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16/05/23

Torna nelle sale "Toro Scatenato" (Raging Bull) di Martin Scorsese, uno dei film capitali della storia del cinema


E' uscito di nuovo nelle sale Raging Bull (Toro Scatenato), 43 anni dopo il suo debutto (1980) e questa non può che essere una bellissima notizia.

Detto questo, non penso che andrò a rivederlo, perché credo forse di non conoscere nessun altro film meglio di questo - praticamente a memoria, scena per scena, ed è tutto lucidamente stampato nella mia mente.
Non è solo un capolavoro. E' un film-testamento. Uno dei film più "umani" che io conosca.
Forse perché Scorsese veniva da una crisi esistenziale profondissima (era depresso e pieno di droghe, dopo la fatica improba di New York, New York e il suo relativo insuccesso).
Quando De Niro andò a trovarlo in ospedale, proponendogli di fare insieme il film, tratto dalla autobiografia di Jake La Motta, che lui aveva appena finito di leggere, forse Scorsese non si rese conto che quel film arrivava - in modo karmico - nel punto "necessario" della sua vita.
Così, vi mise dentro tutta la sua vita, l'infanzia, Little Italy, la miseria e il razzismo contro gli italiani di New York, la mafia, il pugilato, l'ignoranza, il familismo, il maschilismo, la solidarietà, il riscatto, l'incapacità di rapportarsi con le donne.
Non come semplici "spiegazioni freudiane" - "Gli esseri umani non si spiegano solo con i concetti freudiani" dice Scorsese a proposito di questo film, nel suo libro "Conversazioni su di me e tutto il resto", orrendamente editato in Italia da Bompiani - ma come di-mostrazione di tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento, tutto quello che aveva fatto di lui l'uomo che era.
Scorsese all'epoca era al massimo della sua maturità umana e d'artista - aveva 38 anni - e questo è film forse più intimo e religioso che abbia fatto. "Una specie di inizio: un'accettazione di tutto," lo definisce lui nel libro. "Dio non è un torturatore, ma vuole che noi abbiamo pietà di noi stessi e smettiamo di tormentarci."
E' il significato più profondo di questo capolavoro, in cui Scorsese è probabilmente anche arrivato al vertice massimo della sua arte del cinema, della regia, del racconto (un vertice comunque toccato in molti punti della sua strabiliante filmografia), con ogni aspetto - recitazione, regia, interpreti, fotografia, musica, comprimari - che raggiunge il livello di perfezione.
Un film che parla ad ogni essere umano, perché racconta di ogni essere umano. Della fatica, della tristezza, dello sconforto, del ritrovarsi, del credere, del cambiare, dell'accettare.
Per questo Raging Bull è un film immortale, che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.

Fabrizio Falconi - 2023


11/03/22

E' vero che Robert De Niro finì in carcere in Italia negli anni '80?

 


Alla domanda del titolo, dovremmo rispondere - per scrupolo dei particolari - che no, Robert de Niro non fu propriamente arrestato all'inizio degli anni '80, mentre si trovava a Roma. Però dovremmo aggiungere che in quella giornata il grande attore americano - in compagnia del collega Keith Carradine - si prese certamente uno spavento e che comunque finì recluso per qualche ora in una caserma dei carabinieri, col sospetto, grottesco di appartenere alle Brigate Rosse, in una vicenda che merita comunque di essere raccontata, e della quale restano le sorprendenti foto che vedete sopra e sotto il post. 

Chi li ha vissuti, ricorda quegli anni: giorni di paura e violenza, in tutto il Paese. Dopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, le Brigate Rosse sono in difficoltà: arresti (anche se il super-latitante Mario Moretti è ancora libero) e dissociazioni ne hanno minato la forza militare, ma organizzazioni armate di estrema destra e di estrema sinistra sono ancora assai attive in diverse città italiane e a Roma, ovviamente. 

È in questa angosciosa atmosfera che De Niro, il quale aveva appena girato con Scorsere «Toro scatenato» atterra in Italia per presentare il suo nuovo film. 

