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15/03/23

Leggere "Con gli occhi chiusi" di Federigo Tozzi - Un gioiello della nostra letteratura


Ho riletto Con gli occhi chiusi di Tozzi, che avevo letto molti anni fa.
Federigo Tozzi è morto nell'età aurea dei 37 anni, come Mozart e tanti altri, e la terribile Spagnola, il 21 marzo 1920, se lo portò via prima che gli toccasse di vedere l'avvento del Ventennio Fascista e i disastri della Seconda Guerra.
Nato a Siena e cresciuto tra Siena e Firenze, è a Roma - dove visse nella casa di Via del Gesù - che Tozzi, grazie a Pirandello e a Borgese ricevette considerazione, lavorando al Messaggero della Domenica, e riuscendo a pubblicare due romanzi, Con gli occhi chiusi e Tre croci, nel 1919, l'anno prima di morire (altri 3 romanzi vennero pubblicati postumi).
La morte prematura e la scarsa produzione (anche se i racconti sono più di 120), gli procurarono una notevole sottovalutazione da parte della critica letteraria. Fu scambiato per un semplice realista-verista e solo negli anni '60 si capì la sua grandezza.
Con gli occhi chiusi è un piccolo grande capolavoro, e leggendolo si avverte quanto, rispetto alla maggioranza dei suoi contemporanei, Tozzi fosse avanti:
nella semplice storia dell'amore di Pietro, figlio di un benestante ristoratore senese (proprietario di terreni in campagna) per la contadina Ghìsola, venuta a lavorare per il padre di Pietro, bella, analfabeta, ma desiderosa di emancipazione, Tozzi costruisce una trama puramente psicologica, colma di riferimenti simbolici, disseminati in luoghi densi di storia millenaria: Siena, Piazza del Campo, Firenze, le colline senesi, quelle toscane del Chianti.
Un universo apparentemente quieto, felice, disseminato di ombre. La tara familiare, l'incapacità di Pietro di riconoscere e vivere i suoi sentimenti, il sotterfugio di Ghìsola, la feroce disillusione cui va incontro Pietro, il finale aperto.

Tutto, lungo le centosessanta pagine, ha il tocco felice dell'autenticità, dei dolori della vita interiore, della mancanza e della frustrazione: la natura sontuosa accoglie le inquiete vicende umane, fa da teatro, insieme ai panorami cittadini, delle antiche città, descritte come fossero anch'esse forme viventi, allucinazioni pulsanti, proiezioni di un disagio che non si sa esprimere, e che porta Pietro alla crescita definitiva, alla maturità ormai priva di incantamento. 

Fabrizio Falconi - 2023

16/11/22

Una caccia al tesoro negli archivi scopre l'incredibile storia di un pittore ebreo alla Corte dei Medici, nel '600 !

 


C'era un pittore ebreo alla corte dei Medici nel '600, caso unico nella storia dell'arte: il fiorentino Jona Ostiglio (1620/1630-1695), ricordato come artista abile e versatile, capace di acquisire importanti commissioni dai granduchi e da potenti famiglie fiorentine, stimato tanto da far parte, nel 1680, della prestigiosa Accademia delle Arti e del Disegno restando di fatto unico membro ebreo fino al '900. 

L'inedita 'riscoperta' della storia di Ostiglio, per secoli nascosta tra le pieghe della storia dell'arte, la si deve all'ebraista Piergabriele Mancuso e alla storica dell'arte e funzionaria degli Uffizi Maria Sframeli. 

Dice Mancuso: "Una serie di opere e documenti sconosciuti attestano l'attivita' nella Firenze granducale del pittore ebreo Jona Ostiglio, al quale si fa brevemente riferimento per la prima volta in un articolo del 1907 a firma del rabbino, biblista e orientalista Umberto Cassuto". 

La scoperta e' importante non solo per la storia ebraica, ma anche per la storia dell'arte mondiale. 

