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20/03/23

Epicuro per la disperazione dei nostri giorni - Uno scritto di Robert P. Harrison da Los Angeles Review of Books


Epicuro per la nostra epoca

di Robert Pogue Harrison

"Il deserto cresce", scriveva Nietzsche più di un secolo fa. "Guai a chi nasconde deserti interni." Da allora, la terra desolata è cresciuta sempre più indiscriminatamente, sia all'interno che all'esterno. Le nostre vite sociali e spirituali appassiscono sugli schermi dei nostri cellulari. Le nostre città, i nostri ambienti e le nostre arene pubbliche soffrono di un degrado le cui cause rimangono oscure, mentre gli effetti sono fin troppo evidenti. Il "piccolo giardino" dello spirito umano cade in rovina.
Il termine "piccolo giardino" allude all'Ho Kepos, ovvero il piccolo giardino privato dove Epicuro diede vita a una delle scuole più belle, influenti e longeve dell'antichità. Egli visse in tempi bui, simili ai nostri, quando la sfera pubblica e politica della democrazia ateniese era in piena decadenza. I filosofi greci che lo avevano preceduto - primo fra tutti Aristotele - credevano che la felicità umana fosse possibile solo all'interno della polis e delle attività della cittadinanza. Epicuro invece credeva che la felicità dovesse essere ricercata lontano dalla follia e dalla faziosità del regno pubblico. Questo è uno dei motivi per cui fondò la sua scuola appena fuori dalle mura di Atene nel 306 a.C.
La nostra epoca ha bisogno di una forte dose di epicureismo creativo e rivitalizzato, perché Epicuro ci offre una filosofia di come le persone possano, di propria iniziativa, creare piccole sorgenti di felicità in mezzo alla terra desolata. Per noi, ciò significa trovare modi silenziosi ma decisivi per resistere al modellamento e all'amministrazione dei desideri privati da parte del capitalismo surrealista; per resistere alla mentalità di branco e alla superficialità intellettuale promossa dai gruppi di pari, dagli opinionisti e dalla cacofonia dei social; per resistere all'autoassorbimento in tutte le sue forme sottili e volgari; e soprattutto per resistere al richiamo delle sirene del successo. Resistere, tuttavia, non è sufficiente, ed è qui che entra in gioco l'epicureismo, come filosofia positiva.
I giardini epicurei fioriscono dove persone affini coltivano varie virtù sociali, psicologiche ed esistenziali che rendono la vita più gradevole, più "dolce" (hedys, la radice greca di "edonismo") e più degna di essere vissuta, e la cui coltivazione equivale a una forma di cura spirituale. Queste virtù includono: l'amicizia, un valore epicureo supremo; la conversazione, l'ingrediente principale di un'amicizia significativa; una vita mentale attiva, che Epicuro intendeva come un vivaio di quelle idee che arricchiscono la conversazione e la rendono piacevole; la soavità, o una certa gradevolezza dei modi e del contegno personale; e la serenità, o la calma interiore e la padronanza di sé.
Queste virtù epicuree scarseggiano al giorno d'oggi. Le concepiamo perfino come abitudini e pratiche da coltivare? La maggior parte di noi crede di dover acquisire e coltivare amicizie, ma quanti di noi credono che si debba innanzitutto imparare l'arte dell'amicizia, proprio curando quelle altre qualità che arricchiscono l'esperienza dell'amicizia? Nel mondo antico, essere un epicureo significava impegnarsi in un programma di auto-miglioramento e "cura di sé" per tutta la vita. Facendo ciò che è necessario per diventare una persona più riflessiva, preparata, competente e attraente, divento più degno dell'amicizia. L'amico è soprattutto una fonte di generosità.
Per quanto queste virtù sociali e personali fossero importanti per la buona vita, come la concepiva Epicuro, ancora più importante era la coltivazione di tre disposizioni esistenziali primarie: speranza, pazienza e gratitudine. Epicuro intendeva questa trinità come modi di rapportarsi alle tre dimensioni del tempo. Esaminiamole a turno, anche se solo brevemente.
