Visualizzazione post con etichetta storia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storia. Mostra tutti i post

15/01/24

"Koba il Terribile" di Martin Amis e la rimozione collettiva del massacro di 20 milioni di uomini

 


Koba il Terribile è un altro meraviglioso libro di Martin Amis, pubblicato per la prima volta nel 2003. Un libro terribile da leggere, come Terribile è l'appellativo che Amis attribuisce a Josif Stalin, mutuandolo da quello con cui è passato alla storia il "Terribile" zar Ivan IV.
In 286 pagine Amis ricostruisce la carriera purtroppo irresistibile di uno dei più grandi sanguinari della storia, responsabile del genocidio di almeno venti milioni di persone: carriera irresistibile di un uomo rozzo, incolto, volgare e di personalità completamente border line (si direbbe oggi) capace di instaurare dal 1937 al 1953 una (non perfetta come quella nazista, ma altrettanto efficace) fabbrica del terrore, inducendo con la carestia imposta, alla miseria più assoluta un intero popolo, in particolare la secolare stirpe dei contadini russi, costretti a morire di fame o a mangiarsi tra di loro per sopravvivere.
Il massacro dei milioni di contadini russi si è accompagnato alle fucilazioni di massa, alle deportazioni nei gulag siberiani, alle torture sistematiche non solo dei dissidenti, ma anche di tutti quelli che per i motivi più diversi potevano anche lontanamente essere sospettati (la delazione era anch'essa di massa) di poter essere d'ostacolo al programma stalinista.
Leggere questo documentatissimo libro oggi è importante, perché a Stalin riuscì anche il miracolo, nonostante (o grazie a) i genocidi e alle deportazioni, di riuscire a rimanere una sorta di semidio per una buona parte dei russi, sovietici e non (la memoria di Stalin è ancora oggi, in patria, a partire da Putin, difesa e vezzeggiata).
Fa bene leggerlo perché, con il suo tono dolente e lucido, Amis parla a tutti, anche e soprattutto alle generazioni che in Inghilterra come in Italia, sono cresciute rimuovendo sistematicamente e sostanzialmente, l'immagine di Stalin e dei suoi aberranti crimini.
Generazioni, le nostre, che sapevano tutto di Treblinka e Dachau ma niente (e non volevano saperne niente) di Solovetskij e Belomorsko.
Generazioni che infatuate di John Reed e dell'Ottobre, si erano specializzate nell'arte dei distinguo, e praticavano l'oblio a riguardo del terrore sovietico, preferendo credere alla favola della controinformazione inventata dagli americani.
Fu forse il fatto che senza il sacrificio immane del POPOLO russo (non di Stalin e dei suoi inetti generali) nessuno probabilmente sarebbe riuscito a piegare e fermare l'avanzata nazista e la catastrofe mondiale, che generò anche una particolare condiscendenza, fatta in sostanza di silenzio, su quello che dal 1937 in poi successe in Russia, fino alla morte di Stalin.
Oggi la storia non ha buchi. E' particolarmente toccante l'ultimo capitolo del libro, quello nel quale con diverse lettere, Amis si rivolge al padre (il grande scrittore Kingsley Amis) e all'amico del cuore, Christopher Hitchens (grande scrittore e saggista), chiedendo loro come abbiano potuto - anche loro, così intelligenti, così colti e sensibili - giustificare Koba il Terribile e il suo "terrificante terrore". Uno strabismo imbarazzante (e colpevole), perché anche allora, chi avesse veramente voluto, avrebbe potuto guardare in faccia la semplice realtà.
Si preferì non farlo, anche in Occidente, con il risultato che la Russia è ancora oggi, nei metodi e nella concezione del potere assoluto, non così distante da quella dell'impunito Koba (che morì tranquillamente nel suo letto, probabilmente nemmeno consapevole dell'eredità di sangue, dolore e terrore lasciata in dono all'umanità).

Fabrizio Falconi - 2024

11/12/23

Ecco Napoleon: il più "kubrickiano" dei film di Ridley Scott

 


Dopo l'apprendistato di una vita all'inseguimento della fenice di Kubrick, Ridley Scott realizza il film più kubrickiano della sua filmografia.

E del resto Napoleone [che sarebbe stato interpretato da Marlon Brando] è stato il grande sogno inseguito da Kubrick per una vita e [purtroppo] mai realizzato.

Napoleon è un film di sontuosa realizzazione, di sforzo produttivo grandioso, stracolmo di citazioni kubrickiane, soprattutto relative a Barry Lyndon ovviamente.

Citazioni nelle inquadrature, nella luce e nella disposizione dei personaggi negli interni; nelle scene di massa di battaglia; e perfino nella scelta e nell'uso delle musiche [a parte le bizzarre e superflue "canzoni" inventate da Phipps].

Phoenix è come al solito all'altezza, regalandoci un Napoleone rozzo [qual era] e parecchio stolido, ma genio militare e sottomesso [fin troppo] al fascino di una Giuseppina sicuramente un troppo moderna [ma Ridley Scott è un vero autore e può permettersi questo e altro, perché non è un regista che replica la realtà, come fanno molti film che sembrano girati al Museo delle Cere]

A questo proposito, riguardo ad alcune "critiche" lette (certe volte superficiali e risibili per motivazioni), c'è da specificare (purtroppo) che un film, e specie un film d'autore, NON è un documentario.

Un film d'autore offre una lettura e una interpretazione di un personaggio: c'è la stessa differenza che occorre tra una biografia e un romanzo tratto da una storia vera.

Scott offre il SUO Napoleone (come avrebbe fatto anche Kubrick), scegliendo di rappresentarlo senza alcuna empatia e senza nessuna strizzata d'occhio allo spettatore (e quindi anche senza nessun riguardo alla grandeur francese): un uomo cinico, complessato, paranoico in pieno delirio di personalità: realizza un film lugubre, scuro, potente ma nichilista, ed è difficile avanzare critiche nella rappresentazione di un personaggio che seminò il terrore in tutta Europa, che fu il responsabile diretto di TRE MILIONI di morti in meno di 15 anni (quasi tutti ragazzi mandati a morire più civili inermi) e che tanto per dirne una, si fece promotore del ripristino della schiavitù, in gran parte del suo impero..

La sceneggiatura è impeccabile [in 2h e 38 è ricostruita l'intera parabola del generale còrso divenuto imperatore], fotografia, scene e costumi lo stesso, come del resto le scene di massa, delle quali Scott è maestro.

Napoleon merita di essere visto ed è il migliore Scott almeno dai tempi de Il Gladiatore [2000].

Poi certo, lo sappiamo tutti, Stanley Kubrick proveniva da un'altra galassia.


Fabrizio Falconi - 2023

05/12/23

Il capolavoro di Martin Amis: "La storia da dentro", un libro che si vorrebbe non finisse mai

 



Ho chiuso oggi pag. 680 e il libro è finito.