Inoltre alcune sue opere mature conservate agli Uffizi, alla villa Medicea di Poggio a Caiano, nella chiesa fiorentina di San Michele in San Salvi e alla Farnesina a Roma da oggi non saranno di Anonimo seicentesco ma porteranno nome e attribuzione di Jona Ostiglio

Jona Ostiglio, Natura morta con pesci e granchi 


"Malgrado i limiti imposti dalla Chiesa e dall'Inquisizione, nel '600 i Medici salvarono la vita e le ricerche di Galileo - spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt - e ora apprendiamo che a un ebreo era permesso esercitare la pittura (attivita' che non rientrava tra quelle permesse ai suoi correligionari), era concesso l'onore di far parte dell'Accademia patrocinata dai granduchi e di ricevere incarichi dalle famiglie nobili piu' in vista. Certamente e' un'acquisizione storica che testimonia l'apertura mentale dei Medici".

Per Ruth Dureghello, presidente della Comunita' Ebraica di Roma, "siamo di fronte a una scoperta eccezionale che documenta, nella sua rarita', quanto la cultura ebraica abbia contribuito nei secoli alla formulazione delle storie che hanno fatto la nostra nazione, anche in quei periodi, come quello illustrato dalla vicenda di Jona Ostiglio, ancora molto distanti dai concetti di integrazione e di dialogo"

08/10/21

Sting compie 70 anni e pubblica: "The Bridge", un ponte metafisico pieno di speranza. "Amo sempre più l'Italia"

 


Intervistato da Luca Valtorta per Robinson di La Repubblica, Gordon Sumner, in arte Sting, leggendario front man del gruppo dei Police e autore contemporaneo tra i più noti, racconta della sua scelta di vita in Italia, dove risiede ormai da molti anni, nella Tenuta Il Palagio, a Figline Valdarno, e di quello che ha messo dentro il suo nuovo album, The Bridge, scritto e inciso durante il lockdown. 

Adesso sono quasi vent'anni che vive anche in Italia: che cosa ha imparato del nostro paese? 

"Amo l'Italia. Ma è perfetta? Ovviamente no (ride, ndr). Ci sono un sacco di cose sbagliate in ogni paese però amo la capacità di apprezzare le cose buone della vita, la capacità di sedersi attorno a una tavola con del buon cibo, il senso della famiglia, queste cose. E la gente ha un atteggiamento veramente gentile nei miei confronti. E poi mi interessa molto la storia: sono ossessionato dalla storia Romana e leggo tutto quello che trovo a riguardo: Cicerone, la transizione tra la repubblica e la dittatura con l'avvento di Giulio Cesare. Mi affascina per i parallelismi con quello che è successo nel Senato americano con la folla e i populisti: esattamente come 2000 anni fa. Il che è spaventoso ma anche molto coinvolgente. Ho sempre saputo dei romani perché la mia città nel nord dell'Inghilterra, Wallsend, era proprio ai margini dell'impero: da lì iniziava il Vallo di Adriano che segnava il confine tra la Britannia occupata e le tribù dei Pitti. E anche in questo caso: l'Impero Romano non era sicuramente un sistema perfetto ma comunque molto, molto interessante".

Dell'Inghilterra di oggi, con la Brexit in atto, cosa pensa? 

"Non mi faccia parlare. Vorrei trovare una sola persona capace di spiegarmi oggi perché la Brexit è una buona idea ma nessuno lo può fare perché è una cosa assolutamente stupida. Gli piaceva così tanto questa idea purista: 'Noi dobbiamo essere soli!'. Non sta andando bene. E questo non mi rende felice. Amo la mia nazione e sono triste nel vederla soffrire".

Come ha passato il periodo del lockdown? 

"Sono molto fortunato perché ho una grande casa, un grande giardino e uno studio dentro la casa, per cui anche se non ho potuto andare in tour ho comunque lavorato: per un anno intero entravo in studio alle dieci e ne uscivo solo per cena. Alcuni giorni non riuscivo a tirar fuori granché ma in altri mi veniva qualche buona idea e alla fine ne è uscito fuori un album di cui sono molto orgoglioso, l'ho chiamato The Bridge. Il titolo è una sorta di metafora per quello che io, ma credo un po' tutti noi, stiamo cercando in questo momento: un ponte verso qualcosa di più sicuro, di più felice, perché siamo in un momento di difficile transizione, pieno di incognite, dalla pandemia al cambiamento climatico, alla dura situazione sociale e politica. È un ponte metafisico in un disco pieno di speranza ma anche di realismo nel cercare di essere comunque ottimista".


