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12/04/20

Poesia della Domenica di Pasqua: "Noli me tangere" di Yves Bonnefoy




Noli me tangere

Esita il fiocco per il cielo azzurro
ancora, l'ultimo fiocco della grande nevicata.

E così entrerebbe nel giardino colei che
aveva ben dovuto sognare ciò che potrebbe essere,
quello sguardo, quel dio semplice, senza ricordo
del sepolcro, senz'altro pensiero che la gioia,
senza futuro
se non il suo vanificarsi nell'azzurro mondo.

"No, non toccarmi," le direbbe
ma anche il dire no sarebbe luce.


Yves Bonnefoy (1923-2016)
in Poesia 45 (1991) p. 6
Traduzione di D. Bracaglia

NOLI ME TANGERE
Hésite le flocon dans le ciel bleu
A nouveau, le dernier flocon de la grande neige.

Et c’est comme entrerait au jardin celle qui
Avait bien du rêver ce qui pourrait être,
Ce regard, ce dieu simple, sans souvenir
Du tombeau, sans pensée que le bonheur,
Sans avenir
Que sa dissipation dans le bleu du monde.

‘Non, ne me touche pas’, lui dirait-il,
Mais même dire non serait de lumière.















16/05/18

"Miracoli d'amore coniugale" di Vittorio Sgarbi.



Che cos’è l’amore? Che cos’è arte? Due domande assolute, irricevibili.

Ma la seconda può essere utile a rispondere alla prima. Parliamo di amor sacro e, anche, del matrimonio: per molti una pena e una dannazione, tenacemente perseguita, per consuetudine, per ordine sociale, come la maturità, la patente e la laurea. Per altri l’apice di un rapporto amoroso (che di per sé non lo richiederebbe). Per chi crede fermamente: un sacramento.

La mia visione del Cristianesimo è troppo legata alla sua ragione storica perché io mi possa dire di fede cristiana. Dirò che sono di ragione cristiana. E testimone grato della civiltà cristiana. Non coincidendo in me fede e ragione, devozione a Dio e vita quotidiana, nella loro frequente contraddizione, non mi sono mai sposato.

Ma ne provo nostalgia, pensando ai miei genitori e, più ancora, meditando a una pagina sublime della storia dell’arte: l’affresco di Giotto con l’incontro di Gioacchino e Anna alla Porta aurea nella Cappella degli Scrovegni, a Padova. 

Chi vi si reca in pellegrinaggio (pur disturbato dalla fastidiosa camera iperbarica dell’ingresso posteriore, per contingentare e “spolverare” i turisti) può astrarsi davanti a quella visione, e trasferire in una dimensione ideale, di una propria vita mancata o non vissuta, l’incontro di quegli sposi. Giotto descrive un ricongiungimento dopo una lunga assenza. Gioacchino è andato nel deserto per insofferenza e infelicità. Anna non riesce a renderlo padre. E il matrimonio è, letteralmente, il “dono della madre”.

Malinconico, tra i pastori, nel deserto, Gioacchino ha l’apparizione dell’Angelo. Che lo esorta a rientrare a casa, dove tutto si è compiuto. Così, alla buon’ora, accompagnato da un pastore che, nel taglio della composizione, è diviso a metà per farci sentire il cammino di lungi, Gioacchino torna verso Gerusalemme.

E, sul ponte, subito fuori dalla Porta aurea, incontra Anna. Giotto riesce, per la prima volta, a farci sentire l’intensa emozione del loro abbraccio. Gioacchino inchina leggermente in avanti il corpo, Anna piega il busto, così che loro vesti si fanno una sola, in un congiungimento che allude alla maternità. 

E, mentre si abbracciano, i loro corpi diventano uno solo: un naso, due occhi, una bocca, contro lo spigolo della torre di guardia, dalle cui feritoie possiamo immaginare lo sguardo commosso dei soldati. Ma l’intimità, che genera una profondissima nostalgia, è espressa nei gesti: lui l’avvicina con il braccio destro sulla schiena; lei, tenerissimamente, gli mette una mano tra la barba e l’altra dietro la nuca. 

Mai gesto fu più intenso e delicato di questo. Dietro, sotto l’arco, il corteo delle donne che hanno seguito Anna, frementi, sorridenti, con i loro abiti variopinti, e i gesti di approvazione. Una tiene lo scialle di Anna. Ma, a dividere loro, felici, dalla coppia felice, c’è una donna vestita di nero, con il velo che le copre metà del volto. Una intuizione formidabile, per contrasto. 

Nella sua austera e dolorosa solitudine, questa immagine nera indica la vedovanza, il lutto. È attraverso questa intuizione che si potenzia il dialogo muto dei gesti di Gioacchino e Anna, colmi di affetto e di gratitudine al Dio che li ha uniti e resi fecondi.