Mi sono accorto di rallentare, mano a mano che procedevo, perché questo è uno di quei rari libri che vorresti non finissero mai per davvero e continuassero ancora, con quel rumore di fondo e quelle continue sollecitazioni che danno corpo alle tue giornate, restano dentro, non smettono di parlarti come una bella conversazione.
Martin Amis, un paio d'anni prima di morire a 73 anni - ci ha lasciato il 23 maggio di quest'anno - della stessa identica malattia di due dei 3 amici dei quali questo libro parla: cancro all'esofago, ha scritto l'ultimo libro e il più bello.
E' un libro che è memoriale, romanzo, saggio sulla letteratura, cronaca, autobiografia, confessione e l'insieme di queste cose, quello che una volta si sarebbe chiamato "testamento spirituale" e che in questo caso non può andare bene perché Amis era - come il suo più grande amico Christopher Hitchens, uno dei tre protagonisti del libro, oltre all'autore - convintamente ateo e rigorosamente refrattario ad ogni forma di credenza spirituale o sovrannaturale.
Ho pensato spesso che in questo personalissimo amalgama, la scrittura di Amis ricorda, con alcune sostanziali differenze, quella di Carrère. Differenze evidenti: Amis è formalmente più "alto", la sua è letteratura concentrata e distesa, ma sempre di altissimo livello, in ogni riga. Carrère è, da francese, più ironico e narrativo, innamorato della storia che vuole raccontare, senza cambi di direzione, fino alla fine. Amis è più (apparentemente) sommesso; Carrère è più ostentato (quando serve): entrambi sono scrittori che non se ne restano dietro, e vogliono stare sulla scena con quello che scrivono e con quello che vivono.
Il fuoriclasse Amis imbastisce dunque un lungo (il SUO lungo) commiato della vita, quasi presentendo (e lo scrive espressamente) che presto andrà a far compagnia ai 3 amici morti prima di lui: il poeta Philip Larkin, il romanziere e premio Nobel Saul Bellow e il saggista e polemista Christopher Hitchens.
Scorrono lungo il racconto di queste meravigliose pagine, il senso umano della vita, l'amicizia più profonda, la sofferenza lacerante e l'amore, la gioia della sessualità e delle donne e degli amori, la bellezza sconfinata della vera letteratura, capace di trasformare tutto e di rendere sopportabile perfino le più grandi infamie della storia.
La storia di Amis è (anche) quella del mondo contemporaneo, gli argomenti della storia, che Hitchens, l'amico ribelle e iconoclasta, amava cavalcare e vivere sulla pelle (come quando decide di sottoporsi alle tecniche di tortura per annegamento utilizzate a Guantanamo): l'11 settembre, il fondamentalismo islamico, l'elezione di Trump in America, la Brexit, la furia ideologica del Novecento, il comunismo sovietico, il declino occidentale. E naturalmente l'eterna questione ebraica, l'antisemitismo, le guerre in medio oriente, i palestinesi (come sempre di strettissima attualità). La storia che sembra diventare sempre più incomprensibile e che pure bisogna cercare di comprendere, perché noi ci siamo dentro tutti. Il punto di vista di Amis, i brani delle sue conversazioni su tutto questo con Hitchens e con Saul Bellow, sono di livello assoluto.
Ma è la storia anche di uomini e soprattutto di letteratura. Amis, che nella letteratura e dalla letteratura è nato - il padre era Kingsley Amis, la matrigna Elizabeth Jane Howard, due enormi scrittori - ha questo da offrire e da lasciare al mondo.
I capitoli del libro, infatti, specie nella terza parte, sono alternati a "lezioni di scrittura" che vengono impartiti a un misterioso e (si suppone) giovane ospite.
Su tutto quanto, aleggia la morte. Una morte priva di senso - perché come Amis ripete spesso: "la morte è il nulla" - eppure che apre crepe di senso nel sentimento che ci lega misteriosamente agli amici, alle loro sofferenze e alla loro leale esistenza, alle donne, ai figli, alla celebrazione di una avventura esistenziale che vogliamo vivere sempre e fino al fondo, perché forse non esiste qualcuno di più fortemente legato alla vita di Amis stesso (e di Saul Bellow, gigante di vita e di scrittura, e di Hitchens, attaccato in modo furibondo alla vita e alle passioni che la vita dipana).
E' un libro vitale, vivo, creaturale. Perché è di questo che è fatta la vita. E nessuna cosa più della letteratura - quando è come "questa" letteratura - è capace di restituirne la materia e la sostanza (visibile e invisibile).
Il libro più bello degli ultimi anni.

Fabrizio Falconi - 2023

20/12/22

Luoghi misteriosi: L'incredibile tomba di Maeshowe, in Scozia

 



Nelle Isole Orcadi, spazzate dal vento, si innalza uno dei più maestosi monumenti d'Europa.  Posto circa 15 km. a ovest di Kirkwall, il luogo presenta una serie di corridoi, camere e nicchie.

L'intero complesso è ricoperto da un cumulo di terra alto 11 metri e misurante 46 metri di diametro.  

Fu costruito verso il 3100 a.C. e nel XII secolo il vano principale fu violato dai Vichinghi.

Nel XIX secolo nella tomba furono rinvenuti i resti di un cavallo e un frammento di cranio umano. Chi la costruì e qual era la sua destinazione? 


Altre info qui





05/10/22

Libri: Arriva in Italia "Hitler, la manipolazione, il consenso, il potere"



"Hitler aveva una capacita' quasi medianica di comprendere le piu' profonde aspirazioni del popolo tedesco". A quasi ottant'anni dalla sua morte nel bunker della Cancelleria a Berlino ha ancora senso interrogarci sulla sua eredita' e sulla modernita' della sua leadership? 

La risposta e': ora piu' che mai

Basta leggere il volume Il leader, su Adolf Hitler: la manipolazione, il consenso, il potere scritto dallo storico Davide Jabes. 

Un libro scorrevole, divulgativo, con alla base la volonta' di non volere essere tanto una nuova ricerca sull'attivita' del dittatore tedesco, quanto una riflessione sulla sua 'presenza'. 

Sulla insondabile ma ricorrente seduzione esercitata dal despota sulle masse che lo acclamano.

Una necessaria lettura da fare superando "il naturale disgusto" verso la persona e la ricerca del nemico da annientare, a partire dagli ebrei, suggerisce l'autore, per iniziare "seriamente a preoccuparci di come avrebbe impostato l'esistenza dei suoi 'amici', ovvero di quel mondo che lo idolatrava o quanto meno gli ubbidiva". 

"In Italia, non molti anni fa, durante un quiz televisivo nessuno dei concorrenti seppe rispondere a una semplice domanda: quando era andato al potere Adolf Hitler", ricorda Jabes nella prefazione al libro. 

Il Fuhrer "diede risposta a masse di diseredati, di persone schiacciate da un presente terribile promettendo loro un futuro radioso, il tutto risultando credibile e onesto (questa forse la sua performance 'artistica' migliore). Perche' non considerare la sua pericolosa eredita' non degna della massima attenzione, quando oggi una moltitudine assai maggiore aspetta di essere sollevata dallo stato di costante miseria economica e sociale in cui versa?". 

Il volume analizza la giovinezza di Hitler, il condizionamento disturbante avuto dalla sua famiglia di origine nonche' la giovinezza trascorsa a Vienna, dove sviluppa quel rifiuto della societa' multiculturale, multilinguistica per abbracciare a Monaco sintesi piu' semplificatrici e rispondenti al suo bisogno di cercare il nemico a tutti i costi. 

