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22/12/20

Colosseo: parte il progetto dell'Arena, si potrà ammirare tutta la costruzione dal centro

 



Arena del Colosseo, si parte con la ricostruzione. Il bando di gara per la progettazione, annuncia il ministro della cultura Franceschini, e' online sul sito di Invitalia. 

E il via ai lavori, con un finanziamento di 18,5 milioni di euro, e' previsto "entro il 2021". 

Sara' una struttura altamente high tech, ma reversibile e non invasiva, assicura: "Un grande intervento tecnologico, che offrira' la possibilita' ai visitatori di vedere non soltanto, come oggi, i sotterranei, ma di contemplare la bellezza del Colosseo dal centro dell'arena." 

Per presentare le proposte c'e' tempo fino al 1 febbraio 2021- L'intervento, sottolineano dal Mibact e dal Parco archeologico del Colosseo, "consentira' di ripristinare la lettura integrale del monumento e permettera' al pubblico di comprendere appieno l'uso e la funzione di questa icona del mondo antico, anche attraverso eventi culturali di altissimo livello. La nuova arena sara' fruibile grazie a soluzioni tecnologiche e integrate che guideranno il visitatore alla scoperta dei meccanismi che regolavano la complessa macchina organizzativa degli spettacoli e dei giochi che vi si svolgevano"  
Obiettivo della gara "rendere nuovamente fruibile la superficie del piano dell'arena del Colosseo e individuare una soluzione tecnologica, compatibile e reversibile, per la copertura degli ambienti ipogei". 

Gli interventi, si precisa nel bando, dovranno essere progettati in modo da offrire contemporaneamente la percezione del piano dell'arena su cui avvenivano i giochi e la visione del complesso sistema di strutture e meccanismi sottostanti. 

La nuova arena dovra' essere pensata come un piano unitario, ad alto contenuto tecnologico, costituito da dispositivi meccanizzati di apertura e chiusura, consentendo ai visitatori di comprendere la sinergia e la stretta relazione con i sotterranei, anche utilizzando sistemi che rimandino ai meccanismi degli ascensori e delle scene mobili antiche. 

Il sistema mobile dovra' essere realizzato in modo da poter essere attivato in tempi rapidi e piu' volte nella stessa giornata, per proteggere le strutture archeologiche sia dalle precipitazioni atmosferiche, sia da una eccessiva insolazione, e allo stesso tempo consentire di svelare i segreti della complessa macchina organizzativa degli spettacoli. 

La progettazione definitiva sara' sviluppata in continuo confronto con la Stazione appaltante a partire dall'idea progettuale vincitrice del bando. Approvato il progetto definitivo e ottenute tutte le necessarie autorizzazioni di legge, ancora piu' serrati i tempi per lo sviluppo del livello esecutivo. 

12/12/20

I Fori Romani ancora non hanno finito di stupire: Spunta dai secoli una Testa Monumentale di Augusto



Una testa di eta' imperiale del dio Dioniso, una seconda testa dell'imperatore Augusto sempre di epoca imperiale in eta' giovanile mai mostrata al pubblico. E poi oltre 60 frammenti del Fregio d'Armi del Foro di Traiano, che rappresentano le spoglie belliche dei popoli vinti e quelle dei vincitori, e un frammento di fregio storico in marmo bianco a grana fine, inquadrabile cronologicamente tra il I e il II secolo d.C.: arrivano direttamente dal sottosuolo del primo tratto di via Alessandrina alcuni incredibili tesori della Roma antica, rinvenuti nello scavo archeologico appena concluso e illustrato ieri, grazie al quale e' tornata alla luce una nuova porzione dei Fori Imperiali. 

