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11/04/20

Oggi, Sabato 11 aprile, vigilia di Pasqua, adorazione straordinaria davanti alla Sindone. Le dirette tv.



Preghiera straordinaria, che potrà essere seguita in tutto il mondo in tv o sui social, davanti alla Sacra Sindone, il sabato della vigilia di Pasqua. 

Centro di tutte le attivita' della diretta social, sarà la pagina Facebook'Sindone 2020', che andra' in rete a partire dalle 16.30 e terminera' alle 18.30

In Italia la preghiera straordinaria davanti alla Sindone sara' trasmessa in diretta su RaiTre nazionale dalle 16,55 alle 17,30, e contemporaneamente su TV2000. 

Nel corso della diretta, a cura dell'Ufficio di Pastorale giovanile della diocesi, verranno proposte testimonianze, riflessioni, esperienze che collegano la Sindone ai tempi difficili che in tutto il mondo stiamo vivendo

Monsignor Nosiglia, sarà solo di fronte alla Sindone. 

Saranno dunque rispettate le disposizioni del governo per contener i contagi da Cornavirus e neanche reporter e fotografi avranno accesso al Duomo di Torino, che conserva la Sindone. 

"Più forte è l'amore" e' il tema scelto dal Custode del Sacro lino, l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, tradotto in un segno grafico che si pone in continuita' con le ostensioni del 2015 e del 2018 . 

Il segnale viene rilanciato in tutto il mondo grazie al collegamento con il Centro Televisivo Vaticano - Vatican Media che provvedera' a distribuirlo via satellite a tutte le emittenti cattoliche italiane ed estere, in Europa, negli Stati Uniti, in Brasile e nell'Africa subsahariana. 

Tramite la distribuzione su Telepace il segnale sara' rilanciato in Nord Africa, Medio Oriente sul canale Sky 515 HD e Australia e ancora sul canale 815 TVSAT. 

La trasmissione sara' raggiungibile anche attraverso i siti di comunicazione della Santa Sede (www.vaticanews.va

Fonte: Askanews

14/08/18

Nuovo studio scientifico: Sulla Sindone sangue vero e di una persona torturata.






Il sangue presente sulla Sindone di Torino e' vero e di una persona torturata. Inoltre il sangue e' rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico, perche' il telo sarebbe stato esposto alla luce ultravioletta, come quella del Sole, che ne ha alterato il colore. 

Lo indica la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Applied Optics e coordinata da Paolo Di Lazzaro, dell'Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia. 

Vi hanno preso parte anche Daniele Murra dell'Enea, Paola Iacomussi dell'Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inri), Mauro Missori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il medico Antonio Di Lascio. 

La ricerca arriva a meno di un mese da un altro studio secondo il quale almeno la meta' delle macchie di sangue della Sindone sarebbe falsa e mentre Torino si prepara alla mini ostensione del lenzuolo - che la tradizione cristiana ritiene sia il sudario che ha avvolto Gesu' Cristo - prevista il 10 agosto e riservata a 2.000 giovani. 

 Grazie all'analisi della Sindone, fatta dai ricercatori durante l'Ostensione del 2015 con una tecnica ottica che serve a individuare la composizione dei materiali, e' stato visto che nel sangue del telo e' presente la metaemoglobina, un prodotto della degradazione dell'emoglobina fortemente ossidata e invecchiata, a "conferma che si tratta di sangue antico, come avevano dimostrato anche altre ricerche negli anni '80 che avevano individuato composti tipici del sangue come il siero e grandi quantita' di bilirubina", ha detto all'ANSA Di Lazzaro. 

Il sangue e' ricco di bilirubina, ha aggiunto "in due casi: nel caso di una persona malata di ittero e in quello di una persona percossa duramente, perche' nel sangue di quest'ultima si rompono i globuli rossi e il fegato rilascia bilirubina". Tenendo conto di questo, ha proseguito Di Lazzaro "il nostro obiettivo era, inoltre, capire perche' il sangue presente sul telo e' rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico e ossidato"

A questo scopo, i ricercatori hanno messo a punto un esperimento durato 4 anni che ha usato un sangue compatibile con quello presente sulla Sindone: "abbiamo usato il sangue di una persona malata di ittero, perche' contiene grandi dosi di bilirubina". 

Dopo aver impregnato un telo di lino con questo sangue, i ricercatori hanno quindi irraggiato il telo con luce ultravioletta, compatibile con la luce del Sole, e hanno visto che "l'interazione tra raggi ultravioletti e bilirubina altera il colore delle macchie".

23/06/15

Torino, città dei misteri, ha colpito ancora.

