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13/12/22

Luoghi misteriosi: Il "Cavallo" che appare nel deserto di Blythe, in California


 

Man mano che il fiume Colorado si snoda attraverso il deserto californiano, alcune figure gigantesche si mostrano sulle alte rupi che ne costeggiano le rive. 

A circa 29 chilometri dal luogo si trova Blythe, una cittadina dell'entroterra di Los Angeles.

Incise nella pietra vi sono le effigi di un uomo lungo 29 metri, un cerchio delle danze di 43 metri di diametro e un animale lungo 11 metri. 

Quest'ultimo assomiglia a un cavallo, ma il cavallo americano indigeno si estinse 10.000 anni fa e il suo successore fu introdotto dagli Spagnoli dopo il 1540. 

Furono gli indiani locali a tracciare le figure? E in tal caso cosa rappresentavano? 






16/08/22

L'amore di Sammy Davis Jr. con la svedese May Britt: un matrimonio che mandò in crisi l'America razzista

 



May Britt è un'attrice svedese che raggiunse la massima popolarità sul finire degli anni '50 interpretando al cinema "I giovani leoni" (The Young Lions) di Edward Dmytryk (1958) dove recitava da protagonista al fianco di mostri sacri come Marlon Brando, Montgomery Clift e Maximilian Schell.

Britt era stata scoperta da adolescente dal produttore Carlo Ponti (futuro marito di Sofia Loren) e dallo scrittore e regista Mario Soldati, nel 1951. 

I due si trovavano in Svezia per scegliere una giovane bionda per il ruolo di protagonista in Jolanda, la figlia del Corsaro Nero, che Mario Soldati avrebbe diretto l'anno seguente. 

Si recarono nello studio dove lei lavorava come assistente di un fotografo di Stoccolma, per visionare album e di modelle. Dopo averla incontrata, le proposero la parte. 

May Britt, come fu ribattezzata professionalmente (il nome completo era May Britt Wilkens), si trasferì a Roma. Come previsto, fece il suo debutto al cinema come attrice protagonista nel film di Soldati, e in seguito lavorò in una decina di produzioni a Cinecittà, partecipando anche al film epico Guerra e pace del 1956. 

Alla fine degli anni Cinquanta, la Britt si trasferì a Hollywood dopo aver firmato con la 20th Century Fox. 

Recitò in alcuni film, tra cui I giovani leoni (1958), I cacciatori (1958) con Robert Mitchum e Robert Wagner e Murder, Inc. (1960) con Peter Falk, oltre a un remake molto criticato de L'angelo azzurro (1959) nel leggendario ruolo creato da Marlene Dietrich nel 1930.

Britt aveva nel frattempo sposato Edwin Gregson, uno studente universitario, nel 1958. 

L'anno seguente, chiese il divorzio.

Nel 1959 incontrò Sammy Davis Jr., allora popolarissimo. I due iniziano a frequentarsi e, dopo un breve fidanzamento, si sposarono il 13 novembre 1960. 

Il loro matrimonio suscitò una vasta eco e molte polemiche nell'America puritana e razzista di allora.  Basti pensare che all'epoca il matrimonio interrazziale era vietato per legge in 31 Stati americani e solo nel 1967 queste leggi (ormai ridotte a 17 Stati) furono dichiarate incostituzionali dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Circola perfino la leggenda che John F. Kennedy e Robert F. Kennedy chiesero a a Frank Sinatra di intercedere con Davis per rimandare il matrimonio con May fino a dopo le elezioni presidenziali del 1960.

Prima delle nozze, Britt si convertì all'ebraismo. La coppia fu infatti sposata dal rabbino riformista William M. Kramer.

Harry Belafonte, che all'epoca era sposato con una donna bianca, fu invitato a esibirsi durante la festa di matrimonio. 

Una volta sposata, Britt lasciò il cinema. Lei e Davis ebbero una figlia, Tracey (nata il 5 luglio 1961 - morta il 2 novembre 2020), e adottarono due figli: Mark Sidney Davis (nato nel 1960, adottato il 4 giugno 1963) e Jeff (nato nel 1963). 

Fu un grande amore anche se i due divorziarono nel 1968 dopo che Davis ebbe una relazione con la ballerina Lola Falana. 

Dopo il divorzio, Britt riprese a lavorare con sporadiche apparizioni televisive, l'ultima nel 1988. 

Da allora si è ritirata e si dedica principalmente alla pittura. Attualmente risiede in California. Il suo terzo marito, Lennart Ringquist, è morto nel 2017.

Fabrizio Falconi - 2022 




07/01/22

Quando Salinger cercava l'illuminazione mistica e intanto la moglie meditava di uccidere la figlia e suicidarsi

 


Ci sono molti aspetti poco conosciuti della vita di J.D. Salinger, considerato uno degli scrittori più importanti del Novecento americano, anche a causa della vita completamente appartata che lo scrittore condusse per diversi decenni, lontano da qualsiasi forma di pubblicità, fino a diventare un vero e proprio fantasma

Ciò nonostante, molti studi sono stati compiuti negli ultimi anni per mettere in luce gli aspetti più segreti della vita di Salinger, e le influenze sui temi e sulla forma della sua scrittura. 

Così, in particolare, gli anni del rapporto con la sua seconda moglie (furono tre in tutto, compresa Colleen O' Neill, sposata nel 1988, a 78 anni)

Nel febbraio 1955, all'età di 36 anni, Salinger sposò Claire Douglas (nata nel 1933), una studentessa di Radcliffe che era la figlia del critico d'arte Robert Langton Douglas. I due ebbero 2 figli, Margaret (nota anche come Peggy - nata il 10 dicembre 1955) e Matthew (nato il 13 febbraio 1960). 