Epicuro riteneva che l'ansia per il futuro, soprattutto per il futuro ultimo della morte, fosse il più grande ostacolo alla felicità umana. Il futuro ci preoccupa, ci perseguita e spesso ci tormenta, perché non possiamo sapere esattamente cosa ci riserva: un rovescio di fortuna, la perdita di persone care, una malattia, un disastro. Ci viene incontro alla cieca e il più delle volte la aspettiamo con timore, nonostante il richiamo delle sue terre promesse. Contro questo timore, l'epicureo coltivava un atteggiamento di speranza: la speranza che la prospettiva di felicità seminata nel presente fiorirà a tempo debito. La speranza non insegue una terra promessa. Porta a compimento un potenziale interiore realizzato nel tempo, trasformando la morte in un culmine piuttosto che nell'estinzione di una possibilità.
La pazienza, nella sua lenta coltivazione della possibilità interiore, confida nel futuro per soddisfare le devozioni e gli sforzi del presente. Trasfigura il nostro rapporto con il presente riempiendo i suoi giorni con il frutto invisibile delle cose sperate. Per riprendere la definizione di bellezza di Stendhal, la pazienza è una promessa di felicità.
Quanto alla gratitudine, è la virtù esistenziale principale che cresce nell'humus epicureo. È anche la più rara e la più bisognosa di cure e nutrimenti quotidiani, sia ai tempi di Epicuro che ai nostri. Abbiamo un'inclinazione naturale a ignorare le benedizioni del passato e a rimanere sempre affamati di qualcosa in più. "La vita dello stolto", scriveva Epicuro, "è segnata dall'ingratitudine e dall'apprensione; la deriva del suo pensiero è esclusivamente verso il futuro". Questa ingrata "deriva del pensiero" verso il futuro ha poco a che fare con la speranza epicurea. La sua apprensione non si basa sulla pazienza nel presente, né sulla gratitudine per ciò che è già stato dato, ma su un'ansiosa insoddisfazione i cui fremiti oscurano il futuro, dimenticano il passato e turbano il presente. L'ingrato si relaziona con il tempo come fonte di privazioni piuttosto che di benedizioni, quindi è essenzialmente goloso: "È l'ingratitudine dell'anima che rende la creatura ghiotta di abbellimenti nella dieta". La gratitudine, al contrario, consacra il passato, addolcisce il presente e rasserena il futuro.
La filosofia epicurea non ha quasi nulla in comune con la filosofia edonistica del "mangia, bevi e stai allegro, perché domani moriremo". Per Epicuro il piacere era innanzitutto l'assenza di dolore, ma era anche molto di più. Era un particolare tipo di "dolcezza" che accompagnava uno stato di serenità. La serenità, a sua volta, era il frutto delle virtù promosse dalla Scuola del Giardino. Verso la fine della sua vita Epicuro soffrì di una morte lenta e dolorosa causata da un calcolo vescicale nelle vie urinarie, eppure affrontò allegramente sia il dolore che la morte imminente, grazie alla coltivazione per tutta la vita della suprema virtù della gratitudine. Sul letto di morte, come chiarì nelle sue lettere a vari compagni, trasse uno squisito piacere dalla gratitudine per quei momenti di comunione e di conversazione che aveva consumato in passato con gli amici.
Ogni giardiniere sa che la speranza, la pazienza e la gratitudine sono le disposizioni interiori che sostengono le sue attività. È la speranza che getta i semi, la pazienza che attende il loro sviluppo e la gratitudine che testimonia i cicli di vita del giardino. Dove la terra desolata cresce all'interno, ci relazioniamo al presente con impazienza, al futuro con disperazione e al passato con ingratitudine. Nella terra desolata il piacere equivale al consumo e la felicità all'autocompiacimento. Il consumo e l'autocompiacimento possono forse farci superare la vita, ma solo un'attenta coltivazione ci permetterà di consumarla con l'atteggiamento a cui aspiravano Epicuro e i suoi seguaci, cioè di congedarsi da essa come dopo un banchetto, grati per l'abbondanza e non affamati di altro. Noi, al contrario, viviamo in un'epoca di desiderio. Se Epicuro non è in grado di guarirci completamente dalla nostra cupidigia, la sua filosofia della speranza, della pazienza e della gratitudine, così come l'amicizia, la conversazione e lo scambio di idee, ci mostra un altro modo di possedere la nostra mortalità e di diventare giardinieri della nostra felicità.