Le trova nella destra bavarese e nell'antisemitismo che l'alimenta, nella sua disordinata e caotica costruzione di un modello illustrato con enfasi in un crescendo retorico ma quasi musicale

Per questo Jabes sottolinea l'importanza della passione di Hitler per Wagner e le sue frequentazioni dei teatri. Sono descrizioni e ricostruzioni molto suggestive, capaci di trasportarci nel vissuto di un uomo di cui vorremmo non parlare piu', mentre l'autore con professionale distacco ci mostra uno per uno quali sono i possibili agganci con l'attualita'. Sta a noi scegliere di interrogarci sul tema o chiudere il libro e ancora una volta far finta di niente, sperando che tutto si risolva da se'.

DAVIDE JABES
IL LEADER. ADOLF HITLER: LA MANIPOLAZIONE, IL CONSENSO, IL POTERE 
Solferino
pagine 251
18 euro 

12/02/22

Quando i Neonazi manifestavano liberi nel 1962 a Londra, a Trafalgar Square

 


Una bella miniserie prodotta da BBC, "Ridley Road", in 4 puntate di 1 ora ciascuna, ancora in attesa di trovare un distributore in Italia, ha riportato alla memoria l'incredibile vicenda di un gruppo neonazista che in Gran Bretagna, ispirandosi direttamente ad Adolf Hitler, nel dopoguerra, riuscì a manifestare liberamente per le strade di Londra, come conferma questa foto storica scattata a Trafalgar Square, nel 1962.

Il gruppo era capitanato dal politico Colin Jordan, e dalla moglie francese, Francoise Dior, che oltre ad essere la dama nera del movimento inglese, era anche la nipote (figlia del fratello) di Christian Dior. 

Ero piuttosto curioso, dopo aver visto la serie, di scoprire quanto nella fiction ci fosse di vero. E sembra proprio che la ricostruzione sia molto fedele ai fatti. 

Nell'Inghilterra del dopoguerra Colin Jordan, figlio di un impiegato postale scozzese, cavalcò la frustrazione di un popolo che molto aveva sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale, con un inaudito numero di perdite umane; lanciando lo slogan che tutto questo era stato fatto "per salvare gli ebrei" e quindi, tutto sommato, per colpa loro. 

Cominciò così una campagna dai toni sempre più aggressivi nei confronti degli ebrei inglesi, fino a quando Jordan non fu arrestato con l'accusa - e le prove - di aver organizzato una forza paramilitare sul modello delle SA naziste. 

Ridley Road ripercorre con tocco lieve ma efficace, la storia di due infiltrati - ebrei - che riuscirono a sabotare l'organizzazione di Jordan, fornendo a Scotland Yard, le prove della loro attività criminale. 

Come sempre, quando si tratta di serie inglesi, la ricostruzione è perfetta negli ambienti, nel clima, e nei personaggi. 

Tra tutti i (bravi) attori, menzione particolare per Rory Kinnear, attore shakespeariano che incarna magistralmente il nevrotico represso Jordan. 

Fabrizio Falconi - 2022 



26/11/21

Ma davvero Mozart rideva in quel modo assurdo? La verità storica e le invenzioni di Forman per "Amadeus", il suo capolavoro immortale


E' un film senza tempo, che non si smette di guardare e riguardare e ammirare. 

Ma il capolavoro di Milos Forman, Amadeus, biografia cinematografica del grande Mozart, è fedele alla realtà storica? Soprattutto alla descrizione del 'vero' Mozart?

Una domanda che si fanno gli spettatori è sempre: "ma davvero Mozart rideva in quel modo equino, un po' ebete, come si vede nel film, nella grandiosa interpretazione di Tom Hulce? "

Beh, a riguardo bisogna dire che l'idea di una risata così speciale nacque dalle vere lettere dell'epoca, scritte a riguardo. 

In una la risata dell'artista è descritta come una sorta di “vertigine contagiosa”, in un'altra come “vetro graffiante di metallo”

Non molto lontano dunque da come l'ha descritta Forman. 

La cosa da premettere, però, è che questo film non va considerato come una biografia, ma come una finzione che si ispira liberamente alla storia di Mozart, il che spiega le poche differenze rispetto ai fatti. 

D'altra parte è vero che la recitazione dell'attore corrisponde ad alcuni tratti reali di Mozart: era basso (circa 1,62 m), "rimase un bambino" secondo la sorella, allegro e costantemente scherzante, piuttosto severo nei giudizi. , piccolo cortigiano e piccolo diplomatico secondo Grimm, accanito giocatore di biliardo, carte (tra cui il famoso gioco del faraone, gioco a soldi vicino al black-jack) e festaiolo.

Ciò premesso, non mancano le molte differenze con la realtà storica, che sono state trovate nel film. 

Ne citiamo qualcuna:

- Per tutto il film ci viene mostrato un Salieri (Murray Abraham) chiaramente più vecchio di almeno quindici anni rispetto a Mozart (i due attori hanno 14 anni di differenza), ma in realtà Salieri aveva solo 6 anni in più. 

- Nel film, Wolfgang e Constanze sembrano aver avuto un solo figlio quando in realtà hanno avuto sei figli su nove anni di matrimonio, l'ultimo dei quali nato a luglio 1791. Solo due ragazzi sono sopravvissuti alla loro infanzia. 

- Mozart e la sua famiglia sembrano vivere nello stesso appartamento per tutto il film, mentre Mozart si è trasferito più volte a Vienna (12 volte in dieci anni)

Nel film Mozart avrebbe perso la stima dell'imperatore Giuseppe II e della corte dopo il fallimento della sua opera Les Noces de Figaro durante la quale il sovrano sbadigliò. In realtà Giuseppe II fu molto soddisfatto dei servizi del compositore fino alla sua morte nel 1790. Alla morte di Gluck nel 1787, l'imperatore diede addirittura a Mozart l'incarico di Musicista della Camera Imperiale. E anche il suo successore, Leopoldo II , apprezzò Mozart poiché non solo lo consolidò in questo incarico ma, alla sua incoronazione, furono eseguite molte delle sue messe e concerti per pianoforte (diretti da Salieri del resto).

 - Nel film è Salieri che viene mostrato mentre commissiona il Requiem a Mozart. Sappiamo però che si tratta di un servitore inviato dal conte Franz de Walsegg

- La frase di Salieri alla fine del film "sei il più grande compositore che abbia mai conosciuto" ( "del nostro tempo" nella versione director's cut ) è stata infatti pronunciata. Tuttavia, non fu detto da Salieri a Wolfgang nel 1791, ma da Joseph Haydn a Leopold Mozart nel 1785. La vera frase è "Devo dirtelo davanti a Dio, e come un uomo onesto, tuo figlio è il più grande compositore che io conosca, di persona e nominativamente” . 

- Alla fine del film, Mozart muore nelle prime ore del mattino poco dopo il ritorno della moglie e del figlio. Morì infatti intorno alle cinque, cinque del mattino, secondo la diagnosi del medico, e circondato dalla moglie, dalla sorella di quest'ultimo e dai suoi due studenti, tutti al suo capezzale per diversi giorni

- Salieri non era presente al momento della morte di Mozart e non lo aiutò mai a scrivere la sua messa funebre; d'altronde fu molto presente al suo funerale, prova della sua ammirazione e stima per il giovane collega, di soli sei anni più giovane. 

- Durante il suo funerale: nel film, i becchini trascinano il corpo di Mozart fuori dalla sua bara nella fossa comune. Ma nella verità, l'intera bara è stata posta in questa stessa fossa. Inoltre, piove al funerale nel film mentre nella realtà nevicava.  