Margaret Salinger ha scritto nel suo libro di memorie Dream Catcher che crede che i suoi genitori non si sarebbero sposati, né sarebbe nata, se suo padre non avesse letto gli insegnamenti di Lahiri Mahasaya, un guru seguace di Paramahansa Yogananda, che pronosticò la possibilità dell'illuminazione per coloro che avrebbero seguito il percorso del "capofamiglia" (cioè una persona sposata con figli). 

Dopo il loro matrimonio, Salinger e Claire furono iniziati al sentiero del Kriya yoga in un piccolo tempio indù di fronte a un negozio a Washington, DC , durante l'estate del 1955.

Ricevettero un mantra e un esercizio di respirazione da praticare per dieci minuti due volte. un giorno.  Salinger in questo periodo fece pressioni su Claire perché abbandonasse l'università e vivesse con lui, a soli quattro mesi dalla laurea, cosa che lei fece. 

A causa della loro posizione isolata nella Cornovaglia - dove andarono a vivere - e delle inclinazioni di Salinger, condussero una vita molto isolata, assai pesante per la giovane madre.

Claire era anche frustrata dalle credenze religiose in continua evoluzione di Salinger

Sebbene si fosse impegnata nel Kriya yoga, Claire assisteva ai repentini cambiamenti di Salinger che lasciò l'insegnamento per lavorare su una storia "per diverse settimane, che poi avrebbe distrutto per seguire il nuovo 'ismo' che dovevamo seguire", scrive nelle sue memorie. 

Dopo aver abbandonato il Kriya yoga, Salinger tentò anche con Dianetics (il precursore di Scientology), incontrando persino il suo fondatore L. Ron Hubbard, ma secondo il racconto di Claire ne fu subito disincantato. 

A questo seguì l'adesione a una serie di sistemi di credenze spirituali, medici e nutrizionali, tra cui la Scienza Cristiana , Edgar Cayce , l' omeopatia , l' agopuntura e la macrobiotica . 

La vita familiare di Salinger peggiorò dopo la nascita del suo primo figlio; secondo il libro di Margaret, Claire sentiva che sua figlia l'aveva sostituita negli affetti di Salinger. La neonata Margaret era ammalata per la maggior parte del tempo, ma Salinger, avendo abbracciato la Christian Science, si rifiutò di portarla da un medico. 

Secondo Margaret, sua madre le ammise anni dopo che era andata "oltre il limite" nell'inverno del 1957 e aveva fatto piani per ucciderla e poi suicidarsi.

Claire aveva presumibilmente intenzione di farlo durante un viaggio a New York City con Salinger, ma invece si limitò a prendere con sé Margaret dall'hotel e scappare. Dopo alcuni mesi, Salinger la convinse a tornare in Cornovaglia. 

I Salinger divorziarono nel 1967, con Claire che ottenne la custodia dei bambini. Salinger rimase vicino alla sua famiglia, costruendo una nuova casa per sé dall'altra parte della strada, in cui si recò frequentemente per vedere i figli. 

04/12/21

Perché meravigliarsi che 3 milioni di italiani dichiarino di non credere all'esistenza del Covid? Ecco in cosa dichiarano di credere gli americani




In molti, in queste ore, hanno espresso sorpresa o scandalo per la notizia che, secondo un recente sondaggio, circa 3 milioni di italiani dichiarino di non credere all'esistenza del Covid. 

Un dato che rappresenta circa il 5% degli italiani e che però non dovrebbe più di tanto apparire incredibile, soprattutto se si paragona la nostra realtà con quella degli Stati Uniti, un altro paese dove il numero di coloro che non si sono vaccinati perché non credono nell'esistenza della malattia e credono invece a qualche tipo di complotto è molto alto. 

In generale poi, gli americani risultano molto molto più "creduloni" di noi, rispetto a questioni scientifiche molto serie. 

In un recente sondaggio su scala nazionale, effettuato nel 2018 infatti, è risultato che addirittura il numero di americani che credono nei miracoli è più alto di quelli che credono nelle teorie evoluzionistiche di Darwin.

Più in generale, la gran parte degli americani credono in Dio, negli angeli e nei miracoli mentre solo il 47 per cento crede nella teoria darwiniana dell'evoluzione, rivela il sondaggio realizzato dall'istituto della Harris Poll. 

L'80 per cento degli intervistati ha detto di credere in Dio mentre il 75 per cento crede nei miracoli e il 73 per cento nel paradiso. 

A credere negli angeli sono il 71 per cento degli americani, mentre al diavolo crede solo il 59 per cento. 

Leggermente piu' numerosi (sono il 62 per cento) coloro che credono nell'inferno. 

Una percentuale inferiore presta fede alla teoria evolutiva di Darwin (il 47 per cento). 

Il 44 per cento crede ai fantasmi, il 36 per cento alla esistenza degli Ufo, e addirittura 31 per cento alle streghe (!). 

Il sondaggio esamina anche le differenze tra Cattolici e Protestanti: i primi sono piu' propensi a credere a Darwin (52 contro 32 per cento), ai fantasmi (57 contro 41 per cento) e agli Ufo (43 contro 31 per cento).

Dunque... è proprio il caso di dire: nulla di cui meravigliarsi ! 

23/11/21

58 anni dall'assassinio e dai funerali di John Fitzgerald Kennedy - Qual era la poesia "macabra" che amava e che era la sua preferita?



Ricorre in questi giorni la vicenda della morte di uno dei presidenti americani più amati, John Fitzgerald Kennedy, la cui vita fu stroncata dall'assassinio di Dallas, il 22 novembre 1963. 