Qualcuno ha scritto: il primo bacio della storia dell’arte. No, l’immagine stessa dell’amore coniugale, come unione per la famiglia. La famiglia cristiana, quella dei miei genitori, quella che io non ho costituito. E che, davanti a Giotto, e alla sua eloquenza, rimpiango.

Vittorio Sgarbi, Miracoli d'amore coniugale, Io Donna, Corriere della Sera, 25 agosto 2018


21/06/17

Individuata la Cascata dipinta da Giotto nel "Miracolo della sorgente" dipinto nel 1300.




Due speroni rocciosi sedimentari, l'acqua che cade verso un pianoro, la pietra divisa da una spaccatura a forma di 'V': la cascata del torrente Rovigo, nella zona di Firenzuola (Firenze), è il paesaggio riprodotto da Giotto di Bondone nel Miracolo della sorgente dipinto tra il 1295 e il 1300 come parte del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco che ornano la Basilica superiore di Assisi (Perugia). 

E' quanto sostiene, individuando il luogo, Riccardo Nencini, viceministro dei Trasporti ma anche scrittore e storico attento alle vicende toscane del Medioevo e del Rinascimento.

La tesi e' riportata nel libro 'Il magnifico ribelle. Il Mugello diGiotto' (pp. 72, euro 10, ed. Polistampa) con testi introduttivi di Cristina Acidini e Franco Cardini, ma anche un pensiero del critico d'arte Vittorio Sgarbi che apprezza lo studio di Nencini parlando di "confronti suggestivi e convincenti". 

Se le vette artistiche raggiunte da Giotto restano manifeste e indiscutibili, fa osservare il comunicato, molti dubbi aleggiano ancora sulla sua biografia. 


Cosi', impugnando gli strumenti dello storico, Nencini affronta un viaggio verso la Firenze della seconda meta' del Duecento - e i suoi dintorni - per svelare, grazie a testimonianze e documenti inediti alcuni dei misteri che avvolgono le origini del grande pittore e il suo ruolo nel tempo. 

Chi era veramente Giotto di Bondone, dove era nato, da dove aveva attinto per il suo genio tradotto in segno e in colore? E nei suoi affreschi c'e' davvero traccia del paesaggio mugellano, che lui conosceva cosi' bene? La ricerca, che comprende l'analisi dei documenti storici cosi' come il confronto con la critica d'arte, fa emergere elementi poco conosciuti della biografia di Giotto. 

"Quest'indagine mancava", scrive nell'introduzione lo storico Franco Cardini, "ed e' supremamente giusto che sia stato un mugellano di nascita e fiorentino d'adozione, un politico ch'e' anche scrittore e storico, a sollevare non uno ma un bouquet, anzi una foresta, di problemi". 

La pubblicazione sara' presentata il 26 giugno alle 21 nella Sala Consiliare del Comune di Firenzuola.

13/12/15

Giotto, Oltre l'immagine. La cappella Peruzzi fino al 10 gennaio 2016.


GIOTTO. OLTRE L’IMMAGINE LA CAPPELLA PERUZZI 

Ha aperto ieri sabato 12 dicembre 2015  l’installazione multimediale 

L'accesso all’installazione è incluso nel biglietto della mostra Giotto, l’Italia.

La mostra Giotto, l’Italia aperta fino al 10 gennaio 2016 a Palazzo Reale, curata da Pietro Petraroia e Serena Romano, propone al pubblico e agli studiosi una nuova, emozionante esperienza visiva: a partire dal 12 dicembre il percorso espositivo include infatti la Sala delle Cariatidi, dove un’installazione multimediale offre una visita del tutto nuova della Cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, decorata da Giotto entro il primo decennio del Trecento con pittura a secco di grande qualità ma anche di particolare delicatezza materica; un capolavoro straordinario, che sfortunate vicende hanno gravemente danneggiato nei secoli successivi, rendendone difficilissima l’osservazione e la comprensione. 

Nell’ambito della mostra il Comune di Milano - Palazzo Reale, grazie a Fondazione Cariplo e al sostegno di Fondazione Bracco, ospita nella sala delle Cariatidi la suggestiva ricostruzione, progettata da Mario Bellini, a grandezza naturale della Cappella Peruzzi, con una grande installazione che consente ad un largo pubblico di sperimentare in prima persona scoperte scientifiche ed emozioni riservate finora a quei pochissimi esperti, che avevano potuto osservare metro dopo metro i dipinti giotteschi salendo sui ponteggi della Cappella muniti di lampada di Wood. 



GIOTTO. 
OLTRE L’IMMAGINELA CAPPELLA PERUZZI 
12.12.2015 / 9.01.2016
Milano, Palazzo Reale in Sala delle Cariatidi