Durante lo stesso funerale, vediamo nel film persone che in realtà non c'erano: in particolare Constanze e sua madre non c'erano, e nemmeno la cameriera. Costanza quindi non presenziò alla cerimonia, essendo malata e completamente allo stremo... 

In conclusione, Mozart non è mai stato un concorrente molto serio per Salieri (tranne, forse, nel campo dell'opera italiana). In ogni caso, mai il successo di Mozart, importantissimo a Vienna dal 1783 al 1787, poté in alcun modo ostacolare Salieri nella sua carriera

Ciò che è vero, e che probabilmente ha creato la fantasia e la leggenda, è che Salieri si accusò, nella sua grande vecchiaia (morì nel 1825 all'età di 75 anni), di essere "responsabile" della morte di Mozart

Gli specialisti pensano che sia piuttosto un rammarico non aver accolto e riconosciuto abbastanza rapidamente il genio di Mozart (come molti altri a Vienna) e aver indirettamente precipitato la morte di Mozart non facendo di tutto perché avesse successo e conforto, degno del suo sovrumano talento.

Oltretutto, La morte di Mozart aveva sconvolto terribilmente il mondo musicale viennese. Quando il giovane Beethoven , 22 anni, arrivato a Vienna solo sei mesi dopo, fu accolto come un secondo Mozart e approfittò di tutte le agevolazioni che questi notabili avevano rifiutato a Mozart. 

La prova di questo capovolgimento di opinione è che proprio il famoso grande protettore di Beethoven, il principe Lichnowsky , nel 1791, aveva intentato e vinto una causa contro Mozart per debiti insoluti. 

09/04/21

Egitto straordinaria scoperta: ritrovata la "Città d'oro perduta" risalente a 3.000 anni fa




Un team di egittologi ha riportato alla luce quella che si ritiene essere la piu' grande citta' antica mai rinvenuta in Egitto, rimasta sepolta sotto la sabbia per millenni, una delle scoperte piu' importanti dal dissotterramento della tomba di Tutankhamon, secondo gli esperti

Il famoso egittologo Zahi Hawass ha annunciato la sensazionale scoperta della "citta' d'oro perduta", conosciuta come Aton, vicino a Luxor, sede della Valle dei Re. 

"La missione egiziana guidata da Zahi Hawass ha trovato la citta' che era perduta sotto la sabbia", ha spiegato il team di archeologi

"La citta' ha 3.000 anni, risale al regno di Amenhotep III e continuo' ad essere utilizzata da Tutankhamon e Ay". 

Secondo Betsy Bryan, professore di arte e archeologia egizia presso la Johns Hopkins University, si tratta "della seconda scoperta archeologica piu' importante dalla tomba di Tutankhamon". 

Sono stati riportati alla luce anche oggetti di gioielleria come anelli, vasi di ceramica colorata, amuleti e mattoni di fango recanti i sigilli di Amenhotep III. 

"Molte missioni straniere hanno cercato questa citta' e non l'hanno mai trovata", ha spiegato Hawass, ex ministro delle Antichita' egiziane.

Dopo sette mesi di scavi, sono stati scoperti diversi quartieri della citta', un panificio completo di forni e vasellame, oltre a distretti amministrativi e residenziali.

Amenhotep III eredito' un impero che si estendeva dall'Eufrate al Sudan, sostengono gli archeologi, e mori' intorno al 1354 a.C. Governo' per quasi quattro decenni, un regno noto per la sua opulenza e la grandiosita' dei suoi monumenti, tra cui i Colossi di Memnon, due enormi statue di pietra vicino a Luxor che rappresentano lui e la moglie. 

"Gli strati archeologici sono rimasti intatti per migliaia di anni, lasciati dagli antichi residenti come se fosse ieri", ha affermato ancora il team. La citta' "ci fornira' uno sguardo raro sulla vita degli antichi egizi nel momento in cui l'impero era al suo massimo splendore", ha affermato ancora Bryan. Il team si e' infine ha detto ottimista sul fatto che ulteriori importanti reperti sarebbero emersi, notando di aver scoperto gruppi di tombe raggiunte attraverso scale scavate nella roccia", una costruzione simile a quelle trovate nella Valle dei Re. 

"La missione prevede di scoprire tombe incontaminate piene di tesori", ha concluso il team di archeologi.

09/02/21

Roma la Grande e Pompei il Mito, per la prima volta insieme al Colosseo !




Roma, la megalopoli, al pari di Alessandria o Cartagine. E Pompei, il mito, con le domus a specchiarsi sul mare

Per la prima volta una mostra ricostruisce la storia del lungo e intenso rapporto tra le due citta' piu' famose dell'archeologia con "Pompei 79 d.C. Una storia romana", da oggi fino al 9 maggio allestita in un monumento simbolo come il Colosseo

Frutto di una sinergia che ha messo insieme il Parco archeologico del Colosseo, con la collaborazione scientifica del Parco Archeologico di Pompei e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e curata dall'archeologo Mario Torelli, recentemente scomparso, è un viaggio indietro nel tempo che ripercorrendo le relazioni sociali e culturali tra le due citta', va dalla Seconda guerra sannitica, quando la Roma repubblicana inghiotte nella sua orbita molte comunita' campane alla fine del IV a.C, fino ai drammatici momenti dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C

In mezzo, racconta all'ANSA la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, c'e' anche "il secolo d'oro, il II a.C., quando Roma si apre al Mediterraneo e arriva fino all'Egeo" e, come dimostrano le oltre 100 opere selezionate, "importa oggetti, ma anche saperi, maestranze e tecnologie". 

Ma c'e' anche la Pompei piegata dal terremoto, "che al momento dell'eruzione non aveva ancora terminato la sua ricostruzione, come testimonia il ritrovamento di numerosi ristoranti e alberghi per i manovali dei cantieri".

E poi la religione o il lusso, con la "ricostruzione della facciata della Domus rivenuta nel 2000 al Gianicolo, con raffinatissimi marmi color rosso e giallo antico". 

Dopo la riapertura del Colosseo con il concerto dall'Arena, l'esposizione si inserisce in una stagione che ha visto già il nuovo allestimento dell'Antiquarium del Parco Archeologico di Pompei e attende ora la mostra sugli spettacoli gladiatori, la prossima primavera al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

27/12/20

Un incredibile Termopolio - bottega di street food - riaffiora a Pompei



Due anatre appese per i piedi, un gallo, un cane al guinzaglio, che sembrano dipinti in 3d. Torna alla luce a Pompei l'ambiente quasi integro di un Thermopolium, bottega di street food, con piatti di ogni tipo, dalle lumache ad una sorta di "paella"

Una scoperta, anticipa all'ANSA il direttore Osanna, che "restituisce un'incredibile fotografia del giorno dell'eruzione", e apre a nuovi studi su vita, usi e alimentazione dei pompeiani, "Sara' un dono di Pasqua per i visitatori", annuncia.

Il ministro Franceschini applaude:"esempio virtuoso per la ripresa del Paese". Lo scavo, che non fa parte del Grande Progetto Pompei, si trova comunque nella zona della Regio V interessata negli ultimi anni dai lavori di consolidamento e scavi

La presenza del Thermopolium, ubicato proprio di fronte alla "locanda dei gladiatori", quasi all'angolo tra il vicolo dei Balconi e la via della Casa delle Nozze d'Argento, era stata notata gia' nel 2019, quando era stato fatto un primo saggio di scavo. 