Due giorni dopo, si tennero i funerali: una Messa da Requiem fu celebrata nella Cattedrale di San Matteo Apostolo il 25 novembre 1963 a Washington D.C. 

Successivamente, Kennedy fu sepolto in un piccolo appezzamento, 20 per 30 piedi, nel Cimitero Nazionale di Arlington.

In un periodo di tre anni (1964-1966),  una cifra incredibile, circa 16 milioni di persone, hanno visitato la sua tomba

Il 14 marzo 1967, i resti di Kennedy furono dissotterrati e trasferiti a pochi metri di distanza in un luogo di sepoltura permanente e in un memoriale. 

Fu da questo memoriale che furono modellate le tombe di Robert e Ted Kennedy. La guardia d'onore alla tomba di Kennedy era la 37a classe cadetta dell'esercito irlandese . Kennedy era rimasto molto impressionato dai cadetti irlandesi durante la sua ultima visita ufficiale in Irlanda, tanto che Jacqueline Kennedy chiese all'esercito irlandese di essere la guardia d'onore al funerale di suo marito

Jacqueline e i loro due figli minorenni deceduti furono successivamente sepolti nella stessa trama. Il fratello di Kennedy, Robert, è stato sepolto nelle vicinanze nel giugno 1968. 

Nell'agosto 2009, anche Ted è stato sepolto vicino ai suoi due fratelli. 

La tomba di John F. Kennedy è illuminata da una " Fiamma Eterna ". Kennedy e William Howard Taft sono gli unici due presidenti degli Stati Uniti sepolti ad Arlington. 

Secondo la Biblioteca JFK , "I Have a Rendezvous with Death" ("Ho un appuntamento con la morte"), di Alan Seeger (poeta americano nato nel 1888 e morto nel 1916) "era una delle poesie preferite di John F. Kennedy e spesso chiedeva a sua moglie di recitarla".

Ecco il testo della poesia:

Ho un appuntamento con la Morte
Su qualche contesa barricata
Quando la Primavera torna
Con la Sua tremula ombra
E i fiori di melo riempiono l'aria
Ho un appuntamento con la Morte
Quando la primavera riporta
giorni azzurri e chiari.
Forse prenderà la mia mano
E mi condurrà nella sua scura terrà
E chiuderà i miei occhi e fermerà il mio respiro
O forse passerò oltre ancora.
Ho un appuntamento con la Morte
Su qualche pendio sconvolto o quota battuta,
Quando la primavera ritorna ancora quest'anno
E il primo fiore di campo compare,
Iddio sa se stanno meglio nel profondo,
Fasciati di seta e profumati
Là dove l'Amore vibra nel sonno dorato,
Stelo accanto a stelo, respiro con respiro,
La dove prementi risvegli sono cari
Ma ho un appuntamento con la Morte
A mezzanotte in qualche città in fiamme,
Quando la primavera va verso nord ancora quest'anno
E per quanto vera sia la mia parola
Non mancherò a quell'appuntamento.



(L'autore, il poeta Alan Seeger morì a soli 28 anni durante la Prima Guerra Mondiale. Il padre andò subito in Francia dopo la guerra e cercò invano la tomba del figlio. Infine, comperò una campana per la chiesa di Belloy-en-Santerre, dove ne fece incidere il nome. La voce del giovane poeta, dunque, risuona ancora, cantando l'Angelus due volte al giorno.)




Fabrizio Falconi - 2021 

05/08/21

A Los Angeles una estate in compagnia di Alberto Sordi con l'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles - 4 film streaming gratis



L'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles
propone "Un'estate con Alberto Sordi", la proiezione di quattro film del grande attore romano, la cui carriera ha attraversato sette decenni e lo ha fatto affermare come un'icona del cinema italiano nel mondo, sia nella commedia che nel dramma leggero.

Tutti i film saranno proiettati per tre giorni consecutivi. 

Si parte il 6 agosto con 'Un Americano a Roma' per la regia di Steno, la storia di un ragazzo che va pazzo per qualsiasi cosa arrivi dagli Usa. La sua vita e' una parodia del vero stile di vita americano che lui non puo' avere. Il sogno di Nando e' visitare gli Stati Uniti, cosi' sale in cima al Colosseo e minaccia di suicidarsi se l'Ambasciata americana non gli dara' il visto.

A seguire il programma prevede la proiezione il 13 agosto de "I vitelloni", storico film diretto da Federico Fellini che racconta un anno della vita di un gruppo di sfaccendati di un piccolo paese che faticano a trovare un significato alle loro vite. 

Il 20 agosto e' la volta de "Il Moralista" di Giorgio Bianchi, interpretato da Alberto Sordi e Vittorio de Sica, una dura satira contro i sostenitori della morale sessuale tradizionale e gli sfruttatori. 

Il 27 agosto si chiude con "ll Vigile" di Luigi Zampa. 

L'Istituto di cultura propone anche una introduzione online sulla carriera di Sordi curata da Alessandro Ago, Direttore programmazione e progetti speciali presso la USC School of Cinematic Art.



