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13/03/13

Diretta dal Conclave 9./ Fumata nera, giornata decisiva.






Dopo la prima fumata nera - ieri sera - i giochi del Conclave sono quanto mai aperti. 

Nessuno sa con esattezza cosa stia accadendo oltre il portone della Sistina. E' altamente probabile che nel primo scrutinio, ieri pomeriggio siano state 'saggiate' le candidature più importanti.  Avranno ricevuto voti Scola, Scherer e probabilmente uno o due americani, Dolan e/o O'Malley. 

Ma la giornata di oggi sarà decisiva soprattutto per Angelo Scola. 

Sapremo tra poche ore se l'arcivescovo di Milano riuscirà a sfondare il muro dei suoi voti già acquisiti e conquistarne di nuovi per arrivare al quorum di 77.

Se l'operazione non riuscirà entro il secondo scrutinio di questo pomeriggio (si sarà dunque arrivati senza risultato al 5o scrutinio generale), da domani mattina si potrebbero aprire scenari completamente diversi. 

E sarà difficile a quel punto fare previsioni perché nel computo degli outsiders potrebbe emergere un nome inserito nel lotto delle seconde file del momento -  l'ungherese Erdo, il canadese Ouellet,  il messicano Ortega, gli italiani Ravasi o Bagnasco - ma anche un nome sorprendente come il brasiliano Braz de Aviz di cui abbiamo parlato ieri, il filippino Tagle, un africano - Sarr o Turkson - o il cingalese Ranjith.

Vedremo.  

Personalmente considero l'eventuale elezione di Scola - che potrebbe arrivare oggi - una scelta autorevole (sicuramente pochi hanno lo spessore teologico dell'arcivescovo di milano ed ex patriarca di Venezia) ma non forse quella giusta per il momento attuale che vive la Chiesa:  al di là delle doti di saldezza di governo, della preparazione e della autorevolezza, oggi servirebbe soprattutto un Papa carismatico, possessore di qualità umane, di comunicazione, capace di comunicare, di parlare al cuore delle persone. 

Angelo Scola mi sembra troppo freddo, da questo punto di vista. 

Ma per ora è prematuro parlarne. 

Bisogna aspettare.

Fabrizio Falconi



07/03/13

Diretta dal Conclave 3./ Chi sarà il prossimo Papa ? La "sorpresa" potrebbe essere Tagle.





Chi sarà, dunque il prossimo Papa ? 

A pochi giorni dall'inizio del Conclave, impazza, sui media di tutto il mondo, il gioco dei Papabili. 

Due giorni fa stigmatizzato da un ironico e divertente pezzo firmato da Silvia Guidi su L'Osservatore Romano (L'insostenibile leggerezza del pronostico) che cominciava così:  Il pronostico pre-conclave è un genere letterario sui generis in cui spesso - tranne rare, luminose eccezioni - l'interesse dell'argomento è inversamente proporzionale alla conoscenza del tema di cui si sta parlando.  

E' precisamente così e la cosa può anche far sorridere o far pensare come abbiamo scritto qualche giorno fa su questo blog. 

L'esercizio stilistico di indovinare il nome del prossimo Pontefice è un diritto che a quanto pare appartiene a tutti.  E in fondo, considerando il carattere ecumenico rivendicato dalla Chiesa cattolica, è anche giusto che sia così.

Come piccola considerazione personale,  a pochi giorni dall'extra omnes (il fuori tutti) che sancirà l'inizio del Conclave, possiamo dire questo: 

- il Collegio dei Cardinali arriva a questo Conclave piuttosto frammentato. Non ci sono, come nel Conclave precedente, candidati forti, personalità preminenti come furono allora Ratzinger e Carlo Maria Martini. 

- decideranno molti e diversi fattori: l'autorevolezza del nuovo pontefice, certo, ma anche fattori come l'età, la capacità di presentare un volto della Chiesa differente da quello certamente ingrigito e appesantito dagli scandali che abbiamo visto negli ultimi due anni. 

- la lista dei Papabili è perciò di difficile compilazione.  Esistono almeno una dozzina di nomi che sembrano disporre dei requisiti giusti per diventare Papa:  gli italiani Angelo Scola, Gianfranco Ravasi, Angelo Bagnasco;  il ghanese Turkson (il più avvantaggiato tra gli africani); il cappuccino americano O'Malley; il canadese Marc Oullet, il brasiliano Odilo Scherer, l'arcivescovo di Vienna Christoph Schonborn; l'ungherese Peter Erdo; l'honduregno Maradiaga; il messicano Ortega.  