Robert P. Harrison
pubblicato su Los Angeles Review of Books, 9 marzo 2023

16/05/22

Come nacque veramente il fenomeno "Amazon", che oggi è il maggiore distributore (anche) di libri al mondo ?

 


Amazon.com, Inc. è, come è noto, una società tecnologica multinazionale americana, definita ormai  "una delle forze economiche e culturali più influenti al mondo", ed è uno dei marchi più preziosi del mondo. 

E il suo avvento, in soli 25 anni ha cambiato completamente anche il mondo della distribuzione libraria: il mercato editoriale in Italia, come in ogni parte del mondo, fa ormai i conti con questo colosso che è in grado di distribuire e recapitare in tempi brevi o brevissimi ogni titolo esistente sul mercato. 

Ma come nacque, realmente, Amazon?  La foto qui sopra è ormai storica e fu scattata proprio alle primissime origini. 

Amazon fu fondata da Jeff Bezos dal suo garage a Bellevue, Washington, il 5 luglio 1994. 

La società è stata creata come risultato di quello che Jeff Bezos ha chiamato il suo "quadro di minimizzazione del rimpianto", che descriveva i suoi sforzi per respingere qualsiasi rimpianto per aver partecipato prima al boom del business di Internet durante quel periodo. 

Nel 1994, Bezos lasciò il suo impiego come vicepresidente di DE Shaw & Co. , un'azienda di Wall Street, e si trasferì a Seattle, Washington, dove iniziò a lavorare su un business plan per quella che sarebbe diventata Amazon.com. 

Il 5 luglio 1994, Bezos ha inizialmente incorporato la società nello stato di Washington con il nome Cadabra, Inc. Dopo alcuni mesi, ha cambiato il nome in Amazon.com, Inc, perché un avvocato aveva sentito male il suo nome originale, traducendolo come "cadaver "

All'inizio, l'azienda era gestita dal garage della casa di Bezos sulla 28a nord-est di Bellevue, Washington . 

Bezos scelse il nome sfogliando un dizionario; ha optato per "Amazon" perché era un luogo "esotico e diverso", proprio come aveva immaginato per la sua impresa su Internet. Il Rio delle Amazzoni , ha osservato, era il fiume più grande del mondo e aveva in programma di rendere il suo negozio la più grande libreria del mondo. 

Inoltre, era preferito un nome che iniziasse con "A" perché probabilmente sarebbe stato in cima a un elenco alfabetico

Bezos ha premiato il suo vantaggio iniziale nella costruzione di un marchio e ha detto a un giornalista: "Non c'è niente nel nostro modello che non possa essere copiato nel tempo. Ma sai, McDonald'sè stato copiato. E ha ancora costruito un'enorme azienda multimiliardaria. Molto dipende dal nome del marchio. I marchi sono più importanti online di quanto non lo siano nel mondo fisico.". 

Online bookstore and IPO Dopo aver letto un rapporto sul futuro di Internet che prevedeva una crescita annuale del commercio online del 2.300%, Bezos ha creato un elenco di 20 prodotti che potevano essere commercializzati online. 

Ha poi ristretto l'elenco a quelli che riteneva fossero i cinque prodotti più promettenti, che includevano: compact disc, hardware per computer, software per computer, video e libri. 

Bezos alla fine decise che la sua nuova attività avrebbe venduto libri online, a causa della grande domanda mondiale di letteratura, del basso prezzo unitario dei libri e dell'enorme numero di titoli disponibili in stampa. 

I genitori di Bezos hanno investito quasi $ 250.000 nella start-up. 

Il 16 luglio 1995, Amazon ha aperto come libreria online, vendendo la più grande collezione di libri del mondo a chiunque abbia accesso al World Wide Web

Il primo libro venduto su Amazon.com è stato Fluid Concepts and Creative Analogies : Computer Models of the Fundamental Mechanisms of Thought di Douglas Hofstadter . 

Nei primi due mesi di attività, Amazon ha venduto in tutti i 50 stati e in oltre 45 paesi. 

In due mesi, le vendite di Amazon sono arrivate a $ 20.000 a settimana. 

Era l'inizio di un cammino travolgente, inarrestabile: Nel 1999, la rivista Time ha nominato Bezos Persona dell'anno quando ha riconosciuto il successo dell'azienda nel rendere popolare lo shopping online . 

Dal 19 giugno 2000, il logo di Amazon presenta una freccia curva che va dalla A alla Z, a indicare che l'azienda trasporta ogni prodotto dalla A alla Z, con la freccia a forma di sorriso. 

Secondo le fonti, Amazon non si aspettava di realizzare un profitto per quattro o cinque anni. Questa crescita relativamente lenta ha indotto gli azionisti a lamentarsi del fatto che la società non stava raggiungendo la redditività abbastanza velocemente da giustificare il proprio investimento o addirittura sopravvivere a lungo termine. 

Nel 2001, lo scoppio della bolla delle dot-com ha distrutto molte e-company nel processo, ma Amazon è sopravvissuta e ha superato il crash tecnologico per diventare un grande attore nelle vendite online

Nel 2011, Amazon aveva 30.000 dipendenti a tempo pieno negli Stati Uniti e alla fine del 2016 aveva 180.000 dipendenti.

La potenza di una idea, nel sistema della tecnologia digitale neo-capitalistica. 


05/07/21

Libro del Giorno: "Manifesto di Unabomber" di Theodore Kaczynski

 


Una bellissima serie tv - Manhunt/Unabomber - pubblicata su Netflix e un'altra serie di opere e di libri, tra cui il saggio di Leonardo Caffo, Quattro Capanne, uscito per Nottetempo, di cui abbiamo parlato qui, hanno riportato d'attualità l'incredibile figura e la storia di Theodore John Kaczynski, detto Ted, noto con il soprannome di Unabomber, nato a Chicago il 22 maggio 1942, che è stato uno dei criminali più inafferrabili nella storia degli Stati Uniti e che oltre ad essere un terrorista, fu matematico ed ex professore universitario statunitense, condannato a una serie di ergastoli per aver inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone, durante un periodo di quasi diciotto anni, provocando 3 morti e 23 feriti. 