La casa dell'Avvocato Secondo Pia in Via Principe Amedeo dove avvenne il primo sviluppo di una foto della Sindone di Torino

Avendo scritto negli anni passati ripetutamente di Torino e dei suoi letterari misteri, stavo con le antenne dritte, qualche giorno fa quando sono tornato nei paraggi, con la scusa della Ostensione 2015.

La si può pensare come si vuole a riguardo della Sindone. In ogni caso, ricordando quel vecchio adagio che recita: pensare è così difficile che la maggior parte degli uomini emette giudizi, se l'argomento interessa bisognerebbe prima cercare di informarsi.

Un buon modo per iniziare a farlo è leggere il libro dell'anatomopatologo Pierluigi Baima Bollone, Ordinario di Medicina Legale dell'Università di Torino e autore di circa 120 studi scientifici sull'argomento.

Che si pensi oppure no che Torino è davvero una città magica, mi ha teso comunque una interessante imboscata.

Attratto ancora una volta da quel mistero, e rincasando la sera mi sono accorto del tutto casualmente di quella targa illuminata dal lampione (foto sopra): il mio albergo era esattamente nella casa dove l'Avvocato Secondo Pia, per la prima volta, fotografando la Sindone, si accorse - sviluppando le lastre nel suo laboratorio - che il Sacro Lino era un negativo fotografico.

La Sindone in positivo e in negativo


Durante l'ostensione del 1898, Secondo Pia infatti era stato autorizzato da casa Savoia a fotografare per la prima volta la S. Sindone.

E' nel corso di questa esposizione dunque, tenutasi dal 25 maggio al 2 giugno (indetta in concomitanza con una grande esposizione di Arte sacra e per celebrare una serie di ricorrenze cadute nello stesso anno tra cui il quarto centenario della costruzione del Duomo di Torino, il terzo anniversario della fondazione della Confraternita del Santo Sudario e il 50° anniversario dello Statuto Albertino),  che Secondo Pia ha fotografato il Lenzuolo mettendo in luce, attraverso l’immagine del negativo fotografico, particolari del Telo sindonico mai percepiti prima di allora.

La Sindone in positivo e in negativo

Un vero colpo di scena, che meravigliò non poco i contemporanei e ancora oggi sorprende.

Secondo Pia 

Per chi volesse, il racconto di quella scoperta è ben riassunto qui.
La singolare circostanza di questa mia trasferta, servirà magari per tornare presto sull'argomento sindonologico. 



30/03/13

La Sindone e la Cappella del Guarini - anticipazione dal nuovo libro.





In questi giorni di ricorrenze pasquali, si torna a parlare molto della Sindone, anche in occasione della ostensione straordinaria di Torino. 
Riporto qui sotto una anticipazione del capitolo dedicato alla Cappella della Sindone del Guarini, nel capoluogo piemontese - uno dei 30 capitoli del mio nuovo libro dedicato ai Monumenti esoterici d'Italia, in uscita dall'editore Newton Compton nel mese di maggio. 


Nel 1997, il destino era nuovamente in agguato per minacciare da vicino quella che senza alcun dubbio viene definita la più importante reliquia della cristianità, la Sindone. Il Mandylion, creduto dalle popolazioni di fedeli il sudario originale in cui fu avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro, dopo la crocefissione, ha subìto infatti come vedremo, ogni forma di traversia e di manomissione, ed è stato più volte in serio pericolo nel corso della sua secolare storia, da quando a metà del 1300 esistono le prime notizie certe e documentate attestanti l’esistenza del Sacro Lino.
In quella notte del 1997, dunque, ed esattamente la notte dell’11 aprile (secondo molti esoterici il numero 11 ha valenze potenzialmente molto negative, essendo il primo dei numeri con proprietà palindrome e ovviamente anche il primo numero primo con questa caratteristica, e basti a questo proposito ricordare la coincidenza dei due attentati terroristici dell’11 settembre 2001 delle Torri Gemelle a New York e dell’11 marzo 2004 a Madrid) proprio mentre stavano per volgere al termine i lavori di restauro di quel gioiello del barocco italiano che è la Cappella del Guarini, a Torino, un violentissimo e misterioso incendio minacciò seriamente di distruggere una volta per tutte la preziosa Reliquia.
La Cappella della Santa Sindone appariva ormai completamente restaurata – per risolvere gli annosi problemi legati alla sua stabilità strutturale – e ripulita. Ancora qualche giorno e, tolti gli ultimi ponteggi, si sarebbe proceduto alla grande inaugurazione.
Quella notte, però, proprio mentre nel vicino Palazzo Reale, si svolgeva un ricevimento in onore dell’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, un banale contatto elettrico – almeno così fu raccontato in seguito – innescò un incendio che si propagò immediatamente alle strutture di legno dei ponteggi che stavano per essere smontati. Un incendio spaventoso in pochi minuti avviluppò la Cappella interamente: le fiamme si levarono altissime all’interno dell’edificio, propagandosi in men che non si dica al torrione nord-ovest del Palazzo Reale.
Per un puro caso, la Sindone, si salvò: poco tempo prima, infatti, il 24 febbraio del 1993, la reliquia, per consentire i lavori di restauro della Cappella, era stata spostata, all’interno della teca che la custodiva, al centro del coro della Cattedrale, proprio dietro l’Altare Maggiore.
Se fosse rimasta al posto dov’era conservata da secoli, e cioè nell’altare costruito da Antonio Bertola nel 1694, la distruzione sarebbe stata certa. 
Questo particolare consentì ad uno dei primi soccorritori, un coraggioso vigile del fuoco, proprio mentre l’incendio si sviluppava al centro della Cappella, di riuscire a rompere a colpi di mazza la teca di cristallo contenente la Sindone e a mettere in salvo il sacro sudario, come fu testimoniato da alcune foto che fecero immediatamente il giro del mondo.