 (ANSA). AU 04-AGO-21 12:21 SXR

07/10/20

Storia di Una Foto - "Migrant Mother" di Dorothea Lange

 


Storia di Una Foto - "Migrant Mother" di Dorothea Lange
Dorothea Lange era un'artista piena di talento ma disoccupata, che negli anni '30 in America ricevette l'incarico da una agenzia federale di andare in giro per la California a fotografare i migranti che fuggivano dal Dust Bowl, la terribile tragedia raccontata anche da John Steinbeck in "Furore": una siccità spaventosa aveva ridotto interi stati americani in deserti di polvere. I contadini fuggivano in massa, attratti dalla California, come un nuovo paradiso, che li avrebbe accolti invece con cinismo e salari miserevoli.
Al termine di una giornata di lavoro, in quel 1936, Dorothea stava tornando a casa sua, quando passò davanti a un accampamento di raccoglitori di legumi, tirando dritto.
Poi ci ripensò, come in preda a un presentimento.
Tornò indietro e trovò quella donna sotto una tenda sporca e fatiscente con i suoi due figli.
"Mi disse che sopravvivevano mangiando rimasugli di legumi semicongelati nei campi, in quel mese gelido di febbraio, e a volte qualche uccellino ucciso da uno dei bimbi. Sembrava intuire che le mie foto potevano aiutarla, e così lei aiutò me." raccontò più tardi Dorothea
La foto, pubblicata sul San Francisco News, scatenò una gara di solidarietà con donazioni da tutte le città americane.
Ma prima che gli aiuti effettivamente arrivassero a destinazione, la donna fotografata era già scomparsa.
Si era spostata insieme agli altri migranti, in cerca di un posto migliore dove sopravvivere.
E il suo nome era rimasto sconosciuto.
Il ritratto fattole da Dorothea Lange però, nel frattempo, era diventato famosissimo.
E soltanto 40 anni più tardi, nel 1978, qualcuno scoprì il suo nome: si chiamava Florence Thompson e all'epoca del ritratto aveva 32 anni. Le sue origini erano Cherokee.
Morì a Modesto nel 1983.
Nel 2002 la foto della "Madre Migrante" venne venduta a Christie's New York per 141.500 dollari. Nell'ottobre del 2005 un anonimo comprò dei negativi riguardanti la Madre Migrante per 296.000 dollari, quasi sei volte il loro valore stimato alla prima offerta.

Fabrizio Falconi - 2020

Fonti: Federico Rampini, D-Repubblica 3 ottobre 2020 p. 94


05/05/20

Pentagono rilascia tre video su incontri in volo con presunti Ufo





Il Pentagono ha rilasciato ufficialmente tre video girati da piloti della Marina degli Stati Uniti che mostrano incontri in volo con quelli che sembrano essere degli Ufo. 

Uno di questi video - tutti in bianco e nero - risale a novembre 2004; gli altri due sono stati girati a gennaio 2015. 

Dell'esistenza di queste immagini aveva parlato in passato il New York Times. 

Il dipartimento della Difesa Usa ha reso noto, in un comunicato, di avere preso la decisione di pubblicare i video "per dissipare eventuali idee pubbliche sbagliate sulla veridicita' o meno delle immagini diffuse o sul fatto che ce ne fossero altre"

Il fenomeno aereo osservato nei video rimane qualificato come 'non identificato'", ha aggiunto il Pentagono.

Su uno di questi video e' possibile vedere un oggetto di forma allungata muoversi rapidamente: lo stesso oggetto, pochi secondi dopo essere stato individuato da uno dei sensori a bordo dell'aereo della Marina statunitense, scompare alla sinistra con un'accelerazione improvvisa. 

In un altro video, invece, e' possibile vedere un oggetto sopra le nuvole

Il pilota statunitense si chiede se sia un drone: "C'e' un'intera scia. Sta andando contro il vento! Un vento da ovest di 120 nodi!", afferma il suo compagno di volo. "Guarda questa cosa!", prosegue il suo interlocutore, mentre l'oggetto in questione comincia a girare.

Un pilota della Marina statunitense ora in congedo, David Fravor, che ha incontrato uno di questi Ufo nel 2004, ha detto alla Cnn nel 2017 che l'oggetto in questione si muoveva in maniera irregolare. "Mentre mi avvicinavo a lui accelero' rapidamente verso sud e scomparve in meno di due secondi", ha raccontato. Fu "come una pallina da ping pong che rimbalza su un muro", aveva aggiunto. 

Da parte sua, Harry Reid, ex senatore del Nevada, Stato in cui si trovano le installazioni segrete della Zona 51 dell'Aeronautica americana, in un tweet si e' detto "contento del fatto che il Pentagono stia finalmente trasmettendo queste immagini", pur deplorando che cio' "scalfisce soltanto la superficie della ricerca e delle documentazioni disponibili". 

"Gli Stati Uniti devono dare uno sguardo serio e scientifico a questo e a tutte le potenziali implicazioni per la sicurezza nazionale. Il popolo americano merita di essere informato", ha proseguito. Nel dicembre 2017, ricorda oggi l'Afp, il dipartimento alla Difesa Usa aveva ammesso di avere finanziato fino al 2012, data ufficiale del suo completamento, un programma segreto di diversi milioni di dollari per indagare sugli avvistamenti di Ufo.

Fonte Afp - Askanews

15/04/18

Assalto alla Democrazia, guerre & soldi - un profetico articolo di Remo Bodei



ripropongo, in questo blog e in queste ore così delicate per gli equilibri internzionali, un illuminante e profetico articolo di Remo Bodei scritto nel 2009 e pubblicato in quell'anno nel Domenicale del Sole 24 Ore. Da riflettere. 

Nel suo ultimo libro, Democracy Incorporated. Managed Democracy and the Spectre of Inverted Totalitarism, Sheldon S. Wolin offre non solo una precisa diagnosi della democrazia americana, ma anche utili indicazioni sulla deriva che questo regime subisce in altre parti del mondo

Nega la radicata convinzione che gli Stati Uniti siano la culla della democrazia moderna. 