Kaczynski giustificò i suoi atti come tentativi di combattere contro quelli che lui considerava i pericoli e le distorsioni del progresso tecnologico. 

Prima di identificarlo, l'FBI utilizzava il nome in codice UNABOM (da UNiversity and Airline BOMber). I mass media cominciarono a diffondere varianti del nome, tra cui Unabomber

Nel 1995 Kaczynski spedì diverse lettere, alcune di queste alle sue vittime, dichiarando i suoi obiettivi e chiedendo che il suo documento scritto in 35000 parole La Società Industriale e il Suo Futuro (meglio noto come La Pillola Rossa, chiamato anche "Manifesto di Unabomber") fosse stampato inalterato da uno dei principali giornali o riviste; dichiarò che avrebbe quindi terminato i suoi attacchi terroristici. 

Ci furono grandi controversie sull'opportunità di cedere al ricatto. Un'altra lettera contenente minacce di altri attentati fu inviata e il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ne raccomandò la pubblicazione al fine di evitare ulteriori minacce alla sicurezza. 

Il manifesto fu quindi integralmente pubblicato dal The New York Times e dal The Washington Post il 19 settembre 1995, con la speranza che qualcuno potesse riconoscere il tipo di scrittura. 

Prima della decisione del The New York Times di pubblicare il manifesto, Bob Guccione, direttore di Penthouse, si era offerto di pubblicarlo, ma Kaczynski replicò che, dal momento che Penthouse era meno "rispettabile" di altre pubblicazioni, si sarebbe "riservato il diritto di piazzare una (ed una soltanto) bomba con l'intenzione di uccidere, dopo la pubblicazione del nostro manoscritto".

Lungo tutto il manoscritto - redatto con una macchina da scrivere - Kaczynski scrisse in maiuscolo diverse parole al fine di evidenziarne il significato. 

Si riferì a se stesso come "noi" o "FC" (Freedom Club), nonostante sembrasse aver agito da solo. 

È stato anche evidenziato che la scrittura di Kaczynski, nonostante alcune parole composte non esistenti, è virtualmente priva di errori di grammatica o di ortografia, a dispetto dell'uso di una macchina da scrivere senza strumenti di correzione di nessun genere.

La Società Industriale ed il Suo Futuro si apre con l'affermazione di Kaczynski che "la rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana." I primi paragrafi del testo sono dedicati all'analisi psicologica di diversi gruppi - principalmente persone di sinistra e scienziati - e alle conseguenze psicologiche per l'individuo nella vita vissuta all'interno del "sistema industrial-tecnologico".

I paragrafi successivi sono dedicati alla futura evoluzione di tale sistema, sostenendo che avrebbe inevitabilmente portato alla fine della libertà umana, con un incitamento alla "rivoluzione contro la tecnologia" e un tentativo d'indicare come ciò dovesse essere compiuto.

Il testo, pubblicato anche in Italia, è molto interessante: Kaczynski, che era destinato a una brillantissima carriera di matematico, e che vantava un quoziente intellettivo molto alto, è un personaggio molto interessante, nonostante sia a tutti gli effetti un criminale, e ancora oggi, nella prigione in cui sconta i suoi ergastoli e dalla quale non è mai uscito, intrattiene corrispondenze con studenti, professori e gente comune, riguardo alle sue idee che espose nel Manifesto. 

La realizzazione della traduzione del libro in italiano è carente e colma di refusi ma comunque riveste una importanza testimoniale rilevante. 


Theodore Kaczynski nel carcere di Florence, in Colorado dove sta scontando i suoi ergastoli 


20/06/20

72 anni fa, nasceva il primo Long Playing della storia della Musica



È un'esperienza che tutti i baby-boomer, cioe' i nati dall'immediato dopoguerra fino alla meta' degli Anni Sessanta, hanno sicuramente provato. 

A ogni trasloco si sono trovati per le mani un pesante pacco di oggetti neri, circolari, del diametro di circa 30 centimetri, obsoleti e ormai inutili. Eppure tutti sono stati ogni volta assai restii a disfarsene. 

Stiamo parlando, ovviamente, dei dischi a 33 giri, i cosiddetti Long-playing, o piu' familiarmente Lp (ellepi') o Album

L'occasione per ricordare queste icone della musica e' il loro anniversario di nascita. 

Esattamente 72 anni fa, il 21 giugno 1948, presso l'Hotel Waldorf Astoria di New York, la Columbia Records presentava il primo esemplare di 33 giri, che in breve avrebbe soppiantato il vecchio e glorioso 78 giri inventato nel 1894. 

Per la prima volta, su un supporto in vinile si potevano incidere brani musicali su entrambe le facciate, con una resa del suono di grande qualita' e una durata superiore, in genere dai 25 ai 30 minuti per ciascun lato. 