Leggi qui l'intervista originale - fonte: Luca Valtorta - Robinson/La Repubblica

03/09/21

Un Luogo Magico: La Cava Abbandonata "Le Tagliate" o "Henraux" in Toscana - LE FOTO

 


C'è un luogo veramente incredibile nel cuore della Garfagnana, nei pressi del Passo del Vestito (1151 metri sul livello del mare), nella zona delle meravigliose Alpi Apuane, nella valle dei Tre Fiumi ai piedi del piccolo paese di Arni nel comune di Stazzema, centro dolorosamente conosciuto per la tragedia che qui ebbe luogo durante l'occupazione nazista. 

Tra i diversi agri marmiferi, si scopre, seminascosta lungo la strada provinciale di Arni, e senza nessuna indicazione che ne dia segnale, la cava abbandonata delle “Tagliate”

Questo giacimento divenne proprietà di Marco Borrini di Seravezza, assieme al francese Jean Baptiste Alexandre Henraux nel 1821. 

I due diedero vita ad una società, con lo scopo di riaprire tutti gli insediamenti marmiferi, che erano stati abbandonati da molto tempo.

Le istituzioni dell'epoca diedero l'accordo e il progetto venne realizzato e con ulteriori lavori vennero riaperte ben 132 cave. 

Merito del pregio del famoso Marmo di Carrara, ricercato in tutto il mondo, da occidente a oriente, fino all'impero russo, visto che lo zar Nicola I ordinò una enorme quantità di marmo per i palazzi e le chiese di San Pietroburgo. 

La grande espansione del mercato del marmo ebbe una improvvisa e drammatica contrazione quando  durante il Secondo conflitto Mondiale l’esercito tedesco delle SS Waffen-Grenadier, occupò la zona, sterminando gran parte della popolazione locale e deturpando in maniera brutale gli stessi siti marmiferi

Da quel momento, sebbene la cosiddetta cava "Le Tagliate" sia tutt’ora di proprietà della società Henraux le attività di estrazione non sono state più riprese, anche se il nome campeggia su una grande scritta arrugginita sulla sommità della roccia:



Per accedere al luogo abbandonato bisogna percorrere una enorme e strettissima feritoia scavata nel marmo. 




Oltrepassata la quale si apre uno spettacolo imponente e straniante: alte pareti verticali di marmo bianco, precipizi e piccoli laghetti creati dall’acqua piovana. 



Ma tutta l'area oggi abbandonata è stata colonizzata da writers decisamente spericolati con i loro graffiti e murale bellissimi realizzati nel tempo sul marmo scavato. 




Pubblico una serie di foto scattate in questo luogo recentemente (agosto 2021). 

Fabrizio Falconi 










19/11/20

La Bellezza incredibile dell'Italia: In tempo di Covid-19 Nasce un Museo Virtuale con le immagini più belle

 


Uno spazio virtuale che racconta e promuove la bellezza del Belpaese attraverso 20 gallerie fotografiche, una per ogni regione: e' 'Dua Foto Italia', un progetto pensato dal giovane programmatore Juljan Kaci nel suo laboratorio senese durante i giorni di isolamento imposti dal primo lockdown nazionale. 

Si chiama Duafoto-Italia questo nuovo spazio espositivo virtuale, interamente dedicato alla fotografia contemporanea, che nasce per raccontare il Bel Paese (clicare sul sito https://www.duafotoitalia.it/). 

Un viaggio nella bellezza che attraverso 20 gallerie, di regione in regione, propone luoghi, persone, tradizioni, stili di vita che hanno reso il “made in Italy” grande nel mondo

Juljan ha iniziato con una galleria dedicata alla citta' di Siena e pubblicata sul suo sito web: non solo monumenti, ma anche paesaggi e frammenti di vita. Poi la decisione di coinvolgere l'intero territorio nazionale. 

