Visualizzazione post con etichetta roma imperiale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta roma imperiale. Mostra tutti i post

27/09/21

L'incredibile, terribile, suicidio di Seneca


Il cosiddetto Pseudo Seneca, busto romano in bronzo risalente
al I sec. a.C. ritrovato a Ercolano nel Settecento e conservato al 
Museo Archeologico Nazionale di Napoli


L'occasione del fallimento della cosiddetta Congiura dei Pisoni, nell'aprile del 65 d.C. offrì a Nerone, ormai sempre più invasato e assetato di potere, di potersi liberare di Seneca, che era stato suo tutore e dal quale si era dopo cinque anni progressivamente e completamente emancipato, con gravi conseguenze per l'Impero. 

In realtà sembra che della famosa Congiura Seneca fosse solamente informato, e che non vi prese parte direttamente.

Nerone però fu inflessibile e il sessantunenne Seneca ricevette quindi l'ordine di togliersi la vita, o meglio gli venne fatto capire che se non lo avesse fatto, morendo "onorevolmente" secondo i principi del mos maiorum, cioè della tradizione romana, sarebbe stato giustiziato comunque

Non volendo sottrarsi, Seneca optò per il suicidio. 

I particolari di questa morte sono però particolarmente raccapriccianti. 

Seneca dapprima si rivolge agli allievi, poi alla moglie Pompea Paolina, che vorrebbe suicidarsi con lui: il filosofo la spinge a non farlo, ma lei insiste.

Per Seneca il suicidio era in perfetta armonia con i principi professati dallo stoicismo, di cui Seneca fu uno dei maggiori esponenti: il saggio deve giovare allo Stato, res publica minor, ma, piuttosto che compromettere la propria integrità morale, deve essere pronto all'extrema ratio del suicidio. 

E' Tacito, qualche decennio dopo, a raccontarne i particolari, elogiandone la coerenza di vita:

«Frenava, intanto, le lacrime dei presenti, ora col semplice ragionamento, ora parlando con maggiore energia e, richiamando gli amici alla fortezza dell'animo, chiedeva loro dove fossero i precetti della saggezza, e dove quelle meditazioni che la ragione aveva dettato per tanti anni contro le fatalità della sorte. A chi mai, infatti, era stata ignota la ferocia di Nerone? Non gli rimaneva ormai più, dopo aver ucciso madre e fratello, che aggiungere l'assassinio del suo educatore e maestro.»

(Annales, XV, 62)

Seneca affrontò l'ora fatale con la serena consapevolezza del filosofo: egli, come racconta Tacito, come ogni vero saggio deve raggiungere infatti l’apatheia, ovvero l'imperturbabilità che lo rende impassibile di fronte ai casi della sorte. 

Dopo il discorso ai discepoli, Seneca compie l'atto estremo:


«Dopo queste parole, tagliano le vene del braccio in un solo colpo. Seneca, poiché il suo corpo vecchio ed indebolito dal vitto frugale procurava una lenta fuoriuscita al sangue, si recise anche le vene delle gambe e delle ginocchia.»

(Annales, XV, 63)

Con l'aiuto del suo medico e dei servi, si tagliò quindi le vene, prima dei polsi, poi - poiché il sangue, lento per la vecchiaia e lo scarso cibo che assumeva, non defluiva - per accelerare la morte si tagliò anche le vene delle gambe e delle ginocchia, fece trasferire la moglie in un'altra stanza facendo ricorso anche ad una bevanda a base di cicuta, il  veleno usato anche da Socrate. Tuttavia nemmeno quello ebbe effetto: la lenta emorragia non permise al veleno di entrare rapidamente in circolo. Così, memore del suicidio di un amico, Seneca si immerse in una vasca d'acqua bollente per favorire la perdita di sangue «spruzzandone i servi più vicini e dicendo di fare con quel liquido libazioni a Giove». 

Ma alla fine raggiunse una morte lenta e straziante, che arrivò, secondo lo storico, per soffocamento causato dai vapori caldi, dopo che Seneca fu portato, quando fu entrato nella tinozza, in una stanza adibita a bagno e quindi molto calda, dove non poteva respirare (ed essendo lui sofferente da sempre di problemi respiratori). I soldati e i domestici invece impedirono a Paolina, priva ormai di sensi, di suicidarsi, proprio mentre Seneca stava assumendo il veleno:

«Nerone però, non avendo motivi di odio personale contro Paolina, e per non rendere ancora più impopolare la propria crudeltà, ordina di impedirne la morte. Così, sollecitati dai soldati, schiavi e liberti le legano le braccia e le tamponano il sangue; e, se ne avesse coscienza, è incerto. Non mancarono, infatti, perché il volgo inclina sempre alle versioni deteriori, persone convinte che Paolina abbia ricercato la gloria di morire insieme al marito, finché ebbe a temere l'implacabilità di Nerone, ma che poi, al dischiudersi di una speranza migliore, sia stata vinta dalla lusinga della vita. Dopo il marito, visse ancora pochi anni, conservandone memoria degnissima e con impressi sul volto bianco e nelle membra i segni di un pallore attestante che molto del suo spirito vitale se n'era andato con lui. Seneca intanto, protraendosi la vita in un lento avvicinarsi della morte, prega Anneo Stazio, da tempo suo amico provato e competente nell'arte medica, di somministrargli quel veleno, già pronto da molto, con cui si facevano morire ad Atene le persone condannate da sentenza popolare. Avutolo, lo bevve, ma senza effetto, per essere già fredde le membra e insensibile il corpo all'azione del veleno. Da ultimo, entrò in una vasca d'acqua calda, ne asperse gli schiavi più vicini e aggiunse che, con quel liquido, libava a Giove liberatore. Portato poi in un bagno caldissimo, spirò a causa del vapore e venne cremato senza cerimonia alcuna. Così aveva già indicato nel suo testamento, quando, nel pieno della ricchezza e del potere, volgeva il pensiero al momento della fine.»

(Annales, XV, 64)

Vista la lunga serie di metodi di suicidio messi in atto da Seneca (anziché un solo metodo diretto ed immediatamente efficace, come quelli scelti da Bruto o da Nerone stesso: ad esempio pugnalarsi alla gola o al cuore, dalla clavicola, mentre un servo o un amico reggeva la spada; questa era in effetti la consuetudine più diffusa tra i romani nobili e i militari) e la somiglianza evidente in certi particolari (il discorso, la cicuta, poi la libagione alla divinità) con la morte di Socrate, è stato anche ipotizzato che Tacito abbia costruito lui stesso il racconto ad imitazione del testo platonico della morte di Socrate, e che la morte del filosofo sia stata più rapida.


