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06/01/17

L'Epifania a Roma, il bambinello dell'Aracoeli e un furto senza colpevoli.




Il bambinello miracoloso dell’Aracoeli, un furto senza colpevoli. 

Il 2 febbraio del 1994 le cronache di Roma furono sconvolte da un fatto grave: uno dei più preziosi oggetti sacri di Roma era stato inopinatamente trafugato, durante la notte da due sconosciuti che, introdottisi attraverso una impalcatura nel convento dei frati francescani a fianco della Basilica dell’Ara Coeli, avevano aperto l’armadio blindato nel quale il Santo Bambino era custodito, rubando anche gran parte dell’oro frutto degli ex voto dei fedeli, conservato insieme alla statua.

La notizia fece il giro di tutta Roma e l’ottimismo degli inquirenti basato sul fatto che il bambinello fosse un’opera troppo nota, universalmente nota, per poter essere piazzato al mercato dei ricettatori, si rivelò infondato visto che il prezioso oggetto sacro non fu mai ritrovato.

La storia del bambinello dell’Aracoeli è troppo importante perché si potesse pensare ad un furto casuale, e così c’è chi ipotizza che l’operazione sia stata realizzata su commissione, per adornare la dimora di qualche malfattore interessato a possedere la reliquia.

La statua, alta soltanto sessanta centimetri, era stata, secondo la tradizione, scolpito direttamente nel legno proveniente dagli ulivi dell’orto di Getsemani e battezzato da un frate francescano nelle acque del fiume Giordano, prima di giungere in Italia attraverso un viaggio miracoloso: la nave sulla quale l’oggetto sacro era trasportato, infatti, si diceva avesse fatto naufragio e si fosse salvata, approdando sulle rive laziali con i suoi passeggeri incolumi grazie all’intervento divino del sacro Bambinello.

Dal Settecento cominciò la tradizione per la quale gli infermi romani, quelli che potevano camminare, si recavano in processione all’Aracoeli per essere guariti dal Bambino Gesù e il principe Alessandro Torlonia, nell’Ottocento, giunse a mettere a disposizione una carrozza per portare la statua santa presso le abitazioni degli infermi più gravi. A questo proposito esisteva anche una tradizione consolidata: se quando entrava nella stanza del malato, le labbra della statua  divenivano più rossi, significava che la guarigione miracolosa sarebbe avvenuta; se al contrario impallidivano, voleva dire che non c’era più speranza.

Ma al Bambinello, con il passare dei decenni e dei secoli, cominciò ad associarsi anche una tradizione legata ai culti natalizi e all’Epifania

Il 6 gennaio, con una solenne cerimonia,  la popolare immagine del bambino, con la veste tempestata di pietre preziose e ricoperta da tessuti dorati, veniva mostrata al popolo, mentre i frati francescani impartivano la benedizione a tutta la città.

Le traversie del Bambinello comunque sono state, nel corso dei secoli numerose. Già una prima volta, infatti, il prezioso oggetto fu rubato. 

Furono in quel caso i soldati francesi che avevano occupato Roma nel 1798 e che erano attratti dai preziosi ex voto custoditi insieme alla statua.  Il generoso intervento di un nobile romano, Severino Petrarca, riuscì a far restituire ai Romani il Bambinello, grazie ad una delicata opera diplomatica con le autorità militari francesi.

Altri rischi derivarono al seguito dei moti rivoluzionari del 1848. In quell’anno ogni oggetto simbolo dei privilegi papali era sospetto e così una particolare disposizione riguardò le berline, cioè le ricche carrozze cardinalizie, compresa quella del Papa

Per evitare che anche quella, la più preziosa di tutte, finisse al rogo insieme alle altre, uno dei capi rivoluzionari – il triumviro Carlo Armellini - propose che ospitasse il Santo Bambinello, ben sapendo che nessuno, neanche il più focoso tra i rivoluzionari avrebbe osato bruciare la carrozza contenente la sacra reliquia.  E così fu. Al punto che negli anni seguenti rimase la tradizione di una processione del sacro Bambinello, che a bordo della berlina papale,  veniva fatto sfilare per tutta la Via del Corso (l’antica Via Lata).


Nella Basilica dell’Aracoeli, oggi purtroppo è custodita soltanto una copia del Bambinello, ricostruita dagli artigiani romani, il più fedelmente possibile rispetto all’originale.  Il che non ha impedito la continuazione della venerazione popolare e della donazione di nuovi ex voto che adornano la copia dell’antichissimo Bambinello, ormai introvabile

07/01/09

Benedetto XVI - Il Cosmo non è governato da una forza cieca.


Penso che l'intera omelia di Benedetto XVI, ieri mattina, nella Basilica Vaticana, per la Messa dell'Epifania, meriterebbe di essere letta e meditata (la trovate nella sua interezza cliccando qui ). Uno sguardo ad ampio raggio su orizzonti davvero inusuali, per un Papa. E di una ricchezza speculativa notevole. Ve ne riferisco qui di seguito una rapida sintesi, postata dall'agenzia Zenit:

Benedetto XVI ha raccolto questo martedì, solennità dell'Epifania, la lezione lasciata da Galileo Galilei al pensiero: l'universo non è governato da una forza cieca, ma dall'Amore.

Nell'omelia della Messa in cui i credenti ricordano i Magi, esperti di astronomia, giunti a Betlemme guidati da una stella, il Papa ha ricordato che nel 2009 si celebra il quarto centenario delle prime osservazioni di Galileo grazie al telescopio.

Questo anniversario ha portato l'UNESCO a proclamare l'Anno Mondiale dell'Astronomia.

Benedetto XVI ha affermato che in questo momento si verifica “una nuova fioritura” in questo campo, “grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità”.

“Il pensiero cristiano paragona il cosmo ad un 'libro' – così diceva anche lo stesso Galileo –, considerandolo come l’opera di un Autore”, ha aggiunto nella sua omelia.

Secondo questo libro, ha affermato, “è l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso invece in senso non poetico, ma reale”.

“Così lo intendeva del resto lo stesso Dante, quando, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio 'l’amor che move il sole e l’altre stelle'”.

“Questo significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia”.

“Non sono, dunque, gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì, al contrario, in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che in Cristo si è rivelato come Amore”, ha spiegato.

Per questo motivo, ha constatato, gli uomini non sono schiavi degli “elementi del cosmo”, “ma sono liberi, capaci cioè di relazionarsi alla libertà creatrice di Dio”.

“Egli è all’origine di tutto e tutto governa non alla maniera di un freddo ed anonimo motore, ma quale Padre, Sposo, Amico, Fratello, quale Logos, 'Parola-Ragione' che si è unita alla nostra carne mortale una volta per sempre ed ha condiviso pienamente la nostra condizione, manifestando la sovrabbondante potenza della sua grazia”.
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