In origine la Costituzione americana è infatti elitaria: ci sono voluti tre quarti di secolo prima di abolire formalmente la schiavitù e molto di più per assicurare il diritto di voto ai Neri ed alle donne e quello di associazione ai sindacati. 

A partire dalla Grande depressione e fino ad oggi la democrazia viene per Wolin progressivamente svuotata dall’interno

La diminuzione del tasso di uguaglianza e partecipazione dei cittadini ai procesi decisionali - assieme alla trasformazione del paese in Superpower - ha prodotto quello che egli chiama il totalitarismo rovesciato o, meglio, rivolto verso l’interno (inverted totalitarism)

Questa nuova creatura si basa non sulla mobilitazione, ma sulla smobilitazione delle masse e, soprattutto, sulla commistione tra sfera pubblica e sfera privata, tra politica ed affari: in particolare sulla robusta rete di allenze tra stato e grandi corporations, tra governo e chiese evangeliche, tra centri di ricerca e un poderoso apparato militare-industriale che ha speso, solo nello scorso anno 623 miliardi di dollari, ossia quanto erogano per gli stessi scopi tutte le altre nazioni della Terra messe insieme

Per spontanea evoluzione la democrazia stessa genera questo mutante, che dirotta la paura provata nei confronti dei totalitarsmi noceventeschi su nemici ubiqui, sia esterni come i terroristi, che interni, come i delinquenti (un altro primato mondiale degli USA è costituito dalla percentuale dei detenuti 751 per 100.000 abitanti). 

Non esistono campi di concentramento, né persecuzioni di massa, né abolizione del diritto di voto, anzi questo serve a legittimare l’ autocrazia elettiva. 

I cittadini vengono indotti all’indifferenza o spinti ad assistere, più che a partecipare alla vita politica. 

Questo tipo di potere ha avuto in Occidente il suo humus più fertile; esso poggia sui miti e sulle aspettative di una cultura che privilegia il principio di piacere rispetto al principio di realtà, i desideri e i sogni di massa rispetto alla sobria analisi dei vincoli imposti e delle possibilità suggerite dalle condizioni storiche effettive. 

Ciò favorisce la propensione di chi comanda a plasmare la realtà secondo la propria interessata visione del mondo, accrescere cioè sistematicamente la quantità e la qualità delle menzogne utilizzate per governare. 

Il potere di persuasione, con i relativi apparati, rappresenta pertanto l’arma più potente dell’ inverted totalitarism (v. armi di distruzione di massa in Iraq, la collusione di Saddam Hussein con Osama Bin Laden o la perfetta salute del sistema finanziario globale). 

 A tale sofisticata strategia contribuisce la ripresa di rozzi, ma collaudati strumenti di manipolazione del consenso, quale l’appello al popolo inteso quale blocco omogeneo e compatto che diffida dei politici di professione, ma si fida di chi si autoproclama suo genuino interprete ed è in grado di travestire le decisioni che scendono dall’alto in esigenze che salgono dal basso

Comune a tutte le democrazie occidentali è il fenomeno del crescente abbandono della divisione dei poteri, avvertita come un intralcio, a favore dell’esecutivo (con la conseguente strisciante riduzione del parlamento a cassa di risonanza delle scelte del governo e la limitazione delle prerogative del giudiziario). 

Da diversi segni sembra che - complice la crisi finanziaria - molti cittadini si siano svegliando dal letargo politico. 

 Il rischio è che, dopo aver dettato legge, godendo di un’ampia delega pubblica, le oligarchie finanziarie ed economiche, rinegoziando le quote di potere con la politica (talvolta più debole dei potentati economici), mantengano il loro effettivo, seppur ridotto, potere in fogge sempre più “camaleontiche”.

Remo Bodei. 

12/02/18

Quella volta (L'unica) che la Pietà di Michelangelo lasciò Roma e il Vaticano e attraversò l'Oceano. 1964.



Questa foto documenta un fatto storico di cui si è persa memoria. E' una delle fotografie scattate in occasione dell'unica trasferta effettuata dalla Pietà di Michelangelo in tutta la sua storia. Lontano da Roma, lontano dal Vaticano. 

Avvenne nell'ormai lontano 1964.  Nella occasione della grande Esposizione Universale di New York di quell'anno. 

L'idea di omaggiare New York e l'America di un prestito così straordinario era venuta a Papa Giovanni XXIII.  Ma Papa Roncalli morì un anno prima dell’inaugurazione dell’Esposizione e non poté vedere la sublime statua nella sua collocazione americana

L'opera fu portata a compimento dal suo successore Papa Paolo VI. E così fu che nell’aprile del 1964, dalla sua Cappella in San Pietro l’opera parte alla volta degli Stati Uniti. Esperti di varie tecniche sono stati chiamati a raccolta in Basilica: si trattava di far scendere la statua a livello pavimentale, imballarla per affrontare un lungo viaggio in nave, far scendere la cassa a livello della piazza S. Pietro, caricarla prima su un camion poi sulla nave Cristoforo Colombo che dal porto di Napoli l’avrebbe portata a New York. 

E la foto qui sopra ritrae proprio il Container contenente il capolavoro di Michelangelo in attesa di essere imbarcata, al Porto di Napoli. Come si vede, sull'esterno, la targa porta la iscrizione: PIETA' - from his Holiness Pope Paul VI to His Eminence Francis Cardinal Spellman, il vescovo di New York. 


L'imballaggio in Vaticano era stato minuziosamente completato con ogni accortezza, come si vede da questa foto.  E la cassa contenente l'opera era stata riempita di poliuretano espanso, per evitare al gruppo marmoreo ogni possibile scossone, durante il trasporto, come si vede dalla foto successiva, in cui si vede il capo della Madonna affiorare dal poliuretano. 