Fonte: Wikipedia 


03/05/21

Ecco la nuova "Arena" del Colosseo. Un progetto rivoluzionario per uno dei monumenti più famosi al mondo

 


Un pavimento in legno dall'anima super tecnologica e green, con un sistema di pannelli dall'anima in fibra di carbonio che, muovendosi e ruotando come una sorta di super sofisticato brie soleil, garantiranno sia la vista dei sotterranei sia la loro ventilazione. 

Ecco come sara' nel 2023 la nuova arena del Colosseo, la sfida piu' ambiziosa e contestata del ministro della cultura Franceschini. 

"Una struttura estremamente leggera e completamente reversibile" assicurano i progettisti di Milan Ingegneria, la societa' veneziana che ha vinto, in gruppo con altri specialisti, il bando di gara lanciato da Invitalia per la realizzazione dell'intervento, finanziato dal 2015 con 18,5 milioni di euro. 

"Un progetto ambizioso che aiutera' la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l'immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica", lo definisce il ministro che questa idea l'ha presa a cuore dal 2014 rilanciando l'imput dell'archeologo Daniele Manacorda, per poi portarla avanti in barba alle critiche e alle polemiche arrivate anche da tanti addetti ai lavori. 

E che oggi torna sulla possibilita' di sfruttare l'arena ritrovata anche per eventi "di alto spessore" , iniziative culturali o di spettacolo di caratura internazionale. 

"So che le polemiche non mancheranno -ammette il ministro - il Colosseo e' il nostro monumento simbolo e' giusto che si discuta. Ma e' una grande sfida dell'Italia". Tant'e', quello che viene presentato oggi e' l'idea, il progetto di massima, ci vorranno altri mesi per mettere a punto quello che architetti e ingegneri definiscono "l'esecutivo" e contemporaneamente dovra' essere lanciato un altro bando di gara per individuare l'impresa che lo costruira'. 

Ma i tempi a questo punto sono abbastanza contenuti, la nuova arena del Colosseo, anticipa la direttrice del parco archeologico Alfonsina Russo, dovrebbe essere realizzata entro il 2023. 

Lo studio di ingegneria a capo del gruppo vincitore vanta un portfolio ricchissimo di progetti in tutto il mondo e collaborazioni pluridecennali con le grandi firme dell'architettura a partire da Renzo Piano col quale stanno realizzando tra l'altro l'ospedale di Emergency a in Uganda, ma anche Mario Cucinella, Von Gerkan, Marg und Partner, Arata Isozaki, Herzog & De Meuron, Matteo Thun, Bolles+Wilson, Parisotto e Formenton, Rem Koolas. Mentre il loro nome e' legato al restauro conservativo della Basilica Palladiana di Vicenza. 

A scegliere il progetto, che e' stato redatto insieme all'architetto Fabio Fumagalli di Labics e ad altri, e' stata una commissione sorteggiata da Invitalia e composta da Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli. 

Alla base c'e' l'idea di mettere insieme le ragioni della tutela con il recupero dell'immagine originaria del monumento e quella del suo funzionamento come complessa macchina scenica. 

La piattaforma, spiega l'architetto Fabio Fumagalli, e' stata collocata alla quota che aveva all'epoca dei Flavi e "riprende dal piano originario sia la forma sia le funzioni". 

Le travi "sono poggiate direttamente sulle strutture murarie senza ancoraggi meccanici" e questo proprio per rendere la struttura il meno invasiva possibile e del tutto reversibile: "Se fra dieci o cent'anni ci sara' la necessita' di rimuoverla, si potra' ripristinare lo stato di fatto di oggi", fa notare Massimiliano Milan . 

Il nuovo piano di calpestio sarà costitutito da pannelli mobili realizzati in protruso di carbonio e rivestiti in legno di Accoya, un materiale "che si ottiene attraverso un processo di acetilazione delle fibre del legno" per aumentarne la resistenza ma anche la durata. 

Alta tecnologia, dunque, ma anche sostenibilita' perche' non si dovranno abbattere essenze pregiate ed e' stato previsto tra l'altro il riciclo delle acque piovane. Un sofisticato meccanismo di "rotazione e traslazione" dei pannelli di cui si compone la piattaforma servira' a garantire sia la visuale dei sotterranei, sia la loro areazione e illuminazione, oltre a permettere di vedere il sistema scenico originario

Distribuite lungo il perimetro del monumento ci saranno poi 24 unita' di ventilazione meccanica che controlleranno l'umidita' e la temperatura degli ambienti ipogei. "In soli 30 minuti si potra' garantire il ricambio completo dell'intero volume d'aria", assicurano ancora i progettisti. Da qui anche il passo avanti sottolineato dal ministro per la tutela del monumento italiano da sempre piu' visitato: "Il nuovo piano dell'arena - spiegano i progettisti- proteggera' gli ambienti sottostanti dagli agenti atmosferici, lo scarico idrico verra' notevolmente ridotto grazie ad un sistema di raccolta dell'acqua piovana che poi verra' riutilizzata nei servizi igienici del Colosseo". 


08/05/20

Meraviglia al Pantheon: Da una buca nel selciato della piazza riemerge il vecchio pavimento imperiale




Il Pantheon continua a rivelare antiche meraviglie rimaste nascoste: le indagini archeologiche seguite all'apertura di una buca in Piazza della Rotonda hanno riportato alla luce l'antica pavimentazione (della piazza) di epoca imperiale.

Le sette lastre di travertino, che si trovano a una quota di circa 2,30 / 2,70 metri sotto il piano stradale con dimensioni di circa 80 per 90 centimetri per uno spessore di 30 centimetri, sono state ritrovate una prima volta negli anni '90 del secolo scorso in occasione della costruzione di una galleria di sottoservizi, e lo scavo venne rilevato e documentato

"Dopo oltre vent'anni dal loro primo rinvenimento -spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma- riemergono intatte le lastre della pavimentazione antica della piazza antistante al Pantheon, protette da uno strato di pozzolana fine. Una dimostrazione inequivocabile di quanto sia importante la tutela archeologica, non solo una occasione di conoscenza, ma fondamentale per la conservazione delle testimonianze della nostra storia, un patrimonio inestimabile in particolare in una citta' come Roma". 

