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01/11/17

Ognissanti: La grandezza di San Francesco secondo Gilbert Keith Chesterton.

Francesco  d'Assisi in estasi secondo Francisco de Zurbarán



Nella giornata che la Chiesa Cattolica dedica alla celebrazione dei Santi, pubblichiamo questo stralcio di Gilbert Keith Chesterton dedicato a San Francesco d'Assisi. 


non confondeva la folla con i singoli uomini. Ciò che distingue questo autentico democratico da qualunque altro semplice demagogo è che egli mai ingannò o fu ingannato dall'illusione della suggestione di massa

Qualunque fosse il suo gusto per i mostri, egli non vide mai dinanzi a sé una bestia dalle molteplici teste. Vide unicamente l'immagine di Dio, moltiplicata ma mai ripetitiva. Per lui un uomo era sempre un uomo, e non spariva tra la folla immensa più che in un deserto

Nessun uomo guardò negli occhi bruni ardenti senza essere certo che Francesco Bernardone si interessasse realmente a lui, alla sua vita intima, dalla culla alla tomba, e che venisse da lui valutato e preso in considerazione. 

Ora, per questa particolare idea morale e religiosa non c'è altra espressione esteriore che quella di "cortesia". "Interessamento" non può esprimerla, perché non è un semplice entusiasmo astratto; "beneficenza" nemmeno, perché non è una semplice compassione. Può solo essere comunicata da un comportamento sublime, che può appunto dirsi cortesia. Possiamo dire, se vogliamo, che San Francesco, nella scarna e povera semplicità della sua vita, si aggrappò a un unico cencio della vita del lusso: le maniere di corte. Ma mentre a corte c'è un solo re e una folla di cortigiani, nella sua storia c'era un solo cortigiano attorniato da centinaia di re. 

vide ogni cosa con senso drammatico, staccata dalla sua posizione, non immobile come in un quadro ma in azione come un dramma. Un uccello poteva sfiorarlo come una freccia, un cespuglio poteva fermarlo come un brigante; ed egli era pronto a dare il benvenuto a entrambi. 

In una parola, noi parliamo di un uomo che non confondeva il bosco con gli alberi, e non voleva farlo. Voleva piuttosto considerare ogni albero come un'entità separata e quasi sacra, come una creatura di Dio 

Ogni cosa sarebbe stata in primo piano, e quindi alla ribalta; ogni cosa avrebbe avuto un proprio carattere. Questa è la qualità per cui, come poeta, egli fu perfettamente l'opposto d'un panteista. Non chiamò la natura sua Madre, ma chiamò Fratello un certo somaro e Sorella una certa passerotta.  È qui che il suo misticismo è così simile al senso comune di un fanciullo. Un bambino non ha difficoltà a comprendere che Dio creò cane e gatto; sebbene sia consapevole che la formazione del gatto e del cane dal nulla è un processo misterioso al di là della sua immaginazione. 

Ma nessun bambino capirebbe il senso dell'unione del cane e del gatto e di ogni altra cosa in un unico mostro con una miriade di gambe chiamata natura. Egli senza dubbio si rifiuterebbe di attribuire capo o coda a un simile animale. 

Gli uccelli e gli animali francescani assomigliano davvero a uccelli e animali araldici, non perché fossero favolosi, ma nel senso che erano considerati come realtà, chiare e positive, scevre dalle illusioni dell'atmosfera e della prospettiva. In tal senso egli vide un uccello color sabbia in campo azzurro e una pecora d'argento in campo verde. Ma l'araldica dell'umiltà era più ricca dell'araldica dell'orgoglio, perché giudicava tutte le cose che Dio aveva creato come qualcosa di più prezioso e di più unico dei blasoni che i principi e i nobili avevano dato soltanto a se stessi.

09/03/13

Diretta dal Conclave 5./ Potrebbe essere la volta di 'Francesco I'.




Un Papa Francesco, come è noto, non c'è mai stato

Ma nel mare aperto di questo Conclave - in caso si concretizzasse lo stallo tra le due compagini che sembrano attualmente convergere intorno a due candidati principali, l'italiano Angelo Scola e il brasiliano Odilo Scherer - il gioco degli outsiders potrebbe anche portare a questa sorpresa. 

Tra i cardinali accreditati ad ereditare il Soglio di Pietro, c'è in queste ore infatti, anche l'arcivescovo di Boston, Sean O' Malley, nato in Ohio da genitori irlandesi, appartenente all'Ordine dei Frati minori cappuccini che nella sua esperienza religiosa è stato anche diacono nella lontanissima Isola di Pasqua, in mezzo al Pacifico. 

La nomina di O'Malley a Papa sarebbe per molti versi rivoluzionaria. 

I Papi francescani nella storia sono stati soltanto quattro.   E nessuno di loro ha mai scelto il nome del Fondatore dell'Ordine.

Ma non è solo questo, ovviamente. 

O'Malley, 68 anni, è stato cappellano per i latinos a Washington, dove insegnava letteratura ispanico e portoghese all'Università Cattolica) e questo potrebbe rappresentare un fattore di consenso al Conclave anche da parte dei Cardinali di provenienza centro e sud-americana. 

Ma O'Malley è stato anche uno dei più intransigenti nella lotta al cancro della pedofilia nella Chiesa.  Dopo gli scandali nella diocesi, il frate cappuccino ed ex missionario ha venduto l'episcopio andando a vivere in un piccolo appartamento per pagare i debiti della diocesi di Boston. 

La penitenza per la pedofilia e l'energia e il coraggio che ha messo in questa battaglia lo hanno reso un esempio per molti.  

E il coraggio è davvero ciò che sembra mancare di più in una Chiesa cattolica che sembra spesso e da molto tempo paralizzata dalla paura.  Dalla paura, dal terrore di ogni cambiamento. 

La sua eventuale nomina sarebbe un segnale di speranza e di rinnovamento molto profondo. 

Il segno di una Chiesa che dopo 2.000 anni trova la forza di ricominciare veramente dal basso, e prima di tutto dal riconoscimento delle proprie grandi, estese ombre; della grande lontananza, in molti casi, dalla luce originaria del messaggio evangelico (così spesso contraddetto, tradito e offeso nel corso di questi due millenni, anche da coloro che si pretendevano suoi propagatori). 

Chissà se sarà davvero la volta di un Francesco I. 

Un Papa ispirato allo Spirito di quel Francesco che ottocento anni fa cambiò radicalmente la storia della Chiesa. 

Sono in molti, e noi per primi, ad augurarselo. 

Fabrizio Falconi