Con questa opera, curata da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali su concessione del Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali e per il Turismo - Parco Archeologico del Colosseo e resa possibile grazie al contributo della Repubblica dell'Azerbaigian (per un importo complessivo di 1.000.000 di euro), finalmente con un unico sguardo si potra' ammirare la piazza del Foro di Traiano con il complesso monumentale dei Mercati di Traiano

Gli scavi hanno riguardato il tratto settentrionale, lungo circa 60 metri e ora rimosso, della via Alessandrina che collegava l'attuale piazza del Foro di Traiano a largo Corrado Ricci: i preziosi reperti emersi dopo il lavoro, adesso in fase di restauro e studio, saranno poi esposti al Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano

"Il Foro di Traiano e' un capolavoro dell'urbanistica romana di cui finora non si coglieva appieno la grandiosita'. Oggi e' piu' facile capire perché la costruzione fosse definita 'degna dell'ammirazione degli dei'", dichiara Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali. 'L'intervento di via Alessandrina, condotto da Roma Capitale, si configura come un progetto di particolare importanza, in quanto restituisce alla fruizione pubblica l'area del Foro Traiano in tutta la sua ampiezza e grandiosita'."

08/05/20

Meraviglia al Pantheon: Da una buca nel selciato della piazza riemerge il vecchio pavimento imperiale




Il Pantheon continua a rivelare antiche meraviglie rimaste nascoste: le indagini archeologiche seguite all'apertura di una buca in Piazza della Rotonda hanno riportato alla luce l'antica pavimentazione (della piazza) di epoca imperiale.

Le sette lastre di travertino, che si trovano a una quota di circa 2,30 / 2,70 metri sotto il piano stradale con dimensioni di circa 80 per 90 centimetri per uno spessore di 30 centimetri, sono state ritrovate una prima volta negli anni '90 del secolo scorso in occasione della costruzione di una galleria di sottoservizi, e lo scavo venne rilevato e documentato

"Dopo oltre vent'anni dal loro primo rinvenimento -spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma- riemergono intatte le lastre della pavimentazione antica della piazza antistante al Pantheon, protette da uno strato di pozzolana fine. Una dimostrazione inequivocabile di quanto sia importante la tutela archeologica, non solo una occasione di conoscenza, ma fondamentale per la conservazione delle testimonianze della nostra storia, un patrimonio inestimabile in particolare in una citta' come Roma". 

In epoca imperiale la piazza era molto piu' grande della attuale e si apriva di fronte al Pantheon, il tempio dedicato a tutti gli dei fatto costruire da Agrippa tra il 27 e il 25 avanti Cristo. 

L'area e' stata interamente ristrutturata nel II secolo dopo Cristo dall'imperatore Adriano, e anche la piazza venne rialzata e nuovamente pavimentata. 

Le quote cui si trovano le lastre, oggi rimesse in luce, appaiono pertinenti alla fase adrianea del complesso

Il cantiere in un primo momento in capo al I Municipio, consegnato poi ad Acea continuera' nei prossimi giorni per il ripristino idrico e con ulteriori indagini archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.



23/01/18

Tornano alla luce - e tutti visibili - per il Natale di Roma, 15 grandi monumenti romani grazie al Parco Archeologico del Colosseo promosso dal MIBACT.




La gloriosa Curia del Senato al Foro Romano, le Uccelliere Farnese sul colle dei Cesari, la Domus Transitoria, la prima casa di Nerone sul Palatino, chiusa al pubblico da 60 anni ed edificata tra il 60 e il 64 d.C.: sono alcuni degli straordinari monumenti che, grazie al lavoro del nuovo Parco Archeologico del Colosseo, diretto da Alfonsina Russo, al quale il MIBACT ha concesso autonomia gestionale, saranno restituiti prossimamente alla città, già a partire dal Natale di Roma, il 21 aprile prossimo. 

Si comincerà proprio dalla Curia del Senato, luogo nevralgico della  storia di Roma, che riaprirà nelle seconda metà di febbraio, divenendo anche sala polifunzionale, per mostre temporanee, conferenze e incontri a tema.

L'8 marzo toccherà invece alla Uccelliere Farnese, i due padiglioni gemelli incastonati tra le rovine, e al Ninfeo della Pioggia, anch'esso opera del genio dei Farnese, realizzati tra il XVI e XVII secolo.