In epoca imperiale la piazza era molto piu' grande della attuale e si apriva di fronte al Pantheon, il tempio dedicato a tutti gli dei fatto costruire da Agrippa tra il 27 e il 25 avanti Cristo. 

L'area e' stata interamente ristrutturata nel II secolo dopo Cristo dall'imperatore Adriano, e anche la piazza venne rialzata e nuovamente pavimentata. 

Le quote cui si trovano le lastre, oggi rimesse in luce, appaiono pertinenti alla fase adrianea del complesso

Il cantiere in un primo momento in capo al I Municipio, consegnato poi ad Acea continuera' nei prossimi giorni per il ripristino idrico e con ulteriori indagini archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.



10/08/19

L'incredibile vicenda del Busto dell'Imperatore Settimio Severo ritrovato e finalmente esposto al Colosseo.



Lo straordinario busto di Settimio Severo, che da qualche settimana apre al II ordine del Colosseo la mostra temporanea "Roma Universalis", viene finalmente restituito alla pubblica fruizione dopo essere stato protagonista di una incredibile vicenda. 

Il ritratto dell'imperatore appartenente alla "dinastia venuta dall'Africa" e' infatti l`esito di una operazione di recupero che risale al settembre del 2017 quando, al termine di un pedinamento, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma rinvengono il prezioso reperto all`interno del portabagagli di un SUV, avvolto in una coperta, nella centralissima piazza Esedra, tra decine di turisti incuriositi.

L`opera proveniva dall`area di Guidonia - Montecelio, comune della citta' metropolitana di Roma, e dopo il recupero e' stata consegnata alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'Area Metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l'Etruria Meridionale, competente per il territorio, con la quale il Parco archeologico del Colosseo ha stabilito una collaborazione finalizzata al restauro ma soprattutto alla sensibilizzazione sui reati contro il Patrimonio.

L`operazione che ha permesso il ritrovamento di questo reperto straordinario, e' frutto del costante monitoraggio della circolazione delle opere d`arte, svolto dalle Fiamme Gialle ai fini della prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni economico-finanziarie, in stretta sinergia con il MiBAC.

Nel peculiare settore dei beni appartenenti al patrimonio culturale dello Stato, l`attenzione della Guardia di Finanza si concentra sulle connesse movimentazioni finanziarie, considerato che il loro intrinseco valore le rende particolarmente appetibili per gli interessi della criminalita', alla continua ricerca di strumenti per riciclare i proventi delle attivita' illecite.

L'opera rimarra' esposta al Colosseo fino al 25 agosto, quando l'intera mostra sara' disallestita e il reperto verra' restituito alla Soprintendenza, dove sara' custodito sino alla fine della vicenda giudiziaria di cui e' tutt'oggi ancora protagonista.

fonte: askanews 

06/06/18

Scavi a Ponte Milvio: spunta edificio imperiale !






Sprint negli scavi archeologici a Ponte Milvio che si sono ampliati negli ultimi venti giorni. 

Gli archeologi sono al lavoro sulle rovine di un edificio residenziale di eta' imperiale, forse una villa, ritrovati lungo l'argine del fiume grazie all'archeologia preventiva in un cantiere di sotto servizi Acea-Areti

La Soprintendenza Speciale di Roma aveva annunciato la scoperta lo scorso autunno, ma poi lo scavo e' stato temporaneamente richiuso per il rischio che l'innalzamento stagionale del livello Tevere danneggiasse i reperti. 

Dopo lo stop invernale, l'indagine e' ripartita con uno sprint ed in maniera estensiva in primavera. I risultati potrebbero essere presentati alla comunita' scientifica e ai media entro il mese di luglio. Al momento, a quanto si apprende, gli archeologi stanno facendo un accertamento su materiali dell'edificio. 

Gli scavi lasciano intravedere una vasta porzione di pavimento in "opus sectile", decorato con straordinari marmi policromi che disegnano motivi floreali. 

La bellezza del pavimento fa supporre che l'edificio fosse comunque ornato in maniera preziosa, ma l'ubicazione appare inconsueta vista la vicinanza al fiume. 

23/01/18

Tornano alla luce - e tutti visibili - per il Natale di Roma, 15 grandi monumenti romani grazie al Parco Archeologico del Colosseo promosso dal MIBACT.




La gloriosa Curia del Senato al Foro Romano, le Uccelliere Farnese sul colle dei Cesari, la Domus Transitoria, la prima casa di Nerone sul Palatino, chiusa al pubblico da 60 anni ed edificata tra il 60 e il 64 d.C.: sono alcuni degli straordinari monumenti che, grazie al lavoro del nuovo Parco Archeologico del Colosseo, diretto da Alfonsina Russo, al quale il MIBACT ha concesso autonomia gestionale, saranno restituiti prossimamente alla città, già a partire dal Natale di Roma, il 21 aprile prossimo. 

Si comincerà proprio dalla Curia del Senato, luogo nevralgico della  storia di Roma, che riaprirà nelle seconda metà di febbraio, divenendo anche sala polifunzionale, per mostre temporanee, conferenze e incontri a tema.

L'8 marzo toccherà invece alla Uccelliere Farnese, i due padiglioni gemelli incastonati tra le rovine, e al Ninfeo della Pioggia, anch'esso opera del genio dei Farnese, realizzati tra il XVI e XVII secolo.

Per il 21 aprile, poi, l'apertura di 11 luoghi segreti del Parco: nel giorno del Natale di Roma rivedranno finalmente la luce, oltre alla Curia, il Tempio di Romolo, Santa Maria Antiqua con l'Oratorio dei Quaranta Martiri e la Rampa Domizianea, il Criptoportico neroniano, il Museo Palatino, le case di Augusto e di Livia, l'Aula Isiaca e la Loggia Mattei. 

Inoltre tra maggio e giugno verrà aperta un camminata paesaggistica-archeologica lungo il versante sud-occidentale del Palatino, particolarmente spettacolare per l'affaccio sul Circo Massimo. 

Infine, in autunno, riaprirà anche la Domus Transitoria, nel ventre del Palatino, la prima casa di Nerone, forse ancora più leggendaria della Domus Aurea,  con il ninfeo-teatro, il padiglione con le colonne di porfido, e gli ambienti impreziositi da tarsie marmoree, e volte ricoperte da foglie d'oro, lapislazzuli e paste vitree.