Il prodotto finale e' un museo virtuale in continuo allestimento, dove i fotografi, in maniera gratuita, possono pubblicare i loro scatti, aggiornando ogni volta un racconto contemporaneo del rapporto tra uomo e paesaggio. Cliccando su ogni singola fotografia e' possibile avere accesso alla scheda dell'autore e al suo profilo personale. 

Fonte: ANSA

12/01/18

La storia e le storie di Ponte Vecchio in un nuovo libro.



E' stato speciale palcoscenico di concerti, passerella per sfilate d'alta moda, set di capolavori del cinema, tappa del giro d'Italia nel 1979, location di un particolare torneo di golf sull'acqua dell'Arno e tribuna per surreali partite di calcio storico giocate sul fiume ghiacciato (fin dal '400). 

Il Ponte Vecchio, tra le più celebri icone dell'architettura e di Firenze, porta sul dorso quasi 7 secoli anni di vita: a raccontarne gli aneddoti e' Marco Ferri, nellibro 'Storie e leggende del Ponte Vecchio' (pp. 93, AngeloPontecorboli editore, 9,80 euro). 

Progettato come ponte fortificato da Taddeo Gaddi e inaugurato nel 1345, in 700 anni il ponte ha mostrato una tempra incredibile, resistendo a 53 alluvioni, inclusa quella del '66, e a innumerevoli guerre, salvandosi pure, unico ponte fiorentino, dai bombardamenti nazisti. 

Dopo averlo fatto minare, nel 1944, pare che lo stesso Hitler, che sei anni prima vi si era affacciato sopra insieme a Mussolini dai finestroni del sovrastante Corridoio vasariano, all'ultimo minuto volle risparmiarlo. 

Sul ponte nel 2008 si e' esibito Lucio Dalla, per un live dedicato a Benvenuto Cellini; Roberto Cavalli e Stefano Ricci sono solo due degli stilisti che in questi anni lo hanno voluto come teatro dei loro eventi; il grande schermo se lo e' conteso, girandovi pellicole come Amici Miei di Mario Monicelli, Camera con vista di James Ivory, e, in tempi piu' recenti, Hannibal di Ridley Scott e Inferno di Ron Howard.

Il Ponte Vecchio e' stato persino al centro di una bufera diplomatica internazionale, quando, nel 1925, lo scrittore Edward Hutton scrisse per burla una lettera all'Observer con cui fece credere all'intera Inghilterra che il Consiglio comunale fiorentino aveva deciso la distruzione del celebre ponte per far passare il tram elettrico sull'Arno

Marco Ferri, giornalista e storico fiorentino, e' responsabile comunicazione della Fondazione Zeffirelli. Da trent'anni si occupa di cultura e spettacoli: ha scritto per il Giornale della Toscana e collaborato con varie testate, tra le quali National Geographic. Tra il 2012 e il 2016 ha curato la comunicazione della Galleria degli Uffizi. 

22/09/17

In vendita online i meravigliosi borghi italiani dimenticati, si parte da 200mila euro.



Borgo dei Vegnuti, Fivizzano, Massa Carrara


Dopo l'approvazione all'unanimita' da parte della Camera, la legge salva-borghi e' ora in Senato. In attesa di scoprire se il finanziamento da 100 milioni di euro per salvare i piccoli gioielli italiani dallo spopolamento sara' effettivamente erogato, sul web sono decine gli interi paesini in vendita. 

Dall'Umbria alla Toscana, fino ad arrivare alla Campania, tutto il territorio italiano e' costellato di piccoli agglomerati di case, spesso di origine medievale: alcuni di questi sono stati trasformati in resort o agriturismi, altri versano in condizioni di abbandono

La varieta' di quelli in vendita, spiegano dal portale Immobiliare.it, e' molto vasta e lo dimostrano i prezzi, che vanno da un minimo di circa 200mila euro a un massimo di quasi 6 milioni. Senza pero' considerare che in alcuni casi il costo rimane un mistero e viene rivelato solo a chi realmente interessato

 Partendo dal piu' economico, si tratta di un piccolo borgo nei pressi di Rocca d'Evandro, in provincia di Caserta: per 230mila euro e' possibile acquistare un complesso di cinque appartamenti, alcuni dei quali abitati, dotato anche di stalle e cantine e di un terreno da 20mila metri quadrati

Serve circa il doppio per comprare un borgo umbro in provincia di Terni, nei pressi di Monteleone d'Orvieto. Come si legge nell'annuncio, l'origine di questo agglomerato a poca distanza dal castello di Fabbro risale all'epoca quattrocentesca, mentre la chiesetta al suo interno e' stata edificata nel '700. 