All'epoca erano riemersi una prima parte del bancone con uno splendido dipinto a tema mitologico (Una nereide che cavalca un ippocampo e porta con se' una cetra) l'impronta lasciata nella cenere dal grande portone in legno e un balcone che ornava il piano superiore. 

I lavori delle ultime settimane hanno fatto riemergere l'intero ambiente della taverna, con il suo bancone ad elle raffinatamente e riccamente decorato e i vasi con i resti dei cibi e delle pietanze cucinate che i pompeiani usavano consumare per strada. 

In uno dei 'quadri' riemersi con tutti i suoi sfavillanti colori e' riprodotto l'ambiente della locanda cosi come doveva presentarsi agli avventori, con le sue anatre germane appese, il bancone, le pietanze. In un altro un cane al guinzaglio: sulla cornice qualche buontempone, forse un liberto, ha graffito un insulto omofobo diretto al padrone del locale: "Nicia cacatore invertito"

A Pompei,precisa Osanna,di locali come questi ce n'erano tanti, nell'area degli Scavi se ne contano circa 80, nessuno pero' cosi' integro, con decorazioni cosi' raffinate, i colori splendidi, i disegni intatti

E soprattutto, spiega, gli scavi del passato non sono riusciti a recuperare tutti gli elementi sul cibo emersi in questo progetto, al quale hanno lavorato in equipe esperti archeobotanica e archeozoologi, geologi, antropologi, vulcanologi

Non solo: altrettanto importante e' il ritrovamento dei resti di due uomini e dello scheletro di un cagnolino. 

Una delle vittime, un uomo intorno ai 50 anni, era disteso su una branda nel retro del locale e potrebbe essere morto schiacciato dal crollo del solaio. 

I resti dell'altro sono stati trovati invece in un grande vaso di terracotta, tranne un piede che era vicino al bancone. 

L'occultamento del secondo scheletro, secondo gli archeologi, potrebbe essere opera di scavatori "forse addirittura del XVII secolo" che avevano scavato un cunicolo proprio a ridosso di questo edificio. "Ma il particolare del piede, che si trova accanto al bancone, proprio vicino al coperchio posato in terra di una delle pentole in coccio- ragiona Osanna - potrebbe anche far pensare ad un fuggiasco entrato nella bottega alla ricerca di riparo e soprattutto di cibo, visto che ormai le piogge di cenere e lapilli in citta' si susseguivano da oltre 18 ore"

Il restauro e' comunque ancora in corso e il lavoro prosegue anche nei laboratori, dove alle analisi gia' fatte sul posto ne saranno affiancate altre per conoscere in maniera piu' precisa il contenuto dei grandi vasi in terracotta e avere maggiori informazioni sui resti delle vittime. Ma presto, anticipa Osanna, questa parte dei nuovi scavi sara' anche visitabile: "l'idea, pandemia permettendo - dice- e' quella di aprire l'accesso al Termopolio a Pasqua, facendo passare i visitatori dal cantiere di restauro della grande Casa delle Nozze d'argento, chiusa al pubblico ormai da decine di anni". 

25/12/20

Una notte di Natale speciale a Roma, 1202 anni fa - Da "La storia di Roma in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi



E' in tutte le librerie (e in quelle online) La Storia di Roma in 501 domande e risposte di Fabrizio Falconi. Pubblichiamo un breve estratto sulla notte di Natale dell'anno 800 a Roma


244. Perché Carlo Magno è importante nella storia di Roma? 

Carlo Magno, figlio di Pipino il Breve e Bertrada di Laon, fu re dei franchi dal 768 e dei longobardi dal 774. Era diventato sovrano unico dal 771, dopo che il fratello, Carlomanno era morto in circostanze misteriose, e in breve aveva allargato i confini del regno dei franchi su gran parte dell’Europa occidentale. 

Carlo arrivò a Roma il sabato santo del 774 accolto dal papa Adriano i sul sagrato di San Pietro. Nacque proprio lì, sulla tomba dell’apostolo Pietro, una forte amicizia personale e politica, che cambiò le sorti della storia. 

Approfittando del fatto che il trono dell’Impero bizantino – legittimo discendente dell’Impero romano – fosse stato usurpato da una donna, Irene d’Atene, indusse il successore di Adriano, papa Leone III a considerare “vacante” il trono “romano”: così, la notte di Natale dell’anno 800, Carlo Magno fu solennemente incoronato dal papa, “imperatore”, termine mai più usato in Occidente dai tempi della morte di Romolo Augustolo, nel 476. In questo modo Leone III legò indissolubilmente i franchi a Roma, rivendicando da quel momento la supremazia del papa sui poteri temporali, terreni e rimettendo la città di Roma al centro della scena europea.





19/11/20

La Bellezza incredibile dell'Italia: In tempo di Covid-19 Nasce un Museo Virtuale con le immagini più belle

 


Uno spazio virtuale che racconta e promuove la bellezza del Belpaese attraverso 20 gallerie fotografiche, una per ogni regione: e' 'Dua Foto Italia', un progetto pensato dal giovane programmatore Juljan Kaci nel suo laboratorio senese durante i giorni di isolamento imposti dal primo lockdown nazionale. 

Si chiama Duafoto-Italia questo nuovo spazio espositivo virtuale, interamente dedicato alla fotografia contemporanea, che nasce per raccontare il Bel Paese (clicare sul sito https://www.duafotoitalia.it/). 

Un viaggio nella bellezza che attraverso 20 gallerie, di regione in regione, propone luoghi, persone, tradizioni, stili di vita che hanno reso il “made in Italy” grande nel mondo

Juljan ha iniziato con una galleria dedicata alla citta' di Siena e pubblicata sul suo sito web: non solo monumenti, ma anche paesaggi e frammenti di vita. Poi la decisione di coinvolgere l'intero territorio nazionale. 

Il prodotto finale e' un museo virtuale in continuo allestimento, dove i fotografi, in maniera gratuita, possono pubblicare i loro scatti, aggiornando ogni volta un racconto contemporaneo del rapporto tra uomo e paesaggio. Cliccando su ogni singola fotografia e' possibile avere accesso alla scheda dell'autore e al suo profilo personale. 

Fonte: ANSA

24/01/20

Cranio misterioso a Roma: potrebbe essere di Plinio il Vecchio


E' avvincente come un giallo la storia che, un indizio dopo l'altro, indica che potrebbe essere di Plinio il Vecchio il misterioso cranio conservato nel museo dell'Accademia di Arte Sanitaria di Roma. 

"Finora non abbiamo reliquie di grandi personaggi dell'antica Roma, il cranio potrebbe essere la prima", ha detto il giornalista e storico dell'arte Andrea Cionci, che ha promosso e coordinato due anni di ricerche grazie a donazioni private e alla collaborazione di esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e delle universita' Sapienza di Roma, di Firenze e di Macerata.

"Le probabilita' che sia il cranio di Plinio il Vecchio sono molto molto alte, anche se in archeologia non ci sono mai certezze assolute", ha rilevato Cionci, che a Roma ha presentato i nuovi dati nel convegno sui 100 anni dell' Accademia. 