21/12/17

Dopo 14 anni di restauri, ritorna finalmente il Portico d'Ottavia !



E' durata 14 anni 'l'operazione di salvataggio" dei resti visibili del complesso del Portico d'Ottavia, luogo simbolo del Ghetto, il quartiere ebraico della Capitale

E per 14 anni ponteggi e impalcature hanno nascosto la bellezza del portico ricostruito da Augusto, al posto di quello piu' antico di Metello, tra il 27 ed il 23 a.C. e dedicato alla sorella Ottavia. 

Nel 203 fu restaurato e parzialmente ricostruito da Settimio Severo dopo un incendio del 191 e proprio a questo periodo appartengono la maggior parte dei resti attualmente visibili

Il quadriportico includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche, greca e latina, e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae. 

Il suo interno si configurava come una sorta di museo all'aperto poiche' ospitava una grande quantita' di opere d'arte. 

Alla cerimonia di 'restituzione' alla citta' del Portico d'Ottavia restaurato stamani c'erano la sindaca Virginia Raggi, il sovrintendente ai beni culturali di Roma Claudio Parisi Presicce, il vicesindaco Luca Bergamo e la presidente della Comunita' Ebraica Ruth Dureghello. 

L'operazione del restauro, divisa in tre fasi, e' stata "complessa", come e' stato spiegato, ed e' stata condotta attraverso un team di archeologi architetti e ingegneri con l'ausilio di alte tecnologie che ha permesso e permettera' anche in futuro un monitoraggio attento dei resti del complesso che nei secoli e' stato piu' volte danneggiato e rimaneggiato. 

In particolare durante i lavori e' stata rilevata la necessita' di un intervento di restauro specialistico della colonna poiche' in corso d'opera e' stata riscontrata una maggiore frantumazione interna, rispetto al previsto, del fusto, gia' apparentemente soggetto a diffuse micro-fessurazioni in tutta la sua lunghezza. 

E' stato, inoltre, necessario, un intervento sulla superficie a cortina in laterizio del tratto basamentale e del pilastro con pulitura e rimozione dei residui di cemento dei pregressi consolidamenti statici degli anni '60. 

L'opera di monitoraggio della colonna continuera' per altri due anni, a partire da ora, con attrezzature di alta qualita', basata sull'esecuzione di misure microsismiche ad alta frequenza, per controllare la sicurezza del manufatto, considerando anche i frequenti eventi di natura sismica. 

Per il 2018 e' prevista la quarte fase dei lavori di restauro che dureranno alcuni mesi e riguarderanno i muri interni.

Fonte: Emanuela De Crescenzo per ANSA

29/11/17

Apre a Roma la più grande mostra mai realizzata su Traiano, l'imperatore che portò l'Impero Romano alla sua massima espansione.



L’8 agosto di 1900 anni fa moriva l’imperatore Traiano. 

Una grande mostra lo celebrerà presso i Mercati di Traiano dal 29 novembre 2017

L’8 Agosto del 117 d.C. moriva Marco Ulpio Nerva Traiano, l’optimus princeps che portò l’impero romano alla sua massima estensione. 

Cosa significa costruire un Impero? E in che relazione sta l’Impero Romano con l’Europa attuale? Politica, economia, welfare, conquiste militari ottenute senza esclusione di colpi; inclusione di popolazioni diverse sotto un unico Stato che governa con leggi che ancora oggi sono alla base della giurisprudenza moderna; la buona amministrazione, influenzata anche da donne capaci, “first ladies” autorevoli; campagne di comunicazione e capacità di persuasione per ottenere il consenso popolare attraverso opere di pubblica utilità, “magnificentia publica” e lusso privato, ma discreto. 

Non è la trama di una fiction, né il programma di qualche politico, ma la traccia della mostra Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa, ideata da Claudio Parisi Presicce e a cura di Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro per celebrare la ricorrenza dei 1900 anni dalla morte dell’imperatore che ha portato l’Impero alla sua massima espansione

Ancora, è ospitata presso la via Biberatica anche “Columna mutãtio – LA SPIRALE”, un’installazione monumentale di arte contemporanea, ideata dall’artista Luminiţa Țăranu, che racconta la “mutazione” di significato della Colonna di Traiano nel volgersi della storia. 

TRAIANO, imperatore costruttore La mostra sarà caratterizzata dal racconto della vita “eccezionale” di un uomo “ordinario”, significativamente racchiusa in un “titolo” coniato per lui, optimus princeps, ovvero il migliore tra gli imperatori. Colui che seppe riportare gioia tra i romani! come ricordato dallo storico Plinio il Giovane, suo contemporaneo Traiano ci ha ordinato di essere felici e noi lo saremo. 

LA MOSTRA Il “racconto” della mostra si sviluppa attraverso statue, ritratti, decorazioni architettoniche, calchi della Colonna Traiana, monete d’oro e d’argento, modelli in scala e rielaborazioni tridimensionali, filmati: una sfida a immergersi nella grande Storia dell’Impero e nelle storie dei tanti che l’hanno resa possibile. II percorso espositivo si snoda attraverso 7 sezioni a partire dalla morte di Traiano, avvenuta in Asia Minore e, unico caso della storia romana, celebrata con trionfo nella capitale insieme alle sue gesta

Si prosegue con la contrapposizione tra le cruente campagne nella Dacia (parte dell’attuale Romania) e le grandi opere realizzate con la pace, dal ruolo delle donne della famiglia (vero “braccio destro” dell’imperatore per la politica sociale) agli spazi privati, fino alla “fortuna” della figura di Traiano dopo l’antichità, dovuta alla sua fama di uomo giusto, il più “cristiano” tra i pagani, decoroso e caritatevole

L’APPARATO MULTIMEDIALE Una mostra immersiva grazie alle nuove tecnologie e allo storytelling, protagonisti anch’essi dell’allestimento e dei contenuti. I visitatori si troveranno immersi nel mondo di Traiano. L’ imperatore, o meglio il suo fantasma, impersonato da un attore, introdurrà alla vita dell’optimus princeps. Profumi, petali e il rumore della folla daranno al visitatore le stesse sensazioni che il popolo di Roma provava durante un trionfo; stele di soldati si animeranno per mostrare gli affanni del vivere e del morire dei legionari impegnati nelle guerre di conquista di Traiano; si ascolteranno la descrizione dei nemici di Roma, i barbari - antagonisti prima, protagonisti poi delle sorti dell’impero - e le voci delle donne della famiglia reale, impegnate nel sociale e imprenditrici. E, ancora, grazie alla realtà aumentata e a video immersivi rivivranno i monumenti traianei e il fuoco delle fiamme da cui Traiano venne salvato per intercessione di Gregorio Magno.