© - Fabrizio Falconi (Monumenti esoterici d'Italia)

25/07/09

Ultime dalla Sindone - la clamorosa scoperta di Thierry Castex.


Vi riporto, per chi lo avesse perso, l'interessantissimo articolo a firma Mario Baudino, pubblicato su La Stampa di Torino lo scorso 21 luglio, con le ultime novità riguardanti il Sacro Lino. Buona lettura.


"LA SINDONE E' VERA, VI SPIEGO PERCHE' "

Una studiosa tra i segreti degli Archivi Vaticani: "E' del primo secolo, esporrò le prove in un nuovo libro."



Sulla Sindone c’è una scritta in caratteri ebraici che rinvia all’aramaico, la lingua dei primissimi cristiani. L’ha scoperta uno scienziato francese, Thierry Castex, e ne dà notizia per la prima volta una studiosa italiana, Barbara Frale, nel suo saggio da poco uscito per il Mulino col titolo I templari e la Sindone di Cristo. E’ invisibile a occhio nudo, ma è stata evidenziata grazie a procedimenti fotografici; una presenza del genere sul lenzuolo conservato a Torino, che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Gesù, non è certo un episodio che possa restare confinato nel mondo degli studiosi.

La storica italiana, ufficiale dell’Archivio segreto Vaticano, ha ricevuto la documentazione per un consulto, e d’accordo con lo scopritore l’ha resa pubblica nel libro sui Templari, che è il prologo a un nuovo lavoro, tutto sul «Sacro lino», di imminente pubblicazione. I due argomenti sono collegati. Barbara Frale è nota per aver trovato fra le carte vaticane nuovi documenti sull’atteggiamento del papa Clemente V nei confronti dei monaci-guerrieri accusati di eresia, quando all’inizio del Trecento il re di Francia Filippo il Bello scatenò contro di essi una repressione feroce. Ha smontato le leggende esoteriche e dimostrato la riluttanza del Papato rispetto alla persecuzione, che per ragioni politiche non poté essere comunque impedita.

Nel libro appena uscito segue il filo che lega la Sindone all’austero esercito nato dopo la prima crociata per proteggere i pellegrini in Terrasanta, diventato una grande potenza «multinazionale» e finito sui roghi. Arriva a conclusioni appassionanti, perché conferma l’intuizione di uno studioso inglese secondo cui dopo il saccheggio di Costantinopoli ad opere di veneziani e francesi (nel corso della quarta crociata), il lenzuolo passò effettivamente in mano templare: ma per essere conservato e adorato in gran segreto.Le misteriose testimonianze sul culto di un idolo o di un volto demoniaco andrebbero così riferite ai pochi eletti che ebbero modo di vedere la Sindone, ripiegata allo stesso modo in cui la conservava l’imperatore di Bisanzio.

Ma di qui in poi, l’obiettivo cambia. Barbara Frale è sulle tracce più antiche della Sindone. Al centro di questa ricerca si staglia l’imprevedibile scritta in aramaico, pochi caratteri che tuttavia possono essere ricondotti a un significato del tipo: «Noi abbiamo trovato». Ma vengono proposti anche nuovi documenti, per esempio sull’arrivo nella capitale dell’Impero d’Oriente della preziosa reliquia. E contro la tesi che venisse adorato in realtà un «fazzoletto» con un ritratto dipinto (il mandylion), la studiosa esibisce un testo scoperto nel ’97 sempre alla Biblioteca Vaticana (dallo storico Gino Zaninotto). E’ un’omelia del X secolo in cui viene descritta la reliquia, che l’imperatore Romano I aveva mandato a prelevare nella città di Edessa.