Gli oltre 50 vani sono distribuiti all'interno di spesse mura in pietra e la proprieta' vanta anche una grotta molto ampia, bellissimi soffitti a cassettoni, una sala biliardo e cinque ettari di terreno. Per un prezzo poco al di sotto dei 2 milioni di euro si trovano in vendita tre borghi toscani distribuiti tra la provincia di Firenze e quella di Siena

Nel comune di San Gimignano per 1,8 milioni e' in vendita un borgo composto da tre strutture gia' attrezzate per la ricezione turistica; a San Casciano Val di Pesa, nelle colline fiorentine, e' in vendita per poco piu' di 1,9 milioni un agglomerato di varie unita' da ristrutturare risalenti al 1200. 

È invece della fine dell'800 la villa padronale del borgo in zona Fiesole, in provincia di Firenze: per acquistare l'intero borgo servono quasi 2 milioni di euro. 

A Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, e' in vendita Borgo dei Vegnuti per circa 3 milioni di euro: si tratta di un centro medievale costruito in pietra e adibito a struttura ricettiva. Si arriva a superare la cifra di 5 milioni per un borgo nella campagna di Pescaglia, in provincia di Lucca, dove si contano due palazzine gotiche, una villa del '500, una cappella privata, una vasca e una sorgente di acqua oligominerale e povera di sodio, come si legge nell'annuncio

Rimane un mistero il costo del borgo in vendita nei pressi di Cinigiano, in provincia di Grosseto: un progetto di ristrutturazione in corso ha unito sapientemente elementi di modernita' all'inconfondibile stile toscano. Qui i piu' fortunati possono comprare l'intero complesso, ma e' possibile anche pensare all'acquisto di singole abitazioni.


24/10/15

Ecco l'enigmatico e controverso Balthus (alle Scuderie del Quirinale e a Villa Medici).





fonte Nicoletta Castagni per ANSA

Enigmatico e controverso, ma soprattutto uno dei pittori figurativi piu' importanti del '900, formatosi alla lezione dei maestri italiani del XIV e XV secolo: e' questo il Balthus, lontano dallo scandalo e dalla provocazione, celebrato a Roma in una grande mostra allestita da domani al 31 gennaio nelle due sedi delle Scuderie del Quirinale e di Villa Medici, di cui l'artista fu direttore dal 1961 al 1976. 

Esposte oltre 200 opere tra dipinti e disegni, provenienti dalle maggiori collezioni internazionali, presentate in un percorso unitario, che prevede, nella sede dell'Accademia di Francia, anche la visita agli appartamenti in cui visse e ai restauri da lui curati. "E' come se nell'aria fosse rimasta impressa la sua firma invisibile", dice la moglie Setsuko Klossowska de Rola ricordando gli anni romani e l'impegno di Balthus per riportare a splendore la magnifica residenza sul Pincio. 

"Era un'epoca meravigliosa", prosegue, ancora bellissima e rigorosamente in kimono, protagonista con il marito della vita culturale e artistica della capitale negli anni '60, condivisa con amici quali Visconti, Fellini, Moravia. "C'era una grande vivacita', Balthus era molto felice di farne parte". 

E del resto Balthasar Klossowski de Rola, nato e cresciuto nel cuore dell'elite europea (la madre, dopo un burrascoso matrimonio con il celebre storico dell'arte Erich Klossowski, si unisce al poeta austriaco Rainer Maria Rilke), ha sempre avuto con l'Italia un rapporto privilegiato. 