 La mostra si avvarrà anche delle installazioni multimediali e interattive che sono state realizzate grazie alle collaborazioni che la Sovrintendenza Capitolina ha attivato, a scopi di ricerca, studio e divulgazione con la Duke University, Department of Classical Studies, Dig@Lab, con il coordinamento scientifico di M. Forte, la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando (Madrid, Spagna), Laboratorio de Humanidades Digitales con il coordinamento di J. M. Luzon, la Divisione ICT del Dipartimento di Tecnologie Energetiche dell’ENEA nell’ambito del progetto CO.B.R.A. (COnservazione dei Beni culturali, con l’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti), responsabile A. Quintiliani. 

Traiano. 
Costruire l’Impero, creare l’Europa 
29/11/2017 - 16/09/2018 

Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali 
Catalogo: De Luca Editori d’Arte Informazioni 
Luogo Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali 
Orario Dal 29 novembre 2017 al 16 settembre 2018 Tutti i giorni 9.30 - 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima) 24 e 31 dicembre ore 9.30-14.00 Giorni di chiusura: 1 Gennaio, 1 Maggio, 25 dicembre 


28/11/17

A Ponte Milvio spunta una casa di età imperiale con marmi bellissimi!


L'antica Roma non smette di stupire. 

Nelle scorse settimane sono emersi nuovi reperti vicino Ponte Milvio: si tratta di resti di un edificio residenziale di eta' imperiale, ritrovati grazie all'archeologia preventiva in un cantiere di sotto servizi Acea-Areti, lungo l'argine del fiume. 

A ritornare alla luce è una vasta porzione di pavimento in "opus sectile", decorato, cioè, con straordinari marmi policromi. Tarsie marmoree rosse e verdi che disegnano splendidi motivi floreali (non così comuni) intorno ad un quadrato centrale con doppia cornice. Secondo i funzionari della Soprintendenza speciale di Roma responsabili dell'area, potrebbe trattarsi di una porzione di un ricco edificio a carattere residenziale risalente alla piena età imperiale. La bellezza del pavimento echeggia indubbiamente la preziosità di un complesso abitativo. Resta ancora da sciogliere l'enigma della posizione.


Lo annuncia la soprintendenza speciale di Roma Archeologia belle arti paesaggio. 

In vista dell'innalzamento stagionale del livello Tevere atteso a giorni e che potrebbe danneggiare i reperti - spiega la soprintendenza - lo scavo sara' richiuso temporaneamente nelle prossime ore.


In primavera l'indagine archeologica sara' ripresa in maniera estensiva e i risultati verranno presentati alla comunita' scientifica e ai media.

fonte ANSA e Il Messaggero


26/11/17

I Fantasmi di Roma: Storia infelice di Berenice, l'amante dell'imperatore Tito.



Storia infelice di Berenice, l’amante dell’imperatore Tito, e del suo fantasma

      Un fantasma romano molto popolare è quello di Berenice.
      E il suo luogo di elezione sembra essere il Portico d’Ottavia, a Roma, in quello stretto dedalo di vicoli e strade che si snodano tra il quartiere del vecchio Ghetto ebraico – il più antico d’Europa – e la Via del Teatro Marcello, alle spalle.  In particolare, il fantasma di Berenice pare scelga di manifestarsi proprio tra i ruderi romani sparsi in terra nello spazio antistante il teatro che fu dedicato nell’anno 13 a.C.  al generale Marco Claudio Marcello, nipote di Augusto (era infatti il figlio della sorella, Ottavia).

      Ma chi era Berenice ?
   
     La fortuna letteraria di questo personaggio è legata soprattutto, ovviamente, alla storia del teatro, e in specie al testo che a lei dedicò, nel 1670, Jean Racine, uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi.
      Di Berenice, della vera Berenice, sappiamo che nacque nel 28 d.C. in Asia Minore,  e che era la figlia di Erode Agrippa, detto il Grande, che fu quel membro della dinastia dei re di Giudea che più ebbe contatti con il mondo romano, visto che fin da giovanissimo fu inviato nella capitale dell’Impero e divenne intimo dello stesso imperatore (Tiberio). 
      
     Berenice doveva essere davvero bellissima se è vero che a vent’anni era già stata sposata due volte, e alla morte del secondo marito – che era nientemeno che lo zio paterno -  si trasferì in Grecia, alla corte del fratello Agrippa II.   Ma anche in questo nuovo ambiente, decisamente più sofisticato del precedente, Berenice trovò il modo di ritrovarsi al centro di un nuovo scandalo, e per mettere fine alle voci di un incesto con il fratello, accettò di sposare il Re di Cilicia Polemone, molto più anziano di lei,  che la riportò in Asia Minore. 
      Ma il temperamento irrequieto di Berenice la portò ben presto a stancarsi di Polemone e della sua noiosa corte: riuscì a fuggire, e tornò nuovamente dal fratello.
      
      Ed è a questo punto della storia che nel cuore di quella che già era definita una meretrice si fece largo addirittura il nuovo imperatore di Roma, Tito, salito al potere nel 79 d.C. alla morte del predecessore, il padre Vespasiano.

     In realtà la tresca amorosa tra Tito e Berenice era cominciata ben prima della morte di Vespasiano,  allorquando l’imperatore aveva mandato proprio il suo prediletto figlio, Tito, che era stato allevato ai più nobili principi ed era un esempio di moderazione, in Palestina, per sedare le rivolte che erano scoppiate. Tito diede alle fiamme Gerusalemme, dove si erano asserragliati gli ebrei, distruggendo completamente il Tempio, e ottenne una vittoria completa.
     
      Quando tornò in patria, trovò che suo padre gli aveva preparato un tributo eccezionale (con l’erezione del celebre Arco che ancora fa mostra di sé nel foro Romano), ma l’anziano genitore rimase interdetto quando si accorse che il valoroso figlio attraversava l’Arco, tra le grida osannanti del Popolo Romano, portando al braccio una preda bellica imprevista, e cioè proprio quella bellissima principessa ebrea – Berenice -  che già numerosi cuori aveva infranto dall’altro lato del Mediterraneo, ma che aveva ben ventuno anni più di suo figlio.
      
