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26/09/18

Apre a Roma l'11 Ottobre "Rhinoceros" un meraviglioso nuovo spazio per l'arte contemporanea e il bel vivere, in pieno centro a San Giorgio al Velabro.

Caviar Kaspia a Roma al Palazzo Rhinoceros. Terrazze mozzafiato, caviale e respiro internazionale
Aprirà a Roma il prossimo 11 Ottobre un nuovo bellissimo spazio nel pieno centro della città grazie al mecenatismo di Alda Fendi. 3500 metri di ex case popolari nel cuore della Roma classica sono stati interamente ripensati con 8 anni di lavoro e un progetto di architettura d'autore. e un nuovo nome: Palazzo Rhinoceros. 
Sarà museo, residenza culturale, e ospiterà anche caffè e ristorante (separata la gestione): l'esordio in Italia di Caviar Kaspia, storica maison del caviale parigina.
Si tratta di un palazzo storico che affaccia sulla splendida piazza di San Giorgio al Velabro, dove l’arco quadrifronte di Giano (che di recente è stato con sicurezza attribuito definitivamente all'Imperatore Costantino) segna il confine dell’antico Foro Boario. Poco più in là l’area dei Fori, il Palatino e il Circo Massimo, nel cuore della Roma classica, tra gli scavi archeologici più celebri del mondo
3500 metri quadri da vivere e abitare, destinati a diventare polo d’attrazione culturale della Capitale (la quale, amministrativamente, risponde voltando le spalle: tutta l’area circostante rimane immersa nel degrado più inaccettabile), ospitando una collezione permanente ed esposizioni temporanee (il primo anno la programmazione declinerà proprio il tema del rinoceronte, simbolo di forma e anticonformismo, nelle arti visive e performative); ma pure - con gestione completamente separata -  un’esclusiva struttura di ospitalità da 25 unità abitative destinate ad artisti, mecenati, collezionisti (appartamenti curati nel minimo dettaglio) e un’offerta di ristorazione altrettanto peculiare, ai piani più alti del palazzo, con vista incredibile sulla città e tripudio di terrazze.

In questi anni si è lavorato sull’intera struttura (in realtà tre grandi palazzi accorpati), ripristinando l’aspetto originale del palazzo laddove le preesistenze potessero raccontarne la storia, e muovendo dal principio di un restauro filologico degli spazi verso la concezione di un’architettura nuova, che stupisse il visitatore senza cedere al decorativismo che mal avrebbe sposato lo spirito dell'operazione, con soluzioni inaspettate e raffinate, specie nella progettazione degli appartamenti, letteralmente incastonati tra i piani superiori del palazzo. 

Dall'11 ottobre Rhinoceros aprirà le porte alla città, invitandola a entrare e farsi scoprire: sviluppata in altezza attorno a due corti interne (il bianco e il nero; la notte e il giorno), il percorso espositivo lascerà spazio man mano che si sale alle residenze, anch’esse pronte a inaugurare alla metà del mese sotto la gestione del gruppo internazionale di ospitalità Room Mate di Kike Sarasola; già presente in molte città del mondo, a Roma il brand fa il suo debutto sotto il marchio The Rooms of Rome, con 24 appartamenti uno diverso dall’altro. Ma nel progetto c’è stato spazio sin dall’inizio per un’area dedicata alla ristorazione, aperta a romani e turisti al quinto e sesto piano del complesso. Spazio ricettivo e spazio ristorativo sono parte integrante del progetto del palazzo, e funzionali al suo racconto complessivo.

Anche in questo caso la scelta è ricaduta su un format già presente all’estero, e anzi particolarmente antico per fondazione, Caviar Kaspia, nato a Parigi nel 1927. Sull’addomesticamento della formula al mercato romano ha lavorato Dario Laurenzi, consapevole di poter scommettere su un asso nella manica di non poco conto: due saranno le terrazze a disposizione degli ospiti per tutta la bella stagione – da marzo a ottobre, e con un po’ di fortuna anche nelle giornate più miti d’inverno – più come se non bastasse un’altana qualche metro più su, allestita con divani e uno spazio più rilassato per l’aperitivo. Tutte affacciate a 360 gradi sulla Roma classica vista qui da un punto di osservazione inedito e ammaliante, costituiranno il cuore del ristorante, che vivrà 7 giorni su 7, dalle 8 alle 24, e disporrà anche di uno spazio all’interno da circa 50 coperti (fuori i numeri triplicano, arrivando fino a 150). L'idea è quella di proporre una formula variabile che rappresenti una novità, ma senza spaventare. 