A 17 anni, aggiunge Setsuko, Balthus gira la Toscana in bicicletta, alla scoperta dell'arte quattrocentesca, da Masaccio a Piero della Francesca, per un'esercizio di copia che restera' fondamentale nella sua opera. Assimilata nel profondo, la pittura classica e' la lezione che sottende l'intera produzione di Balthus, come testimoniano i dipinti allestiti alle Scuderie fin dalla prima sala, occupata dalle copie di alcune scene della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, che ispirano tele come 'La rue', nelle versioni del 1929 e del '33. 

Una sorta di manifesto estetico, in cui la composizione prospettica si collega in modo evidente alla tradizione, contro i dettami del movimento surrealista e delle avanguardie all'epoca imperanti. E inoltre la scena inizia a popolarsi di quei temi scandalosi di fanciulle concupite e bambini morbosi, destinati a suscitare infinite polemiche. 

Nella selezione romana, soprattutto per le Scuderie, la curatrice Cecile Debray ha volutamente sorvolato sulla produzione piu' scabrosa (di 'Lezioni di chitarra' c'e' solo un disegno preparatorio, nel contesto del rapporto con Artaud e il Teatro della Crudelta') puntando invece a documentare gli influssi artistici e letterari. Ecco l'infanzia sospesa tra innocenza, sogno ed elementi di sensualita', scaturiti dalla lettura di Carrol. 

E non manca la serie dei disegni ispirati a 'Cime tempestose' della Bronte, dove i protagonisti hanno le sembianze di Balthus e della prima moglie, un legame cosi' drammatico e spietato, che porto' l'artista a tentare il suicidio. E come la donna e' al centro del celeberrimo 'La toeletta di Cathy', cosi' Satsuko e' raffigurata nelle grandi tele dipinte a Villa Medici come 'La camera turca', circondata dai disegni, dagli scatti, e dagli ultimi incompiuti.

14/03/15

Il grande Piero della Francesca sbarca in America .



Cecilia Frosinini, direttore del Settore Restauro dipinti murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, terrà una conferenza su Piero della Francesca il prossimo 16 di marzo presso l’Ambasciata italiana a Washington D.C. 

Il tema della conferenza è la distinzione, al fine di una fondamentale e completa comprensione dell’arte di Piero, fra il significato di “disegno come progetto” e “disegno come espressione grafica” nella sua pratica pittorica. Le due parole (in inglese “design” e “drawing”) sono spesso usate come sinonimi e, soprattutto in italiano, il più delle volte riassunti nel concetto unico di “disegno”. 

Eppure, i significati dei due termini sono differenti e questa distinzione concettuale era perfettamente nota a Piero e ai suoi contemporanei. 

Nell’opera di Piero si è spesso sottolineato come il disegno potesse essere una riproduzione meccanica, testimoniato anche dall'ampio uso di spolvero nei suoi dipinti murali, anche se nessuno dei suoi cartoni è sopravvissuto fino al nostro tempo. Ricerche più recenti condotte dall'Opificio delle Pietre Dure hanno fornito evidenze per una più approfondita fase di pianificazione della tecnica artistica di Piero della Francesca. 

Una progettazione così meticolosa delle sue composizioni, al punto di renderlo quasi ossessivo nell'uso dei cartoni, accuratamente progettati e anche riutilizzati, anche attraverso scalature geometriche. 

Piero non utilizzava quindi i cartoni per economizzare il tempo di realizzazione delle sue opere, ma come mezzo di controllo dello spazio pittorico e per l'inserimento degli elementi figurativi in esso. La conferenza di Washington illustrerà molti esempi dei risultati di questa ricerca, dalle pitture murali alle opere su tavola. 

I dati sono stati raccolti con l’ausilio di attrezzature scientifiche avanzate e sono, altresì, contestualizzati in una cornice storico-artistica più ampia e circostanziata. 

A New York, il 18 di marzo, presso l’Istituto Italiano di Cultura, l’assessore alla Cultura del Comune di Sansepolcro, Chiara Andreini, e in collaborazione con Toscana Promozione, assieme a Cecilia Frosinini presenteranno ancora il progetto del restauro della Resurrezione di Piero della Francesca. 