       
Uno scandalo in realtà non v’era, perché questa di presentare le proprie conquiste amorose – specie se di rango regale – non era inconsueto per un comandante militare.  Il problema sorse però quando Tito comunicò al padre che non intendeva semplicemente inserire la nuova fiamma nell’elenco delle concubine, ma voleva addirittura sposarla, cioè inserire un’estranea nella linea di successione imperiale.  La vicenda divenne esemplare quando Vespasiano – ripetendo un copione consueto dei padri – cercò in ogni modo di convincere il figlio, adducendo anche la propria esperienza personale: anche lui, rimasto vedovo, aveva ceduto alle grazie di una concubina, ma s’era ben guardato dall’idea di sposarla. In questo caso poi, si trattava di un ebrea e la faccenda era ancora più grave.
           
          I dubbi e le insinuazioni paterne si unirono alle malelingue di corte, alle calunnie interessate, ma per qualche tempo non ottennero risultati e Berenice rimase al suo posto.  Soltanto, però, fino alla morte dell’imperatore Vespasiano: forse in un rigurgito di riconoscenza filiale, Tito, divenuto imperatore, trovò la forza di sottrarsi alla schiavitù amorosa impostole dalla bella e appassionata Berenice, e la cacciò – in omaggio alla ragion di stato – da Roma.  L’infelice, a quanto pare, stremata dai suoi tiramolla per sposarla, aveva finito anch’essa per disamorarsi del suo compagno, e come sintetizza eloquentemente Svetonio, Berenice statim ab urbe dimisit, invitus, invitam, ovvero Tito una volta diventato imperatore, controvoglia allontanò da Roma Berenice che anch’essa non lo voleva.    
      
      La vicenda di questo amore contrastato, che ripercorre l’antico tema del conflitto tra sentimento e doveri,  trovò come abbiamo detto in Racine un cantore memorabile, il quale rovesciò completamente gli stereotipi su Berenice, omettendo del tutto i suoi trascorsi scandalosi e incestuosi, trasformandola in un personaggio totalmente virtuoso, inventando un triangolo amoroso con il principe Antioco, re di Comagene (regione meridionale dell’Anatolia),  e facendone una vittima della bruta ragion di stato.   Nelle memorabili scene finali del dramma scritto da Racine, le reciproche minaccie di suicidio di Tito, di Antioco e di Berenice, finiscono in un nulla di fatto, e i tre decidono di accettare la volontà superiore e di separarsi, sacrificando totalmente l’amore, o quel che ne resta.
      
        È dunque senza alcun dubbio questo elemento romantico ante litteram, ad aver alimentato la leggenda dell’esistenza del fantasma di Berenice che ancora aleggerebbe sulla città di Roma: perché se quella dolorosa separazione fu accettata obtorto collo in vita,  essa brucerebbe ancora nell’intreccio delle anime.  E questo spiega perché la caratteristica attribuita al fantasma di Berenice sia proprio quella di manifestarsi nella zona del Portico d’Ottavia – non è un caso che la tradizione popolare abbia scelto questa zona, dunque,  ricordando le origini ebree della principessa -  per cercare di incontrare nuovamente il suo amante, l’imperatore Tito, e ottenere un tardivo risarcimento a quella inopinata cacciata.

       Il Portico d’Ottavia però, è legato strettamente anche al simbolo del potere esercitato da Tito, e quindi è davvero lo scenario perfetto per le ansie notturne del fantasma di Berenice:  è proprio in questo luogo infatti,  raccontano le cronache dell’epoca, che nel 71 d.C.  Tito e suo padre si presentarono dei tradizionali vestiti di seta color porpora, e con la corona d’alloro sul capo, circondati dai membri del senato e dai più alti magistrati, per ricevere l’omaggio delle truppe prima di iniziare il sacrificio  e la processione trionfale davanti a tutto il popolo di Roma festante.
      Per questo, sembra dire il fantasma di Berenice, per questo potere, oggi divenuto rovina,  tu mi hai sacrificato.











06/07/17

Roma Sparita rinasce sul Web grazie alla Università di Stanford che mette online il Fondo Lanciani.



Dal vecchio San Pietro al Palatino senza il Settizonio. 

Roma "sparita" rinasce in migliaia di immagini - disegni, stampe, fotografie, bozzetti di monumenti storici dal Cinquecento al Novecento - postati in rete grazie allo sforzo congiunto di universita' americane e del governo italiano

Il materiale e' quello collezionato dal celebre archeologo romano Rodolfo Lanciani e conservato - visibile finora solo su appuntamento - al quarto piano di Palazzo Venezia. Lanciani voleva documentare l'intera storia di Roma dalle origini ai suoi giorni e lo aveva fatto raccogliendo circa 15 mila tra disegni e stampe alcune a firma di artisti come Giani, Valadier, Piranesi, Rossini e Caracciolo

L'iniziativa digitale riguarda circa quattromila immagini. 

"Roma e' una citta' dai molti strati", ha detto Erik Steiner, co-direttore dello Spatial History Project del CESTA (Center for Statial and Textual Analysis) di Stanford in California: "Per conoscerne la storia devi guardare strato per strato. Questa collezione e' un aiuto"

L'archivio online documenta momenti iconici delle trasformazioni della citta' dei Papi, come quando Palazzo Branconio dell'Aquila di Raffaello fu distrutto a meta' Seicento per far posto al Colonnato del Bernini, ma anche la sua vita quotidiana, ad esempio i mercati che a partire dal Quattrocento arrivarono a Piazza Navona

L'iniziativa e' il frutto di una collaborazione biennale tra CESTA, le biblioteche universitarie di Stanford, l'universita' dell'Oregon, il Dartmouth College e le autorita' italiane

"L'ambizione era quella di portare una delle citta' del mondo piu' documentate nell'era digitale - ha detto Steiner al sito di Stanford - usando le best practices e gli strumenti messi a punto dalle nostre biblioteche". 

Dopo la morte di Lanciani nel 1929 la sua biblioteca fu venduta all'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte a Roma su raccomandazione dell'allora direttore Corrado Ricci


"E' un materiale molto importante ed e' stato usato da molti studiosi, ma le possibilita' di accesso sono molto limitate", ha detto l'archeologo italiano Giovanni Svevo che ha collaborato al progetto assieme a James Tice dell'Universita' della University of Oregon e Nicola Camerlenghi di Dartmouth. 

