edizione economica, di uno dei suoi saggi piu' noti, 'Il caso Rembrandt'.

Fonte: ANSA

30/11/13

'Che fare ?' Il comportamento amoroso secondo Barthes.





Comportamento  Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? 

Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito.  Se l'altro incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli ? (Dirmi che posso telefonargli  - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo permesso).
E' futile ciò che in apparenza non ha e non avrà conseguenze. Ma da me, soggetto amoroso, tutto ciò che è nuovo, tutto ciò che può turbare, viene accolto non come un fatto, ma come un segno che bisogna interpretare. 

Talvolta, a furia di deliberare su "niente"(questo è quanto direbbero gli altri), finisco con lo sfiancarmi; a questo punto, con un ultimo guizzo, come uno che sta per annegare e cerca con un colpo di tallone di risalire in superficie, tento di prendere una decisione spontanea (la spontaneità: grande sogno: paradiso, forza, delizia): telefonagli visto che ne hai voglia! Ma invano: il tempo amoroso non consente di mettere sulla stessa linea l'impulso e l'atto, di farli coincidere: io non sono l'uomo dei piccoli acting-out; la mia follia è misurata, non si vede; è subito che io ho paura delle conseguenze, di ogni conseguenza : ciò che è spontaneo è la mia paura- la mia indecisione.



Da Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, traduzione di Renzo Guidieri, Giulio Einaudi Editore, 1970, pag. 53 e 54.

13/08/12

Roland Barthes e l'Abbraccio.



Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.

Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso.