19/06/08

Il Vangelo Secondo Matteo - di Pier Paolo Pasolini.


Come è possibile che il miglior film su Gesù Cristo - il più puro, il più radicalmente vicino al Messaggio autentico dei Vangeli - sia stato realizzato da un uomo controverso e apparentemente lontano dalla fede, un peccatore (il termine è usato come provocazione) convinto e conclamato ?

Le ragioni, forse stanno in questo articolo che vi consiglio caldamente di leggere e che ho tratto da http://www.hideout.it/ e che puo' essere letto nella sua completezza all'indirizzo originale:




Pasolini scopre il Vangelo quasi per caso, durante un soggiorno ad Assisi nel quale voleva incontrare Papa Giovanni XXIII. Ne rimane subito profondamente colpito, per due motivi principali: «Dal punto di vista religioso, per me, che ho sempre tentato di recuperare al mio laicismo i caratteri della religiosità, valgono due dati ingenuamente ontologici: l’umanità di cristo è spinta da una tale forza interiore, da una tale irriducibile sete di sapere e di verificare il sapere, senza timore per nessuno scandalo e nessuna contraddizione, che per essa la metafora di “divinità” è ai limiti della metaforicità, fino a essere idealmente una realtà. Inoltre: per me la bellezza è sempre una “bellezza morale” non mediata, ma immediata, allo stato puro, io l’ho sperimentato nel Vangelo.»

C’è poi il Pasolini marxista che da quindi una lettura più politica del Cristo, ma mai dogmatica, sempre personalissima e aperta ai temi universali dell’uomo: «Seguendo le accelerazioni stilistiche di Matteo alla lettera, la funzionalità barbarico-pratica del suo racconto, [l’abolizione dei tempi cronologici, i salti ellittici della storia con dentro le “sproporzioni” delle stasi didascaliche (lo stupendo, interminabile discorso della montagna)],
la figura di Cristo dovrebbe avere, alla fine, la stessa violenza di una resistenza: qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione. Il Vangelo doveva essere secondo me un violento richiamo alla borghesia stupidamente lanciata verso un futuro che è la distruzione dell’uomo, degli elementi antropologicamente umani, classici e religiosi dell’uomo.»

E’ interessante vedere come le scelte registiche del film prendano una direzione inaspettata per lo stesso Pasolini, come se la materia sacra lo avesse trascinato verso una direzione diversa da quella che si era prefissato di seguire: «Io tendevo a forzare la materia nella direzione dell’attualità, mentre lo facevo credevo che questo avesse un grandissimo peso. Per esempio quando facevo i soldati di Erode vestiti da fascisti, i soldati romani come la Celere, quando facevo Giuseppe e Maria profughi come profughi spagnoli sui Pirenei e così via, credevo che queste cose venissero fuori molto di più, cioè credevo di poter attualizzare il Vangelo senza toccare l’intima fedeltà che avevo stabilito fin da principio […]. Tutti questi richiami all’attualità, queste citazioni di Dreyer, questo insieme di fatti espressivi e espressionistici, che credevo saltassero molto fuori, in realtà si sono poi livellati nell’insieme del film, hanno raggiunto una loro specie di fermezza,
di distacco che io non avevo calcolato e che è venuto fuori a mia insaputa e quindi mi sto ancora chiedendo io stesso il perché».

«Il Vangelo è stato per me una cosa così spaventosa che, mentre lo facevo, mi ci aggrappavo e non pensavo più a niente. […] Dopo i primi tre giorni di lavorazione avevo deciso di sbaraccare tutto. […] Poi una sera ho messo lo zoom sulla macchina, il 300, ho cominciato a fare delle esperienze, e ho continuato così, giorno dopo giorno. […] La liberazione e l’invenzione tecnica si erano prodotte al di fuori di ogni programmazione. […]

Il Vangelo mi poneva il seguente problema: non potevo raccontarlo come una narrazione classica perché non sono credente ma ateo. D’altra parte io volevo filmare Il Vangelo secondo Matteo, dunque raccontare la storia del Cristo figlio di Dio, dunque raccontare una storia alla quale non credevo.

Dunque non potevo essere io a raccontarla. E’ così che, senza precisamente volerlo, sono stato portato a rovesciare tutta la mia tecnica cinematografica e che è nato questo magma stilistico che è proprio al “cinema di poesia”. Perché, per poter raccontare il Vangelo, ho dovuto tuffarmi nell’anima di qualcuno che crede. Qui è il discorso libero indiretto: da una parte la narrazione è vista attraverso i miei occhi, dall’altra attraverso gli occhi del credente. Ed è l’utilizzazione di questo discorso libero indiretto che è causa della contaminazione stilistica, del magma in questione.»

Pasolini però, con grande pudore e rispetto, si ferma nel punto in cui il suo sguardo di ateo e il mezzo cinematografico stesso non possono arrivare: «Io avrei potuto demistificare la reale situazione storica, nei rapporti tra Pilato e Erode, avrei potuto demistificare quella figura di Cristo mitizzato dal romanticismo, dal cattolicesimo della Controriforma, avrei potuto demistificare tutte queste cose, ma poi come avrei potuto demistificare il problema della morte? Cioè il problema che non posso demistificare è quel tanto di profondamente irrazionale, e quindi in qualche modo religioso che è il mistero del mondo. Quello non è demistificabile».


Per chi vuole rivedere una delle scene forse più belle e intense del film, digiti qui sotto:



7 commenti:

  1. Grazie Faber,mi fa molto piacere che anche la Chiesa lo prenda finalmente in considerazione.
    Ho sempre pensato che fosse uno dei migliori film fatti sulla storia di Gesù, x secondo metterei anche se è un pò sdolcinato quello di Zeffirelli,mentre The passion,di Gibson, non mi è piaciuto,l'ho trovato troppo violento e poco realistico,credo.
    Forse Pasolini, essendo un ateo e non interno alle religioni,è riuscito meglio a togliere ogni dogmatismo e scoprire cosi il volto e la storia di Gesù, un pò più realistica ?

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  2. Anch'io, Ysmarè, sono molto contento di questo cambiamento di sensibilità. D'altronde se il film è finito nel catalogo della SanPaolo audiovisivi qualcosa vorrà pur dire.
    E d'accordo anche con le valutazioni che fai sugli altri due film anche se quello Zeffirelliano secondo me, al di là di qualche sdolcinatura, come tu dici, è filologicamente molto corretto, e ben fatto.

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  3. Che ne dite di Jesus Christ Superstar come terzo?

    sarà che mi ricorda la mia adolescenza, ma quando lo vedo e lo ascolto mi dà ancora i brividi

    per chi volesse gustare l'Ultima Cena
    http://www.youtube.com/watch?v=RRqwlZDvWw8


    e in omaggio alla Maddalena ;)
    http://www.youtube.com/watch?v=jkje4FiH9Qc

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  4. JCS è anch'esso, secondo me, un ottimo esempio di film che - partendo da una prospettiva apparentemente mis-credente - finisce per cogliere segni di autenticità e di autentica poesia del messaggio cristiano. Molto più di film 'omologati' o peggio ancora 'peplum-hollywoodiani'.
    E vedo con piacere che anche JCS è ormai presente assiduamente nelle varie videoteche e librerie audiovisive cattoliche.

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  5. Hai ragione Fabri, x film di Zeffirelli
    è stata una dimenticanza,colpa del caldo :)
    Grazie

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  6. Grazie magda,
    andrò a dare un'occhiata
    a JCS,non l'ho visto :-)

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