L'iniziativa digitale e' stata sostenuta dal ministero per i Beni Culturali, dalla Kress Foundation e dall'Istituto Nazionale di Archeologia. "La collaborazione con il governo italiano e' stata molto importante", ha detto Camerlenghi. Digitalizzare l'archivio 

Lanciani e' parte di un progetto piu' ampio per ricreare la storia degli spazi urbani di Roma. L'iniziativa, chiamata "Mapping Rome", e' nata nel 2004 dalla collaborazione con Steiner e Tice con Allan Ceen, il direttore dello Studium Urbis, un progetto dedicato alla storia urbanistica di Roma. 

26/06/17

Spunta una Mini-Pompei da scavi della Metro di Roma in Via dell'Amba Aradam - c'è anche un cane !





I cantieri di scavo per la realizzazione della metro C svelano un nuovo scenario 'pompeiano' a Roma: due ambienti della media età imperiale che, a causa di un incendio contengono ancora conservate parti del solaio ligneo e del mobilio. 

Il materiale rinvenuto "si conserva solo in eccezionali condizioni ambientali e climatiche - spiegano dalla soprintendenza speciale di Roma - oppure a seguito di eventi speciali come ad esempio accaduto a Ercolano e Pompei. La scoperta del solaio ligneo carbonizzato rappresenta un unicum per la città".



Dallo scavo in via dell'Amba Aradam, e' emerso anche lo scheletro di un cane, accucciato davanti una porta e "verosimilmente rimasto intrappolato nell'edificio al momento dell'incendio".


Trovato anche un pregevole pavimento a mosaico bianco e nero. "Quello che avvicina questo ritrovamento a Pompei e' che abbiamo testimonianza di un momento della storia - ha spiegato il sovrintendente Francesco Prosperetti -. L'incendio che ha fermato la vita in questo ambiente ci permette di immaginare la vita in un momento preciso".

19/05/17

Straordinaria scoperta a Roma durante i restauri: l'Arco di Giano è in realtà un Arco eretto per Costantino.




Sono bastate tre lettere, Cos, venute fuori dal marmo annerito per confermare cio' che gli archeologi sospettavano da tempo. E quello che per secoli e' stato l'Arco di Giano in un colpo solo ha ritrovato la bellezza della sua facciata sul Tevere ed e' tornato a essere, come nel IV d.C., l'arco onorario dedicato all'imperatore Costantino dai suoi figli

Inizia cosi' la prima tappa del restauro di uno dei gioielli superstiti del Foro Boario, quell'area affacciata sul fiume ai piedi del Palatino, che per secoli fu cuore di commerci in arrivo da tutto il Mediterraneo

E che ora ritrova parte della sua bellezza grazie al World Monuments Fund che con AmericanExpress ha donato 215 mila dollari (dopo essere gia' intervenuti al Foro Boario per i templi di Ercole Olivario e di Portuno), in aggiunta ai 100 mila euro gia' stanziati dalla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma.

La strada per un restauro completo del monumento e' ancora tutta da scrivere (i lavori sulla prima facciata termineranno a luglio), ma per ora, raccontano Maria Grazia Filetici e Mirella Serlorenzi, direttore del restauro e direttore scientifico, "si e' potuto studiare lo stato di tutto l'arco sia dal punto di vista conservativo che strutturale, mappando tutte le 16 facciate"

Unico arco onorario a pianta quadrata, un tempo ricco di 48 statue incastonate nelle nicchie, divenuto nel Medioevo fortezza per i Frangipane (come il Colosseo) e parzialmente interrato fino al 1827, e' durante i lavori che il colosso ha mostrato quella scritta, Cos, incisa in un blocco della scala per l'attico. 

"E' il primo mito da sfatare - dice la Serlorenzi - Non era un arco per Giano. Venne chiamato cosi' da antiquari del Rinascimento" per via dei suoi quattro ingressi che ricordano la specularita' delle due facce del Dio. 

"Dai cataloghi regionali del IV secolo - dice - sapevamo che nell'area c'era un Arcus Divi Constantini. Quel marchio di cava oggi ci indica che era proprio questo". 

I problemi da risolvere sono molti, dallo scorrimento delle acque dall'attico ("costruito come una strada, con i sanpietrini") agli agenti atmosferici su cui si sta intervenendo con ultimissimi ritrovati biocompatibili o il furto nei secoli dei collegamenti in metallo tra i blocchi

Ma intanto si festeggia con una notte di Luce al Foro Boario (25 maggio) e con l'apertura eccezionale al pubblico per un Watch Day (26), tra laboratori, salite sui ponteggi e concerto. 

A seguire, una settimana di visite gratuite su prenotazione e una nuova guida Electa (www.coopculture.it). La speranza del Soprintendente Francesco Prosperetti e' ora di restituire l'Arco ai cittadini togliendo le cancellate che lo chiudono dall'attentato a S. Giorgio al Velabro del '93. "Spero - dice - riprenda al piu' presto il dialogo con il Comune per un piano presentato gia' ai tempi del Commissario Tronca", con un'apertura diurna presidiata. 

02/05/17

Il Mausoleo di Augusto riapre finalmente (forse) nel 2019.




Speriamo non sia il solito annuncio, al quale a Roma siamo rassegnati, più che abituati. E speriamo che stavolta sia la volta buona per rivedere un Monumento tra i più devastati dall'incuria cittadina, e tra i più grandi di Roma: il Mausoleo di Augusto. 

Dopo quasi 70 anni di oblio, il mausoleo di Augusto, capolavoro voluto dal primo imperatore di Roma, riaprira' le sue porte ad aprile 2019

Ad annunciarlo, la sindaca di Roma Capitale, Virginia Raggi, con il presidente della Fondazione Tim, Giuseppe Recchi che ha finanziato con 6 milioni euro il progetto di recupero del monumento, la cui seconda fase di lavori e' partita il 31 marzo scorso. 