L'unica certezza, ha aggiunto, e' che "dagli studi condotti finora non e' emerso nulla che possa contraddire l'attribuzione a Plinio"

 L'indagine e' stata suggerita a Cionci dagli elementi riportati nel libro di Flavio Russo "79 d.C., Rotta su Pompei", edito dallo Stato Maggiore della Difesa. 

I primi esami, eseguiti da Mauro Brilli, dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag), sono stati quelli relativi agli atomi radioattivi, che restano imprigionati e cristallizzati nello smalto dei denti permanenti non appena questi compaiono: sono indicatori importanti perché gli elementi cui appartengono e le loro quantita' variano a seconda delle zone geografiche. "I risultati sono stati incoraggianti - ha detto Cionci - perche' indicavano un soggetto vissuto in alcune zone dell'Appennino centrale e della Pianura Padana, compresa la citta' natale di Plinio il Vecchio, Como".

Un po' di delusione e' arrivata dopo gli esami condotti da Roberto Cameriere, dell'Universita' di Macerata, che indicavano che il cranio apparteneva a un individuo di 37 anni, mentre Plinio ne aveva 56 al momento della morte. 

Tuttavia molto presto gli esami antropologici hanno indicato alcune differenze fra calotta cranica e mandibola. Sulla base di questo nuovo indizio sono entrati in campo i genetisti: analizzando il Dna esterno al nucleo e che si eredita solo per via materna (Dna mitocondriale), David Caramelli dell'Universita' di Firenze e Teresa Rinaldi dell'Universita' Sapienza hanno scoperto che mandibola e calotta cranica appartenevano a due individui diversi. 

Si e' superato cosi' anche il problema dell'eta': la mandibola apparteneva a un individuo di 37 anni forse di origine africana ma nato in Italia, mentre la calotta cranica a un uomo all'incirca dell'eta' di Plinio il Vecchio. 

"Una pura ipotesi - ha detto Cionci - potrebbe essere che l'individuo piu' giovane fosse uno degli schiavi che avevano sorretto Plinio il Vecchio al momento della morte". 

Ulteriori dettagli, come la posizione in cui era stato trovato lo scheletro e gli ornamenti militari d'oro che aveva indosso lo scheletro stringono ulteriormente il cerchio intorno all'identita' del cranio. La ricerca, in via di pubblicazione da parte dell'Accademia, e' stata possibile grazie al finanziamento di cittadini privati: "hanno fatto delle donazioni attraverso la onlus dell'Accademia, che si trova in uno stato di poverta' assoluta, nonostante gli straordinali reperti che conserva". 

Fonte Enrica Battifoglia per ANSA

21/09/19

Arriva a Roma "CARTHAGO. IL MITO IMMORTALE", la grande Mostra al Parco del Colosseo dedicata a Cartagine, la Rivale di Roma



La storia e la civiltà di una delle città più potenti e affascinanti del Mediterraneo antico saranno protagoniste, a partire da venerdì prossimo, 27 settembre e fino al 29 marzo 2020, della mostra Carthago. Il mito immortale. 

Il Colosseo, il Tempio di Romolo e la Rampa imperiale al Foro Romano accoglieranno materiali straordinari, provenienti dalle collezioni dei Musei archeologici nazionali italiani e stranieri, tra i quali spiccano quelli di Cartagine e del Bardo di Tunisi, di Beirut in Libano, di Madrid e di Cartagena in Spagna.

A curare la grande mostra, e a coordinare l’assiduo lavoro di cooperazione internazionale, è Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo, insieme a Francesca Guarneri, Paolo Xella e José Ángel Zamora López, con Martina Almonte e Federica Rinaldi.

L’esposizione, promossa dal Parco archeologico del Colosseo, con l’organizzazione di Electa, vedrà preziose ricostruzioni e installazioni multimediali accanto a più di 400 reperti mai esposti prima, risultato delle campagne di ricerca condotte dalla Soprintendenza del Mare siciliana alle Isole Egadi, per guidare il pubblico alla scoperta delle vicende che legano le due grandi potenze del mondo antico: Cartagine e Roma.

Il percorso narrativo accompagnerà il visitatore dalla fondazione dell’Oriente fenicio, per poi toccare la rifondazione della nuova Colonia Iulia Concordia Carthago, snodarsi tra le testimonianze del nascente cristianesimo, di cui Cartagine divennne il centro propulsore, e infine concludersi con una appendice sulla riscoperta della città alla luce dell’immaginario moderno e contemporaneo.

Ad accogliere il visitatore all’ingresso del Colosseo sarà una ricostruzione del Moloch del film Cabiria, diretto da Giovanni Pastrone e sceneggiato da Gabriele D’Annunzio: la terribile divinità legata ai culti fenici e ai Cartaginesi.

Carthago. Il Mito immortale
Parco del Colosseo
27 settembre - 29 marzo



30/08/19

Il giorno in cui Hemingway liberò il bar dell'Hotel Ritz a Parigi.


Ufficialmente l'autore del premio Nobel di "Addio alle Armi" e "Il sole sorge ancora" doveva essere un corrispondente di guerra per la rivista americana Collier quando entrò nella capitale francese il 25 agosto 1944. 

In realtà, il romanziere  che si allontanò da una Jeep comandata con tutta la spavalderia di un generale per impadronirsi dell'hotel più lussuoso della città, stava conducendo la sua spietata guerra privata contro il Terzo Reich.

Dopo essere sopravvissuto alla prima guerra mondiale e alla guerra civile spagnola - dove aveva abbattuto i confini tra reporter e combattente - Hemingway era riuscito a infilarsi tra le truppe statunitensi della 4a divisione che sbarcarono sulle spiagge della Normandia il D-Day.

Come alcuni "gloriosi dilettanti" che si erano offerti volontari per aiutare l'Ufficio dei servizi strategici, un ramo dei servizi di intelligence statunitensi, trascorse un mese a sfrecciare in una jeep tra le prime linee, entrando in contatto con i combattenti della resistenza francese locali tra le forze statunitensi in progresso e i tedeschi in ritirata.

Era esattamente il tipo di situazione ad alto rischio e drammaturgica in cui lo scrittore si crogiolava, anche se imbarazzava sua moglie Martha Gellhorn, che prendeva il suo lavoro come reporter di guerra molto più seriamente. Uno di quei combattenti della Resistenza in seguito ricordò l'ossessione di Hemingway per il lussuoso hotel di Parigi, dicendo che parlava di poco altro ma "essere il primo americano a Parigi e liberare il Ritz".

Hemingway si era innamorato del Ritz come scrittore senza un soldo a Parigi negli anni '20 insieme a F. Scott Fitzgerald, una volta in seguito immortalato in "Una festa mobile". Con l'aiuto dei suoi contatti nella divisione corazzata americana, comandata dal altrettanto appariscente generale George S. Patton, Hemingway combatté insieme al comandante francese Generale Philippe Leclerc, i cui carri armati avevano ricevuto l'onore di liberare Parigi.

La sua umile richiesta: avere abbastanza uomini per liberare il bar del Ritz. Con sorpresa dello scrittore, ricevette un'accoglienza gelida e fu licenziato. Ma Hemingway perseverò e il 25 agosto si presentò all'hotel sulla bellissima Place Vendome di Parigi in una jeep montata con una mitragliatrice alla testa di un gruppo di combattenti della Resistenza.