Il disco veniva collocato sul piatto dei giradischi e una puntina in diamante o zaffiro "leggeva" i solchi che vi erano stati incisi, trasmettendoli a un'apparecchiatura che li trasformava in suoni. 

Girando, appunto, alla velocita' di 33 giri (per la precisione 33 e un terzo) al minuto

Fu una vera rivoluzione per il mondo della discografia. Completata dal fatto che l'anno successivo, nel 1949, la Rca lancio' il piu' agile 45 giri e negli stessi anni altre grandi aziende americane (come la Wurlitzer e la Seeburg) perfezionarono il mitico Juke-box. 

Finalmente la musica poteva diventare un prodotto culturale a disposizione di tutti, a prezzi non eccessivi, fruibile a casa propria o addirittura all'aperto, in spiaggia, in viaggio (quando poi, alla fine degli Anni Cinquanta, fu commercializzato il mangiadischi). 

La musica usciva dalle segrete stanze dei privilegiati e diventava una forma d'arte diffusa e popolare. 

Poi, dagli Anni Ottanta, e' arrivata l'era dei compact-disc, e successivamente degli Mp3 e dei supporti digitali. I vecchi giradischi sono stati archiviati in cantina, o buttati in discarica. Alcuni sconsiderati si sono liberati dei loro 33 giri, contribuendo ad alimentare le bancarelle dei prodotti vintage. 

Ma tantissimi non hanno ceduto, e mossi da motivazioni esclusivamente sentimentali hanno conservato quei curiosi oggetti in vinile. Magari ripetendo fra se' e se': prima o poi mi ricompro un giradischi e "li metto su". Cosa che non avviene mai. In compenso, questi nostalgici se ne ricorderanno al prossimo trasloco.

28/02/20

Smartphone e ragazzi: Le parole di fuoco di Zadie Smith



Passerò per luddista, ma sapere che prima o poi, attorno ai 13/14 anni (ah, ottimista! nota mia), dovrò dare ai miei figli degli smartphone mi fa imbestialire. 

Ora resisto, ma non c'è via di uscita, sarebbero emarginati dal sistema scolastico e poi universitario. 

Odio questi telefoni, penso siano letali per lo sviluppo dei giovani: ti localizzano, sono progettati per creare dipendenza... come se un'intera società, un governo e un'istituzione privata mi dicessero: "A 14 anni tuo figlio deve assumere eroina, tutti sono dipendenti dall'eroina." 

Lo trovo vergognoso! Ma non ho scelta ed è lesivo della mia libertà.

Zadie Smith, intervista di Luca Mastrantonio, il Corriere della Sera, Sette, 21.02.2020

14/05/19

La Meravigliosa Coppa di Licurgo e i suoi segreti



Il meraviglioso calice che vedete nella foto possiede una intrigante caratteristica: quando è illuminato da una fonte diretta, esso appare di color verde-giada, mentre se la fonte di luce è posta dietro l’oggetto, esso apparirà di colore rosso sangue.

 Si tratta di un calice di vetro, conosciuto come ‘La Coppa di Licurgo’, acquistato nel 1950 dal British Museum, l’enigmatica proprietà del calice ha sconcertato gli scienziati per decenni.

Una prima risposta arrivò solo nel 1990, quando un team di ricercatori inglesi, esaminando alcuni frammenti del calice al microscopio, scoprì che gli artigiani romani furono pionieri nell’utilizzo di nanotecnologie.

 La tecnica consisteva nell’impregnare il vetro con una miscela di particelle di argento e oro, fino a farle raggiungere le dimensioni di 50 nanometri di diametro, meno di un millesimo delle dimensioni di un granello di sale.

 La precisione del lavoro e la miscela esatta dei metalli preziosi suggerisce che gli artigiani Romani sapessero esattamente quello che stavano facendo e che non si tratta di un effetto accidentale.

“Si tratta di un’impresa straordinaria”, spiega Ian Freestone, archeologo presso l’ University College di Londra. La vetusta nanotecnologia funziona in questo modo: quando il calice viene colpito con la luce, gli elettroni delle particelle metalliche vibrano in maniera tale da alterarne il colore, a seconda della posizione dell’osservatore. Ma una ricerca, di cui dà notizia lo Smithsonian Magazine, rivela alcune novità davvero sorprendenti.

Logan Gang Liu, ingegnere presso l’Università dell’Illinois, si è dedicato per anni allo studio del manufatto, fino a capire che questa antica tecnologia romana può avere utilizzi nella medicina, favorendo la diagnosi di alcune malattie e l’individuazione di rischi biologici ai controlli di sicurezza. 

“I romani sapevano come fare e come utilizzare le nanoparticelle per creazioni artistiche”, spiega il ricercatore. “Noi abbiamo cercato di capire se fosse possibile utilizzarla per applicazioni scientifiche”.