Per il 21 aprile, poi, l'apertura di 11 luoghi segreti del Parco: nel giorno del Natale di Roma rivedranno finalmente la luce, oltre alla Curia, il Tempio di Romolo, Santa Maria Antiqua con l'Oratorio dei Quaranta Martiri e la Rampa Domizianea, il Criptoportico neroniano, il Museo Palatino, le case di Augusto e di Livia, l'Aula Isiaca e la Loggia Mattei. 

Inoltre tra maggio e giugno verrà aperta un camminata paesaggistica-archeologica lungo il versante sud-occidentale del Palatino, particolarmente spettacolare per l'affaccio sul Circo Massimo. 

Infine, in autunno, riaprirà anche la Domus Transitoria, nel ventre del Palatino, la prima casa di Nerone, forse ancora più leggendaria della Domus Aurea,  con il ninfeo-teatro, il padiglione con le colonne di porfido, e gli ambienti impreziositi da tarsie marmoree, e volte ricoperte da foglie d'oro, lapislazzuli e paste vitree.




30/07/17

L'introduzione da "Le rovine e l'ombra", in vendita in libreria.





Introduzione tratta da Le rovine e l'ombra, in tutte le librerie in questi giorni (edizioni Castelvecchi)


Ho letto un giorno tra centinaia di notizie trascurabili, che durante la ferocissima Guerra Civile in Siria è accaduto anche un piccolo miracolo: gli abitanti di Dārayyā, quartiere alla periferia di Damasco, ridotto in poltiglia dopo cinque anni di bombardamenti e l’assedio del regime, hanno salvato 15 mila libri dagli appartamenti e dalle scuole distrutte trasportandoli al sicuro in un grande scantinato sottoterra, trasformato in biblioteca. 

A questo sotterraneo è stato dato anche un nome – Fajr, ovvero ‘alba’ – e gli uomini che lo gestiscono – il loro capo si chiama Ahmad – lo tengono aperto, bombardamenti permettendo, dalle 11 del mattino alle 5 del pomeriggio. 

Così, ogni giorno, venti, venticinque persone si fermano a leggere al riparo dei barili-bomba, prendono un libro in prestito e lo portano al fronte, la prima linea dietro casa, la casa che non c’è più e che ora è soltanto un ammasso di rovine. Fuori dal romanticismo che una notizia del genere può inspirare, mi ha incuriosito l’istinto primitivo che sembra aver mosso questi uomini, pressati da ben altre urgenze. Se hanno sentito il bisogno di preservare qualcosa così gelosamente e di farne una sorta di simbolo di sopravvivenza o di rinascita significa che anche sotto (o dentro) le rovine è possibile trovare vita. 

Che anzi le rovine sono quel luogo dove la vita torna a scorrere. Le rovine infatti sono luoghi deputati a nascondere, a preservare ciò che non è stato completamente distrutto e può tornare a nascere. Le rovine – proprio per la loro attitudine al nascondimento – sono anche i luoghi dell’ombra. È facile, come hanno fatto i ribelli siriani, nascondere il loro sotterraneo-biblioteca sotto cumuli di rovine dove presumibilmente oggi nessuno ha più voglia di spingersi. 

Nel sottosuolo, nell’ombra, come anticamente accadeva nelle arcaiche catacombe romane, la vita – e lo spirito che essa alimenta – ha potuto preservarsi, conservarsi, rinnovarsi. Anche l’ombra, infatti, è propizia alla vita. Come accade in natura, nelle estensioni dei sottoboschi, nel folto delle foreste, nel fondo degli oceani. Mi sembra che rovine e ombra siano due connotati sempre più precisi della contemporaneità. Del futuro non so dire. Molto dipenderà, naturalmente, da come si sapranno affrontare e gestire ombra e rovine. La cosa certa è che nessuno più può fare finta di nulla e fingere che il mondo sia un luogo pulito, sicuro, senza rovine e senza ombra. Ombra e rovine sono, anzi, territori sempre più estesi, e qualsiasi rinascita, personale o collettiva, dipenderà per forza – come per i dannati di Dārayyā  dalla capacità che si avrà di attraversare le rovine, di attraversare l’ombra.