Fece irruzione nell'hotel e annunciò che era venuto a liberarlo personalmente e il suo bar, che era servito da abbeveratoio per una lunga fila di dignitari nazisti, tra cui Hermann Goering e Joseph Goebbels.

Il direttore dell'albergo, Claude Auzello, gli si avvicinò e Hemingway chiese: "Dove sono i tedeschi? Sono venuto per liberare il Ritz".

"Monsieur", rispose il direttore: "Se ne sono andati molto tempo fa. E non posso lasciarla entrare con un'arma."

Hemingway mise la pistola nella jeep e tornò al bar, dove si dice che avesse corso un conto per 51 martini a secco. "Indossava l'uniforme e impartiva ordini con tale autorità che molti pensavano che fosse un generale", ha ricordato il capo barman del Ritz, Colin Field.

Secondo il fratello di Hemingway, Leicester, lo scrittore perquisì la cantina con i suoi uomini, prendendo due prigionieri e trovando un eccellente stock di brandy. Ispezionando il tetto e i piani superiori, non trovarono altro che le lenzuola che si asciugavano nel vento, che erano piene di fori di proiettili.

Hemingway in seguito scrisse che non poteva sopportare il pensiero che i tedeschi avessero sporcato la stanza che condivideva con la sua amante Mary Welsh, che avrebbe sposato nel 1946. 

I due rimasero insieme fino al suicidio di lui nel 1961.

Hemingway scrisse del suo soggiorno in hotel con il suo gruppo di irregolari in un racconto del 1956, "Una stanza sul lato giardino", che è stato recentemente portato alla luce dalla rivista Strand negli Stati Uniti. In esso cita il poeta simbolista francese Charles Baudelaire e descrive come i suoi uomini abbiano bevuto lo champagne del Ritz mentre pulivano le loro armi e si preparavano per la fase successiva nello "sporco commercio della guerra". 

Gli studiosi ritengono che potrebbe essere questa, la parte di un lavoro più grande che Hemingway aveva pianificato, per descrivere nel dettaglio le sue esperienze in guerra.

Le scorrerie di Hemingway al Ritz non sfuggirono all'attenzione dei suoi superiori, con minacce di essere deferito alla corteo marziale per aver indossato le armi come corrispondente di guerra.

Le accuse furono tranquillamente lasciate cadere, per evitare imbarazzo per i servizi segreti statunitensi, e dopo la guerra lo scrittore ricevette silenziosamente una medaglia di stella di bronzo per aver lavorato "sotto tiro nelle aree di combattimento per ottenere un quadro accurato delle condizioni belliche e delle posizioni". 

Anche il Ritz alla fine lo perdonò, nominando un piccolo bar dopo Hemingway nel 1994.

Fonte LPN - La Presse

13/02/19

Nuovo studio: 3 Tsunami in età medievale causati da Stromboli.




Un cedimento del fianco nord-occidentale del vulcano Stromboli, nell`arcipelago delle Eolie, sarebbe la causa dei tre maremoti che hanno raggiunto le coste della Campania tra il 1343 e il 1456. 

A dirlo, lo studio Geoarchaeological Evidence of Middle-Age Tsunamis at Stromboli and Consequences for the Tsunami Hazard in the Southern Tyrrhenian Sea, recentemente pubblicato su Scientific Reports, a cui hanno partecipato l`Istituto Nazionale di Geofisica eVulcanologia (INGV), il Dipartimento di Scienze della Terra dell`Universita' di Pisa, le Universita' italiane di Modena-Reggio Emilia e di Urbino, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la City University e l`American Numismatic Society di New York

"L`identificazione di Stromboli come la sorgente dei maremoti avvenuti nel 1343, nel 1392 e il 5 dicembre 1456 - spiega Antonella Bertagnini, vulcanologa dell`INGV di Pisa e co-autrice del lavoro - e' stata possibile grazie ad un lavoro interdisciplinare che ha messo in campo competenze vulcanologiche e archeologiche. Era noto che l`isola di Stromboli fosse capace di produrre tsunami di piccola scala (analoghi a quello osservato il 30 dicembre 2002)" - prosegue l`esperta - "questo lavoro porta pero' alla luce, per la prima volta, la capacita' del vulcano di produrre, anche in tempi relativamente recenti, tsunami di scala nettamente superiore e potenzialmente in grado di raggiungere aree costiere anche molto distanti"

Il principale dei tre eventi, avvenuto nel 1343, sarebbe la causa della distruzione dei porti di Napoli e di Amalfi, di cui fu testimone oculare d`eccezione il poeta Francesco Petrarca

Lo scrittore si trovava in missione come ambasciatore inviato nella citta' partenopea da Papa Clemente VI e racconto' l`accaduto in una lettera, descrivendo il maremoto come una misteriosa quanto violenta tempesta marina avvenuta il 25 novembre di quell`anno e che aveva causato l`affondamento di numerose navi nel porto di Napoli. 

"Incrociando metodologie, tecniche e competenze diverse - prosegue Bertagnini - lo studio ha permesso anche di rivelare come nella prima meta' del 1300 l`isola di Stromboli fosse abitata e rivestisse un ruolo importante come snodo del traffico navale dei crociati provenienti dalle coste italiane, spagnole e greche. A seguito dei crolli responsabili della generazione delle onde di tsunami e di una contemporanea e particolarmente intensa attivita' eruttiva del vulcano, l`isola fu abbandonata a partire dalla meta' del 1300 e fino alla fine del 1600, quando inizio' il suo ripopolamento

La scoperta conferma, quindi, il pericolo da tsunami generato da Stromboli nel Tirreno Meridionale, sebbene una sua precisa quantificazione richieda ulteriori studi mirati al riconoscimento e alla caratterizzazione di questo fenomeno su un periodo temporale piu' esteso". La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile. 

04/01/19

Incredibile: dopo 2.000 anni le rive del Tamigi restituiscono un prezioso reperto romano.



Incredibile ma vero, dopo 2.000 anni anche le rive del Tamigi continuano a restituire reperti dell'epoca gloriosa dell'Impero Romano la cui estensione giunse fino a questi lidi.

E così capita che un cercatore di fanghi - alla ricerca di scafi abbandonati -  tale Alan Suttie, di Mitcham, si è imbattuto in un prezioso reperto di epoca romana: si tratta di una tradizionale lucerna a olio, la cui terracotta è finemente lavorata, che risale alla fine del I secolo dopo Cristo, il periodo cioè successivo alla conquista della Britannia da parte dell'esercito romano e della sua annessione all'Impero. 

Il reperto andrà ad arricchire la collezione del Museum of London e - riferisce la Bbc sul suo sito - e' stato descritto come "rilevante". 

Fonte BBC e ANSA

02/07/18

Un Cacatua nella Biblioteca Vaticana riscrive la storia delle esplorazioni e della navigazione: l'Australia "scoperta" già nel Medioevo.



Un'illustrazione del XIII secolo di un Cacatua, caratteristico pappagallo che si trova in natura solo nel nord tropicale dell'Australia e in isole vicine, sfata il mito britannico secondo cui l'Australia era un continente sconosciuto e rivela come le rotte commerciali attorno al nord del continente fossero fiorenti sin dal medioevo. 

