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01/11/12

La celebrazione dei Santi - Fratel Konrad da Parzham.




Nel giorno in cui si celebrano i Santi, propongo qui un breve ritratto di un santo 'minore'. 

La foto qui sopra fu realizzata il 21 aprile del 1894. E’ un esemplare molto importante, per diversi motivi, uno dei quali è quello di rappresentare l’unico scatto originale esistente, di un santo tedesco, prima di Edith Stein, canonizzata da Giovanni Paolo II pochi anni fa, l’11 ottobre 1998, nata a Breslavia, città passata oggi in territorio polacco con il nome di Wroclaw.

Nessun altro santo, dei molti prodotti dal cattolicesimo tedesco, fu mai fotografato.

Nessuno, tranne San Konrad da Parzham, frate cappuccino, nato l’antivigilia di natale del 1818 a Parzham a pochi chilometri da Passau, nell’estremo lembo orientale della Baviera.

Fratel Konrad fu fotografato il giorno della sua morte. Il santo, che aveva allora 76 anni, è ritratto composto nel saio francescano, la barba bianca lunga, l’espressione serena, come se fosse dormiente, la testa poggiata su un voluminoso cuscino bianco, le mani serrate intorno ad un piccolo crocefisso di legno, e a un messale.

Sembra quasi incredibile: a questo umile frate cappuccino sono oggi dedicate, nei quattro angoli nel mondo, ben 175 chiese. Dagli Stati Uniti al Cile, dal Madagascar alla Nuova Guinea.

La vicenda di Fratel Konrad mi ricordava da vicino quella di un altro Santo della Chiesa, anche lui frate cappuccino, a me molto più familiare perché veneratissimo patrono del paese reatino dal quale la mia famiglia, da molte generazioni, discende: San Giuseppe da Leonessa, al secolo Eufranio Desideri, nato nel 1556, che dal piccolo borgo appenninico, finì addirittura a predicare a Costantinopoli, sotto il regno del sultano Amurat III. E sembra che proprio a causa di questa ambizione ‘sconsiderata’ di provare a convertire niente di meno che il Sultano, si debba il terribile supplizio del gancio al quale Eufranio fu sottoposto, riuscendo per il resto a sopravviverne, e a far ritorno vivo al suo paese.

Al Santo leonessano, fra l’altro, Konrad da Parzhan sembrava perfino somigliare nei tratti del volto, almeno a giudicare dalle molte raffigurazioni e dipinti che avevo visto durante la mia infanzia nelle molte chiese di quel borgo. Della storia di questi ‘santi minori’ è fatta la storia dell’Occidente, prima che della Chiesa. E a leggere la vicenda terrena di Fratel Konrad, si ha la conferma che la strada della santità non è per forza lastricata di miracoli, prodigi o stimmate.

Lo avrei capito meglio una volta arrivato ad Altotting, luogo in Italia non molto conosciuto, ma pur sempre il quinto santuario più visitato d’Europa, nonostante si trovi esattamente al centro di quella vecchia mitteleuropa ormai in avanzata fase di de-cristianizzazione.

Ad Altotting, Fratel Konrad arrivò quando aveva 31 anni. Era nato con il nome di Hans Birndorfer, un bimbo come tanti, figlio di contadini. Poi, l’incontro con la fede, come spesso succedeva in quegli anni conclamatosi nel corso di interminabili pellegrinaggi a piedi, per le chiese e gli eremi di preghiera di cui è disseminata la campagna di Passau. Fino ad Altotting, città da cui però Konrad non tornò più indietro.

Ad Altotting si fece cappuccino, diventando dapprima l’umile aiutante del portinaio. La soglia del convento segnò il suo destino: strinse ogni giorno le mani dei pellegrini, nutrì gli affamati e i poveri, diventò il punto di riferimento di tutti quelli che vedevano in quel luogo una possibilità di salvezza, un rimedio, anzi l’unico rimedio alle loro vite.

Alla morte del vecchio portinaio, ereditò lui il posto. E restò il titolare dell’umile mansione per qualcosa come 41 anni.

Una vita di straordinaria ordinarietà dunque, che pure, come detto, gli valse la santità, concessa da Papa Pio IX nella Pentecoste del 1934.

Tratto da Dieci Luoghi dell'Anima, di Fabrizio Falconi, ediz. Cantagalli, Siena, 2009. 

12/06/12

La linea d'ombra di Leonessa - Fabrizio Falconi per LatitudesLife.



Leonessa/ Lazio. La linea d’ombra di Leonessa 
Categorie: Italia - 
Reportages 
PICCOLEITALIE 

Tempo fa, lessi un libro di Fabrizio Falconi, Dieci luoghi dell’anima, e ne rimasi folgorata. Che un luogo abbia altro da raccontare, oltre le cordinate geografiche e le notizie storiche, è alla base della letteratura di viaggio, ma che solo uno scrittore con il suo sguardo potesse svelarne l’anima è un’idea che da allora non mi abbandonò più. Così quando con Lucio Rossi di Latitudes cominciammo a ragionare su Piccole Italie, l’idea si aprì alle nuove possibilità offerte dalla Rete. Ora, con questo magnifico pezzo su Leonessa, «gioiello mediovale» del nostro Appennino, il cerchio si chiude. Poeta, romanziere, blogger, giornalista, Falconi è molte cose insieme, ma è soprattutto una persona ricca di vera umanità. Ed è proprio grazie a questo «sentire» che le sue parole sanno regalarci la bellezza della realtà e la realtà, anche quella più segreta, riesce sempre a fluire in autentica narratività. 
A cura di Manuela La Ferla 

La linea d’ombra di Leonessa 

Per raggiungere Leonessa, gioiello medievale incastonato in un vasto altopiano tra i contrafforti dei monti dell’Appennino, tra Umbria, Lazio e Abruzzo, bisogna seguire tortuosi saliscendi di una strada di montagna, attraversando i fitti boschi della valle santa percorsa a piedi da San Francesco ottocento anni fa, fino al pianoro fertile contro cui si staglia il campanile di San Pietro, avamposto del paese fondato da Carlo I d’Angiò nel 1278. Ci sono posti che puoi riconoscere soltanto dall’odore, quello di questi luoghi è di neve e freddo e di coltri di lana polverose d’inverno; di fieno e more e d’aria carica di letame nei sentieri tra i campi, d’estate.