Un solo sbaglio poteva avere conseguenze disastrose. Non si potevano correre rischi. Per questo il Vaticano si era affidato ai migliori: a persone di esperienza e fiducia, professionisti di massimo livello. Tra questi, i Minguzzi, specialisti nel trasporto delle opere d’arte che da generazioni effettuavano spostamenti di capolavori colossali, da obelischi a gruppi equestri, a basamenti di colonne monumentali ad intere collezioni di musei.

La Pietà venne dunque caricata a bordo della motonave Cristoforo Colombo con un sofisticato meccanismo che - nel caso in cui la nave fosse colata a picco - avrebbe consentito alla cassa verniciata di arancione contenente la Pietà Vaticana di sganciarsi in maniera autonoma mediante un complesso sistema di cavi d’acciaio, emergendo a pelo dell’acqua con boe luminose, per essere facilmente individuata dagli aerei.  Il viaggio durò 8 giorni fra la traversata oceanica e la risalita del fiume Hudson e subito esposta al Padiglione Vaticano dell'Expo.




In sei mesi fu vista da più di 27 milioni di persone. Il 4 ottobre 1965 Paolo VI, primo papa a metter piede sul suolo americano e ad aver parlato lo stesso giorno alle Nazioni Unite, fece visita al padiglione nel quale erano esposta la Pietà e riprodotti gli scavi della tomba di san Pietro.

Nel suo discorso alla fiera di New York il Pontefice ricordò le convinzioni religiose che spinsero Michelangelo a quelle vette artistiche, aggiungendo: «We feel that these same religious convictions can move men in a similar way to seek peace and harmony among the peoples of this world».


Le stesse apprensioni accompagnarono il viaggio di ritorno che però, per fortuna, andò bene come quello dell'andata.  Alla fine però le autorità vaticane decisero che quello sarebbe stato il primo e ultimo viaggio della Pietà: troppi rischi, troppi patemi. 

Sbarcato a Napoli, il capolavoro di Michelangelo fece ritorno in Vaticano a bordo di un camion della Gondrand in un giorno di dicembre. E sicuramente anche i romani, allora, tirarono un sospiro di sollievo. 




Fonte Raffaella Cortese per Raiexpo

14/11/17

Bob Dylan a Roma per 3 serate! E intanto De Gregori va negli USA per rendergli omaggio.



E' il premio Nobel Bob Dylan il primo grande ospite della prossima stagione dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, dove sara' per tre date: 3, 4 e 5 aprile nella sala Santa Cecilia. 

Lo annuncia l'Auditorium sui social. "Sono molto orgoglioso e felice di ospitare un artista cosi' prestigioso e importante ad un anno e mezzo dal conferimento del Nobel - dichiara all'ANSA Jose' Dosal, AD della Fondazione Musica per Roma - Un simbolo della musica mondiale, un poeta della song americana che il pubblico italiano sono convinto accogliera' con immenso entusiasmo. E' il primo dei grandi nomi di una stagione che si annuncia ricca di sorprese e che presenteremo domani proprio in Auditorium".

Intanto Francesco De Gregori va negli USA per rendere omaggio al suo grande maestro.  "Ho sempre amato molto Bob Dylan e mi sembra giusto restituirgli un po' della musica che gli ho preso". De Gregori sbarca per la prima volta negli USA e rende omaggio a Dylan. 

Il cantautore ha chiuso alla Town Hall di New York, non a caso luogo dove in passato si e' esibito lo stesso Dylan, il suo breve tour in nord America con due tappe, prima a Boston e poi a New York appunto

Due ore di concerto alternando, come lui stesso ha detto, pezzi che ha suonato raramente e i suoi successi storici. 

"Magari non erano buoni come singoli - ha spiegato a proposito dei brani poco suonati - ma quando fai un concerto devi fregartene di quello che passano o non passano le radio". Dall'album 'De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto' (2015), De Gregori ha cantato 'Non e' buio ancora', traduzione di 'Not Dark Yet', spiegando che anche se si tratta di un inno alla depressione e' una canzone molto bella. 

"Di Dylan mettero' in scaletta anche un pezzo preso del mio ultimo disco di traduzioni - aveva detto prima di iniziare il suo tour-. Puo' sembrare una stranezza andarlo a cantare in italiano davanti a un pubblico internazionale. Ma una sera a Parigi ho sentito Dylan cantare in inglese 'Les feuilles mortes' e da allora ho capito che si puo' fare tutto". 

Durante la prima parte del concerto De Gregori ha introdotto tutte le canzoni, sottolineando anche la s
ua intenzione di iniziare con brani tristi, durante la seconda parte ha smesso di parlare e ha lasciato invece la parola alla sua musica quella dei successi che non stancano mai, 'Generale', 'Rimmel', 'La donna cannone', 'Buonanotte fiorellino', mandando a casa tutti contenti, sempre come lui stesso ha detto. 

 Ad accompagnare in tour il cantautore poeta, Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Carlo Gaudiello (piano e tastiere), Paolo Giovenchi (chitarre) e Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino). "In questo giro di club non avremo un batterista - ha spiegato ancora De Gregori - ci saro' io che batto il piede sul palco e basta. E poi ci saranno un paio di chitarre, un basso e una tastiera. La maggior parte dei batteristi che conosco ormai cercano di somigliare a una batteria elettronica e questa cosa non mi piace".