Il disegno e' stato trovato da ricercatori australiani e finlandesi nella biblioteca vaticana, in un manoscritto siciliano del XIII secolo appartenente all'imperatore romano Federico II

Il manoscritto 'De Arte Venandi cum Avibus' (L'arte di cacciare con gli uccelli) include 900 disegni di falchi da caccia e di altri animali posseduti dall'imperatore

Fra questi, quattro rappresentano un cacatua bianco, dono a Federico II del sultano d'Egitto al-Kamil, indicando che il volatile aveva gia' viaggiato dall'Australia all'Egitto prima di essere portato in Europa. 

"Questo pappagallo apre una finestra in un mondo di vivaci commerci con il nord dell'Australia", scrive la coautrice della ricerca, Heather Dalton dell'Universita' di Melbourne, sulla rivista Parergon. "La scoperta di queste immagini mette in luce il fatto che gia' nel medioevo i mercanti che solcavano le acque appena a nord dell'Australia erano parte di un commercio fiorente, che si estendeva a ovest fino al Medio Oriente e oltre".

I ricercatori hanno esaminato i dettagli, come il colore dell'uccello e la spettacolare cresta erettile lo distingue dagli altri pappagalli

Hanno anche notato che la cresta non era rialzata, come fanno i cacatua quando sono aggressivi, impauriti o sorpresi, o come parte del corteggiamento, e hanno concluso che il pappagallo di Federico "si sentiva calmo e al sicuro" mentre veniva ritratto. I cacatua viaggiano bene con le persone essendo socievoli, sono longevi e quindi sono un regalo ideale, scrive Dalton. In cattivita' vivono fino a 80 anni e allo stato libero fino a 120. 

"Il viaggio attraverso le rotte del commercio avrebbe impiegato anni, e le loro probabilita' di sopravvivere erano molto piu' alte degli altri animali".

Si tratta delle piu' antiche illustrazioni europee conosciute dell'uccello, che precedono di 250 anni quella che era finora considerata la piu' antica, di un cacatua in un quadro di Andrea Mantegna rappresentante la Madonna della Vittoria, che si trova nel Louvre

La stessa Heather Dalton aveva gia' pubblicato uno studio sul cacatua nel quadro di Mantegna, quando fu identificato per la prima volta come tale nel 2014. 


07/05/18

Dreamers 68 - Una bellissima mostra di foto e non solo al Museo di Roma in Trastevere.


In occasione del 50° anniversario del 1968, AGI Agenzia Italia ricostruisce l`archivio storico di quell`anno, recuperando il patrimonio di tutte le storiche agenzie italiane e internazionali, organizzando Dreamers - 68 questa affascinante mostra fotografica e multimediale che è allestita al Museo di Roma in Trastevere dal 5 maggio al 2 settembre 2018 (con apertura al pubblico dalle 9 alle 19)

La mostra a cura di AGI Agenzia Italia, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con il patrocinio del MIUR - Ministero dell`Istruzione, dell`Universita' e della Ricerca e' resa possibile dalle numerose fotografie provenienti dall`archivio storico di AGI e completata con gli altrettanto numerosi prestiti messi a disposizione da AAMOD-Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, AFP Agence France-Presse, AGF Agenzia Giornalistica Fotografica, ANSA, AP Associated Press, Marcello Geppetti Media Company, Archivio Riccardi, Getty Images, Contrasto, Archivio Storico della Biennale di Venezia, LUZ, Associazione Archivio Storico Olivetti, RAI-RAI TECHE, Corriere della Sera, Il Messaggero, La Stampa, l`Espresso. 

I servizi museali sono di Ze'tema Progetto Cultura. L`iniziativa nasce da un`idea di Riccardo Luna, direttore AGI e curata a quattro mani con Marco Pratellesi, condirettore dell`agenzia, e intende delineare un vero e proprio percorso nell`Italia del periodo: un racconto per immagini e video del Paese di quegli anni per rivivere, ricordare e ristudiare quella storia.


Da qui, AGI ha ricreato un archivio storico quanto piu' completo del `68 attraverso le immagini simbolo dell`epoca

Non solo occupazioni e studenti, ma anche e soprattutto la dolce vita, la vittoria dei campionati europei di calcio e le altre imprese sportive, il cinema, la vita quotidiana, la musica, la tecnologia e la moda. 

Tutti questi temi verranno raccontati attraverso la cronaca, gli usi, i costumi e le tradizioni in diverse sezioni tematiche, dando vita e facendo immergere il pubblico in questo lungo e intenso racconto nell`Italia del `68. 

Un viaggio nel tempo fra 178 immagini, tra le quali piu' di 60 inedite; 19 archivi setacciati in Italia e all'estero; 15 filmati originali che ricostruiscono piu' di 210 minuti della nostra storia di cui 12 minuti inediti; 40 prime pagine di quotidiani e riviste riprese dalle piu' importanti testate nazionali; e inoltre una ricercata selezione di memorabilia: un juke boxe, un ciclostile, una macchina da scrivere Valentine, la Coppa originale vinta dalla Nazionale italiana ai Campionati Europei, la maglia della nazionale italiana indossata da Tarcisio Burgnich durante la finale con la Jugoslavia, la fiaccola delle Olimpiadi di Citta' del Messico. Anche i personaggi che hanno contraddistinto quegli anni accompagneranno i visitatori all`interno di questo percorso: Martin Luther King, Robert Kennedy, Jim Morrison, Pierpaolo Pasolini, Adriano Celentano, Patty Pravo, Federico Fellini, Alberto Sordi, Giacinto Facchetti, Gianni Rivera, Domenico Modugno, Nino Benvenuti.

Cosa resta oggi del Sessantotto? La mostra e' stata promossa e ideata perche' a rispondere a questa domanda siano soprattutto i giovani di oggi, infatti come scrive Riccardo Luna nel catalogo "Questa non e' una mostra sul passato ma sul futuro 1/8… 3/8 Una strada per ricominciare a sognare". 

Oltre all`esposizione l`iniziativa prevede l`organizzazione di un ciclo di eventi e incontri estivi, che si svolgeranno nel Chiostro del Museo, dedicati ai principali momenti musicali, sportivi, politici, culturali e cinematografici che hanno caratterizzato l`Italia nel 1968 con l`obiettivo di coinvolgere un vasto pubblico e il maggior numero di scuole

Obiettivo primario dell`iniziativa e' far si' che ciascuno studente, grazie soprattutto alla partecipazione diretta alle proiezioni cinematografiche, ai dibattiti sulla politica, ai concerti musicali nonche' ad altre iniziative tematiche, possa conoscere e vivere piu' da vicino un anno e, soprattutto, un Paese sino ad oggi studiato solamente sui libri di storia. 

Attraverso il MIUR - Ministero dell`Istruzione, dell`Universita'e della Ricerca verranno coinvolte direttamente le scuole medie e superiori con l`organizzazione di visite guidate mirate agli studenti. 

L`evento, realizzato con il contributo di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con SIAE- Societa' Italiana degli Autori ed Editori e in partnership con la RAI, Sky, la FIGC, la Fondazione Museo del Calcio, il CONI, l`AAMOD-Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio Democratico, Open Polis e il CENSIS, si avvale della collaborazione scientifica ed editoriale dell`Istituto dell`Enciclopedia italiana "Treccani" con il quale verra' realizzato il catalogo dell`esposizione. 

I media partner coinvolti sono Formiche, il Tascabile, magazine digitale di Treccani, Rai Teche, Scomodo, Radioimmaginaria e VoiceBookRadio.