Assieme a lui nella capitale c'è anche il collega e amico Keith Carradine. Ospiti in un albergo a Trinità dei Monti, gli attori americani non vogliono rinunciare ad un po' di svago nella «Roma by night», ignari degli insoliti risvolti che riserverà loro la serata. 

A bordo di un'Alfetta due «paparazzi» attendono i divi all'uscita dell'hotel, pronti a pedinarli. È proprio quel veicolo ad insospettire l'autista del taxi che porta De Niro e Carradine in giro per la città. «C'è un'Alfetta che mi segue, mi sembra sospetta» comunica il tassista ad una pattuglia di carabinieri in Piazza del Popolo. 

Quando il taxi riparte, l'auto dei fotografi viene immediatamente bloccata dai militari. «In quel taxi ci sono due terroristi, volevamo fotografarli!» afferma uno dei reporter. A quel punto i carabinieri ripartono a sirene spiegate verso il tassì. Una volta raggiunto il veicolo, De Niro e Carradine vengono prelevati con la forza e perquisiti spalle al muro. 

Nel frattempo sono giunti di corsa anche i fotografi per poter immortalare quella ghiotta situazione. I militari hanno intenzione di chiarire ogni dettaglio e conducono presso la caserma di via In Selci sia gli attori che i paparazzi. Il bizzarro equivoco avrà fine soltanto dopo un'ora di accertamenti. 

E non si sa bene come sia finita: se poi, gli spavaldi (e incoscienti) paparazzi abbiano pagato per lo scherzo procurato ai due divi o, com'è probabile, l'abbiano fatta franca. 




Fonte: Spazio '70

10/05/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 19. "Toro scatenato" (Raging Bull) di Martin Scorsese (1980)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 19. "Toro scatenato" (Raging Bull) di Martin Scorsese (1980)

Come può una vita intera confluire in un film ?  Sicuramente, per molti versi, Toro scatenato (Raging Bull) realizzato da Martin Scorsese nel 1980 non è soltanto uno dei suoi più grandi capolavori, ma anche il film che - basti leggere il libro-intervista scritto a quattro mani da Scorsese stesso con il giornalista Richard Schickel, Considerazioni su di me e tutto il resto rappresenta la summa delle esperienze vissute da Scorsese all'inizio della sua vita, nella gioventù e nella adolescenza, vissute in quella comunità newyorchese di italo-americani che è lo sfondo e il centro focale di questo magnifico film. 

Toro Scatenato è, come si sa, ispirato dall'autobiografia del pugile italoamericano Jake LaMotta, Raging Bull: My Story, adattata dal grande Paul Schrader, che aveva già sceneggiato per Scorsese Taxi Driver e da Mardik Martin e girato nel meraviglioso bianco e nero di Michael Chapman.

Robert De Niro, nella sua forse più grande interpretazione (che gli valse l'Oscar e innumerevoli altri premi in tutto il mondo) interpreta il ruolo del pugile peso medio, idiota (nel senso dostoevskijano) dal carattere brusco e paranoico, che, cresciuto nel Bronx, si allena tenacemente per raggiungere i vertici della boxe, per poi subire una vera caduta verticale in un degrado ed un cupio dissolvi inesorabile. 

De Niro poi, è più che il semplice interprete di questa storia, visto che fu proprio lui a proporre all'amico Scorsese di realizzare un film dal romanzo autobiografico di La Motta che aveva appena finito di leggere e per il quale voleva assolutamente vestire i panni del protagonista.