 Dal momento che non era possibile utilizzare il prezioso manufatto, il team guidato da Liu ha condotto un esperimento nel quale sono stati creati una serie di recipienti in plastica intrisi di nanoparticelle d’oro e d’argento, realizzando degli equivalenti della Coppa di Licurgo.

Una volta riempito ciascun recipiente con i più diversi materiali, come acqua, olio, zucchero e sale, i ricercatori hanno osservato diversi cambiamenti di colore.

Il prototipo è risultato 100 volte più sensibile dei sensori utilizzati per rilevare i livelli salini in soluzione attualmente in commercio.

Secondo i ricercatori, un giorno questa tecnica potrà essere utilizzata per rilevare agenti patogeni in campioni di saliva o di urina, e per contrastare eventuali terroristi intenzionati a trasportare liquidi pericolosi a bordo degli aerei.

Non è la prima volta che la tecnologia romana sorprende i ricercatori moderni, superando il livello attuale di conoscenza.

Un esempio è dato dallo studio sulla composizione del calcestruzzo romano, rimasto sommerso nelle acque del Mediterraneo per 2 mila anni.

I ricercatori hanno scoperto che la sua composizione è decisamente superiore al calcestruzzo moderno, sia in termini di durata che di ecocompatibilità.

Le conoscenze acquisite dai ricercatori vengono oggi utilizzate per migliorare il cemento che oggi utilizziamo. Non è ironico che gli scienziati si rivolgano alle tecniche utilizzate dai nostri antenati ‘primitivi’ per lo sviluppo di nuove tecnologie?

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it

13/02/18

Cosa succede agli adolescenti risucchiati dagli Smartphone ? Il primo studio scientifico lo spiega.





Cosa sta succedendo alle generazioni di adolescenti, dei nostri adolescenti, i cosiddetti nativi digitali, che vivono ormai perennemente connessi ai loro smartphone ? Se ne parla tanto, ma nessuno lo sa esattamente. Adesso se ne sa un po' di più, perché è arrivato il primo studio molto approfondito - scientifico - sull'argomento e con ampio spettro, con ricerche durate diversi anni. Uscito in America, il libro ha suscitato un amplissimo dibattito, e un'eco profonda. Lo firma Jean M. Twenge e il titolo completo dell'opera è IGen: Why Today's Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy - and Completely Unprepared for Aduthood - and What That Means for the Rest of Us, Simon and Schuster, New York, pagg. 392, Dollari 27. Ne ha scritto Gilberto Corbellini nell'ultimo numero de Il Sole 24 Ore - Domenicale, dell'11 febbraio.
Ecco qualche passaggio saliente. 


Da quando gli smartphone sono diventati onnipresenti, all'inizio di questo decennio, l'interazione faccia a faccia tra i giovani è drasticamente diminuita. 

Non solo, ma gli adolescenti e gli studenti universitari statunitensi oggi fanno tutto "meno": lavorano meno, escono meno di casa, si mettono meno nei guai, bevono meno e consumano meno droghe, sono meno interessati a prendere la patente per l'auto, meno interessati all'indipendenza, hanno meno pregiudizi razziali o di genere, sono meno bullizzati e bullizzano di meno, si accoppiano di meno e fanno meno sesso, sono meno disposti ad ascoltare chi dice cose controverse o che giudicano psicologicamente fastidiose, etc.

E, questo secondo Twenge, perché sono incollati a seguire un flusso interminabile di testi e immagini su degli schermi.  

Il risultato è meno tempo dedicato alla "costruzione di competenze sociali, alla negoziazione di relazioni e alla navigazione delle emozioni".  

In termini di conoscenza pratica e di essere disposti ad affrontare il mondo reale, ci sarebbe un ritardo di tre o quattro anni nella maturità: 18 anni equivalgono a quelli che prima erano 15.

La scarsa socializzazione e l'autoreferenzialità prodotta dall'eccessiva mediazione dei rapporti attraverso gli schermi, sarebbe causa del documentato incremento dei disturbi mentali, in particolare depressione, tra questi giovani. 




09/02/18

Novità mondiale. Il Patrimonio dei Musei Vaticani è ora in 3D, scansionato millimetro per millimetro.


Il patrimonio dei Musei Vaticani in 3D, scansionato millimetro per millimetro

Come avere una fotografia, ma molto piu' raffinata e dettagliata, di tutte le aree del monumentale complesso museale. L'innovativo progetto e' stato presentato a Roma nella sala convegni dei Musei Vaticani. 

Durante l'iniziativa sono stati presentati i rilievi georeferenziati del patrimonio dei Musei Vaticani utili per la catalogazione e gestione dei beni artistici, in grado di unire piu' fonti di dati al fine di una maggiore conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale

Un progetto realizzato dall'azienda umbra Archimede Arte, che ha prima effettuato la digitalizzazione, modellazione 3D di tutte le principali aree espositive dei Musei Vaticani e ha poi avanzato, in sinergia con una articolata equipe interdisciplinare (Dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale dell'Universita' degli Studi di Perugia, Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci" di Perugia, D.B. Cad srl, Relevo srl, Tecla srl), anche una proposta fortemente sperimentale: il "concept" per realizzare una replica multimediale itinerante della Cappella Sistina ("Sistina Experience"), ovvero smontabile e rimontabile liberamente in ogni parte del mondo. 