15/03/16

5 anni dall'inizio della Guerra in Siria. Il miracolo della biblioteca tra le rovine.


La biblioteca sotterranea di Daraya, in Siria




E' una data tristissima, oggi.  


L'anniversario di una delle guerre più sanguinarie e feroci, che all'alba del Terzo Millennio, insanguinano il pianeta. 

La guerra civile in Siria è una ferita aperta per ogni uomo.  E mentre oggi vengono in mente tutte le migliaia di persone innocenti che hanno perso la vita, c'è una notizia che pare una sorta di miracolo nell'orrore.  Ad essa forse vale la pena destinare la nostra attenzione. 

Sopra la devastazione di una guerra che dopo cinque anni non finisce, infatti, sotto i bombardamenti e l'assedio del regime, c'è uno scantinato che è stato trasformato in biblioteca, con 15 mila volumi che i ribelli siriani hanno salvato dagli appartamenti e dalle scuole distrutte. 

Gli abitanti di Daraya, quartiere alla periferia di Damasco, sono stati tra i primi a sollevarsi contro Bashar al Assad, tra i primi a prendere le armi per reagire alla depressione: erano studenti, insegnanti, impiegati, gente qualsiasi.  Tra di loro anche Ahmad, uno degli organizzatori di questa biblioteca improvvisata, che insieme ad una quarantina di attivisti, durante gli scontri, hanno preso qualche rischio in più per scavare tra le macerie e mettere in salvo il maggior numero di libri possibile. 

Il sotterraneo ha un nome ufficiale: Fajr, cioè Alba. E, coprifuoco permettendo, mantiene l'orario di apertura dalle 11 del mattino alle 17. 

Ogni giorno venti, trenta persone, passano e si fermano a leggere al riparo dei barili-bomba, oppure prendono un libo e lo portano al fronte.  

Tra i libri salvati, anche molti titoli e autori proibiti dal regime. Ma anche molti libri e autori occidentali, e moltissimi libri per bambini. 

Non so se è un segnale di speranza.   

E' sicuramente un segno di resistenza umana. Nel fragore immondo della guerra. E non è poco.


Fabrizio Falconi


04/03/16

Sabratha, la Guerra tra le gloriose rovine romane.



Fa impressione leggere le notizie di questi giorni dei combattimenti e degli attentati e rapimenti che si svolgono nei dintorni di Sabrahta, città della Libia dove esistono meravigliosi reperti archeologici. Sabratha del resto ha una storia incredibilmente affascinante, che affonda nell'alba della civiltà.



Sabratha fu fondata nel VII secolo a.C. dai Fenici di Tiro in uno dei pochi porti naturali della Tripolitania e divenne ben presto un avamposto commerciale allo sbocco di un'importante via carovaniera. 

Per questa sua posizione strategica, Sabratha conobbe un rapido sviluppo e cadde ben presto sotto il controllo di Cartagine

Passata per breve tempo al Regno di Numidia sotto Massinissa, Sabratha fu poi presa dai romani nel 46 a.C., sotto i quali godette di una nuova prosperità. 

All'epoca dei Severi la città venne completamente ricostruita ed abbellita soprattutto grazie al fatto che l'imperatore Settimio Severo era nativo della vicina Leptis Magna. 

Numerosi edifici pubblici vennero ricoperti di preziosi marmi, mentre a quell'epoca risale il monumentale teatro in riva al mare. (vedi foto)

Nel momento del suo apogeo, Sabratha contava circa 20.000 abitanti.

Il declino si profilò a partire dal IV secolo, con la graduale decadenza dell'Impero romano e le prime incursioni di popolazioni berbere, e venne accelerato da una serie di eventi naturali, primo tra tutti il terribile terremoto del 365. 

Nel 439 i Vandali di Genserico conquistarono la città, ma furono cacciati dai bizantini al comando dei Generalissimi Narsete e Belisario. 

I bizantini, governati dall'Imperatore Giustiniano, ne avviarono una parziale ricostruzione. Vennero costruite chiese, un nuovo porto e altre strutture fondamentali, tra le quali una nuova cinta muraria. 

