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06/09/21

Libro del Giorno: "Olivia" di Dorothy Strachey


E' un piccolo grande caso letterario, che bisognerebbe recuperare. Un breve romanzo di cento pagine, che in Italia è attualmente possibile trovare solo in una scarna edizione di Baldini Dalai. 

Eppure Olivia è un piccolo gioiello che non sfigura accanto a classici come La Principessa di Clèves di Madame de La Fayette e Morte a Venezia di Thomas Mann. 

Racconta della educazione sentimentale - e del conseguente amore proibito - che lega la giovane inglese Olivia, iscritta ad una prestigiosa scuola francese a una delle sue insegnanti e direttrice della scuola, Mademoiselle Julie.

Raramente in un romanzo accade di trovare così ben descritti le ingenue tempeste, i momenti di inaudita felicità e tetra disperazione, l'estasi e il tormento, tipici di ogni passione amorosa, che si scatenano nel cuore di una giovane, suo malgrado, mischiandosi alla scoperta della conoscenza della poesia e della letteratura, incarnandosi nella figura di una insegnante affascinante e per alcuni versi misteriosa. 

Nel 1949 all'epoca della sua pubblicazione - senza rivelare il nome dell'autrice -  grazie anche alla straordinaria nitidezza della prosa e delle sfumature che lasciano aperto per il lettore il gioco enigmatico del non detto e non risolto, questo breve racconto, diventò immediatamente un caso letterario.

In Inghilterra fu pubblicato col titolo misterioso di "Olivia by Olivia" e soltanto negli anni Ottanta fu restituito, grazie a una nuova edizione, alla sua autrice Dorothy Strachey. 

Apparve allora chiara la sua appartenenza alla cerchia di intellettuali noti sotto il nome di Circolo di Bloomsbury, di cui facevano parte Virginia Woolf, cui il libro è dedicato, e lo storico Lytton Strachey, fratello di Dorothy.

"Olivia" restò l'unico libro scritto da Dorothy Strachey e, come raramente accade nel caso di un'opera prima, si rivelò senza ombra di dubbio un capolavoro sui generis.

Dorothy Bussy era nata Strachey da una famiglia aristocratica, nel  1865 e a riprova che il suo primo e unico romanzo ha precisi riferimenti autobiografici, studiò alla scuola femminile Marie Souvestre a Les Ruches, Fontainebleau , in Francia e successivamente in Inghilterra quando Souvestre trasferì la scuola ad Allenswood. 

Successivamente Dorothy divenne insegnante e tra le sue allieve vi fu perfino Eleanor Roosevelt . V

Nel 1903 Dorothy sposò il pittore francese Simon Bussy (1870-1954), che conosceva Matisse , ed era ai margini del circolo di Bloomsbury . Aveva cinque anni in meno ed era figlio di un calzolaio della città giurassiana di Dole . Il liberalismo di Lady Strachey vacillò alla vista di lui che puliva il suo piatto con pezzi di pane. Il dramma familiare "scosse alle fondamenta il regime di Lancaster Gate" (Holroyd) e, nonostante la silenziosa disapprovazione degli Strachey più anziani, Dorothy rimase determinata a sposarlo con quello che suo fratello Lytton in seguito chiamò "straordinario coraggio". 

Dorothy era bisessuale ed era coinvolta in una relazione con Lady Ottoline Morrell . Divenne amica di Charles Mauron , l'amante di EM Forster . 

Nella seconda parte della sua vita la Strachey divenne amica di André Gide , che incontrò per caso durante l'estate del 1918 quando aveva cinquantadue, e con il quale intraprese una fitta corrispondenza. 

La loro amicizia a distanza è durata oltre trent'anni. Le loro lettere sono pubblicate in Selected Letters of Andre Gide and Dorothy Bussy di Richard Tedeschi , e c'è anche un'edizione francese in tre volumi. Gli originali sono conservati nella British Library

Fabrizio Falconi



Dorothy Strachey


Olivia

12/09/16

"Olalla" di Robert Louis Stevenson (Recensione).




Un prezioso racconto lungo di 100 pagine, che Robert Louis Stevenson scrisse in poche settimane alla fine del 1885, nello stesso periodo in cui compose Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde.

Ambientato nella Sierra spagnola, il racconto narra le vicende di un anonimo narratore inglese, reduce dalla guerra iberica, che ferito e convalescente, si trova ad essere ospitato nella residencia, un sinistro maniero in mezzo alle montagne, dove abita una famiglia nobile, caduta in disgrazia. 

Il narratore ne conosce i proprietari, uno dei figli, Felipe, e la Senora madre che vive come ibernata, insensibile agli avvenimenti intorno a lui, perennemente assorta a fianco di una colonna nel cortile. 

Nei suoi giorni di permanenza ha anche modo di fare conoscenza con gli antenati di famiglia, immortalati in grandi tele appese alle pareti, che sembrano tutti posseduti dalla stessa luce, attraente e sinistra. 

Conosce infine anche Olalla, la ragazza del titolo, la seconda figlia della Senora, e se ne innamora - e lei di lui - a prima vista, anche se è proprio da lei che il protagonista apprende la terribile verità riguardo la residencia: un morbo o una tendenza macabra, che sembra trasmettersi di generazione in generazione e che Olalla è pienamente decisa a non perpetuare, rifiutandosi di sposarsi e avere famiglia, e rifugiandosi nella fede. 

Magistralmente scritto, Olalla parla direttamente dell'autore, di Stevenson e delle sue fobie. In particolare quella della tara familiare, che lo affliggeva: sia il nonno che la madre dello scrittore infatti erano già prematuramente malati di petto, come lo stesso Stevenson che combatté con la tubercolosi per buona parte della sua vita, fino alla morte che lo colse, come è noto, nelle Isole Samoa, dove si era trasferito nella illusione di trovarvi un clima più favorevole. 

Gotico e calibratissimo, Olalla è una piccola perla che non si dimentica. 



Robert Louis Stevenson