 A prendere per prima la parola e' stata Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani, che ha sottolineato l'"importante lavoro di rilievo su 170 mila metri quadrati grazie alla competenza di Archimede Arte". 

"Tradizione e innovazione - ha detto - si sposano da sempre qui nei musei del Papa, con l'innovazione che e' stata sempre prerogativa ed e' valida ancora oggi. Ci sono voluti quattro anni per documentare tutto il museo, rilevato fino ad ogni scantinato per avere una mappatura universale di tutto". 

Il minuzioso lavoro di rilievo laser e fotogrammatico eseguito da Archimede Arte - e' stato spiegato - e svolto al Museo Gregoriano Etrusco, al Museo Chiaramonti, al Braccio Nuovo, al Museo Pio Clementino, alle Stanze di Raffaello, alla Cappella Nicolina, alla Torre dei Borgia, alla Pinacoteca, al Cortile della Pigna, alla Scala del Bramante e alla Cappella Sistina, ha portato a rilevamenti ad altissimo livello di dettaglio. 

Portando, cosi', alla creazione della nuvola di punti e alle rappresentazioni 3D che ora vengono utilizzate negli affascinanti tour virtuali a 360 gradi dei Musei Vaticani e in altri progetti che permettono ai fruitori di ammirare i dettagli di affreschi, marmi, decori e molte altre preziose opere, fruendo cosi' del patrimonio artistico in tutto il suo unico splendore. 

24/01/17

24 gennaio del 1984: 33 anni fa entrava in commercio il primo Mac Intosh - la geniale intuizione di Steve Jobs.



E' una foto storica realizzata nell'inverno del 1984. 

Il 24 gennaio di quell'anno - di cui oggi ricorre il 33mo anniversario - entra in commercio il primo computer della serie Mac Intosh della Apple.

Il nome - che diventerà un must nella storia della informatica e più in generale del progresso umano - viene scelto da Jobs da una particolare specie di  mela scoperta nel 1811 dall'agricoltore scozzese-canadese John Mc Intosh nel lontano 1811 nell'Ontario. 

La specie di frutto prese il suo nome, Red Mc Intosh. 

E questo fu il nome dunque scelto da Jobs per la commercializzazione del rivoluzionario modello di computer che in breve tempo entrò nelle case di milioni di persone, aggiornato sempre fino alle più incredibili versioni odierne. 




04/03/14

Human Dystopia - La profezia di Wall-E


                 

La profezia si è già avverata.

Sotto forma di innocuo cartone (meraviglioso, spettacolare), Wall-E, rilasciato nel 2008, la Pixar, in collaborazione con la Disney, ci ha raccontato tutto della nostra distopia, ovvero della nostra utopia umana al contrario. 

Il pianeta è sommerso dai rifiuti, come profetizzato da Wall-E soltanto 6 anni fa. E come profetizzato da Wall-E una grande parte degli uomini di questo pianeta (che il film immaginava già in fuga, a bordo di una moderna Arca, in viaggio nell'Universo alla ricerca di un altro pianeta abitabile), vive ormai con uno schermo incollato agli occhi. 

Non era esattamente il sogno - o l'utopia - che avevamo immaginato.  Ritenevamo che l'uomo, l'essere umano, nel suo cammino evolutivo - che immaginavamo infinito - avrebbe continuato a riempire di sé, cioè di umano, il mondo. 

Qualcuno vagheggiava un ritorno dell'uomo alle origini, alle sue propensioni, alla sua natura. 
Lì, si diceva, c'è il nostro nucleo vero, quello che ci salverà. 

Ma invece la téchne, la tecnica si è impadronita di tutto e anche dei nostri occhi e dunque anche della nostra anima. Se è vero quello che ritenevano i padri, e cioè che tutto quello che passa attraverso gli occhi viene o va direttamente alla nostra anima. 

Saremo davvero come questi pupazzoni ovoidali di Wall-E, incapaci di concepire e concentrarsi su qualcosa che diverga dalla inquadratura, dalla cornice di un supporto ? Per quanto minimo esso sia, anche un paio di occhiali, la nostra visuale si restringe, si sta restringendo, si restringerà sempre di più. 

E ci accorgeremo di un mondo più grande (il nostro ambiente sociale, terrestre e cosmico, dal quale pro-veniamo, dal quale siamo pro-venuti) solo quando un folle automa verrà a sbriciolare l'algido schermo che ci illude di vedere.


Fabrizio Falconi ©



06/10/11

Steve Jobs morto: una riflessione.