E' un film divenuto con gli anni, leggenda.  Anche per le vicende produttive che lo caratterizzarono: dalle esitazioni della United Artists e dei produttori esecutivi spaventati dalla eccessiva violenza, verbale e non, contenuta nel film; ai problemi di salute di Scorsese che non attraversava un buon periodo, sia per problemi d'asma, sia per l'uscita (poco prima dell'inizio delle riprese) dal "tunnel" della dipendenza da cocaina, sia per il fallimento, su ogni fronte (pubblico, critica e spese), del musical New York, New York; dal pazzesco trainer intrapreso da Robert De Niro per girare la seconda parte del film, che comportò, sotto la supervisione del campione di culturismo Franco Columbu, un aumento di peso di circa 30 chili (esempio lampante di un metodo di recitazione estremo, mirato alla riproduzione più  fedele possibile della realtà); all'incredibile montaggio di Thelma Schoonmaker (anche lei premiata con l'Oscar) che rivoluzionò il modo di riprendere le scene pugilistiche, e che fu completato nell'appartamento di Scorsese; all'attenzione maniacale che Scorsese, insieme alla montatrice, dedicarono ad ogni singola inquadratura, motivata dal fatto che il regista era seriamente convinto che dopo il flop di New York New York, questo sarebbe stato il suo ultimo lavoro da regista (quindi una sorta di testamento artistico).  

La trama del film, come dicevamo ispirata alla realtà della società degli immigrati di seconda generazione italo-americani di New York che Scorsese conosceva molto bene, si presenta come una sorta di moderno dramma schakespeariano, in cui la violenza è il linguaggio (la violenza del quartiere, la violenza che a Jake viene richiesta per diventare "qualcuno" e guadagnarsi la celebrità) e in cui la parte del leone è affidata agli intrighi e alle dinamiche familiari, soprattutto quelle tra Jake e il suo fratello-agente intepretato dal geniale Joe Pesci, un rapporto di amore-odio, rivalità, passione, gelosia, paranoia. 

La scalata di Jake verso la gloria sportiva è accompagnata da un progressivo inesorabile allontanamento dalla vita, dalle relazioni umane, e fondamentalmente dalla realtà, con la seconda parte del film che mostra la triste trasformazione di La Motta in una specie di fenomeno da baraccone, alle prese con surreali monologhi comici in locali di quinta categoria. 

Da questo punto di vista quindi il film è anche una variante del più classico dramma faustiano, nel quale vengono sacrificati alla gloria, al successo,  al denaro e ai riconoscimenti, l'autenticità del proprio essere, l'ingenuità del proprio essere e con esso tutto ciò che di autentico esiste nella propria vita.

Appena uscito, il film ricevette pareri contrastanti: alcuni critici ne denunciarono la violenza e la "difficoltà" del personaggio di LaMotta, altri invece ne lodarono il sapiente montaggio e la regia. 

La critica però si accorse subito del valore indiscutibile del film, reazioni che - insieme alle 8 candidature agli Oscar - compensarono almeno parzialmente Scorsese del modesto risultato ai botteghini americani, dominati dai successi stellari di Spielberg e di Lucas degli anni '80. 

A partire dalla fine degli '80 Toro scatenato cominciò ad essere considerato per quel che era: un classico. Nel 1990 il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al ventiquattresimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito addirittura, e giustamente, al quarto posto. 

Un film che si vede e si rivede, ogni volta emozionandosi, empatizzando e piangendo con il povero diavolo Jake, con le sue vicissitudini molto, ma molto umane. 

Fabrizio Falconi

Toro Scatenato
Raging Bull 
di Martin Scorsese
Stati Uniti, 1980
Durata 129 min
Robert De Niro, Joe Pesci, Cathy Moriarty, Frank Vincent, Nicholas Colasanto





17/02/12

Hugo Cabret, prendersi cura dell'altro è il senso dell'esistenza.



Hugo Cabret è il ventiduesimo film di Martin Scorsese.  

Ed è uno strano film.  Ho vinto con ritrosia la necessità di dotarmi dei - per me - fastidiosissimi occhiali per il 3D.  E già mi ero preparato alla evenienza di trovarmi di fronte un film ridondante, come mi sono parsi tutti gli ultimi film di Scorsese - da Gangs of New York in poi.