E che con altri 2 provvedera' a infrastrutture e servizi per la fruizione, comprese nuovissime tecnologie 3D e i pannelli sulle cancellate che gia' ora raccontano le meraviglie di questo luogo

In tutto 13 mila metri quadri di murature da restaurare, 800 di superfici da impermeabilizzare e 13 mila metri di ponteggi, per un colosso di arte, storia, archeologia e misteri piu' grande persino di Castel Sant'Angelo con i suoi di 87 metri di diametro e 45, presunti, di altezza

E che ora tornera' a essere uno dei monumenti iconici della capitale, con un "rapporto di intelligente collaborazione pubblico-privato - dice la sindaca - che speriamo diventi modello". 

 Anticipata l'apertura da alcune "visite speciali e contingentate - dice il Soprintendente Claudio Parisi Presicce - per mostrare anche gli imponenti lavori in atto", la speranza del vicesindaco Luca Bergamo e' di "far rientrare l'ingresso nel programma di gratuita'" dei musei al vaglio del Comune per i cittadini romani. 

14/03/16

Spiegare il Nuovo Testamento passeggiando per il Palatino e il Foro Romano - un grande antologico lavoro di Andrea Lonardo.



L'ultima fatica di Andrea Lonardo e del suo meraviglioso sito Gli Scritti, è una guida ragionata (e minuziosissima di dettagli, informazioni, notizie storiche) alla scoperta del Palatino e dei Fori Romani come compendio al racconto biblico del Nuovo Testamento. 

Sul sito dunque, una guida al Palatino ed ai Fori Imperiali di cui riportiamo qui le prime righe

San Paolo entrò probabilmente in Roma da Porta Capena, accompagnato dal gruppo dei cristiani che gli erano andati incontro, oltre che dai soldati romani che lo conducevano nell’urbe

Porta Capena è la porta ormai scomparsa aperta lungo le antiche Mura Serviane: è localizzata dagli archeologi al di sotto dell’attuale piazza di Porta Capena

Prendeva il suo nome dalla città di Capua, perché, attraversandola, si imboccava la strada che portava a quella città.

L’ingresso in Roma venne spostato più a sud già in età romana con la costruzione di Porta Appia - oggi Porta San Sebastiano – appartenente al nuovo recinto delle Mura Aureliane. 

Oggi è Porta San Sebastiano a segnare l’inizio del cammino verso il sud della penisola, quello che si snoda, appunto, sulla via Appia, ma al tempo di Paolo le mura Aureliane non erano ancora state costruite, per cui egli entrò nell’urbe proprio in quel punto che oggi è riconoscibile solamente da un incrocio semaforico. 

Vale la pena fermarsi ad immaginare l’antica porta, mentre Paolo la attraversa. Un buon punto per fermarsi a riflettere su questo evento così importante è la strada bianca, all’interno della zona archeologica del Palatino, che passa al fianco dei resti dell’acquedotto subito dopo essere entrati da via di San Gregorio. 

Paolo giunse a Porta Capena percorrendo la via. Il Colle Palatino è oggi uno dei luoghi più belli di Roma perché su di esso si possono visitare le rovine del palazzo imperiale e godere dei migliori panorami sul centro della città

Il legame fra il colle ed il Palazzo è così forte che proprio l’attuale termine “palazzo” deriva da “Palatino”, il colle sul quale sorgeva appunto il “palatium” per eccellenza, la residenza imperiale. I resti ancora visibili permettono di ricostruire le diverse fasi della residenza che venne eretta dall’imperatore Augusto, negli anni quindi della nascita e della vita nascosta di Gesù. 

 Prima di visitare le rovine vale la pena dare uno sguardo globale alla cronologia del periodo imperiale, per poterla comparare con gli eventi neotestamentari: questo aiuterà a situare poi gli eventi della vita di Gesù e degli apostoli nel contesto degli eventi politici del tempo, in relazione alle rovine che via via si visiteranno – soffermarsi sui resti di alcuni edifici permette di soffermarsi anche visivamente nella scuola e nella catechesi sulle origini e sui primi secoli del cristianesimo

 I primi cinque imperatori appartennero ad un’unica dinastia, quella giulio-claudia. In realtà già Giulio Cesare governò da solo e con lui venne ad essere utilizzato il termine “imperator” in un senso nuovo, mentre prima con esso si indicava la figura di un generale delle truppe. 

04/03/16

Sabratha, la Guerra tra le gloriose rovine romane.



Fa impressione leggere le notizie di questi giorni dei combattimenti e degli attentati e rapimenti che si svolgono nei dintorni di Sabrahta, città della Libia dove esistono meravigliosi reperti archeologici. Sabratha del resto ha una storia incredibilmente affascinante, che affonda nell'alba della civiltà.



Sabratha fu fondata nel VII secolo a.C. dai Fenici di Tiro in uno dei pochi porti naturali della Tripolitania e divenne ben presto un avamposto commerciale allo sbocco di un'importante via carovaniera. 

Per questa sua posizione strategica, Sabratha conobbe un rapido sviluppo e cadde ben presto sotto il controllo di Cartagine

Passata per breve tempo al Regno di Numidia sotto Massinissa, Sabratha fu poi presa dai romani nel 46 a.C., sotto i quali godette di una nuova prosperità. 

All'epoca dei Severi la città venne completamente ricostruita ed abbellita soprattutto grazie al fatto che l'imperatore Settimio Severo era nativo della vicina Leptis Magna. 

Numerosi edifici pubblici vennero ricoperti di preziosi marmi, mentre a quell'epoca risale il monumentale teatro in riva al mare. (vedi foto)

Nel momento del suo apogeo, Sabratha contava circa 20.000 abitanti.

Il declino si profilò a partire dal IV secolo, con la graduale decadenza dell'Impero romano e le prime incursioni di popolazioni berbere, e venne accelerato da una serie di eventi naturali, primo tra tutti il terribile terremoto del 365. 

Nel 439 i Vandali di Genserico conquistarono la città, ma furono cacciati dai bizantini al comando dei Generalissimi Narsete e Belisario. 

I bizantini, governati dall'Imperatore Giustiniano, ne avviarono una parziale ricostruzione. Vennero costruite chiese, un nuovo porto e altre strutture fondamentali, tra le quali una nuova cinta muraria. 

Divenne presto una delle città più importanti dell'Esarcato d'Africa

Il dominio di Costantinopoli terminò nel 709, dopo ben quattro invasioni musulmane, con la conquista di Cartagine e la caduta dell'Esarcato. 

Con l'arrivo degli Arabi nel VII secolo Sabratha perse completamente la sua importanza, giacché unico centro della Tripolitania divenne la città di Oea (l'attuale Tripoli).