09/11/15

"La fonte meravigliosa" di Ayn Rand, un romanzo totale. (Recensione)




Chi è alla ricerca di un libro capace di catturare completamente, aprendo scenari e riflessioni di vita interiore, insomma un libro di quelli che nella vita di un lettore restano a lungo, può affrontare senza esitazione le seicento pagine de La fonte meravigliosa (The Fountainhead), il romanzo scritto in pieno conflitto mondiale, nel 1943, da Ayn Rand, che anche se oggi piuttosto dimenticato, ebbe grandissima eco, con quasi 6.5 milioni di copie vendute nel mondo, grazie anche al successo del celebre film che ne fu tratto nel 1948 con  Gary Cooper protagonista.

Ayn Rand – al secolo Alissa Zinovievna Rosenbaum, originaria di San Pietroburgo - si era trasferita negli Usa nel 1925 a causa dei rovesci finanziari familiari causati dalla Rivoluzione d'Ottobre e oggi 
viene considerata uno dei maggiori filosofi americani del Novecento, anche se il suo nome e le sue dottrine, in altra epoca molto diffuse, oggi hanno conosciuto contrasti e offuscamento. 

Ayn Rand riuscì a pubblicare il romanzo dopo ben 12 rifiuti di editori importanti.  Ma alla sua uscita il successo fu enorme, incarnando in fondo quello che era il significato profondo del libro, l'affermazione della individualità creativa umana e del talento personale contro ogni gretta costrizione della società e dei sistemi. 

In questo senso La fonte meravigliosa disegna un vero e potente affresco alla voglia di affermazione della libertà dell'animo umano: della sua indipendenza, anticonformismo, insofferenza alle costrizioni, capacità di rompere con le convenzioni e il quieto vivere o viceversa del bisogno di adeguarsi alla maggioranza.

Il libro si incentra sulla figura del giovane Howard Roark, ispirata per stessa ammissione della scrittrice su quella di uno dei più grandi architetti del Novecento, Frank Lloyd Wright, seguendone le orme da quando, all'inizio della storia viene espulso dalla Scuola di Architettura dell'Istituto di Tecnologia di Stanton, proprio alla vigilia della laurea per le sue idee rivoluzionarie che rifiutano i canoni neoclassici e caldeggiano il ricorso a linee moderne, tecnologiche, ardite. 
Roark ha appreso queste idee dalla voce del suo talento ma anche dall'esempio anticonformista del suo maestro, Henry Cameron, genio dell'Architettura moderna finito in disgrazia.
Il deuteragonista è invece Peter Keating, compagno di corso di Roark, suo amico eppure suo opposto, animato da ambizione sfrenata, ma senza talento, e con la capacità di adattarsi senza problemi a qualunque imposizione esterna, specie quella del grande studio dell'architetto Francon - molto à la page - presso il quale lavora.
  
Altri tre grandi protagonisti della storia sono la figlia di Francon, la bellissima Dominque (che si innamora di Howard, ricambiata, anche se il loro rapporto va incontro a ostacoli di ogni tipo), il giornalista Ellsworth Tookey, vero e proprio genio del male, esperto e critico di architettura, che blandisce Dominque e cerca di manipolarla, e l'editore di giornali Gail Wynand, che si è fatto dal nulla e ha costruito un impero editoriale con riviste popolari. 

Sarà proprio lui a sposare Dominique (dopo il primo matrimonio di lei con Keating) e a dialogare con Howard sui differenti modi di realizzare se stessi, contro le muraglie imposte dal sistema. 

Roark dovrà attraversare una personale via crucis per affermarsi, ma alla fine il suo talento individuale purissimo, e la sua idealità romantica verranno ricompensati. 
Il prezzo da pagare però è molto duro. 

Ayn Rand ha intessuto il romanzo delle sue convinzioni filosofiche: l'avversione nei confronti delle masse, la convinzione che soltanto dall'inseguimento delle proprie roccaforti interne - e dalle relative zone d'ombra - sia possibile emanciparsi e raggiungere il frutto vero della esperienza umana: quello delle proprie capacità, della missione unica che ci è stata concessa. 

In questo senso appare perfino crudele il fatto che anche i sentimenti siano relegati e asserviti all'ideale che è ben più importante.

Alla fine il romanzo vira su tirate idealistiche forse datate.  Ma in Europa, al contrario degli Stati Uniti - dove la fama esagerata conquistata dal romanzo ha generato un culto esasperato che ruota intorno all'apologia del liberismo sfrenato - La fonte meravigliosa può essere apprezzato ancora per quello che è: una straordinaria storia che fa  muovere personaggi indimenticabili e li fa vivere nella coscienza e nei pensieri del lettore molto a lungo. 

Fabrizio Falconi 



14/03/15

Il grande Piero della Francesca sbarca in America .



Cecilia Frosinini, direttore del Settore Restauro dipinti murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, terrà una conferenza su Piero della Francesca il prossimo 16 di marzo presso l’Ambasciata italiana a Washington D.C. 

Il tema della conferenza è la distinzione, al fine di una fondamentale e completa comprensione dell’arte di Piero, fra il significato di “disegno come progetto” e “disegno come espressione grafica” nella sua pratica pittorica. Le due parole (in inglese “design” e “drawing”) sono spesso usate come sinonimi e, soprattutto in italiano, il più delle volte riassunti nel concetto unico di “disegno”. 

Eppure, i significati dei due termini sono differenti e questa distinzione concettuale era perfettamente nota a Piero e ai suoi contemporanei. 

Nell’opera di Piero si è spesso sottolineato come il disegno potesse essere una riproduzione meccanica, testimoniato anche dall'ampio uso di spolvero nei suoi dipinti murali, anche se nessuno dei suoi cartoni è sopravvissuto fino al nostro tempo. Ricerche più recenti condotte dall'Opificio delle Pietre Dure hanno fornito evidenze per una più approfondita fase di pianificazione della tecnica artistica di Piero della Francesca. 