Divenne presto una delle città più importanti dell'Esarcato d'Africa

Il dominio di Costantinopoli terminò nel 709, dopo ben quattro invasioni musulmane, con la conquista di Cartagine e la caduta dell'Esarcato. 

Con l'arrivo degli Arabi nel VII secolo Sabratha perse completamente la sua importanza, giacché unico centro della Tripolitania divenne la città di Oea (l'attuale Tripoli).

03/03/16

Finalmente al via i lavori per il Mausoleo di Augusto.





Sei milioni per il Mausoleo diAugusto, ovvero per il completamento dei lavori di impiantistica, l'allestimento espositivo, la copertura, e il "percorso anulare su passerella"

Il progetto preliminare e' stato approvato dal commissario Francesco Paolo Tronca per poterlo "includere successivamente nell'elenco annuale del programma triennale dei lavori pubblici 2016-2018". 

La delibera a cui Tronca ha dato l'ok con i poteri della giunta e' stata approvata il 25 febbraio e pubblicata oggi sul sito del Comune. Nello stesso giorno e' arrivato l'ok del Campidoglio anche al progetto preliminare del restauro del Teatro Valle da 3 milioni; 1,5 per il restauro strutturale e 1,5 per quello architettonico. (fonte ANSA)

Della zona del Campo Marzio a Roma, dove sorgevano nell'antichità i tre grandi monumenti Augustei: L'horologium (o meridiana solare), l'Ara Pacis e l'enorme Mausoleo a lui dedicato ho parlato qui, in Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma. 


I resti della grandiosa Meridiana di Augusto nelle cantine dei palazzi di San Lorenzo in Lucina.
Nel 1457 il cardinale allora titolare della Chiesa di San Lorenzo in Lucina, Filippo Calandrino, fu involontariamente protagonista di una delle scoperte più stupefacenti della storia archeologica di Roma. Durante i lavori di ristrutturazione delle fondamenta del palazzo Fiano-Almagià, (sulla piazza di San Lorenzo in Lucina, sulla sinistra della Chiesa) e di erezione della cappella dei Santi Filippo e Giacomo (l’attuale sacrestia della Chiesa), infatti, venne in luce, ad otto metri di profondità rispetto al piano stradale attuale, un intero settore dell’horologium fatto costruire dall’imperatore Augusto nel 10 a.C. : una delle più grandiose opere della Roma Antica, che originariamente misurava ben centosessanta metri per settantacinque.

Di questo meraviglioso e ancora in parte misterioso prodigio, si erano persi nei secoli, le tracce. Quella zona, infatti, sulla quale si erano sedimentate le sabbie melmose portate da numerose inondazioni del Tevere, si era poi densamente popolato in epoca medievale. La scoperta, compiuta dai picconatori del Cardinale Calandrino suscitarono l’enorme entusiasmo degli antiquari, tra cui Pomponio Leto, il quale ne lasciò memoria nei suoi appunti.

28/12/15

Rovine - La forza delle rovine. Una mostra da non perdere a Palazzo Altemps.





Le allegorie sono, nel campo del pensiero, ciò che le rovine sono in quello delle cose. 
Walter Benjamin 

Provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, 120 opere ricostruiscono un ampio discorso sulle rovine: sentinelle del passato, luoghi di memoria, traccia di eventi bellici, ricordo di cataclismi naturali, segno di danni provocati all’ambiente. 

Tutto questo diviene monito, ma anche fonte di energia creativa per il futuro. 

La mostra La forza delle rovine, dall’ 8 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016, si snoda attraverso tutte le sale del Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps, integrando le opere della collezione permanente, che contribuiscono alla ricchezza della narrazione. 

La mostra inaugura anche nuovi spazi, che resteranno a disposizione del Museo per ampliare il suo percorso espositivo. 

Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, con Electa, la mostra nasce da un’idea di Marcello Barbanera, che insegna archeologia classica a La Sapienza. 

