Visualizzazione post con etichetta via ostiense. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta via ostiense. Mostra tutti i post

10/09/20

Scoperta a Malafede, vicino Roma, una misteriosa Vasca Monumentale lunga oltre 40 metri


Una vasca monumentale lunga oltre 40 metri, un'articolata stratificazione di edifici e costruzioni, 2 ettari di terreno, oltre 8 secoli di storia e sofisticate tecniche di scavo che hanno permesso la scoperta e lo studio dello straordinario contesto tra via Ostiense e via di Malafede.

Il ritrovamento e' avvenuto a partire dal giugno 2019, grazie alle indagini di archeologia preventiva dirette dalla Soprintendenza Speciale di Roma, in una porzione di territorio molto ampia.

Il territorio in cui e' compreso anche il fosso di Malafede, abitato fin dall'eta' preistorica, e' stato soggetto a numerose trasformazioni nel corso del tempo, spiegano dalla Soprintendenza, come testimoniano anche i preziosi reperti recuperati durante le indagini archeologiche. 

La forte presenza di acqua di falda e di risalita dal Tevere, ha reso le indagini archeologiche difficili e necessario l'impiego di sofisticate tecniche con dispositivi per prosciugare vaste porzioni di terreno. 

I resti piu' antichi risalgono all'inizio del V secolo a.C., con un successivo insediamento che si sviluppa in un monumentale edificio in blocchi di tufo, di cui sono state scoperte le fondamenta. La presenza di numerosi frammenti in terracotta dipinti indica una probabile area sacra. 

Connesso con questo primo edificio il ritrovamento piu' importante: una struttura di imponenti dimensioni risalente al IV secolo a.C. e ancora in corso di scavo: una vasca larga circa 12 metri, che si snoda per 48 metri di lunghezza in direzione della attuale via Ostiense. 

La funzione di questa costruzione è sconosciuta e ancora in fase di studio. Potrebbe ricordare vasche di decantazione, recinti rituali, contenitori di concime animale, raccolta di acqua per uso agricolo, per allevamenti o per impianti produttivi e altro ancora. 

Tuttavia la grande vasca di Malafede ha pochi termini di confronto per l'epoca di costruzione, le grandi dimensioni, la presenza di uno scivolo, i possenti blocchi di tufo che la delimitano abbinati alla mancanza di una pavimentazione di fondo. 

Sul finire del III secolo a.C. l'area attraversa una prima importante modifica: la costruzione piu' antica venne completamente spogliata, colmata e rasata con spessi strati di terra di riporto. 

Sopra il luogo di culto venne infatti costruito un complesso con funzione produttiva o commerciale, mentre la grande vasca rimase ancora attiva. 

Sara' l'analisi dei materiali che potra' offrire indicazioni preziose per definire le diverse funzioni di questa grande infrastruttura. 

I legni depositati sul fondale potrebbero fornire la soluzione all'enigma della vasca di Malafede: spicca un frammento con una scritta in alfabeto etrusco. 

25/04/16

Il misterioso "cimitero delle scarpe" di Piazzale Ostiense, forse legato ai fatti della Liberazione di Roma.



La Via Tecta di San Paolo e il misterioso cimitero delle scarpe

La sua esistenza è attestata da molte e diverse fonti storiche, ma finora le risultanze archeologiche erano piuttosto scarse: la celebre Via Tecta di cui parlano le fonti antiche era quel porticus lungo ben tre chilometri (quattordici stadi, secondo le misurazioni romane) che collegava la Porta delle Mura Aureliane (la moderna Porta San Paolo) alla tomba dell’apostolo lungo la Via Ostiense

Si trattava di un’opera monumentale, poggiata su uno splendido colonnato, che è andata interamente perduta e di cui sono rimaste soltanto tracce nel sottosuolo, tra le quali quella della Chiesa di San Salvatore de Porta che sorgeva proprio lungo il criptoportico. 

Questa antica e preziosa chiesa fu anch’essa interamente distrutta nel 1849 durante i moti rivoltosi di quell’anno e anche le rovine furono ingoiate dai lavori di costruzione della nuova via di collegamento stradale. Nuove e importantissime conferme dell’esistenza del porticus (pilastri in mattoni e archi in travertino) sono arrivate recentemente da scavi nella zona (per la realizzazione di condutture del gas) che ha messo anche in luce strutture archeologiche risalenti al IV secolo d.C. (l’epoca in cui fu ricostruita la prima Basilica di San Paolo voluta da Costantino e rifatta dagli imperatori Teodosio I, Valentiniano e Graziano) compresi i resti della cripta sotterranea della chiesa di San Salvatore de Porta. 

Ma una nuova e più incredibile sorpresa è riaffiorata dal cantiere, lasciando del tutto sbigottiti i ricercatori e gli archeologi: in Piazzale Ostiense, infatti, è riemerso un inquietante deposito di decine e decine di scarpe di cuoio, di ogni tipo e foggia, di modello maschile, femminile e perfino molte di taglie per bambini, appartenenti di sicuro alla prima metà del Novecento. 

Tutto lasciava intendere che ci si fosse imbattuti in una fossa comune, della quale si ignorava e si ignora l’esistenza. 