Una progettazione così meticolosa delle sue composizioni, al punto di renderlo quasi ossessivo nell'uso dei cartoni, accuratamente progettati e anche riutilizzati, anche attraverso scalature geometriche. 

Piero non utilizzava quindi i cartoni per economizzare il tempo di realizzazione delle sue opere, ma come mezzo di controllo dello spazio pittorico e per l'inserimento degli elementi figurativi in esso. La conferenza di Washington illustrerà molti esempi dei risultati di questa ricerca, dalle pitture murali alle opere su tavola. 

I dati sono stati raccolti con l’ausilio di attrezzature scientifiche avanzate e sono, altresì, contestualizzati in una cornice storico-artistica più ampia e circostanziata. 

A New York, il 18 di marzo, presso l’Istituto Italiano di Cultura, l’assessore alla Cultura del Comune di Sansepolcro, Chiara Andreini, e in collaborazione con Toscana Promozione, assieme a Cecilia Frosinini presenteranno ancora il progetto del restauro della Resurrezione di Piero della Francesca. 

L’operazione newyorchese nasce nell’ambito delle attività di promozione della Regione Toscana, che ha trovato nel restauro in essere della Resurrezione di Piero un evento di sicuro rilievo per il lancio, anche su piano internazionale del progetto: “Una Toscana sempre nuova da scoprire nell’anno dell’Expo”. 

Di questo progetto, il restauro della Resurrezione, è parte sostanziale. L’appuntamento di New York vede anche la volontà, da parte del Comune di Sansepolcro, del suo Museo Civico e delle Istituzioni regionali, di promuovere oltreoceano l’esperienza più vera e profonda che si può vivere a Sansepolcro sulle tracce di Piero. 

La città dove Piero della Francesca è nato, ha vissuto, e dove ha concluso la sua vita è, ancora oggi, un gioiello fra i borghi della Toscana più bella e antica, qui si respira quell’atmosfera che fu parte sostanziale della vita di Piero della Francesca. 

Proprio qui si possono calpestare ancora le strade che Piero stesso ha percorso e penetrare quell’aria di cultura e d’arte che resero grande fra i grandi il borghigiano d’eccellenza, pittore e matematico fra i più importanti della sua epoca e di tutta la storia. 

Sansepolcro è una cittadina viva e attiva, i suoi palazzi offrono una visione di architetture, dal passato al presente, che ben compenetrano la storia e la contemporaneità. E’ un luogo dove il turista, attento e raffinato, può trovare la bellezza, la cultura e il piacere di vivere un’esperienza unica che resta nel tempo. 

Il Museo Civico di Sansepolcro, da sempre meta turistica del viaggiatore colto offre tesori di inestimabile valore, dalla Resurrezione di Piero, oggi in restauro, ma straordinariamente visibile anche in questo periodo, al Polittico della Madonna della Misericordia, al San Giuliano. Piero della Francesca è qui. 

E qui si incontrano anche le opere di Andrea della Robbia, del Pontormo, di Santi di Tito, di Raffaelino del Colle, e di molti altri artisti del passato che hanno lavorato nel segno di Piero e contribuito alla cultura e alla bellezza della Val Tiberina. 

Il restauro della Resurrezione di Piero della Francesca si presenta a Washington e New York 

Comune di Sansepolcro Museo Civico Opificio delle Pietre Dure di Firenze Washington DC, 16 marzo 2015, Ambasciata d’Italia New York, 18 marzo 2015, Istituto Italiano di Cultura.

15/12/12

Strage del Connecticut




Strage del Connecticut



Le ossa spezzate
il sangue degli innocenti
la testa rovesciata
nel cumulo insensato degli orrori
l'onta criminale
di chi non arresta la piena

non è solo follia

l'alibi più grande e confortevole


vanno in processione
                                                                       i piccoli nel mondo
morti
senza un vaneggiamento ognuno li segue
chiedendo conto al ciclo infinito
di farli tornare
di consegnare un'altra possibilità
                                                                       non rispondono

hanno troppo da fare
vogliono liberarsi
cavalcare i prati delle colline eterne
rompere gli indugi
prepararci il terreno
farci dimenticare
curare il nulla
che abita i nostri cuori.



Fabrizio Falconi - per la strage di bambini del Connecticut, 14 dicembre 2012

13/12/11

Elogio del pensiero lento - intervista a Daniel Kahnemann, premio Nobel per l'economia.


NEW YORK — «Studio da mezzo secolo i meccanismi decisionali della mente umana, ma non pretendo di saper spiegare alla gente come fare scelte migliori. Io stesso non credo di aver raffinato, in tutti questi decenni di lavoro scientifico, la mia capacità di prendere decisioni immediate ed efficaci, usando i meccanismi dell’intuito. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di rallentare: quando si teme di sbagliare, meglio prendere tempo e analizzare di più, anziché agire d’impulso. Discutendo, poi, delle scelte fatte con qualcuno di cui ci si fida: la gente nella maggioranza dei casi prende le decisioni giuste, ma quando sbaglia è talmente impegnata nel commettere l’errore da non accorgersene. Lo vede più facilmente qualcuno dall’esterno».

Strano personaggio Daniel Kahneman. Nel 2002 ha vinto il Nobel per l’economia. Ma non è un economista. È uno psicologo che, dimostrando coi suoi esperimenti scientifici che non esiste l’homo oeconomicus dai comportamenti perfettamente razionali che è alla base della teoria economica classica, ha aperto la strada alla nuova economia comportamentale.