Lo stesso Barbanera la cura assieme al direttore del museo di Palazzo Altemps Alessandra Capodiferro, abbinando nelle nove sezioni materiali classici, come sculture, pitture, incisioni, acquerelli, antichi volumi, e testimonianze moderne come fotografie, brani musicali e cinematografici. 

Catastrofi: rovine moderne e contemporanee. Sono le catastrofi, naturali e artificiali: guerre, disastri nucleari e ambientali, terremoti. 
Torso: dal desiderio di integrità al culto del frammento. Ruota intorno al frammento di statua colossale, il cosiddetto Polifemo della collezione Altemps, e alle sculture di divinità restaurate e integrate nel Sei- e Settecento da grandi artisti come Bernini e Algardi, conservate nel museo. Paesaggi di rovine. Dove Roma è protagonista nel percorso di formazione di quegli artisti che dal XVI secolo in poi dipingono paesaggi con quanto resta dei monumenti del passato.
Paesaggi rovinati. L’occhio dei fotografi mette a nudo paesaggi violentati, sfruttati, dove in breve tempo gli uomini hanno accumulato relitti industriali e umani. 
Anatomia delle rovine. Interamente dedicato a Giambattista Piranesi. Frammento, memoria, creazione: il cammino della musica. Dove si propongono brani musicali costruiti intorno al concetto di frammento come elemento generatore.
Il canto delle rovine. Componimenti poetici che narrano storie di distruzione dal realismo all’età contemporanea. 
L’errore di Diderot: le rovine nell’antichità classica e orientale. Si propone il confronto con la percezione delle rovine nel mondo antico, nell’assenza della distanza temporale che oggi separa noi dall’antichità. (Ri)costruire le rovine. 
Un dibattito di grande attualità chiude il percorso espositivo: quello della relazione tra archeologia e modernità
Alla mostra si affianca un volume edito da Electa, ricco di contributi su storia, filosofia, letteratura, archeologia, cinema e musica per amplificare il racconto delle opere esposte.  

La forza delle rovine sede Roma,
 Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps 
 Piazza di Sant’Apollinare 46 

date al pubblico 8 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016

progetto della mostra Marcello Barbanera mostra a cura di Marcello Barbanera e Alessandra Capodiferro promossa da Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma produzione, organizzazione Electa catalogo Electa 

orari dalle 9.00 alle 19.30 - chiuso il lunedì la biglietteria chiude alle 18.30 biglietti intero 13 €, ridotto 9,50 €. Valido 8 giorni, consente l’accesso alle altre sedi e mostre del Museo Nazionale Romano (Palazzo Massimo, Terme di Diocleziano, Crypta Balbi) informazioni e visite guidate tel. +39 06 39967700 

02/12/15

Domenica prossima 6 Dicembre, tre splendide visite gratuite con gli Archeologi di "Artefacto".


Per la prossima domenica, 3 appuntamenti da segnalare, 3 splendide visite guidate con ingresso gratuito. Per partecipare basta inviare una mail.


domenica 6 dicembre
Foro Romano, Museo Etrusco di Villa Giulia, Terme di Diocleziano
Per la prima domenica di dicembre, approfittando della gratuità di ingresso nei musei e siti archeologici, scoprirete le origine di Roma visitando il Foro Romano (con la provvisoria apertura della rampa domizianea) e i capolavori del Museo di Villa Giulia. Il programma si completa con la visita al Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano.

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE
Per partecipare alle visite è necessario inviare una e-mail ad artefacto.associazioneculturale@gmail.com, indicando la data prescelta, il numero di partecipanti e i nominativi. 
In caso di annullamento dell’evento saranno contattati solo coloro che si sono prenotati. Artefacto è un’associazione culturale; per partecipare alle attività occorre iscriversi all’associazione (l’iscrizione è gratuita e ha durata annuale). 
Per maggiori info: www.artefactoroma.it

EVENTI IN PROGRAMMA

DOMENICA 6 DICEMBRE, ORE 11.30
IL FORO ROMANO CON LA NUOVA APERTURA AL PUBBLICO DELLA RAMPA IMPERIALE DI DOMIZIANO
Durata: 2 ore ca. 
Luogo: Largo della Salara Vecchia (ingresso al Foro Romano su via dei Fori Imperiali)
Contributo di partecipazione alla visita guidata: € 8 a persona con riduzioni per famiglie e minori di 26 anni. € 6.50 per i possessori della tessera bibliocard in corso di validità. 
Biglietto d'ingresso GRATUITO anziché € 12.