L’operazione newyorchese nasce nell’ambito delle attività di promozione della Regione Toscana, che ha trovato nel restauro in essere della Resurrezione di Piero un evento di sicuro rilievo per il lancio, anche su piano internazionale del progetto: “Una Toscana sempre nuova da scoprire nell’anno dell’Expo”. 

Di questo progetto, il restauro della Resurrezione, è parte sostanziale. L’appuntamento di New York vede anche la volontà, da parte del Comune di Sansepolcro, del suo Museo Civico e delle Istituzioni regionali, di promuovere oltreoceano l’esperienza più vera e profonda che si può vivere a Sansepolcro sulle tracce di Piero. 

La città dove Piero della Francesca è nato, ha vissuto, e dove ha concluso la sua vita è, ancora oggi, un gioiello fra i borghi della Toscana più bella e antica, qui si respira quell’atmosfera che fu parte sostanziale della vita di Piero della Francesca. 

Proprio qui si possono calpestare ancora le strade che Piero stesso ha percorso e penetrare quell’aria di cultura e d’arte che resero grande fra i grandi il borghigiano d’eccellenza, pittore e matematico fra i più importanti della sua epoca e di tutta la storia. 

Sansepolcro è una cittadina viva e attiva, i suoi palazzi offrono una visione di architetture, dal passato al presente, che ben compenetrano la storia e la contemporaneità. E’ un luogo dove il turista, attento e raffinato, può trovare la bellezza, la cultura e il piacere di vivere un’esperienza unica che resta nel tempo. 

Il Museo Civico di Sansepolcro, da sempre meta turistica del viaggiatore colto offre tesori di inestimabile valore, dalla Resurrezione di Piero, oggi in restauro, ma straordinariamente visibile anche in questo periodo, al Polittico della Madonna della Misericordia, al San Giuliano. Piero della Francesca è qui. 

E qui si incontrano anche le opere di Andrea della Robbia, del Pontormo, di Santi di Tito, di Raffaelino del Colle, e di molti altri artisti del passato che hanno lavorato nel segno di Piero e contribuito alla cultura e alla bellezza della Val Tiberina. 

Il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca si presenta a Washington e New York 

Comune di Sansepolcro Museo Civico Opificio delle Pietre Dure di Firenze Washington DC, 16 marzo 2015, Ambasciata d’Italia New York, 18 marzo 2015, Istituto Italiano di Cultura.

15/02/14

Michelangelo e il Monte dell'Altissimo .




Il 18 febbraio 1564, all’età di 88 anni, Michelangelo Buonarroti muore nella sua casa romana. 

A 450 anni dalla sua morte si ricorda uno degli episodi più importanti e tormentati della sua vita: il sogno mai realizzato di cavare e rifornirsi gratuitamente dello statuario del Monte dell’Altissimo, nel territorio lucchese, in Alta Toscana. 

Dopo aver ottenuto l’incarico per la realizzazione della facciata della Chiesa Fiorentina di San Lorenzo, obbedendo alla volontà di Leone X (Giovanni dei Medici), Michelangelo, nel 1518 inizia a costruire la strada che sarebbe servita per raggiungere i bacini marmiferi dell’Altissimo. 


Seguendo un’intuizione pari alla sua capacità di svelare le figure celate nei blocchi di marmo, il Buonarroti percepisce le potenzialità e la qualità del marmo racchiuso nelle cave dell’Altissimo, uno statuario ancora più bello e prezioso di quello carrarino: di grana unita, omogenea, cristallina, e ricorda lo zucchero. Michelangelo qui desidera cavare e far cavare ogni et qualunque quantità di marmi o di qualunque altra miniera in decte montagne dello Altissimo, et loro vicine circustanze

Il Monte, un bacino marmifero di enorme ampiezza era ripieno di marmi in tutte le parti che ve n’è da cavare fino al giorno del Giudizio.

Nel dare il via alla sua impresa più ambiziosa, e consapevole del grande tesoro custodito dalla montagna, Michelangelo aveva chiesto e ottenuto, non senza penare, dall’Opera di Santa Maria del Fiore e dai Consoli dell’Arte del Lana di potersi rifornire gratuitamente e per tutto il resto della sua vita di marmi dell’Altissimo, una volta che fosse riuscito a mettere in esercizio quelle cave. 