La morte di Steve Jobs, geniale creatore dei sistemi Apple, morto prematuramente a 56 anni, sta avendo una eco mondiale fortissima.

E' il giusto riconoscimento ad un grande imprenditore che ha saputo rivoluzionare le abitudini di consumo e di fruizione (di musica, telefonia, informazione, cultura) planetaria, o quanto meno della porzione più evoluta e più ricca del pianeta.

Ciò che però si conferma in queste ore - ma se ne era avuta evidente riprova nei Riots londinesi, per esempio -  è che il culto di Jobs e di Apple nel mondo è diventato una specie di religione pagana.

I seguaci della tecnologia Apple, e della filosofia industriale di Jobs si sentono, a torto o a ragione, facenti parte di una 'scuola' che adora i suoi totem tecnologici, davvero magici, sotto ogni aspetto. Fino a pochi anni o mesi fa tutto ciò che oggi mette a disposizione un semplice apparecchio, leggerissimo ultrapiatto, dal design semplice ed essenziale, era puramente im-pensabile. 


E' la dimostrazione di come la τέχνη,  la tecné, o meglio ancora la  tékhne-loghìa,  la tecnologia goda la più alta considerazione tra le applicazioni umane.

E abbia sopravanzato, in fatto di considerazione o reputazione, anche e di gran lunga il pensiero filosofico (per non parlare di quello teo-logico)

Jobs, però, non era un semplice homo technologicus.  Era anzi, profondamente convinto che alla base di ogni lavoro, e quindi anche del lavoro tecnologico, vi dovessero essere dei riferimenti e solide basi etiche (anche se io non so francamente quanto questi principi fossero sempre coerenti con le politiche aziendali) come si evince dal celebre discorso-lezione ai laureati di Stanford, che ha lasciato segni così profondi nella contemporaneità.

"La morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita. Il vostro tempo è limitato per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro,"  disse quel giorno Jobs. E già l'aver messo al centro della sua lezione la morte fu un atto di grande coraggio e immensa umanità.

Forse, proprio a partire da quella lezione, dovremmo tutti comprendere - proprio oggi che uno dei più grandi talenti creativi ci lascia - che la tecnologia non è mai - e non dovrebbe mai essere - il fine delle nostre vite.  

La tecnologia è strumento. E dietro ogni strumento c'è, o ci dovrebbe essere un pensiero umano.

Ricordiamocelo.

Ricordiamoci di tributare gli stessi onori che stiamo tributando giustamente a Steve Jobs, anche a quegli altri grandi uomini, come Raimon Panikkar, scomparso recentemente, che ci hanno lasciato una eredità di pensiero e di umanità altrettanto grande e importante, seppure non legata ad alcuna innovazione puramente tecnologica.

Fabrizio Falconi.

09/09/08

Indonesia: i cellulari aiutano i fedeli a pregare durante il Ramadam !


Sono molti i motivi seri per cui i musulmani hanno già superato i cattolici nel mondo, e li stanno sopravanzando. La curiosa notizia qui sotto può fornire uno spunto di riflessione in proposito. Ve l'immaginate una cosa del genere in un paese cattolico, che ne so, in Italia ? Che putiferio infernale ne verrebbe fuori ?

I fedeli musulmani che faticano a conciliare i ritmi della vita lavorativa con i doveri religiosi del mese sacro di Ramadan si affidano sempre di più a speciali cellulari che li aiutano a scandire i ritmi delle preghiere quotidiane.

In Indonesia, più grande paese musulmano al mondo, quando i fedeli sono tenuti a digiunare dall'alba al tramonto durante il mese sacro, gli accessori islamici diventano particolarmente ricercati.

Fra questi, c'è un'edizione limitata di un cellulare bianco e verde chiamato Hidayah, guida divina in arabo, che cinque volte al giorno avverte puntualmente il fedele quando è l'ora di inginocchiarsi faccia alla Mecca per pregare emettendo
l'azan, il richiamo tradizionale, e con un suono di tamburo dopo il tramonto segnala la fine del digiuno.

Prima dell'alba, il telefono è programmato anche per svegliare i fedeli con canzoni religiose in tempo per potersi gustare l'ultimo pasto prima dell'inizio del lungo digiuno.

"Quando sono al lavoro, a volte mi è capitato di perdere il senso del tempo e mancare una preghiera perchè il rumore del traffico copriva il richiamo proveniente dalle moschee. Grazie a questo telefono, invece, non c'è rischia di perdersi nulla", ha detto Donny Meirawan, 35enne che lavora in una fabbrica.

Fra i salvaschermo offerti da questo modello di cellulare ci sono delle foto della moschea principale di Jakarta e foto di versetti coranici scanerizzati.

Tra le funzioni, ce ne è una che consente di sapere sempre da che parte occorre girarsi per trovarsi con la faccia alla Mecca, in Arabia Saudita, come prescrive la religione di Maometto.


fonte Reuters - http://it.reuters.com