DOMENICA 6 DICEMBRE ORE 15.00
NEL MUSEO ETRUSCO DI VILLA GIULIA GUIDATI DA UN VERO ETRUSCOLOGO
Durata: 1 ora e 30 minuti ca.
Luogo: Piazzale di Villa Giulia 9. 
Contributo di partecipazione alla visita guidata: € 8 a persona con riduzioni per famiglie e minori di 26 anni. € 6.50 per i possessori della tessera bibliocard in corso di validità. 
Biglietto d'ingresso GRATUITO anziché € 8.

DOMENICA 6 DICEMBRE ORE 16.00
LE TERME DI DIOCLEZIANO CON I NUOVI AMBIENTI RIAPERTI, LA NATATIO E IL CHIOSTRO PICCOLO
Durata: 1 ora e 30 minuti ca.
Luogo: Viale Enrico de Nicola 79 (Piazza dei Cinqucento) 
Contributo di partecipazione alla visita guidata: € 8 a persona con riduzioni per famiglie e minori di 26 anni. € 6.50 per i possessori della tessera bibliocard in corso di validità. 
Biglietto d'ingresso GRATUITO anziché € 13.

02/02/15

Roma è un sogno concreto.


Roma per me è un sogno concreto. Non è questione di colori, o di storia. E’ la realizzazione di un sogno misterioso contenuto nell’anima di ciascuno. Provo a spiegarmi meglio: Roma esiste prima che nella sua materia, nella sua forma, nelle sue colonne, nei suoi tempi, nei suoi anfiteatri, nei suoi muri scrostati. Roma è secondo me prima di tutto, un’idea. 

L’idea dei progenitori, innanzitutto. Roma è stata fondata, e già dalle leggende relative alla fondazione, noi sappiamo che vi era l’idea di fondare una città perfetta, legata al favore degli dei, degli astri del cielo, e della natura. L’idea dei progenitori, poi, si è legata ad un sogno di perfezione e di centralità – legata già a quell’umbilicus urbis che riposa al centro del foro romano. 

 L’idea di perfezione e di centralità, a sua volta, ribadita dalla nuova fondazione cristiana della tomba di Pietro, si è deteriorata nel corso dei secoli, si è sgretolata, si è smaterializzata sotto i colpi e le onde di infinite stratificazioni che hanno come disperso il senso di quella centralità, senza mai cancellarlo del tutto. Anche oggi, Roma si presenta unica. Unica, perché l’idea che vive sotto le sue viscere continua ad essere viva, ed unica. E la si percepisce con forme mutate, in ogni angolo, in ogni pietra sopravvissuta. L’idea di Roma vive nelle catacombe e nei trionfi barocchi. 

Essa – quell’idea – è pervasa di sacro e profano, proprio perché fa parte dell’archetipo umano dell’imago urbis che mette d’accordo il favore degli dei con l’armonia della natura. Due millenni prima della città utopica rinascimentale, 

Roma è un progetto di armonia universale, continuamente decadente e decaduto, sepolto dalla polvere, e rinnovato dall’inquietudine umana. Ecco anche perché la sua decadenza è diverso da quello di altre città che furono ‘centrali’ come Heliopolis-Il Cairo o Istanbul-Costantinopoli. 

L’idea di Roma non è morta: essa appartiene all’anima di ciascuno, esattamente come duemila e cinquecento anni fa, e questa affermazione paradossale la si riscontra come vera negli occhi di chi si imbatte, e viene come viandante o pellegrino su una strada tracciata da migliaia di vite prima della sua. Proprio perché l’idea di Roma è l’idea della nostra vita-madre. Qualcosa alla quale non si può fare a meno di tornare, perché appartiene alla nostra origine.