A questi vogliamo aggiungere l'arcivescovo di Manila, il cardinale Luis Antonio Tagle (nella foto).  

La sua scelta sarebbe per molti aspetti dirompente. Innanzitutto per l'età, 'giovanissima' per un Papa: solo 55 anni.  Poi, per le sue doti carismatiche, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.  Infine, naturalmente, per la sua provenienza, da uno de paesi più cattolici e più poveri del mondo - e più lontani dal geo-centrismo romano. 

Staremo a vedere. Tra pochi giorni sapremo.  

Fabrizio Falconi 

23/09/08

Finalmente una apertura della Chiesa sul Testamento Biologico.


Finalmente, dopo quelli che secondo me sono stati gli scivoloni, le omissioni e le incertezze, sui Funerali a Welby - e la gestione di quella vicenda - la Chiesa italiana, in una dichiarazione ufficiale del suo massimo organo collegiale, il Collegio permanente della Cei, si esprime ufficialmente a favore di una legge che regolamenti il fine-vita, e tutte le complicate implicazioni che questa comporta.

Le parole del Card. Bagnasco di ieri, mi sono sembrate assai ponderate, e in gran parte condivisibili.

Eccole:
Questi mesi estivi sono stati segnati dalla vicenda di Eluana Englaro, la giovane lecchese che, per un incidente stradale occorsole sedici anni fa, vive in stato vegetativo conseguente a un coma da trauma cranico. La partecipazione commossa alla sorte di questa giovane, la condivisione e il rispetto per la situazione di sofferenza nella quale versa la famiglia, sono i nostri primi sentimenti. È una condizione, quella di Eluana, che peraltro interessa circa altri due mila nostri concittadini sparsi per il territorio nazionale. Per loro e le loro famiglie, come pure per altri malati gravemente invalidati, è necessario un efficace supporto da parte delle istituzioni. Non è questa la sede per richiamare l’iter abbastanza complesso che, rendendo questo caso emblematico, ha nel contempo evidenziato la nuova situazione venutasi a determinare in seguito a pronunciamenti giurisprudenziali che avevano inopinatamente aperto la strada all’interruzione legalizzata del nutrimento vitale, condannando in pratica queste persone a morte certa. Si è imposta così una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera col concorso più ampio, una legge sul fine vita che – questa l’attesa − riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita, dia nello stesso tempo tutte le garanzie sulla presa in carico dell’ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui è riconosciuto il compito – fuori da gabbie burocratiche − di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza. Dichiarazioni che, in tale logica, non avranno la necessità di specificare alcunché sul piano dell’alimentazione e dell’idratazione, universalmente riconosciuti ormai come trattamenti di sostegno vitale, qualitativamente diversi dalle terapie sanitarie. Una salvaguardia indispensabile, questa, se non si vuole aprire il varco a esiti agghiaccianti anche per altri gruppi di malati non in grado di esprimere deliberatamente ciò che vogliono per se stessi.

Quel che in ultima istanza chiede ogni coscienza illuminata, pronta a riflettere al di fuori di logiche traumatizzanti indotte da casi singoli per volgersi al bene concreto generale, è che in questo delicato passaggio – mentre si evitano inutili forme di accanimento terapeutico − non vengano in alcun modo legittimate o favorite forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico, e sia invece esaltato ancora una volta quel favor vitae che a partire dalla Costituzione contraddistingue l’ordinamento italiano.

La vita umana è sempre, in ogni caso, un bene inviolabile e indisponibile, che poggia sulla irriducibile dignità di ogni persona (cfr Benedetto XV, Discorso di saluto e accoglienza ai giovani, Sydney, 17 luglio 2008), dignità che non viene meno, quali che siano le contingenze o le menomazioni o le infermità che possono colpire nel corso di un’esistenza. Alla luce di questa consapevolezza iscritta nel cuore stesso dell’uomo, e che non è scalfibile da evoluzioni scientifiche o tecnologiche o giuridiche, noi guardiamo con fiducia alle sfide che il Paese ha dinanzi a sé, sicuri che il nostro popolo − con l’aiuto del Signore − saprà trovare le strade meglio corrispondenti alla sua voglia di futuro e alla sua concreta vocazione.

Qui il testo integrale della prolusione del Card. Bagnasco.