La sera del 19 tutto questo contribuirà a realizzare un menu che per la prima volta nella storia di Caviar Kaspia introduce pietanze più cucinate, come primi piatti di pasta – lo spaghetto al caviale omaggio a Gualtiero Marchesi, da subito in carta, o i ravioli ripieni di granchio – e pietanze legate alla cucina mediterranea, in aggiunta al consueto trionfo di tartare, salmone fresco e affumicato, patate con caviale. A prezzi di posizionamento adeguati alla piazza romana. Un modo, a detta di chi ha ripensato la formula, per esaltare il concept all'insegna dell'italianità. In abbinamento carta di vini e champagne, da circa 70 etichette. Durante tutta la giornata, invece, sarà disponibile l'offerta della caffetteria internazionale, con proposte per la colazione dolce (c'è la firma di Marco Rinella) e salata e poi un menu agile che spazia dal club sandwich con salmone selvaggio alla Caesar Salad con astice. Per l'aperitivo si cambia ancora: drink list e tapas in abbinamento, fino a tarda sera per chi volesse cenare al cocktail bar. Esperienza vivamente consigliata vista la spettacolarità dell'allestimento, con due banconi in marmo e acciaio (uno per ogni terrazza), da 10 e 5 metri. Anche in questo caso saranno i prodotti della casa a dettare la linea, ma l'alternativa cocktail e selezione di tapas sarà decisamente più informale rispetto alla proposta del ristorante (dove si stima una spesa che parte dai 50-60 euro per salire fino a picchi più che vertiginosi, in base a quanto amate il caviale). Italiano lo staff, tutto inviato nei mesi scorsi a formarsi sul campo, a Parigi. A dirigere la squadra sarà Alessia Meli, in cucina, invece, si muoverà Giovanni Gianmarino.
Roma acquista uno spazio culturale – unico! - di respiro internazionale, frutto di un'operazione mirata di mecenatismo artistico. 
 Palazzo Rhinoceros - Roma - Cancellata Arco di Giano, via di San Giovanni Decollato - dall'11 ottobre 2018

Fonte Livia Montagnoli per Gambero Rosso

19/05/17

Straordinaria scoperta a Roma durante i restauri: l'Arco di Giano è in realtà un Arco eretto per Costantino.




Sono bastate tre lettere, Cos, venute fuori dal marmo annerito per confermare cio' che gli archeologi sospettavano da tempo. E quello che per secoli e' stato l'Arco di Giano in un colpo solo ha ritrovato la bellezza della sua facciata sul Tevere ed e' tornato a essere, come nel IV d.C., l'arco onorario dedicato all'imperatore Costantino dai suoi figli

Inizia cosi' la prima tappa del restauro di uno dei gioielli superstiti del Foro Boario, quell'area affacciata sul fiume ai piedi del Palatino, che per secoli fu cuore di commerci in arrivo da tutto il Mediterraneo

E che ora ritrova parte della sua bellezza grazie al World Monuments Fund che con AmericanExpress ha donato 215 mila dollari (dopo essere gia' intervenuti al Foro Boario per i templi di Ercole Olivario e di Portuno), in aggiunta ai 100 mila euro gia' stanziati dalla Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma.

La strada per un restauro completo del monumento e' ancora tutta da scrivere (i lavori sulla prima facciata termineranno a luglio), ma per ora, raccontano Maria Grazia Filetici e Mirella Serlorenzi, direttore del restauro e direttore scientifico, "si e' potuto studiare lo stato di tutto l'arco sia dal punto di vista conservativo che strutturale, mappando tutte le 16 facciate"

Unico arco onorario a pianta quadrata, un tempo ricco di 48 statue incastonate nelle nicchie, divenuto nel Medioevo fortezza per i Frangipane (come il Colosseo) e parzialmente interrato fino al 1827, e' durante i lavori che il colosso ha mostrato quella scritta, Cos, incisa in un blocco della scala per l'attico. 

"E' il primo mito da sfatare - dice la Serlorenzi - Non era un arco per Giano. Venne chiamato cosi' da antiquari del Rinascimento" per via dei suoi quattro ingressi che ricordano la specularita' delle due facce del Dio. 

"Dai cataloghi regionali del IV secolo - dice - sapevamo che nell'area c'era un Arcus Divi Constantini. Quel marchio di cava oggi ci indica che era proprio questo". 

I problemi da risolvere sono molti, dallo scorrimento delle acque dall'attico ("costruito come una strada, con i sanpietrini") agli agenti atmosferici su cui si sta intervenendo con ultimissimi ritrovati biocompatibili o il furto nei secoli dei collegamenti in metallo tra i blocchi

Ma intanto si festeggia con una notte di Luce al Foro Boario (25 maggio) e con l'apertura eccezionale al pubblico per un Watch Day (26), tra laboratori, salite sui ponteggi e concerto. 

A seguire, una settimana di visite gratuite su prenotazione e una nuova guida Electa (www.coopculture.it). La speranza del Soprintendente Francesco Prosperetti e' ora di restituire l'Arco ai cittadini togliendo le cancellate che lo chiudono dall'attentato a S. Giorgio al Velabro del '93. "Spero - dice - riprenda al piu' presto il dialogo con il Comune per un piano presentato gia' ai tempi del Commissario Tronca", con un'apertura diurna presidiata.