L’autore è Gregorio il Referendario, arcidiacono della Basilica di Santa Sofia, incaricato della delicatissima operazione nell’anno 943. Non parla di un fazzoletto dipinto, ma di una grande immagine: pare proprio di leggere la descrizione della Sindone di Torino, che pure anni fa venne sottoposta all’esame del carbonio 14, usato per datare i reperti antichi, e dichiarata un manufatto medioevale. Come spiega la Frale questa contraddizione? «L’esperimento aveva, date le tecnologie a disposizione in passato, ampi margini di ambiguità. E poi non è stato condotto in modo verificabile», sostiene la studiosa. Ormai, aggiunge, non fa più testo. «I documenti mi portano molto più all’indietro nel tempo. Anche nel quarto secolo ci sono testi che parlano della Sindone». Ma torniamo alle scritte, che in realtà sono più d’una: in greco, e anche in latino, scoperte a partire dal 1978. Lei spiega che non sembrano vergate sul lino, ma impresse per contatto, forse casuale, con cartigli e reliquiari.

Che cosa dimostrano? «Quella in caratteri ebraici poteva essere un motivo importante per spiegare la segretezza di cui i templari circondarono la Sindone, in anni di fortissimo antisemitismo». Però c’è dell’altro: «Sì, c’è il fatto che dopo il 70 non si parlò più aramaico nelle comunità cristiane. E già San Paolo scriveva in greco». A cosa sta pensando, allora? «Ci sono molti indizi, direi un’infinità, che sembrano collegare la Sindone ai primi trent’anni dell’era cristiana. Per ora è una traccia di ricerca». Pensa che il testo si sia impresso prima del 70? «Quel che sappiamo del mondo antico ci costringe a formulare questa ipotesi». E qui la studiosa si ferma, rinviando al nuovo libro, La Sindone di Gesù Nazareno, che uscirà sempre per il Mulino prima di Natale. Ma non si sottrae alle domande. La prima è ovvia: come escludere che si tratti semplicemente di un «falso», nel senso di una reliquia costruita e modificata nel tempo?Magari realizzata proprio sulla scorta dei Vangeli? «Innanzi tutto il mondo antico non ha mai avuto interesse a confermare i Vangeli.

Non conosce il nostro concetto di riscontro o di prova. In secondo luogo le scritte possono essere datate, in base alla loro forma, alla grammatica, al contesto. Gli studiosi che le hanno esaminate le fanno risalire a un periodo fra il primo e il terzo secolo». Si ritiene però che l’archeologia del terzo secolo fosse molto diversa dalla nostra. La madre di Costantino trovò a Gerusalemme tutto ciò che desiderava, dalla croce alla casa di Pietro. «Non è così semplice. Quest’idea rischia di diventare un luogo comune. La questione dell’imperatrice Elena è un capitolo a parte».Ultima osservazione: la Sindone riporta un’immagine tridimensionale. Per ottenerla non posso avvolgere semplicemente un corpo in un lenzuolo, come farei al momento della sepoltura. «No, deve fare molte altre cose, questo è vero. Però ricordiamoci che, data la sua sacralità, è difficile accostare e studiare l’oggetto stesso».

Infatti queste scritte non sono mai state viste da nessuno, in tanti anni, anche quando la Sindone era, come lei spiega, molto meno sbiadita di adesso. «Tenga conto che veniva avvicinata raramente, e con una forma quasi di terrore sacrale. Io comunque non mi sono interrogata sulla sua formazione, perché sarebbe un tentativo di razionalizzare una materia dove lo storico, qualora lo faccia, si espone a troppi rischi, anche di figuracce. Come chi aveva spiegato la trasfigurazione di Cristo ricorrendo ai fenomeni ottici che si verificano sui ghiacciai. Preoccupiamoci piuttosto di studiare seriamente. L’unica cosa certa è che dobbiamo toglierci dalla testa di avere in mano, al proposito, le carte definitive».A TORINOOstensione con il Papa nella primavera 2010 Ci sarà anche Benedetto XVI nel milione di pellegrini attesi a Torino la prossima primavera per venerare la Sindone. «Sarà l’occasione per contemplare quel misterioso volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio», spiega il Papa che celebrerà messa sul sagrato del Duomo. Le ultime ostensioni erano state quella del 1978 e quella per il Giubileo del 2000.