Ma, proseguendo gli scavi, non sono state trovate ossa umane. E il mistero, si è, paradossalmente infittito: chi ha sepolto tutte quelle scarpe ? E per quale motivo ? E perché in quella zona ? Le scarpe hanno subito fatto pensare ad episodi di violenza: le scarpe sono la prima cosa che viene tolta ai morti.

La zona, poi, quella di Porta San Paolo, non è lontana (o è pertinente) dalle aree che furono teatro di vicende belliche importanti: le deportazioni del Ghetto di Roma, l’eccidio delle Fosse Ardeatine, i combattimenti di Porta San Paolo per la liberazione di Roma, i bombardamenti di San Lorenzo.

 Il lugubre cimitero delle scarpe, riaffiorato da una profondità di circa due metri, potrebbe far pensare a qualche evento di quel periodo del quale si è persa traccia. Oppure proprio ad uno di quelli di cui già sappiamo, ma che non è mai stato messo in relazione con questo luogo e con questo recente ritrovamento. A rendere intricato il giallo è anche la numerosa percentuale, tra i reperti trovati, di scarpe appartenuti a bambini.

29/06/12

Pietro e Paolo: la separazione sulla Via Ostiense, una antica memoria.



Secondo un’antica e consolidata memoria in Via Ostiense, tra gli odierni numeri civici 106 e 108 e a circa trecento metri dalla Basilica di S. Paolo fuori le mura, avvenne l’ultimo fraterno saluto tra Pietro e Paolo, separati, per essere avviati al martirio.

Questo ultimo addio avvenne tra il 64 e il 67 d.C. - più probabilmente intorno ai primi mesi del 64. 

Nel punto dove la tradizione orale - che a Roma era e fu fortissima per secoli e particolarmente precisa, come dimostrano tutte le recenti scoperte archeologiche di età tardo-antiche - racconta che questo addio avvenne, fu, in seguito, eretta una cappella, poi una chiesetta, detta della “Separazione”, purtroppo andata distrutta durante l’allargamento della via Ostiense, avvenuto fra il 1908 e il 1911; 

Oggi, sul luogo, esiste una lapide posata nel corso dell’Anno Santo 1975 che contiene in pochissime parole il ricordo dell’avvenimento: “Nei pressi di questo sito / una devota cappellina / in onore del Santissimo Crocifisso / demolita agli albori del secolo XX / per l’allargamento della Via Ostiense / segnava il luogo / dove secondo una pia tradizione / i Principi degli Apostoli Pietro e Paolo vennero separati nell’avvio / al glorioso martirio” 

A coronamento di questa lapide un semplice bassorilievo rammenta i due Apostoli nell’atto dell’estremo abbraccio. 

Il luogo non è casuale. Anche se le fonti apocrife sono molte e diverse, vi è il dato concorde secondo cui Pietro, all'inizio della persecuzione cristiana a Roma nel 64 d.C., pensò di sottrarsi alla cattura, fuggendo con altri compagni verso sud.   

Di questa fuga - seguita da un ripensamento, che portò l'Apostolo a fare marcia indietro e a tornare in città - c'è memoria storica e orale anche nel sito della chiesetta del Domine Quo Vadis,  sulla Via Appia, non molto distante in linea d'aria dal luogo dell'ultima separazione dei due apostoli. 

Dopo il ritorno in città, Pietro seguì la sorte di Paolo ed entrambi furono rinchiusi nel Carcere Mamertino, ai piedi del Campidoglio, dove - secondo la leggenda - Pietro riuscì a convertire i suoi carcerieri e li battezzò, ma non essendovi acqua in quell’ambiente ipogeo, batté sul terreno e sgorgò una fontanella, che esiste ancora. 

San Paolo invece venne condotto ad aquas salvias, nell’attuale zona delle Tre Fontane, sulla Via Laurentina, per essere decapitato; egli era infatti - come è noto - un cittadino romano e come tale fu portato fino al luogo del martirio.

La credenza delle comunità protocristiane tramandò che la sua testa avrebbe battuto tre volte al suolo facendo scaturire, ad ogni caduta, una fonte miracolosa; l’episodio assegnò il nome al luogo e alla chiesa sorta in onore dell’Apostolo. 

In realtà, anche se il fatto del martirio è un dato storico inoppugnabile, ed è inoltre storicamente garantito che esso avvenne a Roma durante la persecuzione neroniana, è incerto non solo il giorno, ma persino l'anno della morte dei due apostoli. Mentre infatti per S. Paolo vi è una certa concordanza di testimonianze antiche per l'anno 67, per S. Pietro vi sono pareri discordi, e gli studiosi sembrano preferire ora il 64, l'anno in cui, come attesta anche lo storico pagano Tacito, un'ingente moltitudine di cristiani perì nella persecuzione seguita all'incendio di Roma. 

La festa, o più esattamente la solennità, dei SS. Pietro e Paolo è una delle più antiche e più solenni dell'anno liturgico. Essa venne inserita nel Santorale (solennità proprie dei santi) ben prima della festa del Natale e vi era già nel secolo IV la costumanza di celebrare in questo giorno tre S. Messe: la prima nella basilica di S. Pietro in Vaticano, la seconda a S. Paolo fuori le Mura e la terza nelle catacombe di S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero essere nascoste per qualche tempo per sottrarle alle profanazioni.


Fabrizio Falconi   - per approfondimenti qui.