Malauguratamente un “breve” di papa Leone X del 20 di febbraio 1520 sollevava Michelangelo dall’incarico della costruzione della strada

Per l’artista, giunto alla soglia dei quarantacinque anni e attento imprenditore di se stesso, ciò fu motivo di grande delusione. Ricordava il Vasari nella “Vita” che a Michelangelo …convenne fare una strada di parecchi miglia fra le montagne

Ma il sogno di Michelangelo, da lui mai realizzato, prese forma. 

Nei quasi cinquecento anni che separano l’inizio della costruzione della strada dell’Altissimo il bacino marmifero di Seravezza ha donato un capitolo sostanzioso alla storia, all’arte e all’architettura mondiali. 

 Le cave dell’Altissimo vengono raggiunte dalla strada che si completò per volere di Cosimo I dei Medici nel 1567, che riusciva, laddove aveva fallito il divino Michelangelo, a dare il via all’estrazione di quei marmi bianchi che “…producono colonne alte più di 50 cubiti”. 

Di quel marmo, che il Buonarroti sognava già per la facciata di San Lorenzo in Firenze, venne calato alla marina nel 1569 il primo blocco fra l’esultanza del popolo seravezzino che vedeva, nel discendere del carro a valle, l’inizio di un’attività economica rilevante per la comunità. 

Fu il Giambologna a realizzare la prima figoura di marmi bianco ocire fuora di quel monto del Haltissimo la “Fiorenza”, o Vittoria, oggi al Bargello. 

Al disegno di Michelangelo e di Cosimo I seguì quello di Francesco I dei Medici. Le cave di Seravezza rappresentavano un vero patrimonio. 

Nel sunto storico della cava si intersecano anche periodi di abbandono, ma una nuova vita ha inizio con l'arrivo nelle Apuane del Signor Jean Baptiste Alexandre Henraux nel 1820. Il Signor Henraux è Soprintendente Regio alla scelta e acquisto dei marmi bianchi e statuari di Carrara per i monumenti pubblici nella Francia di Napoleone

E il Signor Henraux che visita le cave di Michelangelo stringe la storia degli ultimi duecento anni del Monte dell’Altissimo al suo stesso nome, e da attento imprenditore quale è dona nuova vita al bacino marmifero seravezzino. 

Sono numerose e importanti le opere portate a compimento con i marmi dell’Altissimo, dall’epoca di Cosimo e di Francesco dei Medici le pagine di storia dell’arte e dell’architettura si arricchiscono considerevolmente con i materiali estratti dalle cave. 

Ma dal 1821 Monsieur Henraux traccia la via a commesse di notevole prestigio, come quella del 1845 per lo Zar di Russia che ordinava grandi quantità di marmo per la costruzione della Cattedrale di Sant’Isacco a Pietroburgo. Anche Auguste Rodin fu ospite di Henraux a Querceta. 

L’Altissimo è un importante comprimario di quel genio dell’uomo che costruisce bellezza. Da qui iniziano storie di opere e capolavori dell’arte concepiti da artisti, per citarne alcuni in epoca moderna o contemporanea, quali Henry Moore, Hans Jean Arp, Joan Mirò, Antoine Poncet, Jacques Lipchitz, Rosalda Giraldi, lsamu Noguchi. 

E ancora le cave dell'Altissimo, come profetizzato da Michelangelo, continuano a fornire materiale per la realizzazione di grandi opere in tutto il mondo: da qui sono stati realizzati numerosi progetti quali il pavimento policromo della Basilica di San Pietro, o la ricostruzione della chiesa Abbaziale di Montecassino come, più recentemente la Grand Mosque per lo Sceicco Zayed Bin Sultan al Nayhan II ad Abu Dhabi, il Campus Exxon Mobile a Houston (detto anche Delta project), e negli Stati Uniti il Devon Energy World Center, One Market Plaza a San Francisco e molti altri.

Ancora oggi le cave sono proprietà della Henraux Spa e della Fondazione Henraux ad esso collegata.