La qual cosa non mi sarebbe piaciuta. Perché ritengo - avendo visto praticamente tutti i film di questo grande regista - che Scorsese abbia dato il meglio di sé, nella sua carriera, con film nudi, con pochi fronzoli, con i film di grande sostanza - morale - come Toro Scatenato, Taxi Driver, Fuori Orario, Lezioni dal Vero (ep. New York Stories), Fuori Orario. 

Sono contento di essermi sbagliato.  Al di là del 3D e di qualche giustificato effetto fiabesco - grandissimo lavoro, come sempre di Dante Ferretti - funzionale alla storia, Hugo Cabret è un film nudo, semplice, quasi scarno.  Che non ha timore, anzi, di apparire perfino noioso. 

Però, mi sembra, qui Scorsese torna al nocciolo della sua prima e vera ispirazione.

Il bambino che guarda il mondo (ciò che fu il piccolo Martin, bambino asmatico, costretto a guardare la rutilante New York per lunghi anni dalla finestra), il bambino che ha perso l'innocenza, e che deve 'ricreare' il senso del mondo - e del suo mondo - a partire dalla sua interiorità.  La forza del lavoro creativo, la capacità di trovare nell'armonia tra le cose una salvezza. La capacità di prendersi cura dell'altro come unico e vero scopo della nostra esistenza. 

Tutto questo è raccontato da Scorsese con semplicità e incanto attraverso la vicenda di George Méliès e del suo pazzo cinema di cartapesta.  

Complimenti a Mr. Martin: ha fatto un altro centro.

11/01/12

"Considerazioni su di me e tutto il resto": il libro-memoria di Martin Scorsese.



Ho letto in questi giorni Conversazioni su di me e tutto il resto, il volume biografico su Martin Scorsese, appena uscito nell'edizione italiana da Bompiani.

E' un lungo libro-intervista  (purtroppo funestato da una pessima traduzione e ancor peggiore edizione con una esagerata quantità di errori e refusi di stampa)  realizzato dal giornalista e film-maker Richard Schickel, una vera e propria miniera per gli appassionati di cinema.  Che serve a inquadrare e a mettere in luce la complessa personalità di uno dei più grandi autori di cinema di sempre. 

La cosa per me più interessante del libro è stata - a parte la quantità di retroscena creativi e aneddoti di lavorazione, da Mean Streets a Toro Scatenato, da Fuori Orario a Gangs of New York - scoprire come ancora una volta il grande talento artistico - in questo caso quello di un creatore di fiction, di narrativa per immagini - si accompagni ad una consapevolezza profonda di sé, dei propri mezzi e bisogni espressivi, e dei propri limiti. 

Stupisce di Scorsese la fragilità emotiva - propria di molti artisti - ma anche la straordinaria umiltà, che stride con la vanagloria esibita da molti mezzi figuri che popolano la scena internazionale, i quali nelle loro rispettive carriere hanno realizzato un centesimo di ciò che ha prodotto la fertile vena del regista newyorchese. 

Scorsese è addirittura spietato nel valutare alcuni suoi film del passato. Inflessibile nel giudicare New York, New York, considerato da molti un capolavoro, perentorio nel giudicare perfino Toro Scatenato, che non inserisce tra i suoi preferiti, e che pure è ormai universalmente riconosciuto come una pietra miliare del cinema degli ultimi quarant'anni.  

I suoi giudizi, nell'intervista di Schickel (il quale fra l'altro tende lui sì a mettersi al centro dell'attenzione, a prendersi un indebito ruolo da protagonista nel corso dell'intervista) ribadiscono qual è la qualità principale per la crescita artistica: l'umiltà, insieme alla capacità di auto-valutazione. La durezza verso se stessi (la mancanza di auto-indulgenza) è l'unica condizione per continuare a sperimentare, a ricercare - con il rischio di fallire ogni volta - a capire cosa è giusto, cosa è necessario, cosa è vero.

Una grande lezione che è utile ascoltare e meditare e che spiega il senso di una vera ricerca creativa. 



Video in testa: SCORSESE from Sergio Ramirez on Vimeo.