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15/01/18

Libro del Giorno: "Il quadrato" di Bruno Munari.



E' davvero meritevole l'iniziativa della casa editrice Corraini di Mantova, di aver ristampato questo volume che insieme a Il cerchio e Il triangolo, fa parte di una speciale trilogia dedicata dal grande designer italiano Bruno Munari  (scomparso nel 1998) a queste forme, alla loro storia e ai loro significati e usi.

Originariamente pubblicati da Scheiwiller, nel 1960, questi preziosi volumi rappresentano un elegante e stringato compendio alle figure che l'uomo ha messo al centro della propria scienza, tecnica e simbologia, dai primordi fino a oggi. 

Come recita un antico detto cinese: "L'infinito è un quadrato senza angoli". Questa forma da sempre indica "l'idea di recinto, di casa, di paese" e accompagna l'uomo nella vita di tutti i giorni, dalla chiesa alla piazza, dai segnali stradali ai manifesti pubblicitari, dagli ideogrammi cinesi alle tavole pitagoriche

E ancora una volta Bruno Munari stupisce con un'opera a cavallo tra storia, antropologia e scienze naturali, ovviamente in formato quadrato, dove si parla di spugne fossili, quadratura del cerchio, palazzi imperiali, di Malevic e di Leonardo, di giardini e di decorazioni mussulmane, di galassie e sezione aurea, di lettere e calligrafie, di numeri e quadrati magici. 

Il libro, pur nella fluidità di queste informazioni - sono privilegiate immagini e illustrazioni - è una vera e propria miniera per chi si interessa di simboli, di geometria, matematica, architettura, design. 


23/06/14

Indaco e porpora: i due colori della vita.




In fondo tutto ma proprio tutto non è altro che passaggio dall'indaco al porpora, e viceversa.

Alla saggezza appartiene l'indaco. Il cui nome deriva proprio dalle Indie. Affondano le radici dell'essere umano, la sua comparsa sulla terra. Indaco è il colore dei Tuareg, che vivono nel deserto e prima del deserto e dopo il deserto, e non hanno casa perché la loro casa è la rotondità del mondo intero. Quindi il Sé stesso

Al dolore e al sangue appartiene il porpora.   Ogni molecola del nostro corpo si fa parente del porpora. Ogni cosa di noi è porpora, ogni inizio e ogni fine dell'umano terrestre nasce e muore nel porpora. 



Ogni simbolo si esprime nell'indaco.
Ogni vita si esprime nel porpora.

Ogni vita aspira all'indaco.
Ogni simbolo si incarna nel porpora.

Il nostro proveniente mondo è indaco, il nostro oggi è porpora. Il nostro tornare è indaco. Il nostro lasciare è porpora.  Dopo ogni porpora c'è un indaco, dopo ogni indaco un porpora.  Indaco e porpora, come sapienti oscuri immateriali dioscuri tengono in bilico ogni destino umano. 



Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

05/12/08

La questione del Crocefisso nei luoghi pubblici.



Nella cittadina spagnola di Valladolid un giudice ha riaperto le polemiche sui crocefissi nelle aule delle scuole. La vicenda si trascina già da più di tre anni quando alcuni genitori del centro educativo Macías Picavea portarono la controversia nelle aule dei tribunali. Lo scopo: continuare la battaglia contro il consiglio d’istituto della scuola e ottenere la rimozione dei simboli religiosi. E alla fine, il tribunale del contenzioso amministrativo n.2 di Valladolid gli ha dato ragione ignorando la volontà della maggioranza dei genitori del centro che il crocefisso, invece, lo volevano.

E' solo l'ultimo capitolo di una battaglia sul simbolo del crocefisso che sta velocemente investendo il mondo della critianità occidentale, e quindi anche l'Italia.

Pochi giorni fa a Terni un professore della classe terza A dell'istituto professionale per il commercio Alessandro Casagrande ha pensato bene all'arrivo per le lezioni, di togliere l'immagine del crocefisso dal muro e di riporla nel cassetto della cattedra per poi ricollocarla al termine della sua docenza.

Ciò, nonostante il fatto che gli studenti abbiano chiesto di lasciare quel crocefisso al suo posto e sono la maggioranza.

Insomma, sentiamo da tempo già nell'aria i sintomi dell'intolleranza 'a rovescio' che pretende - e ci riuscirà - di cancellare ogni traccia di simbolo religioso cattolico nella vita pubblica laica.

Il problema però non è questo: la scristianizzazione in Italia, come nel resto d'Occidente procede ormai da decenni, e non è questa novità a farci scoprire quel che dovrebbe essere ormai sotto gli occhi veramente tutti.

E' un male ?

Può non esserlo. Mi piacerebbe infatti che i cristiani cattolici in questa, come in altre circostanze, dessero prova di maturità spirituale, di nobiltà, di purezza, senza lasciarsi contaminare da quello spirito ebbro pagano che ormai sembra voler pervadere ogni cosa, ogni comune sentire.

Che senso ha infatti irrigidirsi di fronte a questo procedere del tempo, invocare rispetto per i simboli sacri, quando ormai questo rispetto è - nella sostanza più che nella forma - sentito come irrilevante ? Che senso avrebbe pretendere il mantenimento della forma esteriore di una verità/realtà non avvertita più - dai fatti della maggioranza - come vera e reale ?

Si dice: " la maggioranza degli uomini ormai vive come se il problema dell'esistenza di Dio non esistesse. "

Ma se allora le cose stanno così, che senso ha pretendere il mantenimento di uno statu quo simbolico, soltanto per acquietare qualche coscienza, e per buona pace comune ?

Sì, certo, la tolleranza è sempre una buona cosa. Ma nel momento in cui un crocefisso appeso alla parete di una aula scolastica viene vissuto come atto intollerante, bisogna - io credo - ritrarsi.

I cristiani non devono aver paura. Non dovrebbero. Dovrebbero ricordarsi dei tempi, dei lunghi tempi ai primordi della Cristianità in cui quel simbolo - il Cristo appeso al suo martirio - era massimamente in-tollerato.

Non si poteva mostrare, il crocefisso. Non si poteva raffigurare, esporre. Non se ne poteva neanche parlare. E si rischiava di morire, per questo.

E allora ? Il cristianesimo fu forse annichilito da questo ? Il cristianesimo di quei cristiani fu forse spento o sradicato per via di questo ? Nient'affatto. Il cristianesimo, semmai, si consolidò, divenne ancora più puro ed essenziale.

Nel buio della catacombe, in quegli umidi anfratti, negli sguardi di quegli uomini spaventati, ma fieri della loro fede, consapevoli, il cristianesimo nacque. Trovò le forze per comunicare al mondo - e convincere il mondo - della Lieta Novella.

E' una occasione, forse, per ritornare a quello spirito. Per ritrovare il senso di una fede originaria, che non va certo fondata, ma forse, rin-novata nello spirito, negli spiriti.

A quel crocefisso, penzolante dal collo delle rockstars, o esibito come gadget o come orpello di consumo, avevamo finito tutti quasi per abituarci, per assuefarci.

Dimenticandocene lo scandalo. Lo scandalo che da esso deriva.

Forse se tornerà ad essere considerato, da una maggioranza sorda, simbolo da non tollerare, quel simbolo - il crocefisso - tornerà ad essere veramente il simbolo vero della fede di tutti i cristiani.
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